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Autore: Elpis Aldebaran    28/09/2011    6 recensioni
Fin da piccola, Tenten aveva avuto grandi sogni di gloria, si era sempre immaginata come una ragazza forte e combattiva, che mai e poi mai avrebbe perso la testa per un ragazzo. Non perché non credesse nell’amore, ma semplicemente perché non le interessava.
Questo era il suo pensiero, finché Neji non l’aveva baciata per la prima volta.

[NejiTen]
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Neji Hyuuga, Sakura Haruno, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Essere un jonin comportava diverse e non poche responsabilità.

Essere un jonin donna comportava diverse e molte responsabilità.

Si sa, una donna, oltre al lavoro, deve pensare alla casa, alla famiglia, al marito e ai figli.

Per questo a Konoha le kunoichi decidevano di mettere su famiglia abbastanza presto, quando erano ancora giovani e nel pieno delle loro forze.

Tenten, in tutta la sua vita, non aveva conosciuto donne che avessero avuto più di due figli: lei era figlia unica, Lee anche, Neji pure. Poi c’erano Hinata e Hanabi, Kiba e Hana, e c’erano stati i fratelli Uchiha. Aveva conosciuto kunoichi che non si erano mai legate a qualcuno, come Tsunade-sama, e lei era arrivata in alto, era diventata prima uno dei tre ninja leggendari, poi Hokage.

Fin da piccola, Tenten aveva avuto grandi sogni di gloria, si era sempre immaginata come una ragazza forte e combattiva, che mai e poi mai avrebbe perso la testa per un ragazzo. Non perché non credesse nell’amore, ma semplicemente perché non le interessava.

Questo era il suo pensiero, finché Neji non l’aveva baciata per la prima volta.

 

 

 

 

 

Hurricane

No matter how many days I die, I will never forget 
No matter how many lies I live, I will never regret 
There’s a fire inside of this heart in a riot 
about to explode into flames 

 

 

 

 

 

1 di 2

 

 

 

A detta di Ino, Neji il più delle volte era inquietante, più di Shikamaru.

Sorrideva poco e non dava molta confidenza alle persone, ma Tenten sapeva perfettamente che non lo faceva di proposito. Era soltanto il suo modo di essere, perché non si poteva certo dare tutta la colpa a Hiashi Hyuuga.

Però lei sapeva che Neji, quando voleva, sapeva anche essere passionale. Non dolce o romantico, ci mancherebbe, ma ogni tanto si lasciava sopraffare dai suoi sentimenti e diventava quasi umano, un uomo che oltre a difendere il proprio villaggio, provava anche amore. Verso di lei.

E ogni volta che formulava quel pensiero, Tenten provava sempre un brivido dietro la schiena, perché non riusciva a capire come mai un ragazzo fantastico come Neji avesse potuto innamorarsi di una come lei.

Si amavano, di questo non avevano mai fatto mistero. Lui glielo aveva detto chiaro e tondo la prima volta che erano usciti ufficialmente per un appuntamento.

Neji era un tipo diretto, che non si lasciava condizionare da quello che era il protocollo di comportamento comune.

Solitamente un ragazzo, prima di dichiararsi, corteggiava per un po’ la ragazza che gli interessava; la portava fuori a cena, le faceva regali, cercava di passare ogni momento libero con lei. Poi, se era sicuro che i suoi sentimenti fossero ricambiati, si confessava.

Più o meno era quello che aveva fatto Naruto, anche se ci aveva messo anni per far cadere Sakura ai suoi piedi. Questo era quello che stava facendo Shikamaru con Ino, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente, neanche sotto tortura.

Neji aveva saltato tutto quello ed era arrivato dritto al punto, senza nemmeno lasciarle il tempo di abituarsi all’idea.

Ma in fondo, a Tenten Neji piaceva anche per quello.

 

 

 

Neji le si era avvicinato, porgendole un braccio per aiutarla negli spostamenti.

Il giorno dopo la fine della guerra, Tenten si era ritrovata in infermeria con una gamba ingessata, confinata a letto da Sakura che in quei giorni sembrava un robot.

Ma c’erano troppe cose da fare, come aiutare a ricostruire Konoha, aiutare i feriti, contare i morti. Poi doveva ritrovare la sua famiglia in tutto quel macello, e restare ferma a letto era certamente l’ultima cosa che voleva.

