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Autore: ryuzaki eru    24/09/2011    6 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Con questo capitolo avrei voluto essere più rapida, ma non ce l’ho fatta, mi dispiace…
Grazie comunque di essere qui!!!

 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 


 

5. Another world…

 
 
Emma passò a casa sua solo per lasciare la borsa col pc e prendere la sacca della palestra e riuscì immediatamente.
Prese il tram e dopo poche fermate scese.
Era una palestra abbastanza piccola, decisamente vecchia, un seminterrato, ma costava poco. Le donne avevano uno spogliatoio microscopico con una sola doccia. Questo perché non vi facevano aerobica, step o spinning, ma esclusivamente box, kick boxing e thai box. Era stata quindi inizialmente frequentata solo da uomini e quando le donne avevano iniziato ad iscriversi, poche comunque, era stato ricavato quel piccolo vano per loro.
Emma si allenava tre volte a settimana da quattro anni. Le piaceva ed era brava.
Aveva iniziato perché le era sembrato un buon modo per sentirsi più sicura. Finita l’età in cui ci si sente invincibili aveva cominciato a sentirsi indifesa. E non le era piaciuto.
È vero, un uomo è, in linea di massima, più forte di una donna e comunque Emma non aveva esattamente il fisico del lottatore, ma era veloce e soprattutto molto agile; un calcio ben assestato da una persona allenata, con rapidità e tecnica, è certamente vincente.
Aveva iniziato così e poi si era appassionata e si era affezionata a tutti i ragazzi che frequentavano la palestra. Gli allenamenti della box sono duri, ma dopo un’ora e mezza Emma usciva rinata, non c’era nulla che la scaricasse di più ed in alcuni momenti il combattere con i ragazzi sul ring o l’allenarsi al sacco l’avevano risollevata da giornate nere.
Uscì dallo spogliatoio con una felpa grigia col cappuccio ed il pantalone di una tuta logora bordeaux, che le copriva completamente i piedi. I capelli tirati su con un grosso elastico da cui usciva una lunga treccia.
«Emma. Ma un bel paio di pantaloncini aderenti ed uno top quando li sfoggerai, per farci rifare gli occhi?» Le chiese un ragazzone sorridente.
Emma lo guardò e gli mostrò il dito medio della mano sinistra.
«Eh dai, sono quattro anni che stai qua dentro e le uniche volte che ti si vede qualcosa è quando ti metti le protezioni per lo sparring…»
«Non è giornata. Perché non lo chiedi alla nuova arrivata, com’è che si chiama?» Disse Emma, ridacchiando.
«Ma quella il top se l’è messo dal primo giorno. Per me non resiste qui dentro!»
«Appunto. Che vuoi allora da me! Mettitelo tu il top! Quando mi vedrai le unghie lunghe smaltate e i capelli sciolti in allenamento, allora ne potremo riparlare.»
«Cioè mai.» Disse lui scuotendo il capo, fingendosi sconsolato.
«Fantastico, sei perspicace oggi.» Lo schernì lei, con un sorrisetto divertito.
«Allora magari stasera ti invito a cena e poi forse…» Aggiunse il ragazzo ridendo.
«Non ce la posso proprio fare oggi a reggerti, hai intenzione di continuare così tutto il tempo?» Rise Emma «Che vuoi vedere? Ecco!» Emma sollevò la felpa e la t-shirt, mostrando il reggiseno. «Contento?»
«Sei proprio un ragazzino senza vergogna! Ma quando ti verrà un po’ di malizia?» Disse il ragazzo abbracciandola amichevolmente.
«Quando succederà, non mi divertirò più qui dentro!» Rispose Emma.
Iniziarono il riscaldamento e poi gli allenamenti.
Quando ebbero finito lo stretching Emma si infilò di nuovo i guantoni, si avvicinò ad un sacco e cominciò a colpire.
«Emma, ma non fai sparring?» Le chiese l’allenatore, vedendo che non era andata a mettersi le protezioni.
«Non me la sento oggi di combattere, sono un po’ stranita. Faccio un po’di sacco e me ne vado.»
«Dai… Venerdì non sei venuta… » La redarguì lui.
«Uhm… non sono in vena… » Biascicò lei.
«Leo ha il passaggio di cintura la prossima settimana e qualche round con te non gli farebbe male…»
«Se la metti così…»
 
