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Autore: gnrkrystle    03/10/2011    2 recensioni
Durante il VI anno Hermione viene scelta da Silente per una missione della massima importanza. La ragazza dovrà essere il Contatto di Draco Malfoy con l'Ordine della Fenice, dato il suo ruolo di Spia.
TRADUZONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo III
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Ammissioni



Nelle settimane seguenti Hermione di buttò a capofitto nelle preparazioni per la missione di Draco. Sapeva di dover ancora affrontare il discorso dell'imminente morte di Silente con lui, ma era una cosa che non voleva davvero fare. L'anziano preside era la persona della quale Draco sapeva di potersi fidare, la sola alla quale rivolgersi se tutto il mondo gli avesse voltato le spalle. La ragazza lo sapeva bene, e ciò non rendeva assolutamente più facile il suo compito.

Anche lei aveva provato quei sentimenti nei confronti dei suoi genitori, e a pochi giorni dalla loro morte non se la sentiva di infliggere quel dolore anche al suo compagno.

Draco, il mio compagno...Quando aveva cominciato a riferirsi al vecchio nemico in quel modo invece di Malfoy?

Hermione scosse la testa in segno di frustrazione. Nonostante i suoi buoni proposi non poteva rimandare ancora per molto. Silente lo aveva già detto a Harry, che era uscito dal colloquio con il vecchio mentore più che devastato. Tuttavia, da bravo amico, Harry aveva tenuto i propri sentimenti per se, rispettoso della recente perdita della ragazza.

Un altro sospiro, questa volta di determinazione. Doveva dirglielo, non poteva più aspettare. Aveva già messo a punto un piano per attentare alla vita del preside che andava messo in atto in due giorni, e doveva spiegare al biondo perché dovevano farlo.

«Harry, sto andando da Draco per dargli la cattiva notizia» annunciò, mentre con la bacchetta dava un colpetto al Galeone, per mandare il messaggio al Serpeverde.

La faccia di Harry si deformò in una smorfia di dolore, e lei si dette subito della stupida per essere stata così insensibile nei suoi confronti.

«Okay» riuscì a dire lui.

Hermione si avvicinò un altro po' all'amico, posandogli una mano sulla spalla «Harry, so che non significa niente ora, ma vedrai che alla fine ogni cosa si sistemerà»

«Come puoi essere così ottimista?» domandò lui, alzando la voce. Per qualcuno che aveva appena provato sulla propria pelle la peggiore delle tragedie, Hermione sembrava essersi ripresa molto in fretta.

«Devo esserlo Harry» parlò lei, seria «L'unica cosa che mi permette di andare avanti è sapere che ogni cosa si sistemerà, alla fine. E' così che gestisco la morte dei miei genitori. E' così che gestisco quello che succederà a Silente. Ed è così che manderò Draco ad affrontare quel psicopatico quando arriverà il momento» rispose lei, tesa, ma fiduciosa.

«Vorrei avere anche io quel tipo di fede» disse Harry avvilito.

«Ti aiuterò io» l'assicurò lei, dandogli un rassicurante bacio sulla guancia «Ora devo andare, ma questa sera la passeremo insieme, solo tu ed io. E poi è l'ultima sera prima che gli altri ritornino dalle vacanze» promise, prima di uscire dalla Sala Comune.

Si prese il suo tempo per arrivare alla Stanza delle Necessità. Proprio lì aveva passato le ultime settimane a lavorare su questo o quell'aspetto della Magia Difensiva. Nonostante la certezza che Draco fosse ormai pronto su quel piano, non riusciva a mettere fine alle loro lezioni.

Dall'altro lato, stare intorno a lui causava in lei una strana bipolarità. Una parte di lei gli era così grata per quello che aveva fatto per i suoi genitori, quella stessa parte che non riusciva a smettere di pensare al bacio che avevano condiviso, e al modo gentile con il quale la trattava ultimamente. L'altra parte di lei però era terribilmente sospettosa dei motivi che lo avevano spinto ad aiutare i suoi genitori.

Inoltre non voleva che quella bizzarra cotta sfuggisse al suo controllo. Non poteva fare a meno di domandarsi se lui ci tenesse davvero, o se fosse solo la sua immaginazione.

Impossibile dirlo. Magari la morte dei suoi genitori l'aveva trasformata in una nuova, sentimentale, debole e confusa Hermione, che mal-interpretava i segnali e provava emozioni del tutto folli.

