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Autore: Leia345    27/09/2011    12 recensioni
E' la notte della morte di Louis Joseph...le campane di Notre-dame suonano e Oscar , nelle sue stanze assieme ad André, sente quei rintocchi arrivarle dentro, in profondità...sarà un inizio o una fine?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2-L'eco dei rintocchi seconda parte Un rintocco
Un altro ancora
Suono metallici,attutiti, i cui echi risuonavano nel cuore di Oscar

Il delfino sta morendo‐ disse una voce nella sua testa e la sottile agitazione
che la tormentava dal mattino diventò improvvisamente palpabile.
Ad ogni rintocco un ricordo : la mattina assolata trascorsa in compagnia del
principe, la pressione del gracile corpo sul braccio quando era svenuto, la
sensazione di estraneità quando aveva dovuto prenderlo tra le braccia e stenderlo
in riva ad un laghetto,la sorpresa di quell’abbracciò innocente, la dolcezza di
quegli occhi infantili eppure così lucidi e consapevoli.
Un altro rintocco
‐Le senti André?‐ chiese con tono allarmato, senza guardarlo
‐Cosa?‐ disse lui troppo teso per pensare ad altro
‐Non senti questi rintocchi?Sono le campane di Notre‐Dame.Significa che il delfino
è agonizzante. Suonano le quaranta ore di preghiera per accompagnare la sua
dipartita‐ disse, e il tremolio della sua voce tradì tutta la sua angoscia.
Poi toccò il vetro, come a fermare quel suono funesto.
André sentì e le si affiancò, sfiorandole le spalle con il braccio, ritraendosi subito
dopo con una scusa sussurrata.
Ma Oscar non se ne accorse nemmeno. Percepì solo il suo respiro farsi affannato e
temette un accesso tosse che però non arrivò.
Dovette inspirare due o tre volte per prendere fiato, ma la morsa che le
opprimeva il petto non sembrava voler mollare la presa e anzi, si intensificava.
Nonostante André le fosse vicino sentì un turbamento profondo, mai provato
prima e per la prima volta in vita sua sì sentì impotente e fragile.
Vide i contorni della fontana farsi sfuocati e poi tornare a delinearsi nettamente
…il cuore perse uno, due battiti, mentre le campane continuavano il loro ritmico
monotono concerto.
Il fiato…le mancava il fiato…cercava aria e non la trovava…
Una sensazione di allarme e di pericolo si impossessò di lei.

Cosa mi sta succedendo?

