VOCI
STRANE
Quando atterrai ero stordita. Non sapevo neanche perché ero lì. Ah! Certo!
Perché ero caduta da quella maledetta trappola nel sasso. Avanzai nel luogo. Era
molto sporco e pieno di detriti, che mi si attaccavano alle scarpe da
ginnastica nuove della Nike; era tutto silenzioso e tetro: “Forse non avrei
dovuto andare” pensai. Mi incamminai verso quella che mi sembrava una porta, anche
se piena di buchi e graffiti, che sembravano tombe minuscole con inciso
sicuramente un epitaffio lugubre, anche se incomprensibile perché coperto da una sostanza
verde fogna che colava sulla maniglia. Provai ad aprire, ma evidentemente
bisognava pronunciare una parola d’ordine. “Che schifo” dissi ad alta voce,
guardandola disgustata. All’improvviso si aprì la porta e provai un misto
d’eccitazione, paura e stupore. Scoprì che la parola d’ordine era “che schifo”;
feci una faccia che avreste dovuto vedere. Entrai.
Ciao a tutti quelli che mi leggono,
vi ringrazio dell’attenzione e spero che abbiate voglia di
lasciare una recensione; mi farebbe molto piacere.
Ciao a presto,
Lauredol