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Autore: SimplyMe514    30/09/2011    4 recensioni
E se... il nostro mondo, in cui Harry Potter è finzione, fosse solo uno dei tanti? E se... ciascuna fanfiction fosse un universo parallelo? E se... i nostri eroi potessero visitarli? Scoprite cosa succede quando il Trio, più due accompagnatori d'eccezione, si tuffa nel mondo di una Dramione!
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 Il primo a riscuotersi fu Ron: «Che ci facciamo dalle parti dell'aula di Trasfigurazione?»

«È dove comincia la storia. Sta' a guardare» spiegò Luna, e in quel preciso istante, come se le sue parole l'avessero chiamata, venne loro incontro una ragazza dall'aria trafelata.

«Chi è quella?» chiese subito il rosso. Al momento Luna, in quanto unica fonte d'informazioni, era la sua ancora di salvezza; ma non fu lei a rispondergli, bensì una Hermione tra l'indignato e lo sconcertato.

«Solo perché in questo universo sono un po' più carina non mi riconosci? Grazie, Ronald».

«Ma... ma... guardala, cioè, guardati... non mi dire che tu avevi capito subito che si trattava di te!» si difese debolmente Ron, apparentemente ignaro del sarcasmo di cui grondava quel “grazie” e del fatto che l'uso del suo nome completo significasse che tirava una brutta aria. «Hai fatto qualcosa ai capelli e sei anche più... più...»

«Se stavi per dire “sexy”, ricordami di ripassare la Fattura Orcovolante. Forse avrei anch'io un aspetto un po' diverso se indossassi quella cosa ridicola che non somiglia per niente alla nostra divisa, non trovi?» rispose piccata la vera Hermione, scoccando un'occhiata di ghiaccio puro alla camicetta semitrasparente di quella se stessa di facili costumi e confrontando scandalizzata la lunghezza della propria gonna con quei pochi miseri centimetri che non lasciavano alcuno spazio all'immaginazione. «Chiunque abbia scritto questa roba non ha idea di come sia Hogwarts».

Anche sul delicato argomento capelli Ron non aveva tutti i torti: invece della solita massa cespugliosa che non aveva mai conosciuto le amorevoli cure delle manine vanitose di una ragazza che adorava passare il suo tempo davanti allo specchio, questa versione di Hermione sfoggiava una lucente cascata di boccoli che parevano usciti di fresco dalla pubblicità di uno shampoo (il modo misterioso in cui riusciva a preoccuparsi di agitarli sensualmente anche nel bel mezzo della sua corsa contro il tempo – tra l'altro, Hermione in ritardo? Doveva esserle successo qualcosa di davvero, davvero importante per trattenerla – non aiutava di certo a smentire quest'impressione) e con la luce giusta mandavano riflessi dorati che nella realtà non c'erano e, a meno che non si fosse tinta i capelli alla prima occasione, non ci sarebbero stati mai.

«Ehi, ma se stai andando a lezione è parecchio probabile che tu sia in classe con me e Ron. Dove siamo finiti?» osservò Harry, volgendosi verso Luna in cerca di una risposta.

«Ehm... veramente...»

«Be'? Che c'è?»

«Voi due in questo genere di universi non fate mai un granché, vi toccherà aspettare».

«E quando entra in scena l'altro me? Sarei il protagonista, no?» Fortunatamente per il precario equilibrio che si era instaurato nell'improbabile combriccola, Draco non notò che gli altri si mordevano la lingua per non fargli notare quanto quella frase suonasse simile a quella di un bambino viziato.

«Diciamo adesso» annunciò l'esperta, indicando qualcuno che proveniva dalla direzione opposta. Qualcuno di altrettanto trafelato e di molto, molto biondo.

«Be', l'autore non si è discostato troppo, questa volta» commentò compiaciuto Malfoy, squadrando per bene il suo doppio. Quattro paia d'occhi saettarono alternativamente dal vero Draco, che si avviava ad essere un uomo fatto e finito ma non sembrava certo reduce da un'intensa sessione di body-building, al David di Michelangelo platinato che lo sostituiva in quella dimensione, e la componente maschile del gruppo dovette reprimere a viva forza una risata di fronte alla sua autostima quantomeno un po' eccessiva. Questa volta fu più perspicace e non poté non accorgersi della reazione che aveva scatenato. «Ehi, almeno sa come sono fatti i miei capelli, rispetto a Granger è un passo avanti».

«E comunque io direi “autrice”, non “autore”» corresse Luna. «Qualcosa mi dice che siamo entrati nell'idea di una ragazza, che tra parentesi credo che dia tutto il merito di quei muscoli al Quidditch».

«Ma non si diventa per forza così giocando a Quidditch!» obiettò Hermione, che essendo quasi sempre a portata d'orecchio quando i suoi amici ne discutevano era indirettamente diventata quasi – quasi – un'intenditrice.

«Veramente il Quidditch fa bene un po' a tutti i distretti muscolari», si lanciò Harry, che in quanto nuovo capitano era decisamente nel suo territorio, ma vedendo che nessuno dei presenti era esattamente dell'umore giusto per una delle tirate da tre ore sul nobile sport degli stregoni che aveva ereditato da Baston, concluse debolmente, «... ma non per i Cercatori, che conviene siano piccoli, quindi no, non è molto corretto».