Si toccarono con i guantoni e l’allenatore avviò il cronometro.
Emma partì rapidamente con una serie di diretti e proseguì con un calcio girato, poi schivò due ganci e sgattaiolò via.
Leo, spiazzato, non se lo fece dire due volte.
Iniziarono a darsele di santa ragione.
«Ragazzi!!!» gridò l’allenatore «Andateci piano, non vi serve a niente così! Non siamo in un combattimento di strada! Emma, non lo provocare!»
Emma allentò un po’ le mascelle e cominciò ad essere più tecnica, ma Leo no.
Allora lei portò un calcio frontale destro e lo colpì alla bocca dello stomaco.
Lui si sentì mancare il respiro…
Emma gridò andandogli incontro «Scusami!»
Contemporaneamente l’allenatore scavalcò le corde del ring «Basta, finitela qui, incontro finito!
Leo, così non ti alleni! » Poi si voltò verso Emma «E tu che diavolo combini, lo sai che se colpisci lì lo atterri!»
«Mi dispiace… Non so cosa mi sia preso… L’avevo detto che non era il caso oggi… Sono mortificata.»
«Ok, hai ragione. Ho insistito troppo io. Capita, vatti a cambiare ora e non ti preoccupare.» Le sorrise ed Emma si tolse i guantoni.
Era sfinita. Lo sapeva che non avrebbe dovuto. Immaginava che non sarebbe riuscita a combattere per sport. Scaricarsi non significava convogliare rabbia, frustrazione o tensione su un bersaglio, continuando a mantenere i pensieri della giornata; questo portava solo a peggiorare le cose. Scaricarsi significava spostare completamente l’attenzione su qualcos’altro e colpire il bersaglio con tecnica, lucidità e forza.
Srotolò le bende dalle mani. Si fece una doccia, si rivestì ed uscì.
Alla fermata del tram tirò su il cappuccio della felpa pulita, tirava un vento freddo ed aveva i capelli ancora un po’ umidi… Poi accese una sigaretta.
Non era per niente salutare… Ma se ne fregò, come sempre. Amava muoversi e scaricarsi, ma non si poteva certo dire che fosse una fissata salutista con manie di superagonismo…
 
Intorno alle dieci era a casa. Cenò e poi addentò qualche biscotto.
Torte, gelato, sorbetti… non la attiravano, ma i biscotti erano ok, sebbene la sua dispensa ne fosse spesso carente. Perché nel dubbio, nella fame e nella gola vinceva sempre e comunque il “salato”.
Tirò fuori dal freezer un’abbondante porzione di pasta al forno per il pranzo del giorno dopo.
Era stanca e la mattina successiva avrebbe dovuto svegliarsi molto presto per essere alle sette sul cantiere, ma era troppo desiderosa di conoscere alcune cose.
Per la prima volta, da quando aveva iniziato a porsi domande, c’era stato qualcosa di illuminante, seppur sconvolgente e non del tutto chiarificatore.
Cercò su internet tutto ciò che c’era riguardo ad Elle, tra vari siti, blog e forum. Trovò qualcosa, ma per la maggior parte su link stranieri, sebbene quelli italiani avessero avuto un aumento esponenziale delle informazioni e dei contatti nelle ultime ore, dopo la notizia della cattura del serial killer.
Su youtube gli unici video erano quelli dei vari telegiornali che nel mondo lo avevano citato.
Come ci si poteva aspettare non c’era assolutamente nulla sulla sua identità.
Le considerazioni personali e fantasiose però non si contavano e numerose discussioni erano sorte sui vari forum circa la sua età, il suo aspetto, la sua storia, il suo nome…
- Secondo me è un uomo sui 50… Deve avere un sacco di esperienza.
- Sì sì, un brizzolato super intelligente!
- Noooo, per me è una specie di geniaccio, ma è giovane, al max uno studente delle superiori.
- No, no. È grande per me.
- Qualunque sia la sua età x me è un asociale.
- Magari uno con l’acne e con gli okkiali

- Perké cos’hai contro l’acne e gli occhiali? :(
- Era tanto x ridere, non volevo offendere ness1. E cmq x me lui è così. È un genio però no?

