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Autore: MaryKei_Hishi    04/10/2011    0 recensioni
La cosa più bella dello stare con Yoite non era l'atto di per sé di fare l'amore; era come lui, in quei momenti , passava le sue braccia sulle mie spalle e mi stringeva i capelli attirandomi a sé, desideroso di qualche bacio o attenzione. quelli erano i momenti in cui davanti a me c'era un essere umano dalle mani calde, non una bambola assassina con il nome del mio gatto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kazuhiko Yukimi, Kazuho Amatatsu, Miharu Rokujou, Yoite
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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***

 

Capitolo 3: lo shinrabansho.

 

Inizio stesura 22/07/2011

 

 

***

 

-mi spieghi perché cavolo ti sei ridotto in questo stato pietoso?- lo rimproverò Amatatsu cercando di mantenerlo in posizione eretta -per chiamarti.- gli rispose il fratello stringendola al proprio corpo mentre l'ascensore si fermava e le porte scorrevoli si aprivano -tu sei un idiota.- gli confidò lei scandendo per bene ogni parola cercando di trascinarselo dietro -Amatsu.- la chiamò come era solito dare Yoite -dormiamo insieme questa notte.- le chiese gentilmente.

 

Lo guardò a lungo cercando di comprendere il perché di quelle parole e di quei comportamenti ma non era facile, -io e te dobbiamo parlare.- si ritrovò a confessargli severa e preoccupata la sorella minore. -domani, sta sera no.- rispose quello e prima che lei potesse parlare ancora e recriminarlo ancora , lui glielo chiese per favore e la spiazzò totalmente.

 

Kazuhiko non era tipo da chiedere qualcosa, da sempre lui aveva preso ogni cosa che aveva voluto o desiderato compreso quel randagio di nome Yoite, il loro gatto.

-va bene.- mormorò lei e ben presto furono in casa;

trascinarlo fino in camera non fu del tutto semplice, ma -se pur non sapesse ammettere se essere fortunata o meno- era, in un certo qual modo, preparata in quanto nella loro giovinezza non era la prima volta che succedeva una cosa del genere;

un litigio, lui che se ne andava fuori sbattendo la porta e poi sempre lui che la chiamava nel cuore della notte troppo ubriaco per tornare a casa troppo poco per rendersi conto che non ne era in grado.

Nonostante qualsiasi cosa fosse stata la causa del litigio non si era mai tirata indietro nell'andare a soccorrerlo in quei momenti, era una delle poche volte che era fondamentale per lui come lui lo era sempre stato per lei.

Era abituata, Amatatsu, a portarlo fin sul letto e poi, beh, in passato finivano per fare l'amore.

 

Il maggiore si fece cadere sul letto, a peso morto tanto che rimbalzò sul materasso e una volta assestato allungò un braccio afferrando il cuscino così da poterlo abbracciare, la bionda si sedette sul materasso accanto a lui e lo guardò intenerita da quel gesto, lentamente avvicinò una mano alla sua testa passando le dita tra quei fili d'orati che erano un segno inconfondibile della loro famiglia, non era mai esistito un moro da che loro avevano ricordi.

Sorrise accarezzandogli i capelli e scese poi a sfilargli la bandana lasciandoli liberi di ricadere sul collo, se pur fossero davvero corti per poterlo infastidire.

Gli accarezzò piano le spalle e scese lentamente fino ad arrivare ai piedi, i quali liberò dalle scarpe facendole ricadere a terra rotolando sul pavimento.

-non posso più tenere Yoite a casa.- le confidò Kazuhiko sentendosi i piedi liberi e glielo disse senza guardarla, era intento a fissare il vuoto della parete di fronte a lui.

Amatatsu lo guardò non riuscendo a credere alle proprie orecchie, era sinceramente allibita -perché?- chiese subito -Hattori ha scoperto qualcosa delle nostre ricerche?- era ovvio che lei avrebbe sempre fatto qualsiasi cosa per il fratello ma non erano state rare le volte che aveva chiesto al fratello, con tutta la sua sincerità e umiltà di non inimicarsi nessuno nei lupi grigi perché quella era la loro “nuova” famiglia e si sentiva bene lì dentro, lo stesso a quel punto, aveva paura che essendo loro le serpi che quella stessa organizzazione stava partorendo li avrebbero cacciati e lei non avrebbe mai volto cercare una nuova famiglia nella quale arrampicarsi.

Vedendolo negare si tranquillizzò notevolmente, rimaneva però l'interrogativo da eludere. Perché non poteva più tenerlo con se?

-io so che non posso più tenerlo a casa e che gli sto facendo male.- mormorò il maggiore e lei sorrise intenerita stendendoglisi accanto, lo osservò in tutti i suoi lineamenti e vide che era seriamente preoccupato, realmente triste e un po' abbattuto, ci si era affezionato a quel ragazzino e probabilmente lo vedeva come un fratello.

 

Per chiunque il sapere quel particolare, come un fratello, sarebbe stato indice di tranquillità, ma Amatatsu ben sapeva, per esperienza personale e realmente vissuta che non era di certo un problema per loro il legame di sangue -o meno- che rappresentava una fratellanza.

 

-raccontami, su- lo incitò cominciando ad accarezzargli lentamente il viso per farlo rilassare, sapeva perfettamente che era la cosa giusta da fare con lui, lo vide chiudere gli occhi sotto i suoi tocchi e ne ebbe la certezza, nonostante tutto lei era la sua persona.

