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Autore: nuage91    23/09/2011    1 recensioni
Dedicato a tutte le ragazze che amano davvero, perché il vero amore è più profondo dell’anima, più puro dell’acqua di fonte e impossibile da consumare. Una fiamma perpetua.
Una ragazza che trova l'amore vero e impossibile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai capito bene perché, ma nella mia vita mi sono sempre legata a persone non molto in pace con se stesse. Non che io lo fossi. Sebbene sia sempre stata molto fiera di me (e lo sono ancora), nascondevo una notevole turbolenza sentimentale, il mio animo è sempre stato inquieto. Ma delle pochissime ragazze che sono entrate a che fare con la mia vita, ben tre hanno passato un periodo di anoressia, o depressione, o entrambe.
Laura passò un brutto periodo al liceo, con crisi d’ansia e attacchi di panico. Ed io soffrii tantissimo. E la cosa peggiore era che non voleva che l’aiutassi. Sapere di non poter far nulla, di essere impotenti di fronte alla disperazione di qualcuno che ami è qualcosa che ti distrugge totalmente. Mi sentivo soffocare dal dolore, un dolore che era anche mio. Ogni volta che sentiva che le stava per venire una crisi, mi allontanava. Io invece avrei voluto prendermi carico almeno di una parte del suo turbamento e starle vicino. Vicino. Un giorno che era a casa mia, mi disse che non dovevo avere paura di perderla. Io la abbracciai, facendola distendere sul letto e cominciai a darle baci con foga sulle guance e sul collo, non sapendo bene cosa volessi.
Anche Matteo soffriva molto d’ansia. E questo aveva su di lui anche ripercussioni fisiche. Ma lui mi permetteva di stargli vicino e poi mi ringraziava di averlo fatto.
 
Affrontammo insieme anche gli esami di Giugno. La relatività ristretta portò con sé un’enorme quantità di ore di studio e di tazze di caffè. Matteo preparava il caffè parlandomi dei suoi genitori. Avevo sempre percepito che ci fossero dei contrasti, ma in quel momento mi sembrò che addirittura li disprezzasse. Per me era qualcosa di inconcepibile. Io ho sempre amato mia madre, ci sono state delle discussioni, questo sì, a volte alzavamo anche la voce, però ci volevamo bene. Gli espressi il mio pensiero e lui mi rispose che i suoi non lo conoscevano veramente, non sapevano nulla di lui. Non era lui che amavano, ma un’altra persona che si erano inventati. Se avessero saputo la verità, lo avrebbero cacciato di casa. A cena loro due e il fratello parlavano tra loro mettendo in ridicolo gli omosessuali, mentre Matteo stava in silenzio. Loro tre erano una famiglia, lui non ne faceva parte.
Dovetti sedermi. Tremavo. La testa mi girava e mi sentivo quasi mancare. Così terribile. Lui continuava a guardare la macchinetta. Mi pareva di sentire i fremiti del suo spirito che mi procuravano un dolore lancinante al cuore, come degli spilli conficcati nel petto. La mia anima gridava vendetta contro questo mondo crudele. Come avrei voluto essere d’appoggio per lui! Per sempre.
 
Ero in camera sua, ed era da diverse ore che studiavamo ottica.
Ci buttammo sul letto, continuando a parlare di diffrazione, cercando di capirne bene il meccanismo. Ci sorridemmo a vicenda. “non ce la faccio più, ricominciamo tra dieci minuti” fece lui chinando la testa da un lato e chiudendo gli occhi. Anch’io li chiusi. Sentivo solo il respiro di lui e quasi mi pareva di sentire i battiti del suo cuore, o forse erano quelli del mio, ma che differenza faceva? Ecco che il suo respiro era cambiato, seppi con certezza che era passato dalla veglia al sonno. Se solo avessi potuto sognare con lui… Mi avvicinai cercando di non svegliarlo e accostai la testa al suo braccio. Ora sì che eravamo vicini, forse più di quanto due persone lo siano mai state. Richiusi gli occhi, cercai di rilassarmi e di respirare esattamente col suo stesso ritmo. Ora sì che eravamo una cosa sola, un unico cuore che batteva. Pregai di potermi addormentare, avevo la certezza che avremmo sognato insieme. Pregai di rimanete sveglia, per poter gioire ancora di questo miracolo.
 
Mia madre ed io abbiamo sempre avuto un rapporto di reciproca fiducia. E’ sempre stata la mia maggior confidente. Quando ero piccola, le dicevo tutto quello che pensavo, quello che provavo, insomma, sapeva tutto di me. Successivamente, era stata Laura ad assumere questo ruolo e mi ero permessa di celare alcune cose a mia madre. Ma lei mi conosceva molto bene, e capiva di me più cose di quello che ci si aspetterebbe dalla madre di una ventenne. Un giorno mi disse di punto in bianco:
“Sai, un tempo avevo un’amica che era innamoratissima di un ragazzo. Ma lui era gay”.
Possibile che avesse capito tutta la situazione? Io le avevo parlato diverse volte di Matteo, sapeva che ci frequentavamo molto, ma non l’aveva neppure mai visto. Però conosceva me. Io avevo evitato di dirle come stavano le cose e cercavo di non farle percepire troppo il mio turbamento perché immaginavo che Matteo non avrebbe voluto. Ma io lottavo contro il desiderio di dirlo a mia madre, volevo anch’io sentirmi protetta. Riuscii solo a dire:
“non credo che una ragazza possa innamorarsi davvero di un uomo etero”
Sul volto di mia madre comparse un dolce sorriso comprensivo
“davvero?” e mi guardò con quegli occhi con cui mi guardava quando da piccola mi facevo male cadendo dalla bicicletta “sai, c’è un periodo nella vita di una ragazza, in cui si ricerca una migliore amica, qualcuno che sia uguale a te in tutto e per tutto e poi, gradualmente, si tende a ricercare qualcosa che sia diverso da noi e ad innamorarcene. In questo passaggio può capitare che ci si innamori di un ragazzo gay, perché è più simile, c’è più feeling”
“Io non posso innamorarmi di qualcuno con cui non c’è feeling” protestai, ma mia madre lasciò cadere l’argomento, anche perché io, benché felice di quella vicinanza, non avevo intenzione di essere più esplicita.
 
Matteo mi disse che quando si era iscritto a fisica, non aveva ancora capito totalmente di essere gay. Quindi non mi stavo sbagliando. Non glielo chiesi perché non volevo che pensasse che io ritenessi che le cose potessero cambiare ancora una volta, ma all’inizio mi stava davvero corteggiando. Tutto tornava. Con sollievo pensai che se fossimo stati insieme allora, difficilmente avremmo recuperato un rapporto così bello e sincero. Ormai, non desideravo che Matteo fosse etero. Io gli volevo bene e quando si vuol bene, si vuol bene alla persona così com’è, non come si vorrebbe che fosse*. Io amavo la sua omosessualità, ne ero totalmente innamorata.
Nel frattempo, lui esprimeva continuamente il suo dispiacere che io fossi single. Mi diceva che quando qualcuno ama, ha il diritto di essere ricambiato, e soffriva del fatto di non poter totalmente ricambiare il mio amore. Mi diceva che era triste che io non avessi un ragazzo, proprio io che ero così bella e che avrei potuto avere chiunque. Chiunque no, pensavo.

 
*  “Anna Karenina”, Tolstoj
 
 
 
  
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