Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Charlotte Doyle    09/06/2006    6 recensioni
(ora COMPLETA)
“E’ che non ne hai il coraggio,” disse Ginny. (...)
“Che cosa?” disse Hermione.
“Non ne hai il coraggio,” ripeté Ginny.
“Il coraggio di fare cosa?”
“Non hai il coraggio di baciarlo.”
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie a tutti i recensori e i lettori del primo capitolo! Ecco a voi il secondo.




2. Morning Chorale


Un altro bacio, veloce.

“Be’, ok, giovedì colpa mia, ma ero di cattivo umore!”

“E tu non eri dell’idea che ‘qualche bacio potesse tirare su una persona’?” disse lei, e ricambiò il bacio di prima. Ron si staccò poco dopo per ribattere.

“L’avevo detto per Cho Chang, e diamine, erano due anni fa, come fai a ricordarlo?”

“Ricordo molte altre cose… mmm.”

Lui si staccò di nuovo.

“Bene, allora il giorno dell’arrivo dei parenti di Fleur?”

“Non era il ca-“

Non farla parlare così era semplicemente troppo divertente!

“E da quegli orribili Babbani, il giorno prima di partire?”

“In realtà-“

Assolutamente magnifico!

“E mentre tornavamo da Hogwarts?”

“C’era appena stato il funerale di Dumbledore!”

-dore, -ore, -ore…


Requiem o no, i musicisti di sotto non avevano intenzione di smettere di suonare.


“Comunque io ci avevo provato pure quella sera in Sala Comune, eh,” disse Ron.

“Mmm?”

“E quando abbiamo vinto la Coppa di Quidditch?”

“Hai passato tutto il tempo a minacciare di morte Harry.”

“Be’, avresti potuto provare a-“

Ma lei aveva deciso di ricambiare con la stessa moneta. Al momento, proprio non c’era bisogno di parlare. Così avrebbero potuto affinare la tecnica, approfondire il bacio, smetterla di bisticciare senza motivo. Bisticciare, flirtare, comunque era la cosa; semplicemente, era troppo bello per essere ve-


La porta improvvisamente spalancata.

“CHE COSA STATE FACENDO!?”


“M-mamma…”

Hermione riuscì appena a leggere il terrore negli occhi di Ron, prima di scorgere la signora Weasley sulla soglia della porta. Si passò le mani sul viso, e scoprì con sorpresa di essere più che bollente; chissà quando doveva essere rossa…

“Ronald Bilius Weasley!” disse allora la signora Weasley. “Ti pensavo di sotto ad aiutare i tuoi fratelli!”

Ron sembrò improvvisamente colto dal desiderio di farsi piccolo fino a sparire. Fece per alzarsi, ma Molly lo fulminò con lo sguardo e lui si bloccò.

“Hermione,” aggiunse poi la donna, con voce forzatamente calma. “Non vi siete presentate da Fleur stamattina, sono molto delusa ma… be’, adesso non importa. Se tu sei qui da sola… dov’è Ginny?”

Hermione sbattè le palpebre.

“Lei… non era da Fleur?”

Molly alzò le sopracciglia, come a cercare di individuare una qualche bugia nell’aria. Ma Hermione era sinceramente perplessa.

Molly sospirò.

“Be’, sarà il caso di andare a cercarla. Potresti…?”

Hermione si alzò immediatamente, come a cercare di rimediare in questo modo alla grave mancanza di rispetto nei confronti della padrona di casa (insidiarsi nella sua casa come Tartuffe, finire a imboscarsi con il suo piccolo Ronniekins?).

Ron fece per seguirla, ma sua madre avanzò verso di lui con aria minacciosa.

“Noi dobbiamo fare una chiacchierata,” disse.

Hermione riuscì solo a mostrare al ragazzo la sua mortificazione con uno sguardo prima di essere sbattuta fuori dalla stanza.


“Sono già arrivati alcuni degli ospiti! Che cosa facciamo?”

“Intratteneteli. Qualsiasi cosa va bene. Fred, George, non si tratta del vostro lavoro?”

“Veramente-“

“Dove accidenti è finito il Maestro di Cerimonia?”