Kazuhiko, nonostante tutto era la sua di persona; purtroppo in quel momento avrebbe dovuto combattere contro qualcosa di particolare per averlo tutto per sé e il suo egoismo di essere l'unica per lui combatteva con il suo amore incondizionato fraterno che voleva spingerlo verso il suo bene, non solo il proprio.

Vide il biondo inumidirsi le labbra e guardarla per un attimo prima di nascondere la faccia sul cuscino che ancora abbracciava -credo di volergli bene.- mormorò e se pur lei se lo aspettasse non riuscì a rimanerne sorpresa, non era da tutti i giorni sentir dire da Kazuhiko di provare qualcosa per qualcuno, specialmente quando l'oggetto di questi sentimenti non era lei.

In un attimo lungo più di qualche secondo si sentì una sorella maggiore, lasciò perdere i suoi ruoli egoisti, era arrivato il momento di pensare a lui.

Gli tolse il cuscino dalle braccia e si avvicinò a lui abbracciandolo e pian piano gli accarezzò i capelli dolcemente, era quasi diventata una mamma, magari non la loro visto la fine che aveva fatto.

-perché dici di fargli male?- chiese continuando a massaggiare la sua cute e quello negò sfregando il naso alla base del suo collo minuto. -è tutto così stupido, la vita è stupida e ti fotte in continuazione.- gli confidò e lei sorrise, non poteva esprimerlo meglio il concetto di vita.

Nel mentre delle sue carezze gli tirò appena una ciocca di capelli -non sono cose che dovresti dire- gli confidò nonostante tutto -non dovrebbero uscire dalla tua bocca queste cose, sei sempre stato tu a fottere la cita e ora permetti che avvenga il contrario?- gli chiese cercando di spronarlo ma probabilmente era troppo ubriaco per comprendere il suo discorso.

 

Doveva trovare qualche espediente per farlo ragionare anche in quello stato:

 

-se qualcuno avvicinasse il ragazzino?- gli chiese e Yukimi si accigliò staccandosi momentaneamente da lei per guardarla -di chi stai parlando?- domandò e la bionda negò, -è solo un esempio, tranquillo.- mormorò mettendosi seduta e lui gattonò fino a quelle gambe usandole come cuscino lasciando che continuasse ad accarezzare i suoi capelli dorati così peculiari che aveva anche lei, simbolo del loro legame di sangue.

-immagina che una mano, in questo momento di confusione si avvicini a Yoite.- iniziò con il dirgli -qualsiasi cosa al di fuori di noi ispirerebbe tranquillità e sicurezza, non trovi?- gli confidò ponendoglielo come interrogativo. - se venissi a sapere che quell'uomo sta circuendo Yoite, che volesse arrivare a quello, tu cosa faresti?- chiese e Kazuhiko assottigliò lo sguardo -le mie mani...- mormorò guardandosi i palmi -si sono già macchiati di sangue- le riferì e lei comprese fin troppo bene il senso di quell'affermazione.

Prese le sue mani stringendole nelle proprie -Kazuhiko, che rappresento io?- gli domandò e lui fu sorpreso da quella domanda -tu sei la mia persona- mormorò ovvio, ormai anche i muri lo sapevano; senza stringere, però, nelle proprie le mani delicate della sorella.-hai ucciso per stare con me e ora uccideresti per non far fare del male a lui, non trovi che ci sia qualcosa che mi accomuna a quel ragazzino?- gli chiese e lui la guardò con gli occhi colpi di stupore, fin quando, un conato di vomito non lo colse e lui corse in bagno.

 

*

 

il mattino seguente Amatatsu si era presentata al fratello con una grande tazza di acqua calda in mano nella quale aveva spremuto il limone, lo sapeva che i postumi della sbornia sarebbero stati devastanti altrimenti.

Almeno avrebbe lenito la nausea del fratello con quel metodo casereccio; -su, forza svegliati.- lo spronò la bionda e lo vide mugugnare qualcosa infastidito dalla sua voce e dalla sua presenza, strizzò gli occhi quando lei andò ad aprire le persiane della finestra così da permettere al sole di entrare e lo vide più che bene: aveva un aspetto pessimo e si vedeva palesemente che non si fosse ripreso dalla notte brava. Ed erano decisamente passati da un po' gli anni in cui poteva permettersele, quelle notti brave.

 

Ormai i suoi tempi di recupero erano decisamente peggiorati.

 

Bastò, però, la parola Yoite seguito da un meno d'impatto datti una sistemata, sei impresentabile a far scattare il biondo -e per l'amor del cielo, Kazuhiko, lavati i denti, sto per svenire.- aggiunse la sorella quando quello gli rese la tazza di acqua e limone.

Lo seguì quando quello entrò in bagno e rimase lì dietro la porta -e fallo con il dentifricio, non limitarti a spazzolarli con l'acqua- lo riprese -me ne accorgerei-* concluse concedendogli un piccolo sorriso divertito nonostante tutto, forte del fatto che lui non l'avrebbe scorto.

 

Nella strada del ritorno guidò lei, lui ancora non era nelle condizioni di poterlo fare, se ne stava lì alla parte del passeggero a mordersi un unghia -accelera- disse alla sorella e quella lo guardò con la coda dell'occhio -togli le mani dalla bocca- disse semplicemente continuando a guidare e lo sentì sbuffare.