Fu improvvisamente consapevole della precarietà di tutte le cose e della
disperazione con cui si era ostinata a negare i suoi sentimenti, a negare la malattia
che non le dava tregua da mesi, a negare i problemi di André.
Ebbe improvvisamente paura, paura di perdere André, paura di morire, paura che
fosse troppo tardi, paura di cessare di esistere, così, all’improvviso, senza aver
avuto il tempo di vivere come il cuore le dettava.Paura di aver vissuto la vita di
una persona che non esisteva se non nella mente di suo padre.
Un terrore sordo si impossessò di lei…
Pensiamo sempre di avere tutto il tempo del mondo, di poter rimandare in eterno
la ricerca di noi stessi, il confronto con i nostri demoni, le scelte vitali e necessarie
per dare un senso alla nostra esistenza.E poi arriva il momento in cui
comprendiamo quanto questa convinzione sia assurda, in cui la vita si ribella e ci
mette alle strette, con violenza, prepotentemente e una mano invisibili guida il
nostro volto verso uno specchio , dove la nostra anima ci chiede chiarezza e
verità(1bis).
E’ lì che rischiamo di perderci o di trovarci e trovare la pace.
E Oscar ora guardava, immobile e impotente un’immagine spettrale, ben visibile
nel grande vetro e la pioggia e le imperfezioni sulla superficie irregolare
deformavano il viso che vi vedeva riflesso, rendendo grottesco il disperato grido
d’aiuto di quegli occhi sbarrati, come un quadro dipinto da una mano malferma.
Tale era il suo stato di alterazione che per un momento sentì il profumo
dell’infanzia e dei suoi fantasmi, ma subito dopo realizzò che quello non era uno
spettro, bensì il riflesso del suo volto e tuttavia, anche quando si sforzò di darsi
della stupida, capì di non riconoscersi in quell’immagine.
Lei era un comandante, non aveva né paura né tentennamenti di fronte al pericolo
e quella invece era una donna spaventata e fragile.
Si sentiva così insensibile e svuotata, che non capiva se quelle sulle sue guance
fossero lacrime o gocce di pioggia riflesse sul vetro.
Aveva la sensazione che il suo corpo non le appartenesse più, di non riuscire più a
governarne gli arti.
Non sentiva più niente, niente per nessuno, solo paura e malessere.Un malessere
inafferrabile eppure percepibile.Pensieri confusi cominciarono ad accavallarsi
nella sua mente: l’uomo che amava probabilmente stava per perdere la vista ,lei
era malata e non sapeva nemmeno se la sua malattia fosse guaribile.Il delfino,
l’unica speranza di quella sua patria malata a sua volta stava morendo e lei dentro
al suo cuore sapeva che da qual momento niente le avrebbe più impedito di
prendere la decisione che la tormentava da settimane.
In fondo se aveva continuato a fare il suo dovere era stato anche pensando al
principe, all’unica ragione per la quale si ritrovava ancora, a volte , a difendere la
nobiltà.E in tutto questo, lei non sentiva niente.Tutto quello che contava era lo
sforzo di immettere aria nei polmoni.
Si vedeva dall’esterno e provava pietà per se stessa.
E quelle lacrime?Se quelle erano lacrime vere non se le spiegava.
Erano inconsistenti, esigue, stentate…il suo corpo non riusciva nemmeno più a
piangere…
Era così che ci si sentiva quando si moriva?
Quel senso di vuoto era terribile.
Non lo aveva mai provato prima.
Lei aveva sempre vissuto ogni giorno con passione, aveva sempre goduto della
musica, della lettura, della compagnia di André, dei riconoscimenti, della bellezza
delle cose con una pienezza che la maggior parte delle persone non conosce mai.
Non si era mai lasciata vincere dallo sconforto, non si era mai piegata ai limiti di
qualsiasi tipo, non aveva mai perso un solo attimo della sua vita in pensieri inutili
e mai aveva pensato che un giorno si sarebbe sentita così.
Vuota
Debole
Stanca
E quel che era peggio
Spaventata
Incapace di far fronte a quella situazione
Era insopportabile

BASTA!BASTA, BASTA!!!gridò qualcosa dentro di lei.
Urla senza suono, che vibrarono nel profondo, come i rintocchi della campana
che poco prima aveva annunciato l’agonia del principe.Un suono che scosse il suo
cuore facendolo risuonare , come se il suo corpo fosse stato la cassa di un
tamburo e la sua melodia ritmica scandita dal di dentro.
Quel vuoto era insostenibile e voleva che sparisse al più presto, per non tornare
mai più.
TUM TUM… TUM TUM…TUM TUM…
Sentiva un battito incalzante nelle orecchie, accelerare e poi rallentare,un ritmo
che lei pensava l’avrebbe portata verso la notte e che invece la stava portando
verso la vita, che provava a spingerla verso l’esterno, nello sforzo più faticoso di
tutta la sua esistenza.Le urlava di essere, di fare, di amare,di non perdere altro
tempo.
Rintocchi rapidi e vivi, non lenti e funesti.

Il mio cuore batte.Sono viva.Devo farmi forza.

Sentiva la schiena sudata e calda eppure gli arti le sembravano freddi e senza
nerbo e realizzò che da sola non sarebbe riuscita a superare quel momento.

Solo lui può salvarti, chiamalo!