Sovrappensiero compì il rituale davanti al muro del quinto piano, e entrò nella Stanza, appena la porta fu comparsa. Ovviamente, Draco era già là.

«Cosa mi fai fare oggi?» domandò lui, lo sguardo intenso. Aveva cominciato a impegnarsi davvero durante i loro allenamenti, una volta che il suo orgoglio aveva accettato che fosse non solo una ragazza, ma una ragazza Grifondoro a insegnargli.

«Veramente, per oggi vorrei solo parlarti» rispose lei, invitandolo a prendere posto sul divano. Decise di sedersi accanto a lui.

«Quello che farò sarà dirti quello che ho da dire, direttamente e senza giri di parole, perché è quello che vorrei se fossi nella tua posizione» disse lei, dopo aver preso un bel respiro.

«Granger, così mi spaventi» ridacchiò la Serpe.

Il ragazzo aveva fatto del suo meglio per tornare ad avere un rapporto normale con Hermione, da quando era rientrato a Hogwarts. Era sicuro che trattarla come se fosse fatta di fragile vetro non avrebbe dato altri risultati che la sua rabbia e inimicizia.

Le aveva detto chiaramente che se mai avesse avuto voglia di parlare, lui ci sarebbe stato. Se no, lui non avrebbe peggiorato le cose, trattandola diversamente. Il suo comportamento a molti sarebbe potuto sembrare insensibile, ma Hermione apprezzava infinitamente la normalità che lui le concedeva.

Lei sorrise leggermente, cercando di trovare le parole giuste «Si tratta della missione per il Signore Oscuro» Sentì subito Draco irrigidirsi accanto a lei, tuttavia non disse niente, perciò lei continuò «C'è così tanto di cui non posso parlarti, per il semplice motivo che se lui penetrasse le tue barriere mentali, saremmo tutti in guai seri»

Draco annuì. Un mese prima quell'affermazione l'avrebbe fatto imbestialire, ma ora capiva l'importanza di un segreto. C'erano cose che non venivano detto nemmeno a Piton, per la stessa ragione. Se la cosa non dava problemi al padrino, una spia da vent'anni, di certo non li avrebbe dati a lui.

«Continua» la incalzò.

«Quest'estate, Silente, durante un'importante missione per l'Ordine, è stato avvelenato» negli occhi di lui si poteva vedere lo shock, ma la lasciò finire «Ciò è successo non molto prima che tua madre contattasse Piton per proporgli il Voto Infrangibile» Hermione alzò lo sguardo, per guardare Draco negli occhi.

«Non sapevo che fosse Infrangibile» sussurrò lui, a corto d'aria. Si, Severus e Silente gli avevano detto che sua madre aveva chiesto al padrino di proteggerlo, ma non aveva mai saputo i dettagli dell'accordo. Provò un improvviso calore verso la madre, prima di ricordarsi che se la madre fosse mai venuta a conoscenza dei suoi sentimenti per la Granger, avrebbe avuto di sicuro un infarto. Anche se amava il figlio, Narcissa restava un bigotta, senza via di guarigione.

Hermione annuì, per niente sorpresa.

«Piton si aspettava la richiesta d'aiuto da parte di tua madre, perciò -d'accordo con Silente- accettò il Voto, che lo costringeva a eseguire l'ordine di Voldemort, se tu non ne fossi stato in grado. Le ragioni erano due. In primis, ti avrebbe tenuto lontano dalla linea di fuoco, casomai ti fossi tirato indietro -cosa che Silente aveva sempre sperato. E poi avrebbe fatto si che la lealtà di Piton verso Voldemort non fosse più messa in discussione»

«Ma questo vuol dire che...» Draco restò senza fiato, capendo dove Hermione voleva arrivare.

«Si. La missione va completata. Silente sta morendo, e ha chiesto a Silente di essere lui a farlo. Quando tu farai entrare i Mangiamorte nel castello, Piton ucciderà Silente, e allora voi due sarete in fuga» spiegò lei.

«M...Ma...» balbettò il ragazzo «Se scappo con lui, come farò a restare in contatto con te?»

Hermione abbassò lo sguardo «Non sono sicura. Silente non me l'ha ancora spiegato bene, ma penso che voglia dire che, almeno per l'ultima parte di questa missione, sarai per conto tuo. Piton sarà il tuo unico confidente».