Il viaggio continuò silenzioso e teso come era iniziato e ben presto arrivarono sotto il portone del palazzo dove abitava Yukimi; lui scese appena Amatatsu si fermò -parcheggio e arrivo.- gli riferì ma lui stava già andando al portone per entrare e salire da Yoite.

 

Quando entrò in casa non riuscì a non notare il fagottino rannicchiato sul divano, avvolto nella sua coperta color giallo limone.

Lo raggiunse inginocchiandosi vicino a lui e scostò appena la copertina comprata nella sua infanzia e lo guardò attentamente, aveva le occhiaie e probabilmente aveva pianto.

Gli accarezzò i capelli dolcemente -mi dispiace.- mormorò chinandosi a baciargli la fronte e lo sentì caldo, probabilmente aveva la febbre.

Prima che potesse prenderlo in braccio per portarlo in camera la sorella entrò dalla porta che aveva lasciato aperta per la foga di raggiungere il ragazzino e lo vide lì accanto a lui addormentato sul divano. -come sta?- gli chiese immediatamente posando però prima la borsa e la giacca sul kotatsu e li raggiunse -probabilmente febbre- mormorò Kazuhiko continuando a guardarlo -con questa coperta piccola avrà preso freddo- rispose lei mentre allungava una mano per poterla toccare -questa l'ha voluta lui quando era più piccolo, l'ha scelta e io gliel'ho comprata- quella confidenza bastò per non criticare oltre quella copertina ormai troppo piccola.

-sembra un bozzolo- ammise il biondo guardandolo ancora avvolto in quella copertina e gli accarezzò nuovamente i capelli, -mi chiedo quando diventerà farfalla.- rispose la sorella osservandolo e vide Kazuhiko sorridere amorosamente -quando troverà la sua persona.- rispose quello per poi sospirare appena. -siete così complicati.- mormorò la donna e Yukimi negò -tutti lo siamo solo che non te ne interessi.- la illuminò e lei si rese conto che non poteva ribattere ad un'affermazione tanto veritiera e reale come quella.

 

Lo prese in braccio delicatamente cercando di non svegliarlo e la coperta scivolò scoprendolo -Kazu...hai visto i suoi vestiti?- gli chiese quella -non sono...?- domandò lasciando in sospeso il quesito, il biondo aveva fin troppo bene compreso, avevano entrambi fin troppo bene riconosciuto gli abiti di servizio usati al quartier generale, il gusto di Hattori era così tradizionale.

 

Lo portò in camera e lei li seguì ad ogni passo e lo aiutò e metterlo bene tra le lenzuola fresche del loro letto -hai notato i piedi?- chiese lei più che seria -sembra che- cominciò ma il fratello le rubò la parola -che sia corso via senza scarpe per scappare da qualcosa, si ho visto.- e se pur non voleva metterla in quei termini anche Amatatsu aveva pensato la medesima cosa, non c'era più niente da ridere, non c'era più niente su cui scherzare, erano entrambi seri in quel momento.

-forse c'è un altra spiegazione- provò comunque a rassicurarlo mentre lo vedeva continuare ad accarezzargli i capelli dopo averlo coperto con cura.

Quando Yoite aprì gli occhi i loro sguardi si incontrarono e Kazuhiko provò a sorridergli ma l'unico risultato fu una smorfia contratta sul viso; -sei tornato...- pigolò il minore alzandosi a sedere sul materasso e la coperta che il biondo gli aveva messo addosso per non fargli prendere freddo scivolò fino all'obi scuro del suo yukata.

-sei tornato.- ripeté prima di sporgersi per rifugiarsi tra le sue braccia -si sono qui.- gli disse accarezzandogli piano la schiena -poi però vorrei parlare con te.- affermò e in quel momento Amatatsu si sentì terribilmente in più e non si limitava solo ad essere una sensazione, era un dato di fatto, entrambi gli erano sfuggiti di mano come una manciata di sabbia, come polvere lasciata andare al vento e lei li aveva persi tanto lentamente da non rendersene conto fino a quel momento.

In quel frangente li aveva visti nel loro mondo speciale e lei lì non aveva il potere di entrare.

-chiamami più tardi, così mi fai sapere come sta.- gli aveva detto anche se non era sicura che l'avesse sentita troppo preso a scrutare quel ragazzino che gli aveva cambiato la vita.

 

Arrivò alla macchina e prima di metterla in moto prese il cellulare dalla borsa, si morse appena le labbra per poi inumidirle senza rendersene conto e trovò il coraggio di entrare nella rubrica.

-ehi Jake- esordì sentendolo rispondere -si tutto bene.- mormorò accarezzando il volante con la mano libera -beh sai, l'armadio è vuoto senza le tue cose.- gli confidò e riuscì a sorridere -domani sera?-chiese -si, penso di avere il tempo sufficiente per ordinare ad un take away – mormorò prima di riagganciare.

 

*

 

quasi senza accorgersi che la sorella fosse andata via il biondo baciò il compagno sulla fronte e lo prese tra le braccia -ora andiamo al letto, se dormi qui ti verrà il mal di schiena- gli confidò e Yoite non oppose alcuna resistenza a quell'abbraccio che sapeva di storia fantasiosa da bambina, in quel frangente si sentiva la sua principessa e non aveva voglia di rovinare quel pensiero considerato che era il primo positivo che riusciva a concepire da decisamente troppo tempo.