Le sembrava di essere sul punto di svenire ed era certa che se fosse svenuta, non
si sarebbe più svegliata

André, toccami

Mosse le labbra per parlare, ma non ne uscì nemmeno un alito di fiato.
Sentì una goccia di sudore imperlarle le tempie.
Raccolse tutte le sue forze e riprovò a parlare
‐A…André …toccami‐disse in un soffio, chiudendo gli occhi.Non avvenne niente e
pensò di aver solo immaginato di aver parlato, ma quando riaprì gli occhi vide un
altro volto riflesso sul vetro, dietro al suo, con un’espressione stupita in viso .
‐Oscar…che ti succede?‐ chiese André, attonito, abbassando lo sguardo verso
quella mano scarna e bianca, appoggiata sulla superficie fredda del vetro, senza
capire se quelle dita tremassero per la violenza della pioggia e delle sferzate del
vento sul vetro o per lo sforzo di formulare quell’ordine implorante.
‐Ti prego, non fare domande, ho bisogno che mi tocchi‐ ripeté lei
Doveva sentire di essere ancora viva, voleva il suo calore, aveva bisogno di lui.
Sì, finalmente poteva ammetterlo, aveva bisogno di lui e di nessun altro.
Vide le mani di André alzarsi lentamente e appoggiarsi delicatamente sulle sue
spalle e ne sentì il calore attraverso la stoffa leggera della camicia.Con un sussulto
capì che quella era la cosa più giusta che avesse fatto negli ultimi anni: chiedere di
essere toccata, di essere scossa.

Sì, sono viva

‐Girati Oscar, cosa succede?‐disse lui, alzando la voce
‐Non hai capito…io…non riesco a muovermi, non posso fare un passo…‐disse lei
ansimando e alzò lo sguardo verso il vetro mostrandosi nuda e fragile, come non
succedeva da anni, come forse, non era mai successo.
Oscar non si mosse, e per un momento ad André sembrò di reggere i fili di una
marionetta rotta.
Era così magra, così fredda.
Qualcosa non andava.
Sentiva l’impulso di stringerla, di scaldarla, di capire cosa la facesse stare
male.Per lui era sempre stata e sarebbe sempre stata solo Oscar.Lì erano solo loro
due, nella casa che li aveva visti diventare adulti.
Solo loro sapevano cos’era stato crescere assieme, vivere assieme, rendere
plausibile la follia del generale, assecondarla, proteggersi a vicenda, tenere viva la
loro amicizia, proteggendola e nutrendola.
Come avevano fatto a dimenticare tutto il bene che si erano fatti, che si erano
voluti, com’era possibile che adesso ci fosse spazio solo per la disperazione …no,
non lo accettava.Aveva promesso sì, ma adesso…
Doveva stringerla, prenderla tra le braccia…
‐Oscar,non stai bene, permettimi di accompagnarti vicino al letto‐ disse cercando
di nascondere le violente emozioni che sentiva a quel contatto.
Lei scosse piano il capo
‐No, va bene così, rimaniamo così per un istante,Devi solo rimanere qui vicino a
me‐
Ma quelle parole fecero perdere ogni freno ad André che non le diede retta e dopo
averla fatta girare la attirò tra le sue braccia stringendola dolcemente.Il fatto che
lei non si ribellasse a quella stretta lo spaventò e per un momento si sentì
sperduto, inutile, come si era sentito in molti momenti della sua vita.Ebbe paura
di aver risvegliato in lei il ricordo dell’altro contatto, quello che le aveva
disperatamente imposto.
Ma era sicuro, certo come non lo era mai stato che lei avesse bisogno di
quell’abbraccio come ne aveva bisogno lui , perché tenerla tra le braccia gli
riscaldava il cuore, gli dava coraggio e lo faceva sentire vivo.In quel momento
sentì di aver vissuto gli ultimi mesi fuori da sé, come se fosse stato uno spettro,
un’anima dannata e condannata …adesso invece sentiva il suo corpo, che a
contatto con quello di Oscar riprendeva contorno.
Sentire lei significava sentire se stesso…
E André aveva ragione:per entrambi fu come un ritorno…il ritrovare una parte di
loro stessi che credevano perduta…quello che avevano dimenticato di essere, un
uomo e una donna che avevano trascorso assieme ogni singolo giorno della loro
esistenza, che senza l’altro sarebbero stati incompleti e sperduti.
‐Sono qui, non temere.Dimmi, cosa succede? ‐sussurrò fermo e dolce sui suoi
capelli
Lei sentì il sangue che ricominciava a scorrerle nelle vene e sollevando le braccia
si aggrappò al suo petto, cercando di prendere fiato.