Harry nel vedere la gente arrivare era scappato a nascondersi dall’altra parte del giardino. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare lo sguardo curioso di tutti gli invitati, ma più sarebbe riuscito a ritardare quel momento, meglio sarebbe stato per lui.

La signora Weasley aveva percepito il suo disagio, e gli aveva assicurato che avrebbe potuto starsene appartato quanto voleva, ma che alla fine avrebbe dovuto pensare solo a divertirsi.

Quello era un giorno di pace.

Si andò a sedere vicino un’aiuola di dalie.

“Chi ès?” sentì dire allora, e voltandosi si trovò davanti la sorellina di Fleur, Gabrielle, piuttosto minuta per i suoi dieci anni.

“Ciao,” disse Harry.

Gabrielle ricambiò il saluto con un timido sorriso. Non sembrava molto felice.

“E’ successo qualcosa?” disse Harry.

Gabrielle scosse la testa con forza. Poi, però, cadde a sedere, le ginocchia contro il petto, ed emise un flebile singhiozzo.

Harry provò grande disagio, ma lo stesso appoggiò una mano sulla schiena della piccola, in segno di conforto.

“Tutto… tutto bene?”

Gabrielle scosse di nuovo la testa, ma questa volta il significato era cambiato.

“Io sono triste,” disse lentamente, cercando le parole da usare. “Parché Fleur va via.”

Ovvio. Fleur da quel momento non avrebbe più abitato a casa sua; anche se già da un anno viveva all’estero, in un paese in guerra, lontano dalla sua famiglia, si poteva sempre dire che ‘non sarebbe stato per sempre’. Adesso, invece, sposandosi con Bill…

“Be’,” disse Harry, trovandosi anche lui a corto di parole, ma non a causa della non conoscenza della lingua inglese; “Sono sicuro che lei e Bill verranno spessissimo a trovarti.”

Oui,” disse lei. “Fleur à promeso me. Ma è sompre triste quando persone vanno via.”

Sorrise nel dire questo, ma Harry non riuscì a ricambiare; sentiva come un groppo alla gola.

Passarono un po’ di tempo in silenzio, poi il ragazzo si riebbe e si guardò intorno.

“Non è che ti stanno cercando?” disse.

“Uh?” disse Gabrielle.

“Ti sei allontanata, gli altri… la tua mamma può preoccuparsi se non ti vede.”

“Oh. Oui. E tu?”

“Io… be’, io sono grande.”

Avesse avuto dieci anni lui, si accorse solo in quel momento, avrebbe odiato quella risposta. Ma Gabrielle non sembrò affatto seccata da un’affermazione simile.

Oui, tu ragiono” disse. “Io andore indietro.”

“Ti accompagno,” disse Harry.


“Fleur?”

Hermione era entrata nella tenda dove era avvenuta la preparazione della sposa, che adesso era pronta; insieme a lei erano rimasti solo la madre e un cugino grande, impegnati in una fitta conversazione in francese vicino alla toletta. Il cugino, Marius, l’avrebbe accompagnata all’altare, poiché il padre di Fleur era morto diversi anni prima. La giovane donna era seduta al centro dello spazio, invece, sopra uno sgabello completamente nascosto dalle balze del vestito.

“Oh, sciao, ‘Ermione,” disse sorridendo. Era raggiante, e splendida. Inutile profondersi sulla bellezza delle spose nel giorno del matrimonio, basta dire che anche qui un così banale luogo comune veniva riconfermato, se non addirittura scardinato dalla natura stessa della mezza Veela.

Hermione in quel momento si vergognò immensamente di non essere scesa prima.

“Io…” disse. “Mi, mi dispiace Fleur, sarei dovuta venire-“

“Oh, non fa nionte, ‘Ermione, va biene anche adesso, non saresti riuscita a ontrare prima,” disse lei, ridendo. “Come ti sombro?”

“Sei… assolutamente magnifica.”

Riciclo di complimenti.

Fleur sorrise. “Biene, biene.”

Disse: “Il faut ècouter les mots d’une nouvelle amoureuse.

Hermione non ne capì il senso, perché non sapeva il francese così bene, dunque si limitò ad annuire.

Fleur scoppiò a ridere di nuovo, e Hermione non fu molto contenta della cosa, visto che quasi sembrava la stesse prendendo in giro.