Si accucciò tra le sue braccia toccandosi il petto, il cuore batteva forte e aveva paura che il compagno riuscisse a sentirlo da quella distanza ravvicinata -sei tutto rosso, probabilmente hai la febbre.- e Yoite non riuscì a negare e dirgli che era semplicemente emozionato per quel contatto, annuì senza dir nulla.

Yukimi lo portò in camera lasciandolo sul letto e lo guardò prendere il lenzuolo e coprirsi, lo guardò evitare il suo sguardo mentre si nascondeva dai suoi occhi e si sedette vicino a lui accarezzandogli una spalla -Yoite- lo richiamò cercando il suo sguardo e dovette prendergli il mento ed imporgli di alzare il viso -guardami- mormorò osservando i suoi occhi evitarlo -te lo chiedo per favore.- aggiunse ma non bastarono nemmeno quelle parole per convincerlo.

-Yoite, guardami.- gli disse ancora con un minimo in più nella voce che assomigliava ad un comando impartito e strinse appena la presa sul suo viso incontrando finalmente i suoi occhi, lucidi come si aspettava -mi fai male.- mormorò il ragazzo e Yukimi lasciò la presa sul suo viso -voglio parlare con te.- gli confidò il biondo e vide il compagno sospirare, parlare era l'ultima delle cose che aveva voglia di fare, di quello che era successo alla base poi con chi era successo erano per lui un tabù auto imposto come se il tacere su quelle cose avrebbe aiutato nel dimenticarle.

 

-come mai porti quei vestiti?- gli chiese il biondo e Yoite guardò altrove ristendendosi tra le coperte, evidentemente il suo volere era di poco conto -volere che, oltretutto aveva tenuto totalmente per se.

-ho fatto la doccia in palestra- mormorò ed era vero, niente bugie, solo qualche omissis.

Kazuhiko si stese vicino a lui e gli accarezzò una spalla -come mai non sei venuto a casa a farla?- chiese ancora e Yoite tentennò nel rispondergli, doveva dirglielo? Doveva dirglielo realmente?

-Yoite?- lo richiamò non ottenendo risposta e lo prese per una spalla facendolo distendere sulla schiena, non gli piaceva quando gli dava le spalle, lo bloccò sul materasso proprio sopra di lui, guardandolo negli occhi -dimmi quanto sono un pezzo di merda- gli ordinò e Yoite se ne sorprese, allora aveva capito.

Allungò le mani afferrando la sua maglia e se lo tirò addosso stringendosi a lui, negò semplicemente nell'incavo del suo collo strofinando il viso sulla sua pelle, senza dir nulla.

-mi dispiace- mormorò in fine senza lasciarlo andare -anche a me- mormorò il maggiore accarezzandogli i capelli -dovresti farti una doccia però ora- gli confidò -tu dovresti raderti, cominci a pungere.- rispose il moretto accarezzandogli una guancia -non ti vado bene con la barba incolta?- chiese quello andando a baciare il palmo della sua mano e Yoite arrossì -mi fa sentire più piccolo di quello che sono- sospirò quello pensando che no, lui non voleva finire nel cimitero delle bambole.

 

-Yukimi- lo richiamò dopo un lungo momento racchiuso nei suoi pensieri -devo dirti una cosa.- gli confidò il ragazzo e quello gli prestò la sua più totale attenzione.

 

Non dirmi quello che sento tu stia per dirmi.

 

-però io non voglio che ti arrabbi- mormorò il moretto guardando le lenzuola per non incrociare lo sguardo del compagno -ho fatto una cosa brutta- ammise.

 

Non dirmelo, fallo rimanere solo un pensiero

non renderlo un fatto reale.

 

Yoite lo prese per la maglia e la strinse tra le dita sottili -non gettarmi via come una bambolina sporca e rotta dopo- gli disse pacato e si rese conto che arrivato a quel punto non poteva più fermarsi e si morse le labbra e il biondo gli accarezzò i capelli -non devi per forza dirmelo se non te la senti- gli confidò sentendosi pessimo per il fatto che dentro di se era conscio di non averlo fatto per preservare il suo piccolo bensì che l'aveva fatto per non intaccare se stesso da quello che desiderava rimanesse una supposizione priva di fondamenti e conferme.

 

quasi ad averlo compreso Yoite annuì -vado a fare una doccia- mormorò alzandosi dal letto -poi butta quei vestiti, puzzano.- ammise il biondo e Yoite annuì uscendo dalla loro camera.

 

*

 

Yoite quel giorno era stato accompagnato da Amatatsu alla base dei lupi grigi per dei test clinici, Kazuhiko avrebbe ben volentieri voluto accompagnarlo di persona ma il suo lavoro di trasportatore per una ditta locale lo vedeva, proprio quel giorno fuori città per un importante consegna.

La bionda in fondo in quell'ala della base ci lavorava come infermiera e non era di certo stato un problema per lei deviare per andare a prendere il ragazzino quel giorno -ragazzino che, oltretutto, era diventato più alto di lei.