Quest'abbraccio...mi fa sentire viva...è come un nodo che si scioglie...
Più lui mi stringe e più il nido si scioglie.
André...

‐Io…non lo so…è tutto in disfacimento, il delfino sta morendo.Le nostre vite, il mio
Paese, tutto è in rovina‐disse con la voce rotta, ansimando
André non rispose, ma la strinse più forte, senza più paura.Lei aveva bisogno di
lui, e nonostante avesse giurato che non l’avrebbe più toccata ora consolarla era
tutto quello che il cuore gli imponeva di fare.Lei gli aveva chiesto di toccarla e
lui,che aveva creduto di non poterlo più fare fino alla fine dei suoi giorni, non
sarebbe riuscito a lasciarla nemmeno sotto tortura.
La sentì soffocare un singhiozzo
‐Oscar,forse hai solo bisogno di piangere un po’, non trattenere le lacrime, dopo
starai meglio ‐la incoraggiò lui
Lei strinse più forte la presa e con un lembo della camicia di André tra le dita
chiuse a pugno, colpì il suo petto.
‐Non ci riesco, non ci riesco più, oh Dio André, non ci riesco più‐ confessò
disperata, in un soffio, la voce soffocata nel suo petto, cosicché André la sentì
vibrare nel suo cuore.
Ci sono persone che muoiono molto prima che il loro cuore smetta di battere(3) e
Oscar si sentiva così, come se non ci fosse più nessuna speranza, come se fosse già
morta, come se i suoi sogni, la sua capacità di sentire intensamente e pensieri, i
sentimenti, la musica, i colori, si fossero dissolti per sempre al rintocco di quelle
campane
Lei che era stata capace do oltrepassare i limiti dei sessi,che era stata capace di
portare a termine qualsiasi impresa, che si era sentita invulnerabile e capace di
tutto,che non aveva mai conosciuto la paura e l’esitazione non riusciva nemmeno
a piangere, a spiegargli quello che aveva nel cuore.L’unica cosa viva e reale erano
quelle braccia forti strette attorno al suo corpo, quel petto caldo, quel battito forte
e rapido.
Era troppo difficile,
Doloroso
Ma quel gelo rischiava di farla impazzire, tutto il dolore che sentiva compresso e
trattenuto dentro al suo cuore rischiava di annientarla con una deflagrazione
silenziosa e mortale.
Per la prima volta le sembrava di essersi persa e che solo lui potesse ricondurla
verso casa.
‐E’ perché sei stanca Oscar? Non dormi abbastanza e stai dimagrendo a vista
d’occhio.Stai facendo dei turni massacranti , non ti riposi mai, non sei una
macchina ,nessuno di noi lo è … non è così che terrai in vita Luis Joseph.Vieni,
stenditi un po’‐

OH André…
Come fai a non capire …
Come puoi portare avanti ancora questa assurda commedia che io ti ho imposto …
Il tuo abbraccio é vivo e reale , ma questo tono, questa freddezza cordiale...
Questo non sei tu...
Sei quello che io ti ho fatto diventare

Ma il momento in cui sarebbe riuscita a rompere quel velo di ipocrisia era
svanito…quelle parole l’avevano riportata ai suoi doveri…
‐Non posso,sto meglio ora.E’ stato un momento di debolezza, è come dici tu, siamo
stanchi e forse ho bisogno di riposare, ma lo farò più tardi, adesso devo andare da
lui.‐
‐Oscar ascoltami per una volta, non disperarti per il delfino, ha avuto la fortuna di
godere dell’amore incondizionato di una madre premurosa e attenta, ha avuto le
migliori cure possibili, l’affetto di tutta la nazione che in lui ha riposto speranze
eccessive.Non può essere un solo uomo a salvare il mondo, non in questo
momento e lui non è un uomo.Forse questo non era il suo destino‐.
Eccolo, il suo André…quella era la sua voce…le sue parole, finalmente sincere.
‐E’ mio dovere, lo sai bene.‐ protestò lei e a lui sembrò che cominciasse a stare
meglio, se aveva la forza di controbattere.
Ed era vero, era passata.
Qualunque cosa avesse provocato quella terribile sensazione di pericolo e
malessere, ora stava meglio.
Tra le sue braccia le sembrava finalmente di respirare e che tutto quello che
aveva provato fosse stato un’allucinazione.
Lui la guardava in silenzio, disapprovandola con lo sguardo
‐Sto meglio…davvero…io…grazie per…‐
Non finì la frase e si staccò da lui, scivolando via da quel calore che le aveva fatto
ritrovare le forze.