Draco sbiancò. Non sapeva nemmeno perché l'idea di non avere più Hermione al suo fianco lo affliggesse così tanto. Scosse forte la testa per evitare di pensarci. Mancavano ancora mesi a quel momento.

«Ma tutti crederanno che Severus l'ha ucciso a sangue freddo!» esclamò tristemente lui.

«Si» disse lei, annuendo «E nessuno saprà la verità eccetto te, me, Harry, Silente e Piton. Solo noi cinque, nessun'altro finché questa dannata guerra non finirà. Non possiamo dirlo nemmeno a Ron»

«Non che avessi qualcuno a cui dirlo» scherzò lui, cercando di sfumare la tensione.

«Vero. Ma le persone ti odieranno. Tu dovrai essere in grado di accettare quell'odio, e fartelo scivolare addosso»

Draco la guardò con attenzione. Lei lo stava osservando con la stessa intensità, gli occhi caldi e preoccupati. Si ritrovò a domandarsi perché ci tenesse così tanto. Se si fosse trovato nella sua posizione si sarebbe buttato a capofitto in una bottiglia di buon firewisky, o si sarebbe lasciato prendere dall'autocommiserazione. Ma lei non faceva niente di tutto ciò. Lavorava duramente, invece, aiutandolo e confortandolo, mettendo da parte il loro passato.

«Ci sono già passato Granger» con un pensante sospiro. Abbassò la testa, non potendo più sostenere lo sguardo di lei.

Si, era già stato odiato. Era stato odiato da lei, nemmeno due mesi prima. Sapeva come ci si sentiva, ormai ci era abituato, se doveva essere sincero.

«Posso chiederti una cosa?» la voce di Hermione lo distolse dai suoi pensieri.

La Grifona si stava mordendo il labbro nervosamente. Non era riuscita a trattenere la domanda. Erano settimane che la perseguitava, e doveva saper. Visto che Draco sembrava aver preso abbastanza bene la notizia dell'imminente morte di Silente, decise di tentare la fortuna.

«Puoi chiedere tutto quello che vuoi, ciò non vuol dire che ti risponderò» rispose lui, con un ghigno sulle labbra.

Hermione lasciò un sospiro di frustrazione «Sono seria» borbottò.

L'espressione di Draco si addolcì, e lei annuì «Certo, chiedi pure»

«Devo solo sapere» cominciò, torturando il bordo della sua maglietta «perché hai aiutato i miei genitori?» domandò, guardandolo negli occhi mentre pronunciava l'ultima parola. Aveva gli occhi lucidi, di lacrime represse.

Draco voleva distogliere lo sguardo. Il suo viso era bello in maniera devastante. I suoi occhi erano una tortura, così profondi e pieni d'emozione.

Si stava ancora mordicchiando il labbro, in attesa di una sua risposta, e lui non potè fare a meno di sentirsi parte di lei, metaforicamente parlando.

«Pensavo fosse abbastanza ovvio» parlò lui, fissando lo sguardo sul camino scoppiettante.

«Per me non lo è» ribatté lei «Hai rischiato la vita per dar loro un momento di felicità prima che fossero uccisi. E' qualcosa che non dimenticherò mai» disse, posando delicatamente una mano su quella di Draco «Ma non capisco perché».

Draco non sapeva come dirglielo. Lo aveva fatto perché quando li aveva visti, l'unica cosa a cui aveva pensato era che avrebbe dovuto dire alla ragazza di cui si stava innamorando che i suoi genitori erano morti. L'aveva fatto perché quando le avrebbe dato la notizia, voleva poterle dire qualcosa che l'avrebbe fatta stare meglio, anche se di poco.

Ma a lei queste cose non le poteva dire. Sembravano le battute di qualche stupido romanzo rosa, e lo facevano sentire fin troppo vulnerabile. Optò perciò, per una versione meno completa della verità.

«Hermione» disse, testando il suono del suo nome sulla lingua. Gli piaceva la sensazione «Quando ti ho baciata prima di Natale, non è stato un impulso. Volevo farlo»

«Questo cosa c'entra con i miei genitori?» chiese lei, ritraendo la mano da contatto con quella di lui. Era la cosa più saggia da fare. Sapeva già che il discorso che incombeva le avrebbe causato molte notti insonni, e non aveva bisogno di ulteriori complicazioni.