 

Non le era stato permesso seguirlo, anche perché il suo turno di lavoro la portava in un altra ala del laboratorio di ricerca e prima di andare si era assicurata che Yoite non appena fatto la chiamasse così da poterlo raggiungere e accompagnarlo a casa;

 

mentre portava dei documenti in archivio sentì la voce del loro capo interloquire con il medico che aveva eseguito i test sul ragazzo, d'impulso di nascose dietro l'angolo e si soffermò ad ascoltare, quando si rese conto che era stata una cazzata quel gesto da spia di infimo livello era già troppo tardi, aveva già sentito cose delle quali non avrebbe mai dovuto venire a conoscenza.

Avevano indubbiamente a che fare con il kira, altrimenti la riservatezza che Hattori pretendeva di avere non avrebbe avuto senso.

 

Allargò gli occhi sorpresa e tornò nell'ufficio dal quale aveva preso i documenti chiedendo gentilmente ad una collega di archiviarli al suo posto, che sfortunatamente aveva avuto un contrattempo e che doveva fare una telefonata, questione di vita o di morte si giustificò calcando la mano e ad una cosa del genere non si può negare un aiuto.

 

Uscì dalla base raggiungendo la strada e tra i rumori del traffico compose il numero del fratello, guardò la struttura quasi agitata e poi le voltò nuovamente le spalle quando quello rispose.

 

-ehi piccola dimmi tutto, però in fretta che sto guidando.- ammise quello sorridendo alla cornetta -allora accosta perché è importante.- ammise respirando velocemente e quello iniziò a preoccuparsi sentendo il suo tono della voce. -riguarda Yoite.- aggiunse e per qualche istante ci fu un silenzio inquietante, tutto pareva essersi fermato ad ascoltarla.

-hai notato se... uhm..- si interruppe cercando un modo appropriato per chiederglielo. -dio non tergiversare!- le imprecò contro il biondo totalmente giustificato, sentiva il cuore battere più che forte nel petto da quando aveva nominato il ragazzo con quel tono preoccupato nella voce.

-lui prova ancora il senso del gusto?- chiese senza usare mezzi termini e Yukimi a quel punto rimase interdetto per alcuni attimi. -dobbiamo vederci, ho sentito parlare Hattori con il medico di Yoite, dobbiamo vederci- ribadì -parlare per telefono non è sicuro- e sentendosi osservata si voltò a guardare la struttura.

 

 

*

 

 

Erano stati convocati entrambi dal loro capo, senza che nessuno dicesse qualcosa sul perché e quando ne aveva parlato con Amatatsu lei si era preoccupata del fatto che avesse scoperto tutto.

Si era agitata ed era stato jake a casa a tranquillizzarla e a dirle che lei comunque ne sarebbe uscita pulita, poi le aveva proposto del riso, con i frutti di mare, il suo preferito e quello che comunque a lui riusciva meglio, lei aveva accettato cercando di nascondere almeno un minimo la propria agitazione e aveva chiesto al fratello di tenerla informata sul perché di quella convocazione.

 

Evidentemente un po' tutti si erano dimenticati che esisteva un lavoro che li legava al loro capo, un particolare che avevano trascurato troppo intenti a cercare un anello debole della catena del tradimento interno che stavano mettendo in atto.

Una missione, era per una missione che li aveva chiamati; e pensare che chi, al contrario loro, non avrebbe mai avuto la coscienza sporca non avrebbe mai pensato ad altro se non a del lavoro.

Amatatsu sapendolo sospirò di sollievo e riuscì a godersi il riso che il suo amore aveva preparato per lei, mentre loro, al quartier generale erano intenti ad ascoltare le parole del loro capo.

 

Era stata una settimana un po' d'inferno quella, nella quale erano usciti pochissimo di casa:

Yoite non era voluto andare ai suoi allenamenti e la cosa a Yukimi pareva decisamente troppo strana, quel ragazzo non aveva mai disubbidito da quando ce l'aveva lui in carico ne era mai venuto meno ai propri impegni ed invece, in quella settimana se n'era stato sul letto, steso di fianco a fissare il nulla dandogli in ogni momento la schiena.

Non erano stati pochi i momenti in cui il biondo di era chiesto cosa gli passasse per la testa e quali fossero i pensieri che riusciva a partorire, poi accarezzandogli la schiena gli si avvicinava e più che mai lo sentiva su un altro pianeta.

Nonostante tutto però gli era piaciuto accarezzargli i capelli in quei momenti e se pur in silenzio dimostrargli che c'era, che era tornato e per qualche tempo avrebbe potuto benissimo ignorare quella morale che nella sua vita era solo una vocina di contorno; magari nella sua vecchiaia, in un secondo momento avrebbe potuto chiedere perdono per le sue azioni sconsiderate ma non si sarebbe mai scusato per essergli stato accanto in quel momento.

 

Non aveva indagato e non aveva insistito nel farsi rivelare cosa fosse accaduto in quella serata.

 

Era stato fin troppo preoccupato dalla chiamata della sorella e poi dal silenzio che era calato, evidentemente avevano mosso troppo le acque che non dovevano venir mosse e se lei non si faceva viva per quel tipo di informazioni era evidente che non poteva per qualche causa di forza maggiore.

 

Al tavolo delle riunioni erano predisposte due cartelline sigillate, erano di un giallo spento, tendente all'arancio.

-quella è la vostra missione, ci sono tutte le informazioni delle quali siamo venuti in possesso.- il biondo si avvicinò al tavolo e prese la propria cartellina rompendo il sigillo di ceralacca rossa che spiccava come una macchia di sangue su quel monocromo.