Ora so che solo con lui sento di vivere. Solo con lui mi sento viva .

Lui la guardò…era lì…Oscar…stanca e addolorata , negli occhi di nuovo quella luce
per un momento aveva creduto di non vedere più, pochi istanti prima….
Quanto avrebbe dato per vederla felice
Oscar si lasciò sprofondare in quello sguardo e tutta quella dolcezza , quegli occhi
completamente concentrati su di lei la commossero…era così che lui l’aveva
sempre guardata…sempre, da che poteva ricordare un suo sguardo.
Sentì le lacrime arrivare, prepotenti, inarrestabili e sentì che questa volta niente
avrebbe potuto fermarle.Scoppiò a piangere, un pianto disperato, ma necessario.
Tutto il suo corpo era scosso da singhiozzi e il sollievo era tale da non accorgersi
che stava scivolando a terra, in ginocchio.
Ma lui era lì, per nulla intenzionato a lasciarla andare.La sollevò e la strinse di
nuovo e in quell’abbraccio lei sentì tornare le forze e soprattutto la speranza.
André avrebbe voluto parlarle, trovare le parole per consolarla, ma l’emozione di
quel contatto, dopo essersi negato alla vita per tutto quel tempo era troppo
grande.
Era così la sua Oscar, alla fine la sua umanità vinceva sempre, il suo grande cuore
riusciva a vincerla e a riportarla sulla terra.
Era crollata infine.Come avesse fatto a resistere fino a quel momento per lui
rimaneva un mistero.Lui aveva Alain e la compagnia rumorosa di un intero
plotone, lei non aveva più voluto nessuno.
Giornate intere sotto la pioggia, tensioni, enormi responsabilità…e poi era bastato
il suono di quella campana, l’idea che un bambino di sette anni fosse strappato
alla vita troppo presto per scioglierle il cuore.
Era sempre la sua Oscar e lui non aveva smesso di amarla nemmeno per un
secondo, nemmeno quando gli era sembrato di odiarla.
Non l’avrebbe mai lasciata, mai!!!
La teneva stretta senza parlare e sentiva tutta la nostalgia dei loro anni
spensierati farsi strada nel suo cuore.Lei gli si strinse contro e lui sentì il bisogno
di parlare, per non perdersi completamente in quell’abbraccio
‐Ricordi quando eravamo piccoli, i nostri giochi, tutte quelle corse nei prati?‐
‐Noi non siamo mai stati piccoli‐disse lei con il viso ancora affondato nel suo petto
‐Non mentire a te stessa Oscar.Ci siamo divertiti e tanto anche,non siamo così
vecchi da non ricordarlo. Abbiamo giocato e giocato e giocato per giornate
intere…il delfino non lo ha mai potuto fare, non è giusto che un bambino debba
soffrire così tanto.E’ solo un bambino, e non avrebbe potuto fare nulla per
cambiare le cose.Lascialo andare Oscar‐
Lei, guardò dolcemente quella bocca, all’altezza dei suoi occhi, respirandone il
caldo alito
‐Non è solo per questo che sto piangendo André‐
‐Perché Oscar?Vuoi dirmelo?‐
‐Per… noi…‐disse sollevando il viso per guardarlo.
Lui le sorrise dolcemente
‐Noi‐sussurrò tristemente e non riuscì a fermare la sua mano che cominciò ad
accarezzarle i capelli, dolcemente.
Lei si scostò leggermente e André credette di aver superato di nuovo il limite
‐Scusami‐ disse con tono colpevole, abbandonando le braccia lungo i fianchi e
abbassando gli occhi.‐Tu hai bisogno di conforto e io non capisco mai qual è il
limite.Perdonami.‐
‐No!‐ gridò quasi lei‐ No!…non volevo fermartiLui
la guardò incerto, corrugando la fronte
‐Oscar…‐disse trattenendo il fiato
‐André, è possibile che nonostante tutto tu provi ancora dell’affetto per me?dopo
tutto quello che ti ho fatto passare?‐
André sospirò, svuotando il petto e muovendo le labbra in un sorriso amaro e
rassegnato
‐Oscar, Oscar…come puoi dubitarne.Io non smetterò mai di volerti bene…io e te…‐
ma si interruppe, come colpito dai suoi stessi pensieri.La fissò in silenzio, lo
sguardo incupito.
‐Dimmi André cosa stavi per dire?‐
André scosse piano la testa‐Niente, niente più di quello che sai già.Non è cambiato
niente Oscar, e niente cambierà‐.
‐No!‐urlò lei, disperata‐ ti assicuro che se sapessi come esprimere ciò che IO
sento lo farei.Tu lo sai fare, sai cosa proviamo entrambi, continua , termina quello