- Invece secondo me è uno ke nella vita di tutti i gg nn lo diresti mai ke è L. Insomma tipo Clark Kent. Però mi sa ke è straricco…
- Be’ è ricco per forza… di cosa  vivrebbe altrimenti? E poi è abbastanza ovvio ke è uno ke nella vita di tutti i gg non può dire di essere L… se no nn ci sarebbe mistero!
- X me ha un nome ke comincia per L… ah ah ah!
- No, troppo banale… X me la L è un simbolo di qualcos’altro… l’iniziale della donna ke ama magari?
- Sì va be', perché questa invece nn è banale, vero?
- X me è un figo pazzesco!!!!

Emma sorrideva leggendo queste cose.
A tratti scuoteva la testa incredula e scorreva su un’altra pagina web.
Le sembrava un’allucinazione.
Per il momento stava subendo passivamente la novità, l’assurda rivelazione che lui fosse reale e ci si stava cullando un po’… In fondo aveva sempre desiderato che lo fosse… anche se se ne vergognava un po’. Ma nel silenzio e nella solitudine della sua casa non la poteva giudicare e guardare nessuno. A parte tutti voi naturalmente…
Poi cambiò il soggetto del suo interesse ed immise un’altra parola chiave: Wammy’s House.
Il motore di ricerca partì. Emma accese una sigaretta e aprì i siti che le venivano proposti. C’era poco più di una semplice citazione. Solo su uno si aggiungeva qualcos’altro, poche righe comunque.
Uno degli orfanotrofi fondati dall’inventore Quillsh Wammy. Circa 20 anni fa il filantropo inglese, divenuto ricco in seguito alle sue geniali invenzioni, decise di investire parte dei suoi smisurati guadagni nell’impresa di istituire orfanotrofi in cui le capacità dei singoli bambini potessero svilupparsi al meglio.
Link correlati Quillsh Wammy foundation

Andò sul sito della fondazione.
Storia dell’inventore, Conferenze, Attività degli istituti, Contatti, Possibilità di contribuire, Istituti.
Cliccò su quest’ultimo. Era solo un elenco, tra cui figurava anche la Wammy’s House, ma non c’era la possibilità di accedere a notizie ulteriori. Si specificava che per avere informazioni più dettagliate si poteva contattare direttamente la fondazione.
Allora passò ad “Attività istituti”. C’erano anche delle foto: aule vuote, aule piene, gruppi di ragazzi e bambini, un parco attrezzato, attività sportive, corridoi affollati… solo su una didascalia c’era scritto Wammy’s House: un’immagine neutra, come le altre, un cancello, un edificio in mattoni, un parco, in lontananza bambini che giocavano a calcio, troppo piccoli e lontani per distinguerne le sembianze…
Emma capì che non avrebbe trovato nulla che mettesse in primo piano la Wammy’s rispetto agli altri istituti. Era tutto fatto affinché l’attenzione non si posasse su quell’orfanotrofio più che sugli altri. Risultava uno fra i tanti e nessuno avrebbe notato che, tra le foto, non ce n’era nessuna che ritraesse i ragazzi di quella struttura in particolare. Emma ci aveva fatto caso solo perché lei cercava qualcuno, perché lei sapeva.
Si chiese però come facessero a mantenere quel silenzio. In fondo dovevano essere in molti a lavorare intorno alla fondazione ed ai vari istituti, in molti anche i bambini che ne erano usciti. Qualcuno doveva pur sapere che lì, alla Wammy’s, erano raggruppate menti eccellenti. Certo, non c’erano solo i supergeni, ma tanti altri bambini normali si mescolavano a loro. I geni non sono poi così tanti, i geni senza genitori ancora meno… Forse era stato sufficiente smorzare i toni, non creare il mistero, far vivere a tutti il fatto come una cosa assolutamente normale, priva di qualunque segreto, senza parlarne troppo né nasconderla troppo… La “normalità” non attira e porta la gente a non farsi domande, né a farne ad altri, né a discuterne…
Emma alzò lo sguardo.
Esiste pure la Wammy’s House… Sono veramente nel mondo di Death Note?
Ma perché, com’è possibile? Io non sono nessuno in quel mondo… tuttavia potrei esserci… Non esisto nel manga, ovviamente, ma in esso tutto il resto del mondo è previsto, dato per scontato… è un mondo come il mio, simile al mio. C’è qualcosina in più e qualcosina in meno, ma, almeno fino al momento in cui il quaderno non arriva sulla terra, si potrebbe dire che i giorni scorrono allo stesso modo, eccetto Elle…
Una dimensione parallela… Narnia… solo che invece di centauri e fate c’è Elle, il mondo di Elle… Ma io attraverso quale diavolo di armadio sono passata?! Come ci sono finita… è una follia…