«Tu mi piaci, va bene?» confessò lui «Mi piaci, e non so se sia colpa di un aneurisma, o del fatto che sono demente, o magari è solo la naturale progressione del nostro rapporto di nemici costretti a lavorare insieme. Non lo so davvero, ma mi piaci davvero, e non potevo stare lì e guardare mentre quegli animali uccid...» la voce gli si ruppe, prima che potesse finire la frase. Aveva promesso di non parlarle mai più di quella notte.

Dire che Hermione fosse sotto shock era decisamente riduttivo. Non solo lei piaceva a Draco, ma lui l'aveva anche ammesso ad alta voce! Era qualcosa di strabiliante «Draco...»

«Senti, non devi dire niente. Non mi aspetto nessuna dichiarazione d'amore da parte tua» l'anticipò lui. Inutile dire però che ci sperava con tutto il cuore.

«Bhe...» cominciò lei, sforzandosi non poco. La sua bocca sembrava non saper più pronunciare suoni sensati «Draco io... io... anche io provo qualcosa nei tuoi confronti» ammise. Se lui era stato così coraggioso da confessare, lei non sarebbe stata da meno «Ma lo sai che ... non può succedere niente tra noi» disse, alzandosi dal divano «Dobbiamo mantenere le cose sul piano professionale, e io... io davvero non posso» continuò, ormai del tutto arrossita, mentre si faceva strada verso la porta.

Draco non tardò ad alzarsi anche lui per fermarla, prima che scappasse da lui.

«Hermione aspetta» disse, ammorbidendo la stretta sul suo braccio «Se non sei ancora pronta a parlarne per via dei tuoi genitori, lo posso capire. Ma se è a causa della missione, bhe, ti sbagli»

«Devo andare» parlò, senza distogliere lo sguardo dal pavimento «Ci vediamo questa sera nell'ufficio di Piton, per le tue lezioni» e detto ciò si sbrigò a lasciare la stanza.

«E' stata una mossa fottutamente stupida» si rimproverò da solo, balbettando. Ma come poteva rispondere alla sua domanda senza mentire? Lei aveva chiesto, e lui le aveva dato la verità. Bhe, nemmeno tutta la verità, ed era comunque riuscito a farla fuggire.

Tuttavia lei aveva ammesso che i suoi sentimenti erano corrisposti. Era forse una benedizione o una maledizione? Sapere che lei si sentiva allo stesso modo la rendeva ancora più desiderabile ai suoi occhi, se possibile. La voleva sempre di più.

Draco sospirò stancamente mentre usciva dalla Stanza. Che razza di spia non riusciva nemmeno a tenere l'infatuazione per una ragazza un segreto? Chiaramente lei avrebbe preferito non saperlo. D'altra parte però lui si sentiva decisamente meglio, ora che nona aveva quel peso sul cuore. Almeno non avrebbe più dovuto fingere. Ciò che aveva ammesso con se stesso settimane prima, ora l'aveva ammesso anche di fronte a lei. Era meglio così.


...


Draco quella sera arrivò con un po' di anticipo per la lezione con Piton. Stava diventando davvero irrequieto nella Sala Comune, e non vedeva addirittura l'ora che i suoi compagni tornassero. Persino le scoccianti domande di Theo sarebbero state ben accette, se comparate al silenzio di tomba che lo circondava ogni volta che Hermione non era con lui.

Hermione, ora era ufficialmente Hermione nella sua testa, indipendentemente da come la chiamava nella realtà. Come avevano fatto le cose diventare così confuse e aggrovigliate?

Nemmeno un mese prima si saltavano alla gola, e ora si desideravano ma non potevano aversi.

A quei tempi non la considerava più di tanto, esclusi i momenti in cui la guardava dall'alto verso il basso, come se fosse un essere indegno di lui e del suo mondo magico.

Oh, quanto si era sbagliato. Lei non era inferiore, ne a lui, ne a nessuno. In realtà lei gli era superiore, in ogni modo possibile.

Faceva sempre ciò che doveva fare, non importa il prezzo che le toccava pagare. Lottava per quello in cui credeva, e amava i suoi amici con tutta se stessa. Corromperla era una missione impossibile. Era incredibilmente gentile, anche con quelli che non lo meritavano. Sapeva perdonare, e dare una seconda possibilità, quando meritata. Lei era semplicemente...meravigliosa.