Per questo Neji, senza rimproverarle nulla, aveva deciso di aiutarla quando l’aveva vista scendere dalla brandina dell’infermeria.

«Se Sakura dovesse chiederti qualcosa, tu non hai visto nulla» gli aveva intimato, mentre si aggrappava a lui per camminare.

Neji aveva risposto con uno dei suoi soliti mugugni, come segno d’assenso. O semplicemente non gliene importava granché.

L’accompagnò fino alla tenda delle Registrazioni, dove venivano denunciati i ninja disperarsi e si organizzavano le squadre di ricerca.

Tenten ebbe un attimo di esitazione nel vedere Iruka-sensei riferire a una giovane donna che il proprio marito era stato ritrovato morto. Ebbe un attimo la visione di lei che chiedeva notizie dei suoi genitori e Iruka che le diceva che erano morti anche loro.

Sarebbe stato un duro colpo.

Neji si accorse di quel suo turbamento e di come il suo corpo avesse cominciato leggermente a tremare. La fece sedere lentamente sull’erba, ben attento a non forzarle la gamba ingessata.

«Stai bene?» le chiese apprensivo, guardandola negli occhi.

«Certo… devo solo calmarmi un attimo. I miei stanno bene, lo so, me lo sento» rispose Tenten con un filo di voce. Stava cercando di auto convincersi che tutto sarebbe andato bene. Avrebbe ritrovato la sua famiglia, suo padre era un buon jonin e sua madre se la sapeva cavare: non doveva temere niente.

«Certo che stanno bene» fece Neji, fermo nel tono di voce. Tenten lo guardò perplessa, non capendo se la stesse rincuorando o meno.

«L’ho chiesto a Iruka, questa mattina. Immaginavo che fossi preoccupata. E’ meglio ricevere una brutta notizia da qualcuno che sia tuo amico, no?».

Tenten rimase in silenzio e nella sua testa tutta la frustrazione e le paure di quelle settimane di guerra si sciolsero come cera, portandola a piangere come una bambina.

«Grazie» gli mormorò appena, tentando invano di nascondersi gli occhi.

Neji si fece sfuggire un sorriso, aiutandola a tirarsi in piedi, ma prima che Tenten se ne potesse rendere conto, lui le aveva appena sfiorato le labbra con le sue, in un gesto del tutto innocente.

Si guardarono per pochi secondi, lei confusa e lui impassibile. Poi Neji se ne andò, lasciandola da sola.

 

 

 

 

Erano ormai due anni da quando avevano deciso di fare coppia fissa.

Avevano diciassette anni quando era finita la guerra e lui le aveva regalato il primo bacio, senza poi pretendere niente in cambio. Non era neanche mai tornato su quell’episodio, si comportava come se il tutto fosse stato solo una mera illusione della sua mente.

Avevano vent’anni quando lei si era presa un appartamento tutto suo e lui le aveva riferito, come se niente fosse, che usciva con un’altra ragazza.

Avevano ventidue anni quando erano usciti la prima volta assieme e lui le aveva confessato di amarla.

Adesso, due anni dopo, Tenten guardava perplessa la sua figura allo specchio. Si soffermò in particolare sui capelli in disordine, le guance scavate e gli occhi lucidi.

Si mise di profilo, adocchiando il seno che nelle ultime settimane si era gonfiato, scendendo giù fino all’addome piatto e con ancora gli addominali accennati.

Forse si stava sbagliando, forse il suo ritardo non era dovuto a una gravidanza, ma solo al troppo lavoro.

Insegnare all’Accademia e allo stesso tempo svolgere le missioni era dura, ma era anche necessario.

Un colpo di tosse richiamò la sua attenzione e Sakura le sorrise dallo specchio; indossava il camice bianco e in mano teneva una cartellina di plastica, con dentro i moduli per la visita. Aveva i capelli raccolti in un codino piccolo e strampalato e la sua espressione era calma e serena: stava bene, a differenza sua.

«Mi hai fatto preoccupare al telefono, sembrava una questione di vita o di morte!» Sakura si chiuse la porta alle spalle.

Scrutò per qualche istante Tenten, cercando di capire cosa potesse turbare l’amica. A parte la faccia sbattuta e il colorito perlaceo, le sembrava in forma.

Le fece cenno di mettersi a sedere sul lettino, ma lei si mosse in direzione della sua borsa, pescandone fuori una scatolina sottile e rettangolare, abbastanza lunga da contenere un test di gravidanza.