Emma aveva sempre pensato che i libri, i film, i sogni fossero delle dimensioni parallele dove rifugiarsi, per godere di altri mondi, di altre persone, di altre situazioni… Quando ci si appassiona ad una vicenda è difficile arrivare all’ultima pagina o all’ultima scena senza emozionarsi o comunque senza sentire una sensazione di vuoto… Il libro è finito, i personaggi hanno smesso di compiere qualunque azione e l’unica cosa che si può fare è ripartire da pagina uno, ma non è la stessa cosa… Ci si affeziona così tanto che a volte si fa fatica a dover ammettere che quei personaggi non siano reali…
 
Devo aggiungere ai pensieri di Emma una mia considerazione.
Il fatto che quei personaggi e quegli eventi, qualunque essi siano, non appartengano al vostro mondo non vuol dire che essi non esistano.
Il semplice atto di immaginare qualcosa o qualcuno è un atto creativo, inteso nel senso di creare, plasmare, rendere esistente. Questo non vuol dire che i vostri sogni si materializzeranno, ma significa semplicemente che essi “sono”. Prima che voi li faceste non “erano”. 
Certamente Harry Potter o Frodo non sono persone in carne ed ossa per voi, ma potreste dire con leggerezza che essi non esistono? Potreste dire che non vi hanno donato emozioni, che non avete imparato a conoscerli, amarli o odiarli? Questi sentimenti non si provano per qualcosa che non c’è, non si provano per il “nulla”…
Quindi è ovvio che essi esistono dal momento in cui la Rowling e Tolkien li hanno inventati, per il loro ed il vostro godimento.
Ma i confini ed il significato dell’esistenza sono labili e difficili da percepire…
Nel vostro mondo i suddetti personaggi sono fantastici protagonisti di romanzi.

C’è però una dimensione in cui essi esistono “realmente”, senza dubbio.
Io lo so.

 
Emma continuava a pensare
Il mondo di Death Note… Ok.
Diciamo che per assurdo mi trovi nella dimensione del manga; visto quello che è successo potrò pure permettermi di sparare qualche paradosso in più no? Cosa rischio? Di certo non di bruciarmi il cervello, già abbondantemente carbonizzato!
Se questa è veramente la dimensione parallela di Death Note, allora…
Che giorno è oggi? 16 ottobre 2006… Uhm… Elle è vivo… non quadra… nel manga dovrebbe essere morto già da circa due anni… Uhm… ma nel 2006 non potrei comunque essere nel mondo del manga… o meglio potrei esserci, ma sarei in piena era Kira, con Near e Mello ancora piccoli ed inattivi,  ed è ovvio che non lo sono…