-già altri prima di noi hanno individuato il corpo in cui lo shinrabansho si è reincarnato e dalle nostre informazioni lo hanno già avvicinato ma non reso operativo.- ammise il loro capo -quindi non avevamo nemmeno i mezzi per individuarlo?- chiese Yukimi quasi a sfidarlo e Hattori lo guardò ma prima che potesse rispondergli alcun ché la sua assistente lo precedette -non usiamo esporci tanto- gli disse avanzando verso di lui e il sapere come lei non vedente riuscisse a camminare per la stanza con tutti i suoi ostacoli era qualcosa di peculiare, a volte non sembrava realmente cieca.

-dobbiamo ricordarti che non siamo un'organizzazione che opera alla luce del sole?- gli chiese l'uomo e Yukimi dovette tacere se pur storcendo il naso.

Non appariva una missione difficile, se non fosse stato che il ragazzino da rapire fosse il contenitore dello shinrabansho.

-tra due giorni si verificheranno le condizioni ideali per poterlo prelevare e portare nella nostra base.- gli comunicò la donna e Yukimi annuì -immagino sia tutto qui, andiamo a studiarci il piano a casa, con permesso.- disse loro e poi posò una mano sulle spalle di Yoite -andiamo, qui abbiamo finito.-

fecero per andare e raggiunsero la porta -ah, Yoite.- cominciò il loro capo e i due si bloccarono -ricordati che in settimana hai un altra visita- gli disse come se non fosse successo mai nulla -e gli allenamenti, non dimenticarti di prenderne parte, mi raccomando.- e Yukimi lo vide sorridere come non aveva mai sorriso, decisamente divertito e maligno.

Cerò di respirare con calma, se avesse seguito il suo istinto sarebbe partito a razzo a dargli un pugno in faccia con tutta la sua forza.

 

Tornarono a casa e quando entrarono Amatatsu era lì, con il grembiule addosso e i capelli raccolti in una coda alta -salve a tutti, ho bisogno di un enorme, enorme favore da voi due- esordì e il fratello e il moretto rimasero a guardarla -dicci sorellina.- la incitò il biondo -allora. Jake cucina che è una meraviglia, e mi ha insegnato due o tre cosette ma io non voglio che cucini sempre lui, vorrei contraccambiare e so preparare solo il riso con i frutti di mare!- ammise -allora ho fatto delle prove qui e vorrei che foste le mie cavie per dirmi se sono cose mangiabili per lo meno, ci state?- il modo in cui guardò il biondo fu più che esaustivo era un modo per mettere alla prova quel senso di Yoite di cui aveva sentito parlare.

 

Servì in tavola un piatto di pasta -temo di aver esagerato con il sale- mormorò conscia che effettivamente non era con il sale che aveva abbondato bensì con il peperoncino, era stato solo un modo di sviare Yoite.

Quando il ragazzo mise in bocca il primo boccone i due lo guardarono pi che interessati -com'è?- chiese la donna -non è poi così tanto salato, giusto un po'- mentì il ragazzo e lei rimase un attimo interdetta -perfetto- finse rassicurazione e guardò il fratello -mi aiuti a prendere le altre cose in cucina?- ed era ovvio che lui andasse con lei -allora?- mormorò e lei gli mise davanti la pentola -assaggia- quando Yukimi poggiò sulla lingua la poca pasta che aveva inforchettato cercò immediatamente dell'acqua -ma è piccante in una maniera allucinante- bofonchiò -e io il sale non ce l'ho messo per niente.- gli confidò la bionda e guardò il ragazzo dalla cucina -e guardalo continua a mangiarne come se nulla fosse, addirittura mente dicendo che sì, effettivamente è un po' salata.- sospirò -che cosa devo fare?- le chiese il maggiore e lei negò -non lo so, credo che sia un effetto collaterale dell'uso del kira- Kazuhiko si trovò d'accordo -possibile che non ci sia nessuna documentazione sul questa tecnica?- chiese alla sorella -sicuramente c'è ma non ci è dato sapere dove ne leggere e carpire informazioni, sembra quasi che sia una tecnica che ti uccide dall'interno, come un tumore.- mormorò e poi lo guardarono insieme rimanendo in silenzio, quell'ultima affermazione era stata devastante.

 

Quando compresi che mi stava mentendo per mentirmi

e per nascondermi quel che stava succedendo

al suo corpo,

mi sentii tremendamente tradito.

Forse era simile alla delusione di un genitore nei

confronti del figlio che fa la prima stronzata della sua vita.

Yoite è quello di più simile ad un figlio che io abbia mai avuto.

E allo stesso tempo è altre cose, cose che mi hanno sempre confuso terribilmente.

 

 

Nonostante Amatatsu cercò di fermare il fratello quello partì in quarta arrabbiato per la menzogna; arrivò dal ragazzo e gli prese il braccio con il quale teneva la posata e lo strattonò -da quanto menti così bene?- chiese accusatore guardandolo con gli occhi neri di rabbia -perché non me lo hai detto?!- continuò con il suo tono.

