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Autore: LucreziaPo    24/09/2011    6 recensioni
Attenzione spoiler su Harry Potter and the Deathly Hallows! chi non vuole rovinarsi la sorpresa, non legga nulla!!!! e se dopo la morte di Voldemort, Dio decidesse di far esprimere ad Harry il desiderio di far tornare in vita le persone care che lui ha perso nella lotta??? e se lui accettasse?? ci saranno baci, battute e scherzi con i Malandrini di nuovo riuniti, amore, scommesse e risate!!!! mi raccomando ditemi che ne pensate!!! un bacione Lily Black 90
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'I protecting you & A new Life'
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Lily tremava violentemente seduta sulla sedia della sala d’attesa del San Mungo.

Sirius, ancora intontito per la febbre, ma in via di guarigione grazie alla pozione contro l’influenza, le era accanto, immobile e taciturno.

Non sapeva cosa fare.

O meglio, sì.

Avrebbe voluto spaccare i mobili, urlare contro tutto e tutti, ammazzare quei figli di puttana.

Ma non poteva far altro che sedersi su quella scomoda sedia della sala d’attesa ed aspettare.

Ed aspettare.

Harry e James erano stati trovati in condizioni critiche a Roadsmille, in un vicoletto solitario.

Se un passante non li avesse visti, sarebbero morti dissanguati.

Ed anche ora…

Sirius udì dei passi e lui e Lily sussultarono, ma non erano del Medimago.

Remus Lupin, Tonks e… con gran sorpresa di Lily e Sirius, Keira, che correvano verso di loro, seguiti a pochi passi da Silente.

“Allora? Cos’hanno detto? Come stanno?”chiese Remus, trafelato.

Lily iniziò a singhiozzare e Keira le corse incontro, abbracciandola stretta.

“Tesoro…andrà tutto bene. Staranno bene. Sono forti. Ce la faranno. Supereranno anche questa.”mormorò, senza sapere cosa dire.

Silente aveva mandato un Patronus a cercarla in America, comunicandole che Harry e James erano in condizioni gravi all’ospedale.

Lei e Sirius non si guardarono nemmeno.

Keira era sotto shock e quello non era il momento per discutere dei loro problemi.

“S-s-sono s-s-stati t-t-tortu…tortu…”

Non ebbe bisogno di finire la frase perché capirono tutti.

“Sono stati i Mangiamorte.”spiegò Sirius, cercando di calmare il tono della voce, ma tremava di rabbia.

Harry e James erano stati torturati fino allo sfinimento ed ora giacevano circondati da Guaritori e Medimaghi.

Rischiavano di morire.

Rischiavano di finire con Frank ed Alice Paciock…torturati fino alla follia.

 

I minuti diventarono ore ed aumentava la paura ed il nervosismo.

Keira abbracciava Lily e Sirius era tra Remus e Tonks, senza sapere cosa fare.

“Sono corsa qui appena ho potuto. Andrà bene.”mormorò Keira all’amica che continuava a piangere.

Non poteva perderli.

Non entrambi.

Non poteva vivere senza di loro.

Cosa avrebbe fatto se fossero…

“Non ce la faccio.”sussurrò Lily, la voce spezzata e tutti la guardarono.

I capelli arruffati, gli occhi gonfi, la paura nel cuore, il terrore di perdere suo marito e suo figlio.

Il cuore era stretto in una morsa e si sentiva come immersa in un’acqua gelida, che le bloccava il respiro, che attanagliava il suo corpo, riempiendola lentamente di dolore.

“Io non ce la faccio senza di loro.”

Tentò di deglutire, ma il groppo in gola era troppo grande e scoppiò ancora a piangere di nuovo.

Allora Sirius s’alzò e l’abbracciò stretta.

Lily lasciò che il calore dell’amico l’aiutasse a lenire il dolore, sentendo che anche il suo cuore batteva a mille e che anche Sirius era terrorizzato.

“Fatti forza. Ho una paura da morire anche io. Ma non possiamo cedere.

Non cedere, Lily. Dobbiamo solo aspettare…e pregare che stiano bene entrambi.”mormorò, ricacciando indietro le lacrime.

Non avrebbe sopportato di perdere di nuovo il suo migliore amico, né di perdere il suo figlioccio.

No, non poteva farcela.

