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Autore: etienne86    25/09/2011    13 recensioni
La storia comincia dall'incidente a Saont Antoine e procede abbastanza fedele all'anime, ma una scelta determinante di Andrè e la presenza di nuovi personaggi cambieranno il corso degli eventi
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo xx Finalmente questo lungo 14 luglio sta volgendo al termine. La descrizione di ciò che avvenne è in parte vera, in parte assolutamente inventata. Anche se ultimamente, come introduzione ai miei capitoli, invoco la  clemenza delle lettrici, ci tengo a dirvi che apprezzo qualsiasi commento vi venga in mente.  

Capitolo 22

Il sole era ancora alto  quando finalmente Andrè fece  ritorno a casa Dressie. Stava per raggiungere la villa, quando fu quasi travolto da un piccolo reggimento di cavalleria che sfrecciava fuori dalla tenuta. Faceva fatica a distinguere le divise, ma i colori sgargianti delle loro uniformi e l'alto cappello con pennacchio gli tolsero ogni dubbio: erano ussari.
Il suo cuore cominciò a tremare: se avevano occupato le proprietà di madame Dressie, potevano aver fatto del male  ad Oscar, o a qualcunaltro. Forse le avevano impedito di lasciare la casa per raggiungerlo.
Mentre indugiava su  questi pensieri,  fu raggiunto dal boato di una cannonata. Seguì un silenzio spettrale, non si udiva il cicalio dei grilli o il cinguettio degli uccelli. Una breve pausa, poi un secondo boato.
Andrè rimase come paralizzato, incredulo. Non capiva cosa stesse succedendo, l'unica cosa certa era che quel frastuono proveniva dal centro della città. Avvertì il rumore di passi di corsa sul selciato  davanti a casa Dressie: si stava avvicinando un gruppo numeroso, costituito da uomini e donne. Quando furono abbastanza vicini li sentì gridare "Alla Bastiglia! Alla Bastiglia!"
Una terza cannonata.
In un barlume di lucidità la sua mente cominciò a girare  velocemente: la Bastiglia era sotto assedio, aggredita da colpi di cannone. Il popolo non possedeva armi simili. Il popolo non era in grado di farle funzionare. Questo significava che alcuni militari si erano uniti ai rivoluzionari, e chi se non i suoi compagni della Guardia Nazionale? I colpi non erano casuali, erano studiati, seguivano una strategia...Oscar...era l'unica a poter guidare i suoi ex soldati e la folla contro la fortezza, simbolo della tirannia monarchica.
Si voltò un attimo verso il verde della tenuta. Non un solo rumore proveniva da quella parte. Entrò di pochi passi, giusto quelli necessari per raggiungere le scuderie e, senza entrare,  fischiò il suo abituale richiamo per Cesar. Silenzio. Solo il sordo nitrito degli altri cavalli.
Si voltò ed iniziò a correre.