Il suo essere un'acida secchiona era solo una facciata. Certo era un'insopportabile so tutto io il novanta per cento del tempo, ma ultimamente era riuscito a guardarle dentro. Ora sapeva che si comportava così per via della sue insicurezze sull'essere una nata babbana. Sapeva anche che era stato proprio lui a cementare quell'insicurezza, mattone dopo mattone. Lei era anche così attenta e organizzata. Tutti tratti che prima detestava, e che ora invece lo intrigavano come mai.

Entrò nell'ufficio di Severus, deciso a liberarsi di quei pensieri disturbanti, casomai il suo padrino decidesse di farsi un giro nella sua mente.

«Professore» salutò, prendendo posto sulla solita sedia.

«Malfoy» rispose annoiato quello «Sei in anticipo»

«Mi annoiavo» commentò Draco, con un'alzata di spalle.

«Deduco che la signorina Granger ha finalmente discusso i dettagli del ...piano con te» buttò lì Piton, interrompendo il contatto visivo.

Draco non poteva non notare quanto a disagio fosse, e si sentì subito in colpa. Non si era mai concesso un minuto per vedere le cose dalla prospettiva di Severus. Per proteggere lui, l'uomo era costretto a uccidere il suo mentore, l'unica persona di cui si fosse mai fidato. Draco non era certo di meritare così tanto, anzi si chiedeva come poteva Piton non odiarlo?

«Si signore» rispose piano «Appena ri-inizieranno le lezioni metteremo in atto il piano per attentare alla sua vita» lo informò, e quello annuì impercettibilmente.

«Stavo pensando di diminuire il numero delle tue lezioni di Occlumanzia» disse Piton, osservando attentamente il ragazzo.

«Davvero? Perché?» chiese Draco. Si era abituato a quelle lezioni, anche se doveva ammettere che un po' più di tempo per se stesso non guastava.

«Sei riuscito a padronarlo molto bene. Ormai è solo questione di esercitarsi e di rafforzare le barriere. Penso anche che dopo stasera potremmo anche fare a meno della Signorina Granger»

Draco cercò di rimanere impassibile. Possibile che Severus sapesse qualcosa? Stava forse per dirgli che non avrebbe più lavorato con lei a causa di un solo bacio? Era davvero così importante? «Perché?» chiese infatti, preoccupato per la risposta.

«La signorina Granger non ha nessuna abilità nel campo dell'occlumanzia. Certo, ha letto dei libri» e qui Draco lo interruppe mentalmente. Certo che l'ha fatto. Hermione legge libri su ogni cosa! «ma, tu sai bene come me che l'Occlumanzia è un'arte che si impara con l'esperienza. Per migliorare la tua maestria quindi dovrai allenarti con qualcuno che la conosca»

«Chi?»

«Io»

Draco era un po' scioccato. Il professor Piton faceva parte della sua vita da quando era nato, ma era ovviamente un uomo molto geloso dei suoi segreti, e l'idea di vagare liberamente per la sua mente era davvero strana. Liberamente non tanto, visto che era sicuro che Piton avrebbe controllato ogni sua mossa, pronto a rimettere le barriere in ogni momento.

Mentre Draco annuiva, in segno d'assenso, la porta si aprì per far entrare Hermione, che prese subito posto accanto a lui. Cercò di sorridergli, ma il risultato fu un po' strano e forzato. Ancora non riusciva a credere a quello che era successo quel pomeriggio. Stava rivedendo la scena nella sua mente per la milionesima volta. Draco le piaceva, e lui ricambiava. Tuttavia la tempistica non poteva essere peggiore.

«Signorina Granger. Stavo giusto discutendo il futuro di queste lezioni con Draco» disse Piton. La sua voce non era gentile, ma nemmeno ostile. Hermione si domandò se sarebbe mai stato in grado di rivolgersele in un modo più caldo. Ma forse essere una spia per vent'anni rendeva così. Il solo pensiero la rattristò.

«Ho deciso che dopo staserà non avremmo più bisogno che lei partecipi a queste lezioni» Hermione annuì immediatamente. Era veramente un sollievo. Avere qualcuno a spasso per la propria mente, in cerca di ricordi ed emozioni non era esattamente la sua idea di divertimento. Se quella persona poi era Draco, vista la tensione sessuale che era sempre più tangibile tra loro... Aggiungeteci il lutto per i suoi genitori e otterrete un vero e proprio incubo.