che stavi dicendo‐
E fu allora che André capì che la sua anima aveva sempre saputo più di quello che
la sua mente aveva percepito.Fu allora che capì perché era sempre rimasto.Lo
sguardo che si scambiarono fu per la prima volta in vita loro vero e pieno dei
sentimenti che avevano custodito in profondità, per così tanto tempo.
‐Stavo per dire che io e te ci siamo sempre protetti, che io ho sempre badato a te e
che tu hai fatto lo stesso con me, ma che in fondo, io non ho nemmeno saputo
proteggerti da me stesso.Stavo per dirti che anche se so che non sarò mai degno
del tuo perdono, SO che io e te non smetteremo mai di volerci bene, che io, non
smetterò mai di sentire ciò che sento‐
Oscar lo guardò disperatamente…non poteva più tornare indietro…eppure aveva
paura…sarebbe bastato un gesto sbagliato, una parola e tutto si sarebbe
disintegrato, lui sarebbe uscito da quella stanza , lei sarebbe tornata nel suo
letto…
‐Io ti ho perdonato André, da tempo ormai, ma tu…come hai fatto a perdonare
me? Come è possibile André‐ disse ansimando, rossa in viso‐io ho smesso di
amare Fersen già da tempo…eppure…mi sembrava un sentimento così vivo, così
vero e inestinguibile…ma dopo essermi resa ridicola ed essere stata rifiutata poco
a poco tutto ha cominciato a farsi più sfumato…e tu invece…com’è possibile che tu
sia ancora qui …ti ho umiliato, ti ho spinto ad azioni che non avresti mai compiuto
se ti avessi lasciato vivere la tua vita,ti ho respinto, ti ho disprezzato, per colpa
mia hai quasi perso la vista…come è possibile ?‐disse gridando senza riuscire a
fermarsi
André la guardò sconvolto.Oscar gli parlava di loro, sembrava incredula,
sembrava aggrapparsi disperatamente a quella domanda, sembrava spaventata
‐Oscar…hai dimenticato tutto quello che abbiamo passato assieme?Ogni momento
della mia vita è legato a te…‐
‐Ma questo ti è stato imposto e io ti ho spinto ad essere quello che non sei…il mio
André non avrebbe quello sguardo sconfitto…io…‐e si fermò, rendendosi conto di
quello che aveva detto
Andrè sgranò gli occhi e poi la guardò di nuovo, calmo.Le prese una mano e parlò
con voce dolce…l’unico tono che sapeva l’avrebbe calmata…
‐Oscar, le uniche azioni degne di nota della mia vita le ho compiute per cercare di
meritarti e le azioni indegne…quelle sono solo colpa mia, che credevo di essere un
uomo migliore solo perché il destino mi aveva messo al tuo fianco.Fersen merita il
tuo amore molto più di me, ma io e te…siamo uniti in modo misterioso e
indissolubile.IO…ne sono sicuro.Il mio destino è quello di amarti, di proteggerti, di
…aspettarti…fino alla morte –disse calmo e sicuro‐Sono egoista lo so, ma sono
felice che tu non soffra più per il conte.Tu non sai Oscar‐ proseguì poi‐ quali
pensieri mi abbiano attraversato l’anima…le angosce , il dolore…eppure tutto
quello che ho sempre desiderato era vederti felice...ti ho desiderata, ti ho
oltraggiata , ma in tutto questa miseria in cui è sprofondato il mio cuore non ho
mai smesso nemmeno per un secondo di amarti…e non smetterò mai…mai.‐
‐Perché?‐ sussurrò ostinata lei, in un soffio
Andrè sorrise dolcemente
‐Perché sei una donna meravigliosa e perché dentro di me , sopravvive la
certezza che un giorno tu capirai che solo nell’amore di un ‘altra persona troverai
la pace…perché siamo cresciuti insieme e perché l’uno senza l’altro siamo
incompleti…perdonami,perché sto rompendo il mio giuramento, ma questo è
quello che sento …hai ragione Oscar, tutto sta finendo, un’epoca, la monarchia, noi
siamo già vecchi…il popolo muore per mano del popolo…ma io so che ero
destinato a te…è questo che tu forse non capirai mai…‐
Oscar piangendo mise una mano sul suo petto
‐Ti sbagli Andrè…l’ho capito adesso e forse lo so da sempre‐
André la guardò con una luce nuova negli occhi e lei lo incalzò di nuovo, in una
domanda che diventava sempre più una confessione.
‐Spiegami…perché?perché solo ora capisco?‐
‐Oscar…‐
Oscar annuì.Era così.Non era mai stata così sicura in tutta la sua vita. .L’unica cosa
