Arrivata a questo punto della mia vita non ho trovato più nessun appiglio capace di reggermi in piedi ancora un po'.

L'unica speranza che mi è rimasta è che alla fine di questa agonia ci sia veramente qualcosa di fantastico, qualcosa di puro, qualcosa di vero.

Per questo ho deciso di fare quello che ho fatto: uccidermi.

Togliermi la vita come atto supremo del mio autocontrollo.

Pugnalarmi come gesto della mia forza.

Avvelenarmi per simboleggiare la tossicità presente nel mondo.

Ecco i motivi del mio suicidio: mitezza, dominio di sé, pazienza e amore.

I doni dello Spirito sono con me anche in questo momento di totale sostituzione, dove l'io diventa Dio, e mi lascio trasportare dall'onnipotenza acquisita che vede protagoniste me e la mia vita ormai finita.

Sola contro il mondo, sola contro me stessa.

L'universo è caduto ai miei piedi, ma io non sono riuscita a sovrastarmi.

Il peccato originale mi era stato erroneamente tolto con l'acqua battesimale, ma il crimine che sto per commettere è il più grave, il rifiuto del dono più grande che si possa avere, l'odio verso l'amore.

In un attimo perdo tutto e forse acquisisco una fugace autostima che perdo nell'istante in cui il mio cuore smetterà di pulsare.

Addio mondo, non sei stato crudele. La colpa è mia perché non ho saputo trovare la mia strada ed essere me stessa.

Non mi perdonerò mai questo gesto, ma so che c'è Qualcuno che lo farà al posto mio.

N.d.A.: questa storia è stata scritta per far capire alle persone quanto sia importante accettarsi ed amarsi. Arrivare al suicidio come Sue (fisico o morale che sia) significa non aver capito che possiamo essere chi desideriamo semplicemente spendendo la nostra vita a piene mani (cit.). Non lasciamoci abbattere dalle avversità.
Vivete i vostri sogni e siate chi volete. La vera audacia sta nel vivere la propria vita fino in fondo!