Je vais à chercher Gabrielle,” disse allora la madre di Fleur. “Il est tard.

Fleur annuì. “Tu hai visto mia sorela?”

Hermione scosse la testa.

“Io stavo cercando Ginny,” disse. La madre di Fleur uscì dalla tenda.

“Oh, ella non è venuta qui,” disse Fleur. Hermione non riuscì a leggere l’espressione che aveva in viso, ma certamente si rendeva conto della situazione spiacevole. Da quando era diventata così accondiscendente nei confronti di azioni scorrette?

“Capisco,” disse. Salutò Fleur e il cugino, e uscì anche lei.


“Bill, ma chi avete invitato?” disse Charlie.

“Guarda, non lo so neanch’io,” disse Bill, tra una stretta di mano e l’altra con gli ospiti che via via cominciavano ad arrivare. “Ci hanno pensato mamma e Fleur. Insieme!”

“Per esempio, chi è Victor Moore?”

“Te lo ripeto, non lo so,” disse Bill. “Dove l’hai sentito?”

“I segnaposti dei tavoli,” disse Charlie.

“Forse è ‘Viktor Krum’? Sai, il-“

“-peggior incubo di Ron? No, era proprio Victor Moore.”

In quel momento, si avvicinò a loro un alto mago ultracentenario, vestito in un frac vecchio almeno di sessant’anni, stando alla moda Babbana.

“Lo sposo?” disse, porgendo la mano con fare elegante.

Bill annuì, un poco a disagio, e si affrettò ad afferrare la mano dello sconosciuto.

“Sono Edward Everett Horton,” disse questo.

Charlie sentì improvvisamente il bisogno di urlare.


Hermione non trovò Ginny, ma piuttosto vide che la signora Delacour aveva ritrovato Gabrielle, e, insieme a questa, anche Harry. La donna stava tentando di parlare con lui, ma il suo amico aveva tutta l’aria di capire ben poco. Hermione decise di soccorrerlo; si avvicinò furtivamente e lo prese da parte con una scusa, lasciando madre e figlia da sole.

“Harry!”

“Oh, ciao, Hermione,” disse lui. “Pensavo fossi con Ron.”

Questo riportò alla mente della ragazza l’imbarazzante accaduto di poco prima; arrossì violentemente.

Harry la fissò perplesso.

“Lasciamo perdere,” disse lei sbrigativa.

Harry sospirò.

“Non avete litigato, vero?”

Hermione scosse la testa con forza, cercando di non incontrare il suo sguardo.

“Be’, allora poi chiederò a Ron,” disse lui.

C’era forse malizia nella sua voce? No, no, era solo immaginazione.

“Bene,” disse Hermione. “Adesso devo andare.”

“Dove?”

“A cercare Ginny.”

Harry rabbuiò in volto.

“Ah,” disse.

“Non si trova, sai?” disse Hermione, con aria un po’ vaga.

“Che?”

“Chi. Ginny.”

“’Non si trova’ nel senso che, ehm, che ne so, ti è sfuggita…”

Non terminò la frase. Hermione scosse la testa.

“Nel senso che doveva essere da Fleur e non è lì, e la signora Weasley mi ha mandato a cercarla perché nemmeno lei l’ha trovata,” disse.

Questo sembrò colpire il ragazzo in modo particolare, e gli fece distogliere lo sguardo.

“Harry, non ti affliggere, non può essere successo niente, è pieno di maghi qui, e sicuramente sarà da qualche parte…”

“Ma tu vuoi che io mi preoccupi, no? Non me l’avresti detto, altrimenti?”

Hermione ignorò la sua insinuazione.

“Senti, perché non mi aiuti?” disse.

Harry sembrò considerare la proposta per qualche momento. Alla fine annuì.

“Andiamo,” disse.

Hermione sorrise, e insieme ricominciarono la ricerca.

La Tana non era mai stata così estranea ai suoi naturali abitanti. La ditta di catering aveva trasformato il giardino circostante l’abitazione in un labirinto di tavoli e gazebo di stramba fattura, un’aria vagamente barocca, per non parlare del piccolo palchetto dove i musicisti avevano interrotto lo swing per provare un valzer à la Puccini.


“E comunque, dov’è Ron?” disse Harry poi.