Continuò ad abbracciarla forte, sentendola piangere ed inzuppargli la camicia di lacrime, mentre lui posava il viso tra i suoi capelli rossi ed incontrava lo sguardo blu di Keira.

Inconsapevolmente, le prese la mano.

Non era il momento di avercela a morte con qualcuno.

 

Dopo ore arrivò un Guaritore.

Aveva l’aria esausta, i capelli radi e gli occhi cupi.

Iniziarono tutti a temere il peggio.

“Il peggio sembra passato. L’importante è che abbiano superato la notte.”

Infatti, senza che loro se ne rendessero conto, s’era fatto giorno.

La luce dell’alba rischiarava i loro volti, esangui.

“Hanno perso moltissimo sangue e sono sotto la Pozione Rimpolla-sangue.

James Potter è ferito molto più gravemente del figlio.

Dobbiamo tenere sotto controllo le funzioni vitali ed assicurarci che non ci siano dati cerebrali irreversibili. Dovranno stare molto a riposo, ma staranno bene.

Ora sono sotto calmanti.”

Tutti tirarono un sospiro di sollievo.

“Possiamo vederli?”chiese Sirius.

“Solo una persona può entrare. Gli altri nell’orario di visite che è affisso nell’atrio.”disse, severo.

Tutti guardarono Lily.

“Vai tu.”

Sirius la spinse dolcemente e le sorrise, un sorriso lieve e triste.

Lily seguì tremante il mago fino ad una stanza bianca, arredata spartanamente.

Lì, in due letti posti poco lontano l’uno dall’altro, c’erano Harry e James.

Lily trattenne il fiato quando li vide.

Erano cerei in volto, pieni di contusione e tagli.

Harry aveva un braccio fasciato ed una fasciatura alla testa.

James era ridotto molto peggio.

Il volto era pieno di lividi violacei e giallastri, il torace e la mano fasciati.

“Amori miei…”sussurrò Lily, piangendo.

Strinse la mano di Harry tra le sue e la trovò gelida.

La baciò ripetutamente, inzuppandola di lacrime baciò il figlio sulla fronte, sulle guance.

“Harry, tesoro…”

Poi s’accostò a James e gli carezzò il volto tumefatto.

“Amore mio…”

Lo baciò piano sulle labbra, sfiorandole con le proprie e gli sfiorò i capelli ribelli, stringendogli la mano sana.

Sperava con tutto il cuore che si svegliassero, che le dicessero che stava bene, che James si svegliasse per prenderla in giro e dirle che era tutto uno scherzo, un incubo, ma non accadde nulla.

Poi una Guaritrice la portò via.

Lanciò un ultimo sguardo ai due corpi svenuti e chiuse gli occhi.

Sentì qualcuno abbracciarla e riconobbe l’odore familiare del dopobarba di Sirius.

Si rese conto che anche lui stava piangendo.

 

Uscirono in silenzio l’ospedale alle prime luci dell’alba e Keira s’avvicinò a Sirius.

Lily era, ora, sorretta da Remus e Tonks.

Il viso era pallidissimo e lei non riusciva a parlare.

Incollate davanti ai suoi occhi c’erano le immagini di suo marito e suo figlio, giacenti sul letto d’ospedale, incoscienti…

Keira aveva il cuore in tumulto.

Non vedeva Sirius da quasi un mese e mezzo ed ora…eccolo lì.

Ma Sirius l’aveva lasciata.

Come poteva dirgli qualcosa? Parlargli?

Come poteva anche solo guardarlo dopo ciò che aveva pensato di fare?

Rinunciare al loro bambino…

Era stata una folle a pensarci.

Ed ora…

Poi ricordò che gli aveva preso la mano e prese coraggio.

“Ho rinunciato al tour, Sirius.”disse di slancio e Sirius sussultò.

La guardò, stupito.

“Credevo volessi farlo. Credevo fosse importantissimo per te.”disse.

Non riusciva ad essere acido o sarcastico in quel momento, era troppo esausto, e si limitò solo ad uno sguardo interrogativo.

“Lo era. Lo è. Ma…ho fatto dei concerti…in America. Ce n’è stato un concerto nel New Jersey, la settimana scorsa e mi sono sentita male.”

Sirius trattenne il fiato.

Keira aveva perso il bambino? Il loro?

“Mi hanno portata all’ospedale e rimproverata perché a causa dello stress, rischiavo un distacco della placenta ed il bambino rischiava di morire.”