«Per oggi, cercherò di fare in fretta. Tutto ciò che chiedo è che tu» disse, girandosi verso Draco «scopra la memoria più bella dei suoi genitori» continuò, senza degnare la ragazza della minima considerazione.

Quella sbianco. Piton doveva di sicuro sapere dei suoi genitori. Perché farle questo? Era una persona così infelice da godere dell'infelicità degli altri? Tuttavia non ebbe tempo di parlare, perché Draco si alzò furioso dalla sedia, puntando un dito contro Severus.

«A che gioco stai giocando?» ringhiò «Che razza di persona proporrebbe mai qualcosa di simile dopo che.... dopo » il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase, il fiato corto dalla rabbia. Era livido, e cercava con tutte le sue forze di trattenersi dal tirare un pugno in faccia al professore.

«Questa non è una questione personale, signor Malfoy» controbatté Piton, alzando un sopracciglio «Immagino che le emozioni della signorina Granger riguardanti i suoi genitori siano molto vivide, perciò sarà molto più difficile orientarsi nella sua mente. Sto semplicemente creando una simulaz...»

Ma Draco non lo lasciò finire «Stai usando il suo stato emozionale per fare dei test?!» urlò, sbattendo i pugni sulla cattedra.

«Draco, va tutto bene» intervenne infine Hermione, che sembrava aver ritrovato la voce. Dopo tutto Piton aveva ragione, anche se aveva sempre un modo rozzo di presentare le sue idee.

Con una mano si asciugò gli occhi umidi, prima di raddrizzarsi sulla sedia e guardare Draco, che nel frattempo si era girato a guardarla. I suoi occhi erano pieni di preoccupazione, ma lei gli regalò un sorriso rassicurante «Ha ragione. Dovresti farlo»

Draco la fissò a lungo. Scrutava minuziosamente ogni tratto del suo viso, in cerca del minimo segno di dubbio, ma lei si assicurò che non ci fosse nulla da notare. Dopo tutto era l'ultima volta che avrebbero dovuto farlo. Una volta finito poteva piangere tutte le lacrime che aveva, ma per il momento avrebbe aiutato Draco come meglio poteva.

Draco sospirò sconfitto, e mormorò un "Mi dispiace" in direzione di Hermione che annuì comprensiva. Poi alzò la bacchetta e pronunciò l'incantesimo.

Venne subito risucchiato nella mente della ragazza. Dopo tutto il tempo passato in quel posto, ormai si sentiva a suo agio circondato dai ricordi e dalle emozioni di lei. Era in grado ormai di muovercisi con relativa facilità. Quella sera però le sue emozioni era forti e conflittuali.

La più forte di tutte era un'angoscia straziante. Sapeva che Piton aveva riaperto una ferita molto dolorosa, e avrebbe potuto ucciderlo per quello.

Un po' nascosto c'era anche un sentimento d'attrazione, e per quanto Draco desiderasse saperne di più decise di non indagare, violando la sua privacy. Lei aveva ammesso di provare qualcosa per lui, non voleva insistere.

Avanzò ancora, sul cammino dei ricordi, sperando di trovare presto quello che cercava. Il dolore che la ragazza provava lo stava logorando.

Trovò infine quella parte della sua psiche dove stavano i ricordi dei suoi genitori, e non ne rimase deluso. Sembrava che tutti quanti fossero buoni ricordi.

Rivide Natali e compleanni, vacanze e molto altro. Non si fermò più di tanto sulle immagini, ma si concentrò sulle emozioni più di tutto.

Finalmente la sentì, pura felicità. Si fermò di colpo e si abbandono al ricordo.

Una Hermione in bikini stava sdraiata a bordo piscina, in quella che sembrava essere la sua casa babbana. Draco dovette trattenersi dal guardare il corpo quasi nudo della ragazza. Chi lo sapeva che dietro la divisa nascondeva un fisico così? Ma non era il momento per quello; doveva concentrarsi.

A Hermione si unirono ben presto i genitori, e Draco li vide prima che l'Hermione del passato lo facesse. Suo padre fece segno alla moglie di fare silenzio, e i due si scambiarono un ghigno, prima di sbucare dietro a Hermione, spaventandola e spingendola in piscina. Il suo orlo acuto venne attutito appena entrò sott'acqua.