Hermione non rispose subito, ma prese a osservare con interesse la corteccia di un albero. Che Ginny fosse nascosta al suo interno?

“Uhm, sta, ecco, parlando con sua madre,” disse.

“Oh.”

“Ma non credo che lo terrà per tanto, insomma, anche la signora Weasley ha da fare, e-“

“E’ successo qualcosa?” disse Harry.

Hermione chiuse gli occhi, come per trattenersi dal fare qualcosa.

“Te lo fai raccontare da lui, ok?”

Harry scosse la testa.

“Sicura che non me lo vuoi dire tu?”


“Bill?”

“Ginny, non ti avevo vista!” disse il fratello maggiore, chinandosi per stringere la sorella in un abbraccio.

“Già,” disse lei.

“Sei splendida.”

Ginny sorrise.

“Grazie,” disse. “Anche tu.”

E, nonostante le terribili cicatrici rimastegli dopo l’attacco di Greyback, chiunque avrebbe potuto affermare la stessa cosa quel giorno.

“Allora, sei stata da Fleur?” disse lui ammiccando. “Dimmi, com’è?”

Ginny sbiancò. Che cosa avrebbe potuto rispondergli? Sentì addosso un forte senso di colpa; voleva veramente fare male a suo fratello in questo modo, nel giorno del suo matrimonio?

Mise una maschera e sorrise amabilmente.

“Non posso dirti niente, dovrai vedere con i tuoi stessi occhi,” disse.

Bill sembrò accettare di buon grado la risposta. Ginny sospirò – non aveva detto una bugia, quantomeno; lo stesso però si sentiva ancora a disagio.

“Io, ehm, vado,” disse. “Penso che mamma abbia bisogno di me.”

“Certo,” disse Bill con un sorriso. “Io invece rimarrò qui, a sperare che il flusso di invitati si fermi prima o poi. Se solo Charlie si facesse rivedere…”

Ma Charlie era corso lontano, ai tavoli, per creare un nuovo segnaposto per Edward Everett Horton.


“Dev’essere stato imbarazzante.”

Hermione guardò Harry come se avesse detto qualcosa di terribilmente stupido.

“Imbarazzante?! Stavo per morire dalla vergogna!”

Harry si mise a ridere.

La ragazza assunse un’aria indignata.

“Avrei fatto meglio a non dirtelo,” disse.

Harry rise ancora di più.

“Scusa, ma è troppo divertente…”

“Che cosa è divertente? Cosa ti sembra divertente in tutta questa storia?!”

“Be’, avete passato oltre due mesi a rimandare la cosa-“

“Di più,” disse Hermione.

“Va bene; e quando finalmente vi decidete-“

“Ha deciso tutto lui!”

Harry le lanciò uno sguardo beffardo e continuò come se niente fosse.

“-quando finalmente vi decidete, entra la signora Weasley e vi scopre!”

“Non è divertente!”

Faceva l’offesa, ma da una parte, dentro di sé, provò un gran sollievo nel trovare un Harry così allegro.

Il ragazzo si asciugò le lacrime provocate dalle scosse di risa. Rimessi gli occhiali, diede una pacca sulla spalla di Hermione.

“Ringrazia piuttosto che non vi abbiano beccato Fred e George…”

Hermione scosse la testa.

“Peggio di così non potevo apparire ai suoi occhi; la mamma di Ron mi caccerà da questa casa questa sera stessa,” disse tetra. “O, peggio, caccerà Ron…”


Ma Ron, al momento, fu solamente cacciato via dalla camera di Ginny, e invitato a unirsi ai fratelli per fare qualcosa di utile.


Trovò Charlie, o forse Charlie trovò lui.

“Tenere buoni dieci Ungari Spinati con una sola bacchetta sarebbe più facile,” disse, in relazione al lavoro che gli era stato assegnato per il ricevimento degli ospiti, che – in verità – non era nulla di preciso, se non, appunto, il ricevimento degli ospiti.

Ron non disse niente.

“Be’, che è successo?” disse Charlie. “Ron?”

Il ragazzo si scosse solo dopo un ulteriore richiamo.

“Eh?”

“Ma ci sei con la testa, oggi?”

“Ehm…”

“No, ho capito. Oh, guarda, c’è la zia Muriel!”