Keira stava piangendo, mentre parlava e non riusciva a guardare Sirius.

Il ricordo di ciò che era successo era così vivido da fare malissimo.

Ricordava le nausee, i mancamenti, gli sguardi sospettosi della sua troupe e poi il dolore, lo svenimento...

S’era risvegliata in un letto d’ospedale, circondata da medici che le dicevano che il suo bambino stava rischiando la vita.

Ed era stata così stupida, così idiota ad allontanarsi, a fuggire via, a mettere a rischio la vita del suo bambino per…per cosa, poi?

Contava davvero quello cui aveva dato importanza?

La sua musica, il suo tour…ne valevano davvero la pena?

“E poi l’ho visto. Ho visto quell’esserino minuscolo dal monitor dell’ecografia e…non ce l’ho fatta!

Non potevo perderlo! Non volevo…mi dispiace così tanto di aver pensato una cosa del genere!

Ho rischiato di perdere l’amicizia di Lily, l’amore tuo e l’affetto di Harry in un colpo solo, perché…perché volevo essere famosa, volevo poter viaggiare, andarmene…

Ma il mio posto non era lì. Era qui. Era qui con te. E questo bambino…è mio, è nostro e non voglio rinunciarvi…”

Sirius era stupito.

La guardò, sorpreso della sua decisione ed insieme felice.

E poi, senza pensarci le prese il viso tra le mani e la baciò sulle labbra.

Fu un bacio dolce, pieno di lacrime e di amore.

Poi Keira gli portò la mano in grembo e Sirius sorrise.

Il loro bambino.

 

Harry rimase in uno stato di coma per i successivi sette giorni.

Sia lui che James avevano stanze separate ed erano quasi sempre circondati da Guaritori.

Il loro via vai non faceva altro che terrorizzare tutti, che temevano il peggio.

La notizia dell’aggressione si diffuse subito e Ron, Hermione, Ginny e tutta la famiglia Weasley corsero al San Mungo, dove ormai Sirius e Lily avevano preso dimora.

Quando Silente aveva chiamato Ginny nel suo studio e gli aveva detto dell’aggressione, la ragazza stava quasi per svenire.

Harry era stato torturato ed ora era in coma.

“Non sappiamo nulla. Non ce li fanno vedere molto. Continuano a dormire.”spiegò uno stanco Remus all’ennesima domanda.

Sirius e Lily, d’altro canto, non dicevano una parola.

La donna era cerea in volto e spaventatissima.

Era stata trascinata a casa da Remus la mattina dopo ed aveva dormito sì e no 3 ore, sonni agitatissimi e pieni di terrore, per poi svegliarsi, impaurita, nella speranza che fosse tutto un incubo.

Ma era tutto vero.

Il lato del letto occupato da James era vuoto ed Harry non c’era.

Non c’era nessuno.

Sirius s’era trascinato come uno zombie nella sua stanza con Keira e s’era chiuso in sé stesso, incapace di reagire.

Avrebbe voluto uccidere chi aveva ridotto Harry e James in quello stato, avrebbe voluto vendetta, avrebbe voluto che si svegliassero…ma loro rimasero incoscienti per le successive due settimane.

Gli amici di Harry, soprattutto Ginny, erano in uno stato pietoso.

Hermione e Ginny piangevano ed anche la signora Weasley si lasciava andare a piccoli singhiozzi ogni tanto.

L’ansia regnava ovunque e c’era così tanta tensione che Ron ed Hermione litigarono per una sciocchezza e finirono per lasciarsi momentaneamente (per poi correre l’uno tra le braccia dell’altra urlando scuse di tutti i generi…), Ginny (momentaneamente tornata a casa per assicurarsi che Harry si riprendesse…) strillò contro sua madre, Remus e Tonks litigarono per una stupida faccenda riguardante il disordine in casa e il fatto che Dora fosse troppo goffa e perfino io piccolo Teddy fu di malumore per quei giorni.

Sirius e Lily avevano deciso di stabilire dei turni in modo da vegliare ciascuno su Harry e James per un certo lasso di tempo.

Non potevano far altro che starsene lì e pregare che stessero meglio.

Silente non si pronunciava, perfino i gemelli Weasley avevano smesso di essere allegri e tutto sembrava si fosse spento, che fosse in pausa per ricominciare da un momento all’altro con una buona o cattiva notizia.