Con un po’ di irritazione Emma sospirò e portò la mano sulla tempia arricciando le labbra da un lato.
Sono un’idiota! Ricominciamo! L’unico elemento che ho è Elle, quindi per ora Kira e tutti gli altri lasciamoli perdere!
Allora, Elle nel 2006, necessariamente prima del caso Kira… Uhm…
L’anime! Non mi pare che ci siano date… ma finora hanno subbato solo la prima puntata, non lo conosco bene… però forse l’anime è ambientato ai giorni attuali… magari è tutto posticipato rispetto al manga… e potrei essere nella dimensione parallela dell’anime Death Note
Sì, e io sono Lara Croft che si innamora di Ryuk!
Però… Posticipato… ma di quanto? Accidenti, mi ricordo solo che Elle muore il 5 novembre… Non può essere però il prossimo 5 novembre, avrei sentito parlare del caso Kira in questi giorni e Elle non avrebbe potuto occuparsi del caso del serial killer qui… Sebbene, a distanza, sarebbe stato in grado di farlo… Ma questo ha poca importanza una volta appurato che il caso Kira non è ancora scoppiato.
Ma poi scoppierà veramente il caso Kira…? Che incubo!
Come posso fare a verificare i tempi e la veridicità delle informazioni che ho…  Insomma, a sapere se veramente accadranno gli eventi di Death Note

Rimuginò e le venne un’idea.
Così cominciò a cercare su internet notizie sul caso in cui Elle aveva collaborato con Naomi Misora a Los Angeles per la cattura di un serial killer. Se l’avesse trovato avrebbe  potuto avere la conferma che almeno uno degli eventi descritti dal manga era realmente avvenuto in quel mondo e che quindi avrebbero potuto avvenire anche tutti gli altri.
E la conferma  ci fu…
“Il serial killer BB fu arrestato il 22 Agosto 2002…ecc.”
BB… Il nome non me lo ricordavo proprio… Comunque la data non mi aiuta…
Lasciamo perdere la cronologia… Le conclusioni sono queste:
Uno, sono in una dimensione parallela da circa dieci giorni. Due, non so assolutamente come ci sono finita. Tre, in questo mondo esiste Elle e quindi immagino che sia il mondo di Death Note, sebbene le date non tornino con quelle del manga, ma potrebbero combaciare con quelle dell’anime che è appena uscito, cioè, che “era” appena uscito nel mio vecchio mondo. Quattro, tra un periodo di tempo non precisato, in teoria, dovrebbe apparire Kira (sempre che le cose vadano esattamente come nel manga, ma il caso BB sembrerebbe confermare che avverrà tutto). Cinque, se lo racconto a qualcuno mi lobotomizzano…
Ma come gliela dico a Viola questa cosa…

Era l’una passata. Emma si rese conto che doveva dormire perché, mondo parallelo o meno, la mattina dopo doveva andare a lavorare… ma quando si mise nel letto cominciò a girarsi e rigirarsi, nonostante fosse stremata…
Era agitata, eccitata… Come non esserlo? Impiegò parecchio tempo prima di fermare la sua mente, poi si avvicinò la nebbia…
Elle esiste… ma morirà…
Questo fu l’ultimo pensiero che fece prima di sprofondare in un sonno senza sogni.
 