Yoite fece per parlare ma poi non disse alcun ché era ovvio a che si riferisse il compagno. Lo vide mollare la presa e sedersi accanto a lui, -ora tu mi dici tutto quello che sai, tutto quello che non mi è stato riferito e tutto quello che hanno detto a te. Perché Hattori ti aveva quando eri piccolo, e perché ti ha affidato a me.- gli chiese categorico e Yoite abbassò lo sguardo -molte delle cose che mi chiedi non le so nemmeno io- mormorò -altre sono indicibili e preferirei non ricordarle.- ammise respirando a fondo, nel contempo arrivò la bionda che si sedette accanto al fratello e prese la sua mano nella propria infondendogli quella sicurezza che non aveva più da un po' di tempo. Lei era la sua spalla sulla quale appoggiarsi e non si sarebbe tirata indietro.

-ora Kazuhiko ti racconterà perché noi siamo orfani e perché Hattori ci ha presi con lui, anche la nostra vita è cosparsa di cose indicibili, sai?- mormorò affettuosa -non ci vantiamo di quel che abbiamo fatto, solo che nel momento in cui è successo era l'unica cosa da fare- continuò e vide che Yoite prese ad osservarla speranzoso di non essere giudicato.

-nella nostra adolescenza ci siamo innamorati- ammise il biondo guardando per un attimo la sorella -ma nostra madre, lei era una donna impossibile e pazza, usata tradita e poi abbandonata da nostro padre che era un personaggio di Banten; è credo, impazzita dal dolore- ammise quello -lei ci impediva di amarci, capisci?- disse lei, come se quella fosse stata una prova a loro favore -e io ho chiesto a Kazuhiko una prova d'amore, doveva eliminare la causa dei nostri mali.-disse lei -e io l'ho uccisa, io ho ucciso nostra madre- ammise la sua colpa e guardò, assieme alla sorella il ragazzo davanti a loro -Yoite, nessuno ha una vita sacra, tutti hanno dei segreti indicibili, solo che devi imparare a conviverci- gli confidò dolcemente la ragazza e il moretto la guardò sorpreso -il signor Hattori ci ha accolto nella sua organizzazione, ci ha dato un tetto sopra la testa, un lavoro e dei vestiti e noi gli siamo riconoscenti- aggiunse la bionda -lei era felice lì, ci stava bene e io uccidevo su commissione per permetterle di rimanere lì- e la sorella a quel punto ridacchiò -era un teppista di prima categoria, picchiava chiunque mi guardasse per più di tre secondi- mormorò in quello che aveva catalogato come un bel ricordo

-anche io credo di aver ucciso mia madre.- mormorò rompendo quelle risate il moretto e i due lo guardarono -quindi eravamo destinati a stare insieme.- decretò la bionda trovando il modo di rompere ancora quella tensione

-non pentirti mai delle tue decisioni- gli disse l'uomo prima di baciargli la fronte -vai sempre avanti a testa alta, il tempo cancella tutte le ferite.- mormorò ancora prima di tirargli indietro i capelli con le mani e guardarlo negli occhi -intesi?- chiese e vide il moretto annuire.

 

 

*

 

quel giorno doveva iniziare la loro missione.

Si erano svegliati presto ed erano andati sul luogo del rapimento per studiare le ultime cose prima di diventare operativi ufficialmente; sembrava una missione relativamente semplice considerato che effettivamente dovevano rapire un ragazzino di quindici anni.

 

Quando misero in atto il loro agguato non si resero conto che il loro nemico era decisamente pi forte di quanto riportato dai file che erano stati inviati loro dal Capo; si ritrovarono a combattere contro più che un piccolo professore di provincia con un infarinata di arti marziali e con dei ragazzini prodigio che non c'azzeccavano niente li uni con gli altri.

Nonostante la loro inferiorità numerica per un attimo parve che avessero arrestato la loro vena combattiva.

 

Fu in quel momento di stasi che Kazuhiko vide per la prima volta Miharu in faccia.

 

Il suo primo pensiero fu che assomigliava ad un Yoite in miniatura o almeno al ragazzo che era stato portato da lui anni prima, il suo sguardo era il medesimo.

-Yoite, prendi il ragazzino!- gli disse mentre puntava la sua amata pistola contro i due mocciosi che giocavano a fare cose da adulti.

Il moro si mosse per eseguire l'ordine ma l'uomo che l'accompagnava, il professor Kumhoira, si frappose tra loro in un gesto un po' troppo eroico per un docente.

Yoite gli puntò il suo dito contro pronto ad usare il kira.

-togliti di mezzo- gli intimò il moro minacciandolo -Yoite, prendi il ragazzino!!- gli intimò di nuovo il biondo cercando di liberarsi delle due pulci fastidiose che si erano riprese dal loro precedente attacco.

-Che cosa aspetti, ragazzino?- gli disse ancora il biondo e poi, guardando il suo compagno comprese il perché del suo tentennare, si era perso a guardare quel moretto che dovevano rapire.

Quindi non era stato il solo a pensare e a provare quelle cose quando lo aveva visto.

 

Quando vidi Yoite perdersi nel guardare quel ragazzino

avrei voluto puntargli la pistola contro e ucciderlo a bruciapelo.

Non volevo che Yoite guardasse altri con quello sguardo.

 

Il mio “essere la sua persona” stava vacillando miseramente.

 

Yukimi preso dai suoi pensieri puntò la pistola contro il contenitore della tecnica proibita e rimase a puntarlo per qualche istante.

Abbassò di poco la canna della pistola per poi puntarla contro l'uomo che gli faceva scudo -consegnaci il contenitore e non morirai.- gli intimò ma quello negò fortemente e Yukimi gli sorrise prima di far saltare il grilletto ed esplodere il colpo che lo colpì su un braccio.