 

Sirius strinse piano la mano dell’amico, guardandolo con affetto.

James.

Il suo migliore amico, confidente, fratello

Aveva vissuto 20 anni accanto a lui, cosa avrebbe fatto se…

No, non di nuovo.

Non poteva rischiare di perderlo ancora.

Sarebbe impazzito se avesse perso di nuovo il suo migliore amico, se non avesse più sentito le sue battute canzonatorie, se non avesse visto i suoi occhi nocciola brillare mentre rideva…

Ed Harry?

Come poteva rischiare di perderlo, quando aveva tentato strenuamente di proteggerlo sempre da ogni male?

Era morto per lui ed ora Harry stava malissimo.

Se fosse successo qualcosa ad uno di loro, od ad entrambi tutti ne sarebbero usciti distrutti.

I guaritori non potevano fare nulla.

Non c’era medicina contro la maledizione Cruciatus.

Si poteva impazzire o morire, ma non c’era nessuna cura.

Anche Keira era entrata in una fase depressiva.

La breve parentesi di felicità consistita nel rivedere Sirius e nella decisione di tenere il bambino, aveva lasciato spazio a pensieri cupi.

Non sapeva come aiutare, non sapeva che fare.

Pur di sostenere Lily quando scoppiava in lacrime, costringerla a mangiare qualcosa per evitare che diventasse un’acciuga e sopportare il malumore, gli sbalzi d’umore ed il dolore di Sirius non sapeva cosa fare.

Neanche Tonks sapeva come aiutare Remus, né Silente, né coloro che erano più legati ad i due.

Sirius finì per sfogarsi, rabbiosamente, urlando e prendendo a calci qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano, poi la rabbia fu sostituita dal terrore misto all’inerzia.

E s’arrese.

Non restava che aspettare.

 

Nel frattempo il Ministero aveva avviato un’indagine per scoprire i colpevoli, presunti o vero Mangiamorte date le ferite inflitte.

“Ti prego, Keira. Non iniziare anche tu.”

Sirius sospirò rumorosamente, vedendo la compagna che giocherellava con il cibo nel piatto.

Erano a casa Potter, dopo essere tornati dalla visita all’ospedale e Lily non aveva mangiato nulla e si era chiusa in camera, probabilmente ad urlare contro il mondo ed a piangere.

Ed ora anche Keira rifiutava di mettere sotto i denti qualcosa.

E per lei, che aspettava un bambino da due mesi, era pericoloso.

E Sirius non ce la faceva.

Soffriva da morire anche lui e non riusciva a gestire sia Lily che Keira, contemporaneamente.

Una parte di lui voleva solo scappare via, sperare che tutto fosse un incubo…perché non era possibile che il suo migliore amico ed il suo figlioccio fossero in coma.

Non poteva essere vero.

Remus arrivò qualche secondo dopo, chiamato da un isterico Sirius.

Erano pallidi e spaventati entrambi e Remus abbracciò Sirius, semplicemente.

“Non ce la faccio…”mormorò Sirius. “Sto perdendo ogni cosa…”sussurrò, ancora, mentre lacrime calde scivolano lungo le sue guance.

“Sir…”

“Keira non mangia, Lily neanche, James ed Harry sono all’ospedale e rischio anche che Keira perda il bambino se continua così. Non ce la faccio. Non posso affrontare tutto da solo.”

Remus lo fece sedere sul divano, cingendogli le spalle con le braccia.

Sapeva benissimo che non era lo stesso abbraccio che gli avrebbe potuto dare James, ma lo strinse forte e disse:
“Non sei solo. Tutti noi siamo terrorizzati.”

Gli accarezzò la schiena, tentando di calmarlo.

Poi propose: “Facciamo così. Io e Dora veniamo a stare un po’ da voi, così ti do una mano con le ragazze, d’accordo?”

Sirius annuì, sconsolato.

Non resse più e scoppiò a piangere.

Pianse e singhiozzò, abbracciato da Remus.

 

Sirius posò la testa sul materasso dove Harry giaceva ormai da due settimane, senza essersi mai risvegliato.

Era il suo turno di vegliare sul ragazzo e quello di Lily di vegliare su James.

Sirius osservò Harry, mentre sentiva la rabbia montargli dentro.