E poi avvenne. La pseudo-Hermione e l'altro Draco, già in rotta di collisione, giunsero allo scontro frontale. E basta. L'istante successivo sembrò dilatarsi all'infinito, i due rimasero a fissarsi a vicenda con sguardi vacui che ricordavano vagamente i poveri ragazzi pietrificati nel terribile anno dell'apertura della Camera dei Segreti e una sorta di luce divina scese sulla coppia, evidenziando come un riflettore i loro occhi: quelli di lui, pur grigi come quelli reali, avevano un che di cangiante che nessuno aveva mai visto in un paio d'occhi umani prima di allora e che faceva pensare... sì, ecco, al soffitto della Sala Grande in un giorno di tempesta, mentre quelli di lei, dimenticato il semplice castano delle comuni mortali, erano di un caldo marrone cioccolato di Mielandia misto a una sfumatura caramello che somigliava pericolosamente a quello di una Gelatina Tuttigusti+1 al sapore di cerume: in pratica, un capolavoro di alta pasticceria magica che nemmeno Tonks sarebbe riuscita a ottenere molto facilmente (e che fece emettere al povero stomaco di Ron un brontolio come di tuono).

«Ma che diamine... ?» Luna, Harry e Ron osservarono bene gli altri due come per fissarsi quel momento nella mente per sempre: non avrebbero mai più udito la loro amica parlare all'unisono con nientemeno che Draco Malfoy, in perfetto accordo con lui.

«Shh, questo è uno dei momenti più importanti di ogni Dramione che si rispetti» li zittì Luna, ormai calata nel ruolo di cicerone. «Il colpo di fulmine». Dato che i due non sembravano avere la benché minima intenzione di smettere di guardarsi estasiati, c'era tutto il tempo per una spiegazione completa.

«Colpo di fulmine?» ripeté la diretta interessata. «Oh, andiamo, ci conosciamo da anni!» Il “purtroppo” inespresso risuonò più forte di tutto il resto della frase. «Se fossimo stati destinati a una cosa del genere, sarebbe successo secoli fa!»

«Tu dici?» interloquì Ron.

«E comunque non credo al colpo di fulmine. Per certe cose ci vuole tempo» concluse lei, e a quelle parole il rosso sembrò stranamente ringalluzzito.

«E perché “Dramione”, poi?»

«Per favore, Weasley. Sapevo che non eri molto sveglio, ma con questo hai toccato il fondo. Sono i nostri nomi messi insieme».

«Oh, okay». Ron, la cui mano era scattata verso la tasca dove teneva la bacchetta all'insulto indiretto, si riprese in fretta dal piccolo smacco e aggrottò la fronte. Un Legilimens abbastanza esperto, quale per sua fortuna nessuno del gruppo era ancora, avrebbe visto che stava passando freneticamente in rassegna una lista di possibili combinazioni del proprio nome, in versione sia abbreviata sia completa, con quello della sua amica di sempre... anche se il semplice fatto di averci pensato doveva significare che la definizione di “amica” fosse un tantino superata.

Proprio allora, i due futuri piccioncini uscirono dal loro stato di contemplazione e arrossirono violentemente. Ridatosi un contegno, l'altro Draco esclamò, stizzito: «Guarda dove vai, Mezzosangue!»

Questa volta Ron non fu l'unico ad avere il riflesso automatico di cercare la bacchetta.

«Ehi, gente, l'ha detto lui, non io!»

«Ma se due secondi fa hai detto che “l'autore non si è discostato troppo”!» sbottò Harry. «Un minimo di coerenza non ti ucciderebbe, Malfoy».

Lei ridusse gli occhi color gamma-completa-del-carrello-dei-dolci a due fessure di fronte al suo uso così leggero di quella parola e ribatté, gelida: «Sta' attento tu, Malferret».

Tutti, tranne il destinatario dello strano appellativo, scoppiarono in un boato incontrollato di risate.

«Che razza di nome sarebbe?» si lamentò Draco.

«“Ferret”... nel senso di “furetto”... quarto anno... per le mutande di Merlino, questa ragazza ci sa fare!» annaspò Ron, piegato in due per il gran ridere.

«Sì, ma questa persona ha letto dei libri su di noi e dovrebbe conoscerci! Quando mai sono stato chiamato così?»

«Finora non ci era venuto in mente, ma da adesso mi sa che lo faremo, Malferret».

«A proposito di soprannomi strani...» soggiunse Luna, con l'aria di chi si fosse appena ricordato di qualcosa d'importante. «In questo tipo di universi è normale che chiamino lui “il Principe delle Serpi” e lei “la Regina dei Grifoni”». I due nuovi sangue blu cominciarono a vociare contemporaneamente in un modo che ricordava da vicino due Folletti della Cornovaglia arrabbiati.

«Uno alla volta sarebbe carino!» li sovrastò Harry. «Hermione?»

