CAP 3 Prime verità
La notte seguente si videro di nuovo e anche quella dopo e quella dopo ancora.
A volte parlavano per un’ora o più, altre volte invece si salutavano e basta perché la piccola aveva bisogno di dormire.
Parlavano del più e del meno: Helen raccontava le sue giornate e George non la interrompeva mai, era un ascoltatore spassionato. A volte passeggiavano, altre stavano seduti su quella panchina davanti alla casa.
Insieme si divertivano, scherzavano e giocavano, finchè un giorno Helen non volle sapere la verità…
Adorava quei momenti con George, ma continuava a chiedergli da dove venisse, allora, dopo quasi un mese di segreti incontri decise di portarla in quella che lui chiamava casa.
Dicembre era giunto e con lui anche le abbondanti nevicate, quindi, in vista della passeggiata che li attendeva Helen prese il cappotto pesante e gli stivali e insieme si avventurarono nelle gelate notti della cittadina.
Camminarono per venti minuti sull’immacolata neve che ricopriva i marciapiedi lasciando le loro impronte che andavano ora a destra e ora a sinistra. Giunsero davanti ad un grande cancello in ferro battuto, con elaborati ornamenti in stile gotico e ai cui lati padroneggiavano due grandi leoni con le fauci spalancate pronti a balzare su qualche visitatore indesiderato. La piccola intimorita anche dall’oscurità di quel luogo, oltre che da quelle due mostruose sculture, cercò la mano di George e gli si strinse al fianco cercando protezione. George, in risposta le afferrò la mano e con il braccio libero le cinse le spalle. Sapeva che non c’era niente di cui avere paura, conosceva quei luoghi benissimo e la notte era sua amica, ma aveva promesso a se stesso che avrebbe protetto Helen da qualsiasi cosa, anche dalla sua stessa paura.
Attraversarono il cancello che era semiaperto e furono catapultati in un altro mondo.
Tutto era pulito e ordinato, ogni siepe era tagliata a regola d’arte e non un rametto sfuggiva a tanta perfezione. Erano entrati in un enorme giardino in cui al centro trovava posto una grande fontana che a causa del gelo era stata spenta. Le siepi formavano dei cerchi concentrici con delle aperture che permettevano il passaggio.
Si inoltrarono nel grande giardino finchè dall’oscurità emerse una grande villa settecentesca, con un alto portico sorretto da un massiccio colonnato.
Si avvicinarono ad un pilastro alto si e no un metro, fatto dello stesso materiale delle altre sculture.
“Qui è dove abito” disse George sottovoce, quasi a non voler disturbare la quiete delle statue.
“Tu abiti in questa villa gigante?” chiese stupita la piccola Helen.
Aveva già visto una volta quel luogo, molti mesi prima, ma non pensava ci vivesse qualcuno, le pareva di ricordare che suo padre le avesse detto che quello era diventato un museo. Ma poteva anche essersi sbagliata.
“No, non abito nella villa, io abito qui” disse indicando con la mano il basso pilastro davanti a loro.
“abiti in un pilastro? George, non prendermi in giro, ti ho già detto che le bugie non..”
“no, aspetta, io non abito in un pilastro, diciamo che ci abito sopra..”