Non osava pensare realmente a cos’era successo, ma per riuscire a mettere KO James doveva essere qualcosa di terribile.

Non aveva mai visto il suo migliore amico in quello stato, non aveva mai visto Harry così fragile.

Tutto attorno a loro si sgretolava.

C’era tensione, paura, terrore, rabbia per ciò che era successo e desiderio di vendetta contro chi li aveva aggrediti.

Sirius sussultò quando sentì qualcosa muoversi.

Non se n’era reso conto, ma stava tenendo la mano di Harry, stringendola delicatamente nella sua.

E la mano di Harry s’era mossa.

Poteva essere stato solo un riflesso involontario, ma Sirius scattò in piedi, avvicinandosi di più.

Vide le ciglia di Harry tremolare insieme alle palpebre, mentre il ragazzo, il suo ragazzo, apriva gli occhi lentamente.

Finalmente!

“Harry…”lo chiamò piano.

Harry aprì gli occhi verdi, un po’ appannati, sbattendo piano le palpebre per mettere a fuoco.

S’era svegliato!

Doveva chiamare Lily, avvertirla.

Ma qualcosa trattenne Sirius accanto al giovane.

Non poteva lasciarlo, non in quel momento.

Non sapeva cosa gli era successo, ma Harry si stava risvegliando da un coma di due settimane.

“Harry…sono Sirius. Riesci a sentirmi?”

Harry sbatté ancora le palpebre ed annuì piano.

 

Si sentiva leggero come un palloncino, come se stesse volando via da quel mondo.

Era una bella sensazione.

Ma c’era qualcuno accanto a lui, una presenza e non era cattiva, non gli avrebbe fatto del male.

La sua mano era stretta a quella della presenza e lui aprì gli occhi, curioso di sapere chi fosse accanto a lui.

I contorni sfocati gli fecero capire che era senza occhiali e vide per un attimo bianco.

Era tutto bianco.

Poi una voce lo chiamò.

Era una voce familiare, rassicurante.

Guardò la persona accanto a lui.

Alto, capelli corvini, occhi grigio ghiaccio, un lieve sorriso sulle labbra.

Era Sirius.

Era lì…ma dov’erano?

Era morto? E se era morto Sirius che ci faceva lì?

Era un sogno?

Non riusciva a ricordare nulla al momento e si mise a sedere così di scattò che la testa gli girò vorticosamente ed ebbe la nausea.

Sirius l’afferrò prontamente e lo strinse, sostenendolo, per le spalle.

“Piano…piano…sei stato due settimane in coma…Ti senti bene?”chiese, premuroso.

Il suo padrino era lì, l’avrebbe protetto.

Sentì una stretta al cuore, un’angoscia attanagliargli le viscere e terrorizzarlo.

Aveva paura.

Era terrorizzato.

Ma di cosa?

Poi ricordò.

Ricordò il dolore, le grida dei Mangiamorte, lo sguardo spento di suo…

“PAPA’! DOV’E’? COSA GLI E’ SUCCESSO?”gridò così forte da far sussultare Sirius.

Sirius lo guardò con occhi pieni di preoccupazione.

“E’ meglio se ti calmi.”

Furono quelle parole ad agitare Harry ancora di più.

Calmarsi?

Perché?

Cos’era successo?

Non poteva essere…non doveva…

Tentò di liberarsi dalla presa di Sirius, ma era ferrea e lui si sentiva debolissimo.

“Harry, calmati. Calmati, ti prego. Ti farai venire qualcosa così!”

Ora Sirius era davvero spaventato.

Harry si divincolava tra le sue braccia e sembrava non ragionare.

Che i medici avessero ragione sulle possibili conseguenze delle torture?

Potevano provocare danni cerebrali ad Harry e James?

Vederlo così impazzito lo fece temere…

L’afferrò stretto per le spalle, così forte da fargli male ed urlò:

“ORA BASTA!”

Harry sussultò.

Sirius non gli aveva mai urlato contro.

Rimasero a lungo in silenzio.

Poi Sirius si sedette sul bordo del letto, sempre tenendo Harry fermo.

Prese un respiro profondo, il cuore stretto in una morsa.

“Harry, James non sta bene. È anche lui in ospedale. Siamo in ospedale, vedi?

Non sappiamo cosa sia successo, ma tu e tuo padre non vi siete svegliati per due settimane di fila. Siete stati…”

Harry sapeva, quindi annuì.