Fece allineare tutti i cannoni.
"Più vicino, e sollevate le bocche di 45°!"
La scena che si presentava sotto le mura della Bastiglia era davvero incredibile. Una fila di cannoni, sacchi di sabbia come protezione tra questi, e una donna, con i lunghi capelli biondi ormai sciolti, agitati dal vento, a dirigere  quelle potenti armi, insieme ad un ragazzino, poco distante da lei.
"Puntate. Uno, due, tre...FUOCO!" e accompagnò l'ordine alzando una spada col braccio destro.
Due colpi a segno, e le postazioni dei cannoni della torre meridionale della Bastiglia era completamente sgretolate. Nascosto dietro le mura, il Marchese de Launay osservava preoccupato la moltitudine ammassata oltre il fossato della prigione. Aveva solo meno di cinquanta guardie svizzere a difesa della rocca, e non voleva colpire a cannonate la popolazione. In fondo non doveva difendere niente: non custodiva armi di sorta, e nel carcere rimanevano sette prigionieri, piuttosto insignificanti. Non vedeva l'ora di porre fine a quell'assedio.
"Alzate bandiera bianca e fate entrare una delegazione del popolo per trattare la resa"
La vista del lenzuolo bianco che sventolava attraverso il fumo grigio che si levava dalla torre della Bastiglia fu accolto da un grido di entusiasmo.
Bernard si avvicinò al ponte levatoio per incontrarsi con de Launay, seguito da Saint Just.
"No, Saint Just, verrà lei con me" affermò Bernard, indicando Oscar.
"Come desideri" rispose l'uomo, fingendo accondiscendenza .
Senza farsi vedere, Gustave sgattaiolò dietro ad Oscar, si arrampicò sulle mura e si nascose in una feritoia.
La trattativa fu rapida. Il Marchese de Launay chiedeva l'incolumità per se e i propri uomini in cambio delle chiavi della fortezza.
Quando ormai si stavano congedando, Oscar vide il volto del governatore sbiancare improvvisamente, mentre fissava qualcosa alle sue spalle. Si voltò: Saint Just e altri sei rivoltosi si erano arrampicati sulle mura, approfittando della tregua, e stavano abbassando il ponte levatoio.
In pochi secondi si scatenò l'inferno. Decine di manifestanti, armati di spade e bastoni, si riversarono nel cortile della Bastiglia. Le guardie svizzere non fecero in tempo a reagire, che de Launay era già stato preso e trascinato  via.
"Jarjayes, la vostra parola! Mi avete dato la vostra parola!!!" fu l'ultimo grido disperato del marchese, poi fu inghiottito dalla folla. Oscar cercò di intervenire, ma non poteva nulla contro quella muraglia umana, dalla quale alla fine si levò, come un macabro trofeo, la testa di de Launay issata su una picca .
I soldati iniziarono a sparare dalle mura, ma furono presto raggiunti e trascinati di sotto, dove subirono lo stesso trattamento del loro superiore. Nel frattempo i rivoltosi si impossessavano del carcere, liberando i pochi prigionieri residenti  e conducendoli all'esterno come degli eroi.
Oscar rimase tutto quel tempo immobile, nel mezzo del cortile, la sua mente non riusciva ad assimilare ciò che i suoi occhi vedevano. Perchè? Perchè? Perchè? Questo interrogativo continuava a martellare nella sua testa, senza trovare risposta.  Quella che era nata come una legittima lotta per la libertà e l'uguaglianza si stava trasformando in una barbarie.
Non potè dire per quanto tempo rimase così, come estraniata da ciò che le accadeva attorno.
Poi, così come erano entrati, i popolani cominciarono a correre disordinatamente verso l'uscita:  stava arrivando  la cavalleria, come aveva loro preannunciato.
Ancora incapace di reagire, Oscar fu urtata e gettata a terra, calpestata nel caos generato dall'arrivo dell'esercito. Si coprì la testa come potè, mentre udiva attorno a lei grida di uomini e donne feriti, corpi che cadevano, colpiti dai proiettili, il leggero tremore sul terreno, per il peso dei cavalli che si muovevano attorno a lei.
Quando le parve che quella carneficina fosse finalmente finita, alzò il capo e si mise in ginocchio, la spada ancora stretta nella mano, a fissare il cortile popolato solo dai numerosi cadaveri, quelli dei rivoltosi uccisi, insieme a quelli dei soldati svizzeri e del Marchese de Launay, orrendamente mutilati.
Fu in quel momento che l'ussaro la vide.
Stava ormai ritirandosi col suo reggimento, ma guidato dall' istinto del cacciatore, si era voltato un'ultima volta verso l'interno della Bastiglia, prima di salire sul ponte levatoio. La riconobbe subito: era la donna dagli occhi di ghiaccio che aveva osato umiliarlo il giorno prima.
Senza chiedere permesso al suo ufficiale, girò il cavallo e lo spronò verso di lei, sfoderando la spada.
"Muori, lurida cagna francese!" le urlò nella sua lingua madre, avventandosi su di lei.
Solo allora la donna si voltò. E fu un attimo. Lo sguardo assassino dell'ussaro, il luccichio della spada...e un urlo disperato a riempirle le orecchie, coprendo ogni altra sensazione. L'urlo dell'innocenza  martoriata in quel lungo pomeriggio alla Bastiglia, proveniente da una feritoia.