Non fece in tempo a dirlo, che entrambi i fratelli cercarono di scappare, all’unisono, verso destinazioni diverse.

“No no no, aspetta, vai a salutarla tu, non hai fatto niente sin adesso!” disse Charlie.

“Ehi, questo non significa che devo essere torturato,” disse Ron. “E comunque io mi sono già sorbito una ramanzina da mamma!”

“Che sarà mai, zia Muriel-“

“Zia Muriel-“

“Zia Muriel!” disse Charlie con un ampio sorriso sulle labbra all’anziana zia, in segno di saluto.

“Ragazzacci!” disse questa, un donnone imponente dal vestito color ciclamino.

Stritolò entrambi in una sola apertura alare, e poi stampò loro un bacio sulle guance.

Ron inorridì sentendo la bava colargli lungo il viso, ma Charlie lo guardò male e lui si trattenne dallo sfregarsi la guancia con la manica del vestito.

“Birbanti, vado a vedere la sposa, sarà possibile?”

“Certo!” disse subito Charlie. “E Ron ti accompagnerà!”

Ron guardò il fratello con odio.

“Ma no, guardate, Frederick e George sono proprio lì, mi faccio portare da loro!” disse la zia entusiasta.

Ron tirò un sospiro di sollievo mentre la donna si allontanava.

“Ragazzi,” disse allora il signor Weasley, spuntato tra di loro improvvisamente. “Venite con me, vi spiego cosa dovete dire alle persone che arrivano. C’è stato un problema, il Maestro di Cerimonia è arrivato tardi e si deve ancora preparare, si comincerà un po’ dopo; nel frattempo…”


“Ginny?”

La ragazza, fuori dalla tenda della sposa da qualche minuto ormai, indecisa sul da farsi, balzò sul posto per la sorpresa. Quella era la voce di Fleur.

Scostò un lembo della tenda e si affacciò dentro. Fleur la osservava sorridendo.

“Parché non ontri?” disse.

Ginny fece un piccolo passo in avanti, e poi disse: “Come hai fatto a sapere che ero io?”

“Oh, tua silhouette è molto riconoscibile,” disse Fleur. “Tu ha bella figura.”

Ginny si meravigliò a sentire un complimento del genere provenire dalla sua quasi-cognata, narcisista per passione. Entrò e richiuse la tenda dietro di sé.

Lo devo fare per Bill.

“Non volevi ontrare?” disse Fleur poi.

“Io…”

Ma le parole le mancavano.

Fleur fece finta di niente.

“Potresti passormi quel biglietto sul tavolino, per favore?”

Ginny annuì e fece come indicato.

Rimasta accanto a Fleur, si sentì ancora più tesa. Era davvero il senso di colpa a farle quell’effetto?

Intanto, la giovane sposa scoppiò a ridere mentre leggeva.

Ginny la guardò come a chiedere spiegazioni.

“S’è una chosa che mi ha scrito Bil ieri,” disse Fleur.

Glielo passò perché Ginny potesse leggere lei stessa. La battuta non la capì, trattava di un certo Crusuk che doveva essere un goblin della Gringott; a parte quello, però, c’era qualcosa tra le poche righe del messaggio che la colpì particolarmente. Non seppe dire cosa, ma in quel momento le venne in mente Harry.

Si girò verso Fleur, e tentò di sorridere.

“Tu stai proprio bene con il vestito dorato, come avevo detto io,” disse questa. “Però stai giù come Gabrielle.”

“Io non,” disse Ginny; “non è per oggi, è per… in realtà… Scusami.”

Quanti significati per quell’unica parola?

“Oh, ma so che non è per matrimonio,” disse Fleur. “Io ero a Hogwarts dopo morte di Dumbledore, ricordi?”

Ginny annuì; non ci aveva mai pensato, però.

“Ascolta, voglio dirti una chosa…”


“Quello, quello lì che si sta avvicinando verso di noi… chi è?”

“Perché me lo chiedi?”

“E’ possibile che a questo matrimonio siano stati invitati tutti sconosciuti?”

“Forse è un collega di papà.”

Il signore in questione arrivò davanti ai due ragazzi e sorrise.

“Posso sapere…?”

Ma loro non sapevano niente.

“Perché il Maestro di Cerimonia ha fatto tardi!?” disse Ron arrabbiato.