Sakura spalancò gli occhi quando Tenten glielo porse, imbarazzata.

Era positivo.

«Tenten…».

«Può sbagliare, vero?».

«Sì, ma è una percentuale molto bassa e…».

«Può sbagliare, vero?» ripeté ancora Tenten, quasi sul punto di mettersi a piangere, «Insomma, quando lo fece Ino sbagliò, no?».

«Questo perché Ino non sa leggere le istruzioni: fa tutto di fretta senza pensare!».

Sakura lesse negli occhi dell’amica lo sconforto e quel briciolo di speranza che ancora persisteva dentro di lei.

La fece sdraiare sul lettino e le alzò la maglia quel tanto che bastava per scoprirle il ventre. Accese la macchina per l’ecografia e spalmò una generosa quantità di gel con la sonda, aspettando di vedere qualcosa sul monitor.

Tenten si voltò nella direzione opposta, timorosa di ricevere una conferma ai suoi timori.

Sentì Sakura sospirare.

«Tenten… sono quasi dodici settimane».

«Ne sei sicura?».

«Tenten, almeno guarda…».

«No».

Sakura rimase in silenzio, osservando sullo schermo il bambino della sua amica. Era piccolo e sfocato, ma aveva riconosciuto i lineamenti della testa, del naso, delle mani.

Spense tutto e porse a Tenten un pezzo di carta per pulirsi la pancia.

Si mise a sedere sulla sedia della scrivania, aspettando che l’amica si ricomponesse.

Tenten aveva cominciato a tirare su col naso e cercava di bloccare le lacrime, perché non le piaceva farsi vedere debole e vulnerabile, neanche dagli amici.

«Ti va di parlarne?» le chiese Sakura, con delicatezza.

«Non c’è niente da dire».

«Io credo di sì. Perché questa non è una reazione normale a una notizia del genere!».

Tenten si appoggiò al lettino, puntando lo sguardo sui suoi piedi.

«Per caso… tu e Neji avete litigato?».

La ragazza rimase in silenzio e Sakura lo interpretò come una negazione.

Cercò nella sua testa se il motivo potesse essere un altro, ricordando le ultime conversazioni e gli ultimi pettegolezzi che si erano scambiate lei e Ino, alla ricerca di qualcosa che l’aiutasse a fare chiarezza.

«Lui… non vuole avere figli» sussurrò Tenten, sospirando rassegnata.

Sakura fu sorpresa da quella rivelazione, ma rimase in silenzio, aspettando chiarimenti.

«Mi ama, ma… non li vuole, tutto qui».

 

 

 

 

«Non voglio avere figli».

Tenten si bloccò, con le mani insaponate e un piatto tra le mani, che per poco non era cascato nel lavello, frantumandosi.

Neji era seduto al piccolo tavolo della cucina, intento a sbucciarsi un mandarino.

Per tutta la sera avevano riso di come Ino, sbadata, si era convinta di essere rimasta incinta a causa di un ritardo di pochi giorni. Era anche andata a comprare un test di gravidanza, che era risultato positivo.

Solo che poi la giovane Yamanaka si era accorta di aver letto male le istruzioni, che nessun bambino stava arrivando, e ciò aveva portato un po’ di malinconia nel suo umore.

Nonché aveva evitato una sincope al povero Shikamaru.

Avevano parlato solo di Ino; Tenten non aveva fatto alcun accenno al suo desiderio, un giorno, di diventare madre, ma aveva sperato che Neji entrasse in argomento e magari manifestasse la stessa intenzione.

Ma adesso quella confessione l’aveva del tutto spiazzata.

E un po’ impaurita.

«Non vuoi avere figli in generale… o non vuoi averli con me?» si azzardò a dire, chiudendo il rubinetto dell’acqua.

Neji la guardò con tranquillità, come se stesse affrontando un argomento qualsiasi.

«Sai che le cose ora sono diverse nel mio clan… ma non voglio avere figli che passino quello che ho passato io. So che Hinata, quando prenderà in mano l’eredità di Hiashi sama, non mi chiederà mai nessun sacrificio. Ma è inevitabile che io ne compia alcuni, è mio dovere proteggerla. Se è necessario, un giorno potrei anche arrivare a sacrificare la felicità dei miei figli, se il clan lo ritenesse necessario. Perciò non voglio averne. Mi capisci?».

Tenten annuì piano, senza trovare la forza di dire altro, e tornò a lavare i piatti.