Andrè correva confuso, in preda al terrore. Da una vita era in grado di percepire il pericolo, quando minacciava la sua Oscar. E in quei momenti lo sentiva chiaramente allungare gli artigli su di lei,  capiva di avere poco tempo. Malediceva la sua pessima vista, che lo rallentava nella sua corsa,  e che lo aveva portato fuori strada diverse volte.
Quando si ritrovò a poche centinaia di metri dalla fortezza avvenne l'inverosimile. Una folla disordinata si riversò per la strada,
fuggendo dalla Bastiglia, inseguita dalla cavalleria leggera dell'esercito,  mentre urlava in preda al terrore.
Andrè inizialmente tentò di resistere e continuare ad avvicinarsi, ma  rischiava di essere gettato a terra e calpestato, dovette rifugiarsi in un portone e attendere  che il fiume umano davanti a lui si disperdesse . Passarono alcuni minuti che per lui durarono ore, dilaniato dalla consapevolezza che se la gente fuggiva, se non si udiva più il rombo dei cannoni, significava che il popolo aveva perso i propri capi.
Appena gli fu possibile, incurante del pericolo di essere colpito dai militari,  si rigetto nella mischia e faticosamente raggiunse la rocca.
Salì sul ponte levatoio tremando. La cavalleria aveva sì disperso i manifestanti, ma non si era impossessata della Bastiglia, l'aveva abbandonata a se stessa, come la carcassa di un animale.
Ed ora che tutto era finito, Andrè scorgeva, tra il fumo e la polvere, le ombre di uomini che si aggiravano come avvoltoi, spogliando i cadaveri di ciò che poteva essere rubato, trafugando tutto quello che poteva essere portato via: sacchi di farina, vecchie armi medioevali, suppelletili e persino pentole e candelabri. Nel cupo silenzio che avvolgeva la scena,  gli pareva di sentire il verso sinistro dei corvi, appollaiati sulle mura.
"Oscar!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola, sentendosi già bruciare gli occhi  per le lacrime.
Nessuno rispose, nessuno lo degnò di uno sguardo. Poi alle sue spalle, sentì una timida presa sul suo braccio.
"Andrè, sono io, Lasalle"
Si voltò immediatamente, e lo afferrò per le spalle, scuotendolo.
"Dov'è Oscar, dimmi dov'è!"
"Non lo so- rispose quasi tremando- mi aveva dato il suo cavallo per venire ad avvisarti, ma sono caduto e...l'ho perso" ammise con vergogna. "Quando mi sono ripreso sono tornato qui, fuori dalle mura, ma lei non c'era...era dentro con Bernard, per trattare la resa"
Andrè si stava allontanando, il suo ex commilitone non gli era di nessun aiuto, quando udì un lamento, un urlo di dolore represso e contenuto, ma proprio per questo carico di violenza e intensità. E riconobbe la voce del suo vecchio compagno Alain.
"Alain dove sei? Alain?" chiese Andrè voltandosi, cercando per terra il corpo dell'amico.
"E' laggiù" gli indicò Lasalle.
Lo intravide, inginocchiato di spalle, sotto le mura, chino sul corpo di una donna, di cui scorgeva l'ampia gonna e le gambe. Lasalle sembrava aver perso il coraggio di parlare. Dovette avvicinarsi per riconoscere il volto angelico e i lunghi capelli castani di Diane, con gli occhi vitrei spalancati sul cielo sopra di lei, la mano appoggiata sul petto squarciato dal colpo di un fucile.
Non riuscì a dire una parola: troppo crudele la morte di una fanciulla che ancora doveva sbocciare, che ancora doveva  vivere, e amare, e che nella sua breve esistenza non aveva mai fatto del male a nessuno.  
"Dio, ti prego, fammi trovare Oscar, fa che la trovi viva..."
Come se un angelo lo avesse ascoltato, una piccola mano riempì la sua. Gustave.
Senza dire una parola lo condusse  in un punto preciso del cortile, scavalcando con una calma inquietante i cadaveri gettati ovunque.
Andrè la riconobbe subito. Il corpo abbandonato, prono,  il volto nella polvere. Accanto a lei, una spada spezzata a metà, come da una mossa di difesa.
Si gettò su di lei, la prese tra le braccia, con le dita sfiorò il suo volto, liberandolo dai frammenti di terra, bagnandolo di lacrime. Appoggiò la fronte alla sua, invocando piano il suo nome, come una preghiera. Sentì la mano della donna appoggiarsi al suo braccio. Fu travolto dalla gioia davanti al blu dei suoi occhi, che lo guardavano e lo riconoscevano,  e pianse ancora di più, senza riuscire a fermarsi. Oscar alzò la mano, bianca di polvere, sul suo viso, come a voler fermare quelle lacrime.
"Tienimi con te...per sempre" 
  
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