«Dove diamine ha preso quest'idea? Primo, non sono né sarò mai la regina di un bel niente, e secondo, anche se il nostro nome parla di grifoni, tecnicamente il simbolo è un leone».

«A me invece “Principe delle Serpi” non dispiace», replicò Draco gongolante, senza aspettare che Harry, moderatore auto-eletto della discussione, gli concedesse la parola, «anche se continuo a non capire come le sia saltato in testa».

E poi la scena intorno a loro si dissolse in un nuovo vortice di colori. Quando si riformò, non erano più in corridoio, ma nella Sala Comune di Serpeverde.

«È passata qualche ora, credo, e ora la trama va avanti» si premurò di annunciare Luna.

«E perché mai questo salto?» domandò Hermione. «Non stavo andando a lezione? E lui non si stava dirigendo verso la stessa classe, anche se adesso che ci penso in quell'ora non siamo insieme?»

«Nelle Dramione la scuola non importa un granché, devo dire» rispose la fedele guida. «Si va subito al sodo».

L'altro Draco, la camicia parzialmente sbottonata a mostrare gli addominali scolpiti a un'adorante e riconoscibile, per una volta Pansy Parkinson (che peraltro lui stava beatamente ignorando, forse troppo assorto in nuovi pensieri che orbitavano tutti intorno alla pseudo-Hermione), faceva mostra di sentirsi a casa nella sala decorata in ogni possibile angolo con l'emblema del serpente. Era immerso in una discussione con un altro ragazzo che non avrebbe sfigurato come fotomodello, vista la combinazione di pelle chiara e occhi di un blu incredibile.

«Va bene che non ci teniamo un granché a conoscere i tuoi amici, Malfoy, ma com'è che non ho mai visto quel tizio?» commentò Harry.

«Sì che l'hai già visto» lo corresse Luna. «Quello è Blaise Zabini».

«Blaise?» rise Draco. «Chi gli ha cambiato i connotati? L'ultima volta che ho controllato era di colore. Visto che sai tutto di questo posto, Lovegood, ha per caso usato la Pozione Polisucco o qualcosa del genere?»

«No» replicò semplicemente Luna. «Quello è il Blaise Zabini di questo universo, accontentati».

«Non siamo nemmeno così tanto amici. Compagni di dormitorio sì, ma dove si sono cacciati Tiger e Goyle, tanto per dirne una?»

«A proposito, com'è che giravi senza guardie del corpo anche nel nostro universo, Malfoy?» intervenne Ron.

«Eravamo in biblioteca. Tiger e Goyle in una biblioteca, Weasley? Come si vede che non li conosci. Il prossimo universo che visiterò sarà uno in cui sono intelligenti, sarà una bella ventata d'aria fresca...»

«E come mai permetti loro di seguirti come cagnolini se perfino tu li consideri stupidi?» Ma Draco, se aveva una degna risposta a quella domanda, non fece in tempo a dargliela: l'attenzione di tutti era stata di nuovo calamitata dallo svolgersi della storia.

«Io... credo di amarla, Blaise».

«Ma lei è...»

«Tutto quello che mi hanno insegnato a detestare, sì, lo so...»

«Finalmente mi sento dire qualcosa di sensato!» esclamò il vero Malfoy.

«Terzo anno, Malfoy...» esordì minacciosa Hermione. Vedendolo in difficoltà, aggiunse: «Vuoi ripetere l'esperienza dello schiaffo?»

«... ma la Granger sarà mia, fosse l'ultima cosa che faccio».

Proruppero entrambi in una serie di esclamazioni che chiamavano in causa tutta la collezione autunno-inverno di biancheria intima di Merlino, e ci volle del bello e del buono per calmarli.

«Quando lui, perché mi rifiuto di credere di essere io, dice “sarà mia”, intende... ?»

«In senso molto concreto, sì. Una frase così non manca mai» sospirò Luna.

«Sto per sentirmi male» commentò lapidaria il vero oggetto dei suoi desideri. «Ti prego, dimmi che si può uscire di qui prima della fine» implorò.

«Va bene. Si può uscire di qui prima della fine».

«E come?»

«Veramente stavo mentendo».

 

Note dell'Autrice: in imperdonabile ritardo ho alzato il rating. Non ho intenzione di scendere in dettaglio, ma una Dramione senza certe scene non può esistere, neanche se è una parodia, perciò giallo sia (ho fatto anche la rima!). Avevo intenzione di farlo fin da subito, ma ieri sera mi sono semplicemente dimenticata di cambiarlo quando ho inserito la storia. Date la colpa alla scuola, se volete. Sono fusa.

Special thanks a: ronnie_serpe, che ha inserito questa storia tra le preferite;

danyazzurra, Hermione Claire Grenger, Seleliu e _Juliet_, che la seguono.

Stiamo cominciando bene, gente!

PS: non sono una di quelle persone fissate con le grandi cifre, anche se non farò in mille pezzettini il record precedente non sarò affatto delusa, ma le vostre recensioni mi illuminano la giornata, e anche solo sapere di essere letta è una bella sensazione. Grazie a tutti.

  
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