Lo capiva e lo amava ancora di più per quel pensiero.

Ma dentro aveva cominciato ad avvertire come una specie di vuoto, come se le avessero tolto qualcosa.

Ma non sapeva dire con certezza cosa fosse.

 

 

 

 

 

Neji sonnecchiava sul divano, le braccia aperte sullo schienale e la testa reclinata all’indietro.

Era appena tornato da una missione e il mattino seguente sarebbe dovuto ripartire per due giorni.

Tenten gli aveva detto che forse era il caso che restasse a villa Hyuuga per quella sera, che là certamente si sarebbe riposato meglio; ma lui l’aveva bellamente ignorata e durante la sera l’aveva raggiunta, come spesso faceva. Ormai neanche bussava più, entrava direttamente con il doppione della chiave, come se quel piccolo appartamento fosse stato anche suo.

Durante la cena, aveva cercato in vari modi di dirgli di quel piccolo problema che aveva in pancia, ma tutte le volte che prendeva coraggio, una vocina fastidiosa nel cervello continuava ripeterle “e se decide di lasciarti?”.

Non lo avrebbe fatto.

Ne era quasi sicura.

Solo che quel “quasi” l’aveva martellata per tutta la serata, finché Neji non si era appisolato mentre guardavano la televisione e le sue opportunità erano svanite.

Poggiò la testa contro un braccio di Neji, osservandone il profilo del viso, del mento, giù fino alla gola con il pomo d’Adamo.

S’immaginò il suo bambino con quelle fattezze, con quei tratti delicati, con i suoi occhi bianchi e l’espressione imbronciata. Magari avrebbe preso il naso di lei, più sottile e più a punta, ma nel complesso sarebbe stato bellissimo. O bellissima.

Sospirando, Tenten spense la televisione e con delicatezza scrollò una gamba del ragazzo, cercando di svegliarlo.

Neji aprì lentamente gli occhi, rimanendo nella sua posizione, un po’ frastornato; a Tenten veniva da ridere, lui faceva un’enorme fatica a svegliarsi e a mettere in moto i sensi.

«Ti conviene andare a letto o domattina sarai pieno di dolori…» lo ammonì, come una madre.

Neji sbadigliò per tutta risposta, stiracchiandosi la schiena e le braccia.

«Giuro che quando torno mi prendo una vacanza».

Si alzò dal divano, diretto verso il bagno.

«Tu non vieni?» le chiese, vedendo che era rimasta a sedere.

«Tra poco» aggiunse Tenten, sorridendogli.

Lo osservò, mentre con passo strascicato entrava in bagno e iniziava a lavarsi i denti.

Decise che gli avrebbe parlato, ma solo quando sarebbe tornato dalla missione. In quel momento, voleva solamente stargli accanto.

Quando finalmente s’infilò sotto le coperte, pronta per dormire, Neji l’avvolse con le sue braccia, immergendo il viso nei suoi capelli. Era un gesto talmente romantico, che Tenten per un attimo pensò che in qualche modo lui avesse intuito qualcosa.

Si dovette ricredere quando senti una sua mano intrufolarsi sotto la maglia.

«Ma tu non eri stanco?» gli chiese, voltandosi nella sua direzione.

«Ero. Ora sono sveglio».

Neji premette la bocca contro quella di Tenten, dando subito inizio a quella danza notturna. La sovrastò con il suo corpo, sfilandole subito la maglia, lasciando i seni in balia del freddo.

Glieli baciò famelico, toccandole i capezzoli che subito diventarono turgidi. Con la bocca scese fino all’ombelico, baciando con delicatezza il suo addome; Tenten s’irrigidì.

Chissà se poteva sentirlo?

Ma quando Neji passò oltre, arrivando all’elastico dei pantaloni, un singhiozzo le sfuggì dalle labbra, un singhiozzo che avrebbe dovuto sopprimere.

«Ten, tutto bene?» chiese subito lui, alzando la testa di scatto.

Tenten avvertì una punta di panico nella voce di Neji. Avrebbe potuto scommettere che anche i suoi occhi riflettevano quell’incrinatura, ma era troppo buio per poterli vedere con chiarezza.

«Sì. Non ti fermare, ti prego».

E lui non se lo fece ripetere due volte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto © Masashi Kishimoto

“Hurricane” – fan fiction © Elpis Aldebaran

“Hurricane” – dall’album This is War, 2009 © 30 Seconds to Mars

   
 
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