Draco scoppio a ridere. Hermione uscì dall'acqua, con un giocoso sorriso sulle labbra. Doveva ammetterlo, era adorabile. In più i suoi genitori erano così alla mano. Perché lui non aveva mai avuto quel tipo di rapporto con i suoi? Forse valeva la pena rinunciare alla magia in cambio di genitori che potevano renderti così felice semplicemente giocando con te in piscina.

Hermione ben presto si vendicò, buttando entrambi i suoi genitori in piscina, e tutti e tre si cimentarono in una guerra di schizzi. Uscì dalla mente della Grifona, il suono cristallino delle sue risate per sempre inciso nella sua memoria.

«Trovato» disse lui, rivolgendosi a Piton. Stava mutamente implorando l'uomo di non farglielo dire ad alta voce.

«Non mi serve sapere cosa hai visto» rispose il professore «A questo punto mi fido della famigliarità che ha con la mente della Signorina Granger. Se dice che lo ha trovato, le credo. Abbiamo finito, potete andare» continuò sbrigativo.

I due ragazzi si guardarono stupiti prima di alzarsi e uscire dall'ufficio. Cosa diavolo aveva causato quel cambio di comportamento in Piton in nemmeno trenta minuti? Quella era stata la lezione più corta che avessero mai avuto.

«Decisamente strano» commentò Hermione.

«Già» disse semplicemente lui, costringendo le mani in tasca, così da non essere tentato a toccarla. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti in quel modo per i cinque mesi seguenti. La tensione tra di loro era insopportabile «Allora, cosa farai questa sera?» domandò impacciato.

«Passerò un po' di tempo con Harry» rispose, fermandosi a qualche passo dalle scale, che avrebbero separato i loro cammini.

«Senti...»

«Io...»

Iniziarono a parlare entrambi nello stesso instante.

«Prima tu» offrì Draco, impaziente di sentire cosa avesse da dire.

«Volevo solo dirti che mi dispiace di essere così incasinata» disse lei con un sospiro «E' solo che è stato un anno pazzo, e io... non so quello che provo, o perché lo provo. Per questo motivo, e per tutto il resto, penso che dovremmo mantenere le cose sul piano professionale» Prese un bel respiro e lo guardò «Ora, tu invece cosa stavi per dire?»

«In pratica tutto il contrario» ammise «Penso che proprio viste le circostanze, e tutto quello che è successo quest'anno dovremmo appoggiarci l'uno all'altra»

Hermione sospirò ancora «E se fosse tutto qui? E se fosse solo la disperazione ad avvicinarci?»

«Non lo sapremo mai se non rischiamo» disse Draco. Non aveva mai avuto un conversazione così sincera a proposito dei suoi sentimenti prima, ma sapeva che con lei non c'erano altre possibilità.

«E' solo che, non so se posso farlo» rispose lei, gli occhi brillanti dall'emozione.

Draco lo sapeva che anche lei lo voleva, ma che si stava trattenendo a causa dell'insicurezza, della paura e dell'orgoglio, ma non voleva insistere. Se mai avesse cambiato idea, doveva essere una sua decisione.

«Va bene» rispose lui, incapace di nascondere la delusione. Si girò per andarsene, ma lei lo ferrò, afferrandolo per un braccio.

«Potresti solo darmi un po' di tempo?» gli chiese, mordicchiandosi il labbro «Abbiamo così tanto da fare e pianificare. E i miei genitori sono appena... non ci sono più, e ho bisogno di tempo per guardare le cose con più prospettiva. Puoi aspettare?» Non sapeva perché lo stesse implorando, ma un parte di lei le diceva che se avesse lasciato che Draco uscisse dalla sua vita l'avrebbe rimpianto per sempre. Un altra parte di se però ancora non si capacitava del fatto che lui volesse davvero stare con lei.

E le la volesse solo perché erano legati da un segreto? Quando quel segreto non sarebbe più esistito, lui avrebbe ancora provato le stesse cose?

L'espressione di Draco si addolcì all'istante «Senti Hermione. Tu mi piaci, e questa cosa non cambierà. Posso aspettare che tu ti conceda di corrispondermi. Aspetterò» disse finalmente. Lei gli sorrise leggermente e annuì prima di girarsi e camminare verso la torre Grifondoro.

Una cosa era sicura. Draco le stava dicendo la verità sui suoi sentimenti, questo glielo doveva.

Magari Harry avrebbe potuto aiutarla a vederci più chiaro, ma non quella sera. Quella sera era tutta dedicata a lui.



  
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