A mezzogiorno smisero di lavorare per il pranzo. Un’ora di pausa.
Emma prese il suo zaino e si allontanò dal cantiere incamminandosi per i sentieri e le scalinate dell’area archeologica, diretta ad uno dei posti che preferiva.
Tra le possenti strutture antiche infatti, qua e là, erano disseminati prati, giardini, alberi. Tra questi c’era un luogo che Emma aveva sempre adorato, che c’era sempre stato, di cui aveva un ricordo confuso di bambina che le riaffiorava ogni volta che lo rivedeva. Ricordava poco… c’erano tante persone, lei era seduta sull’erba, dei grandi alberi…
Eccolo.
Su un terreno leggermente in pendenza, racchiuso tra due sentieri che portavano sul colle Palatino, dove sorgevano i palazzi imperiali, c’era un fazzoletto di fitto prato verde, dove si stagliavano vicini tre enormi abeti i cui lunghi rami creavano una piccola radura ombrosa, con raggi di sole che filtravano tra i folti aghi. Il terreno era ondulato, come costellato di morbide collinette. Un grande tronco era riverso proprio lì sotto, poggiato sull’erba.
Intorno si udivano il vociare distante di qualche turista, lo scalpiccio delle scarpe sulla terra, le diverse campane che in lontananza finivano di scandire i dodici rintocchi con ritmi e suoni diversi.
Il sole riscaldava gli abiti e faceva venire voglia di scoprire le braccia. Roma era famosa per le sue giornate ottobrine, quando il sole luminoso dal cielo limpido emanava un piacevole tepore.
Emma indossava una t-shirt nera ed un paio di larghi pantaloni militari. Una specie di grande bandana di un rosso scolorito le avvolgeva tutti i capelli come un turbante, la felpa annodata intorno alla vita, la giacca sotto il braccio e lo zaino sulle spalle.
Spesso sotto quei tre abeti si radunavano scolaresche, gruppi organizzati, famigliole e quella pacifica ombra diventava colorata, chiassosa, vivace. Ma ora non sembrava ci fosse nessuno. Forse per via dell’ora o per via del clima, che portava tutti a voler godere dei raggi del sole, chissà.
Emma si avviò per scendere da uno dei due sentieri.
Cominciava a desiderare l’ombra, dopo avere passato tutta la mattina sotto quei caldi raggi.
Camminò ancora e la visuale cambiò.
Qualcuno c’era. Avrebbe preferito il contrario. 
Piano piano che procedeva, l’alto fusto di uno degli alberi stava scoprendo la figura di una persona di spalle, seduta sul tronco riverso sul prato…
Un’immagine familiare…
Le bastò un attimo…
 
 
Ora forse devo spiegare qualcosa a chi fosse interessato e posso farlo senza spoilerare.
La vicenda si è svolta finora in Italia nell’Ottobre del 2006 (e fin qui c’eri arrivato…). Allora nel nostro paese era appena uscito in edicola solo il primo volume di Death Note. Ma Emma aveva già letto tutta la serie sulle scans tradotte, che qui da noi arrivano poco dopo le pubblicazioni nipponiche.  A Giugno 2006 gli amanti italiani di Death Note avevano già potuto papparsi tutta la storia. Ma Emma è appassionata e quindi si è impegnata ad acquistare l’edizione americana della Viz, che uscì poco dopo quella giapponese.
Il volume 13 però Emma non ha potuto leggerlo…
Per quanto riguarda l’anime, Emma ha potuto vedere solo il primo episodio subbato (il 12 ottobre 2006 ce n’erano in circolazione due, ma a quella data Emma era già nella dimensione parallela di Death Note, anche se non lo aveva ancora capito…).
Non è neanche assurdo che Emma non ricordi il nome di BB… Another Note nel 2006 non era ancora uscito ed all’epoca la vicenda del serial killer di LA era solo un elemento citato di sfuggita nel manga…
La parte delle notizie su Elle ascoltate al telegiornale mi preoccupava per questo: nell’anime non viene data molta importanza a cosa effettivamente la gente sapesse di Elle prima del caso Kira, mentre sul manga si intuisce che l’opinione pubblica ne sapesse veramente poco se non addirittura nulla (ma è poco chiaro)… Diciamo che mi sono lanciata in un ibrido, fingendo che nel mondo se ne sapesse qualcosa o che perlomeno si favoleggiasse sulla sua reale esistenza…ma che questo qualcosa fosse molto vago…
Sì, ok…sono una pazza che è andata a controllare tutte queste cose per essere almeno un po’coerente… 
Mi eclisso quindi con un po’di vergogna… ;)
 
Grazie infinite a chi ha inserito la storia tra le preferite e a chi ha letto fin qui!!!

 

Eru

 

   
 
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