che restava da fare ormai era amare e lasciarsi amare, nonostante tutto.
‐E’ la verità‐
‐Oscar ‐
‐E’ così, ho sempre pensato di poter vivere da sola, di poter fare qualsiasi cosa, di
poter preservare la mia libertà solo facendo il mio dovere, ma senza di te tutto
questo non sarebbe stato possibile…negli ultimi mesi ho vissuto come morta e io
non voglio sentirmi morta, io voglio vivere, e tutto mi riconduce a te…solo con te
posso vivere.Io ti amo‐ disse con voce flebile e stanca, guardandolo
Andrè la guardò per un lungo istante, incapace di parlare e poi, prendendola per
la nuca e chinandosi verso di lei la baciò piano, delicatamente, sulle labbra.
Quando si staccò da lei, osservò con tenerezza i suoi occhi ancora chiusi e le
asciugò le lacrime dal viso.Lei aprì gli occhi e lui ringraziò il cielo per il dono di
poter leggere ancora in quello sguardo stupito e pieno di sentimento.
‐Se tu sapessi cosa significano queste parole per me Oscar…io …se tu sapessi
quanto è forte ciò che provo per te…quanto ti ho amata e quanto ti amo‐ disse con
gli occhi lucidi
Lei lo guardò seria, incapace di parlare, travolta dalle emozioni che lui aveva
saputo donarle con un solo casto bacio.
‐André…‐riuscì solo a dire
E si baciarono ancora, abbracciandosi più stretti, assaporando quello cui avevano
pensato di non avere diritto.Aggrappati l’uno all’altra si assaggiavano e si
stupivano per la naturalezza dei loro gesti, e mano a mano che il desiderio
cresceva si rendevano conto, senza bisogno di parole , che per loro non sarebbe
stato come per gli altri…loro sarebbero diventati marito e moglie quella notte
stessa.
Oscar si sentì pienamente consapevole di poter perdere il controllo da un
momento all’altro e tutto quello che desiderava era lasciarsi andare, farsi amare
da lui…ma prima c’erano questioni in sospeso e lei sentiva di dover rimandare di
un poco .Non se lo sarebbe mai perdonato altrimenti.Doveva dire addio alla sua
vecchia vita, perché ne era certa,il momento era arrivato.Si stacco dolcemente da
lui, che sembrava non volerla lasciare…
‐André‐. disse languidamente
‐Sì, Oscar?‐chiese lui con voce roca
‐ André, devo andare a porgere le mie condoglianza alla famiglia reale‐
André si staccò completamente da lei,fraintendendo, colpito da quelle parole
come da una doccia fredda.
‐Certo, come vuoi Oscar‐ disse con voce vuota, sforzandosi di ritornare in sé.
Lei gli prese la mano e sorrise
‐ Da questo momento sono tua André, lo sarò per sempre.Lo sai tu come lo so io,
ma questa è una cosa che devo fare.Sai cosa mi disse la regina quando nacque
Louis Joseph?Che non sarebbe più stata sola.Che una madre non è mai sola.Allora
mi sembrò un discorso egoistico e immaturo,mi sembrava che avesse a sua
disposizione tutti gli elementi per non sentirsi “sola”‐e dicendo questo guardò
André con aria colpevole, il quale le sorrise tristemente con gli occhi‐ ma ora
comprendo quello che intendeva.E adesso…‐
André capì quello che intendeva dire Oscar e si rilassò
‐Nemmeno tu sarai mai sola , finché io avrò vita, non ti lascerò mai affrontare
tutto questo da sola‐ si lasciò sfuggire
Oscar annuì e con un brivido, comprese la verità di quell’affermazione.Non era
mai stata sola, non lo sarebbe mai stata.Era una certezza, una regola, un
emendamento.Per questo non aveva capito a fondo le parole della regina, per
questo non aveva mai rimpianto di non poter avere una famiglia come la altre
donne.
‐Vieni con me André?‐
Lui la guardò e senza dire nulla la abbracciò.
‐Come sempre‐ le disse piano all’orecchio e lei rabbrividì stringendosi più forte a
lui, mentre i loro cuori suggellavano in quell’ abbraccio , una promessa senza
parole.
Si avviarono assieme verso le scuderie.
Molte erano le questioni lasciate in sospeso, ma per quelle avevano una notte
lunga e breve(4) davanti.
Ora era necessarie congedarsi dalla loro vecchia vita per cominciarne una nuova ,
che non sapevano dove li avrebbe condotti, ma che li avrebbe visti assieme
sempre, per tutto il tempo che rimaneva loro da vivere.
FINE