Charlie si passò una mano callosa sulla fronte con fare disperato; voleva piangere.

“Non siamo adatti a queste cose, noi,” disse. “Avrebbero fatto prima a metterci, che ne so, ai lavori forzati…”

“Nelle cucine…” disse Ron, con occhi sognanti.

“O nelle stalle.”

Il più piccolo non chiese nulla a proposito delle stalle di Charlie, forse solo perché non ne ebbe il tempo.

“Charlie, Ronnie, Tesori cari, mi riconoscete?”

E chi è questa? Si chiesero nello stesso momento, evitando di guardarsi negli occhi.

La donna davanti a loro ancora aspettava una risposta.

“Zia Judy!”

Ma non era stato né Charlie né tantomeno Ron a parlare, bensì Percy.

Doveva essere arrivato solo in quel momento; almeno, era arrivato. Si affrettò ad abbracciare la zia, e poi con uno sguardo che nascondeva chissà quali emozioni istigò i fratelli a fare lo stesso.

Percy accolse con una calorosa stretta di mano anche il marito di zia Judy, un omone gigantesco – non ai livelli di Hagrid, ma che comunque avrebbe fatto paura allo stesso modo – che si faceva chiamare Punch.

I coniugi si allontanarono sereni.

Charlie, Percy e Ron rimasero in silenzio a guardarsi per qualche secondo.

Poi Ron disse: “Come facevi a sapere chi erano?”

“Zia Judy, una cugina di mamma, non ve la ricordate?” disse Percy.

I due fratelli scossero la testa, sconsolati. Fecero per ringraziare del pronto intervento, ma Percy si era già voltato verso i nuovi arrivati.

“Signor Hopkins, che piacere vederla!”

Stretta di mano, indicazioni come se il matrimonio l’avesse organizzato lui.

“E’ stata così gentile a venire, signora Lynnette…”

Altra stretta di mano.

Un uomo rubicondo si presentò davanti a loro.

“Signor Moore!”

Victor Moore! Proprio lui!

“Oh caro ragazzo, come ti chiami?” disse quello contento. “Chi vuole giocare a carte?”

Charlie e Ron si guardarono perplessi, ma Percy rimase impassibile e sorridente.

Forse era tempo di rivalutazioni.


“Mamma, va tutto bene, non fare così!”

“Bill, caro, io strozzerò quel Maestro di Cerimonia, lo strozzerò davvero. Presentarsi in ritardo…”

“Lo sai che non ha potuto fare altrimenti, visti i controlli della Metropolvere,” disse Bill. “Ma sarà tutto pronto tra poco, dunque non preoccuparti-“

“Ma è il tuo giorno Bill, e non permetto a nessuno di rovinartelo! A nessuno!”

Detto questo, Molly Weasley scoppiò a piangere e si lanciò tra le braccia del suo primogenito. Si ritirò quasi immediatamente.

Bill la guardò con apprensione.

“No, no, devo stare calma, andrà tutto bene,” disse la donna. “Oh, Bill!”

Ma non era per lamentarsi ancora; il fatto era che aveva visto la zia Muriel avvicinarsi.

“Pazza di una Molly, non ti avevo visto, dov’eri finita?” disse questa, prendendole le mani e tirandola con forza; poi si girò verso lo sposo. “Bill, ti ho già salutato, vuoi un altro abbraccio?”

Bill sorrise, si avvicinò all’orecchio della zia e bisbigliò qualcosa.

La zia ridacchiò e prese Molly sottobraccio, per quanto la differenza di altezza fosse notevole, e se la portò via quasi trascinandola.

“Devo assolutamente raccontarti, Molly, della mia vacanza in Costa Azzurra, a casa di Druella! C’era anche quella vecchiaccia di Argia, te la ricordi? Non puoi capire che cosa abbiamo fatto…”


“Ronald?”

Il ragazzo, ancora con le prese con gli ospiti, non si stupì tanto di sentirsi chiamare per intero, come solo Luna Lovegood e qualche sua zia facevano, quanto piuttosto dell’accento con il quale il suo nome era stato pronunciato.

Si voltò, e, con grande orrore, scoprì davanti a sé, sorridente e a mano tesa, Viktor Krum.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Charlotte Doyle