Il ragazzino allargò gli occhi sorpreso e quasi spaventato, evidentemente era la prima volta che si immischiava in certi affari e che, più che altro, era lui stesso la merce desiderata.

 

Yoite si avvicinò al professore e nel mentre di quei passi silenziosi il loro scopo si frappose tra loro; in uno scatto di difesa incondizionata lo colpì con il kira graffiandogli la palpebra e quello si prese il viso tra le mani inginocchiandosi miseramente al quel dolore.

-Miharu!- urlò Kumohira facendo un passo verso il suo protetto ma un colpo di pistola esploso dal biondo lo bloccò sul posto. -fermo dove sei.- sibilò quello con un insano sorrisetto sulle labbra -non ti ho dato il permesso di muoverti.- aggiunse mentre Yoite tornava a tenerlo sotto mira con la propria tecnica.

-Miharu vattene!- gli disse ancora l'uomo e si sentì un dolore improvviso alla base della nuca che pian piano inglobava tutta la sua testa -sta zitto.- gli disse Yoite tenendolo in pugno con la sua tecnica -vattene!- insistesse l'uomo cercando di ignorare l'insistente dolore e quel ragazzino dal canto suo, tenendosi l'occhio che piangeva lacrime di sangue si sentì così impotente da vergognarsi della sua vulnerabilità.

-basta- disse a voce troppo bassa per essere sentito e si avvicinò tentennando dei suoi stessi passi. -ho detto di smetterla.- aggiunse con un tono vagamente più alto ma decisamente troppo poco convinto.

E vide l'uomo che doveva proteggerlo soffrire per il suo compito -basta- urlò -ti ho detto di smetterla!!!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola e quasi per una fatalità forzata un enorme gatto balzò da dietro un muro attaccando Yoite che, non aspettandoselo, ne rimase vittima.

Ripresosi dal colpo balzò indietro liberando Kumohira dalla propria tecnica e affiancò il proprio compagno che mantenne la pistola puntata sui tre.

Quello che sembrava un attacco del ragazzino si rivelò il perfetto tempismo di un loro avversario.

Sciogliendo la sua tecnica di mutazione della forma si rivelò davanti ai loro occhi Kotaru Fuuma in persona.

-è ora di smetterla.- disse semplicemente e Yukimi fece un cenno al compagno di andare. Non gli rimase che battere in ritirata, il loro scontro era solo rimandato.

 

 

*

 

-il signor Hattori si arrabbierà- mormorò Yoite sulla strada del rientro -non dirà nulla- gli rispose caustico il compagno -però non abbiamo portato a termine la missione- aggiunse il moretto -e lui aveva omesso dei particolari importanti- ribatté Yukimi scandendo per bene le parole, aveva un torno irritato e il ragazzo decise di non protrarre oltre quella conversazione, non voleva che Kazuhiko se la prendesse anche con lui; si rigirò le mani osservandosi le unghie, attorno ad esse la pelle si stava a poco a poco scurendo e non se ne sapeva spiegare il perché e poi, quel livido che gli era comparso pochi giorni prima ancora non accennava ad attenuarsi.

Yukimi lo guardò con la coda dell'occhio mentre continuava a guidare verso casa -fammi vedere- aveva detto prendendogli una mano e osservò se pur di sfuggita quelle peculiarità -da quanto tempo sono così?- gli chiese -il livido ce l'ho da qualche giorno- ammise -ma non fa male, sta passando- mormorò come un bambino e mentre gli confidava quelle cose lo vide accostarsi al marciapiede e parcheggiare l'autovettura -andiamo a comprare un paio di guanti probabilmente è il freddo- gli disse ottimista -hai la pelle delicata- aggiunse prima di baciargli il dorso di una mano e Yoite arrossì a quel piccolo gesto ritraendo poi la mano stringendola con l'altra -non baciarle, sono sporche.- ammise per darsi una giustificazione.

 

-vai a scegliere i guanti e quando hai scelto chiamami che arrivo ok?- gli disse -nel frattempo devo fare una telefonata- gli disse accarezzandogli i capelli e lo guardò sparire dentro il negozio;

rimanendo lì fuori prese il telefono e compose il numero della persona che doveva chiamare e attese che quella rispondesse -sorella- esordì quando sentì la sua voce -questa sera vieni a cena da noi, dobbiamo aggiungere un sintomo all'uso del kira.- le disse -oh, certo vengo per le otto, ok?- dopo averle confermato l'orario riagganciò infilando il cellulare in tasca e mascherandosi di un sorriso raggiunse il ragazzo nel negozio -allora, hai scelto?- gli chiese accarezzandogli i capelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*- frase tratta dalla 5° serie di desperate housewifes – lynette a tom Scavo.

 

Fine capitolo 3;

fine stesura: 03/10/2011

 

 

Note finali: buona seeeraaaaa.

Ecco si sono visti, si sono incontrati *-*

è come se fosse finita una prima parte e fosse l'incipit di un nuovo inizio. *-*

mi era preso un momento di panico a dire il vero (più che altro una parte di me si rifiutava di farli incontrare ç_ç amo troppo il mio kazuhiko ç_ç) maaaaa bando alle ciance!

Grazie di aver letto!!!

   
 
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