NOTE 1 E 1bis: Questi due paragrafi mi sembrano contenere pensieri troppo
profondi per essere miei e ogni volta che li rileggo mi suonano di già sentito .Può
essere che l’impressione di dejà‐vu sia dovuta al fatto di aver lasciato lì e poi
ripreso questo racconto più volte nell’ultimo anno , ma se qualcuna dovesse
notare idee sue me lo faccia sapere , metterò un disclaimer per rimediare, o
eliminerò i paragrafi in questione.Sono solo un po’ stordita, non sono in mala
fede, credetemi.
NOTA 2: Non so se il contenuto di questa informazione sia corretto, volevo solo
fare un po’ di psicologia spicciola.
NOTA 3:Magari fosse mia…questa è una frase del mio scrittore preferito, David
Foster Wallace, un genio assoluto , uno che nella scrittura ci metteva veramente
tutta l’anima.
NOTA 4: Le fan del “Grande sogno di Maya” riconosceranno le parole di Masumi in
questa frase; è un omaggio alla mia ultima passione manghiana…o manghesca o
manghereccia…o come diavolo si dice.


La ff comincia la sera in cui Oscar e André sentono le campane che annunciano
l’agonia di Louis Joseph…e fino a dove arriva?Ah, ah, si ferma lì…venti pagine per
descrivere dieci minuti…sparatemi pure.
Quello che ho sempre pensato e che mi ha fatto venire l’idea è che Oscar debba
aver fatto uno sforzo sovrumano nell’ultimo anno della sua vita per tenere a bada
i suoi sentimenti, lei che aveva sempre vissuto con passione, e che le sia venuta
almeno una crisi di panico , sennò potevano chiamarla Mazinga no?E io, che ne ho
avuto una soltanto, una vita fa e che me la ricorderò finché campo, ho sentito il
bisogno di riversare quelle sensazioni su carta.Quindi, complici: tisi, una
provvidenziale crisi di panico e campane funeste, finalmente si sblocca.Sembrerà
un po’ OOC, ma mi sono immaginata un’eroina più umana della solita Oscar.Mi
rendo conto che come al solito ho finito per fare un gran casino e per risultare
piuttosto pesante, ma meglio di così non sono riuscita a fare.

Grazie a tutte coloro che sono arrivate fin qui, ma anche a quelle che non ci sono arrivate...
Finito.Giuro
  
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