Sentì ancora il dolore delle maledizioni, come lo stessero torturando in quel momento e gemette, gli occhi serrati.

“Harry, James è vivo. Si riprenderà. Stai tranquillo.”disse Sirius con un tono che sembrava volesse convincere più lui che Harry.

Lo sentì gemere, come se stesse soffrendo fisicamente.

“Stai bene? Cosa ti fa male? La testa? Il braccio…”

“E’ stata tutta colpa mia…”

Sirius lo guardò, non capendo, mentre Harry aveva il capo chino.

Colpa di Harry?

Di cosa?

“Harry, perché sarebbe colpa tua? Cosa vuoi dire?”

Harry iniziò a tremare e Sirius ricordò che il Guaritore aveva detto di non metterli in agitazione, se si fossero svegliati.

Sembrava troppo tardi, ora.

Sguainò la bacchetta e spedì un messaggio veloce a Lily.

Non sapeva cosa fare.

Harry tremava, il cuore in tumulto.

 

Cinque minuti dopo Lily era distesa sul letto di Harry e l’abbracciava stretto, ignorando il fatto che fosse ormai un adulto.

Harry era e sarebbe stato sempre il suo bambino.

Appena l’aveva visto sveglio era corsa verso di lui, allarmata dal messaggio di Sirius che le diceva di venire immediatamente.

Ora Remus e Tonks vegliavano su James, mentre Lily e Sirius cercavano di calmare Harry.

Lily gli massaggiò la schiena, dolcemente e lo baciò sulla tempia.

“Amore mio…”sussurrò, piano.

Non sapeva cosa dire.

Harry, il suo Harry, s’era svegliato.

Ed era sotto shock.

Tremava follemente, gli occhi serrati.

“Harry, amore, cos’è successo?”

Lily gli accarezzò i capelli, ignorando la fitta al cuore perché erano identici a quelli di James e lo baciò sulla fronte.

“I Mangiamorte. Sono stati loro.”fece Harry, atono.

Harry provò a sciogliere l’abbraccio della madre, ma Lily lo tenne stretto a sé.

Il ragazzo s’arrese, crogiolandosi nel calore dell’abbraccio, un calore che solo una mamma poteva dare.

“Ci hanno attaccati…non so dove ci abbiano portato, non so chi erano… Hanno torturato papà…”la voce era spezzata. Ma continuò. “Gli hanno detto che se avesse urlato o emesso un singolo suono se la sarebbero presa con me. E…”

“E James non ha emesso neanche un suono.”concluse Sirius.

Tipico di James.

Tipico di tutti loro se si fossero ritrovati iin una situazione del genere.

“Sveniva…ma loro lo risvegliavano e…non ho potuto fare nulla! Mi hanno legato, mi hanno costretto a guardarlo soffrire e…”

Lily sentì gli occhi riempirsi di lacrime e strinse Harry più forte, mentre le labbra di Sirius erano così serrate da essere violacee.

Era furioso.

Come Lily.

Furioso ed a pezzi.

“Poi hanno iniziato a torturare me con la maledizione Cruciatus e Sectumsempra…ed hanno detto a me che se avessi parlato, papà sarebbe morto…”

“E tu non hai detto nulla, vero, Harry?”pensò Sirius, guardando il ragazzo. “Vi siete lasciati torturare pur di difendervi l’uno con l’altro…”

“E’…è colpa mia…”

Il singhiozzo, inaspettato, di Harry riscosse Sirius.

“Non dire sciocchezze. Non è colpa tua. Hai fatto di tutto per proteggere tuo padre e lui per proteggere te. Non hai nessuna colpa.”disse, severo.

Lily continuò ad abbracciare il figlio, scossa.

Li avevano ricattati e torturati.

La rabbia crebbe nel suo petto, ma non poteva sfogarla.

Ora Harry aveva bisogno di lei.

Gli fece appoggiare la testa contro il suo petto e lo baciò sulla tempia.

Le ferite fisiche erano guarite, ma non aveva mai visto suo figlio così spaventato e scosso.

“Vado da James.”comunicò Sirius atono, prima di, sorprendentemente, baciare Harry tra i capelli corvini arruffati.

Dopotutto anche lui amava quel ragazzo, anche era sempre restio a dimostrare i suoi sentimenti.

  
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