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Autore: myki    08/10/2011    1 recensioni
Inghilterra, primi anni del 1800.
CAPITOLO 5: LA STANZA
"La biblioteca della sua casa non era grande come quella dei Felton. Era piccola, intima, e nascondeva i tesori che suo padre aveva raccolto in lunghi anni di viaggi, quelli che lo avevano tenuto lontano dalla famiglia. In fondo, in un angolo, seminascosta da uno scaffale, nasceva da terra una piccola scala a chiocciola di legno scuro, che attorcigliandosi su se stessa portava ad una stanza segreta nascosta sopra la casa.
Il loro nascondiglio.
Per un accordo di cui non ricordava più le condizioni, si erano ripromessi di non svelarne l’esistenza a nessuno, neanche a Sarah.
Ed era su quella scala che si erano baciati."

STORIA IN REVISIONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Ho seguito il consiglio di una mia amica, e ho inserito un elenco dei personaggi principali.

EMILY HAMPTON: Secondogenita degli Hampton, legata alla sorella Sarah da un profondo rapporto di amicizia. Innamorata di Andrew da quando era bambina, ha occasione di rivederlo dopo 8 anni, con il suo ritorno in città.

SARAH HAMPTON: Primogenita degli Hampton. Innamorata del cugino Richard, non riesce però a rivelare questo sentimento ad alcuno. Cresciuta ed educata insieme ad Andrew, ne diventa ben presto la migliore amica, nonostante il peso della promessa stretta tra i genitori dei due, che vorrebbero vederli sposati.

ANDREW WADE: Unico figlio di Caroline e George Wade, viene spedito dal ricco zio Edward dopo la morte dei genitori, divenendo uno degli scapoli più ricchi della regione. Tornato successivamente a Withby per rivedere Emily e rimettere tutto a posto, rimane turbato dalla visione di lei e dalla consapevolezza di dover rispettare il volere della promessa.

RICHARD FELTON: Secondogenito dei Felton, cugino di Emily e Sarah. Cinico e piacente, non si accorge di amare Sarah fino a quando non comincia a capire di essere in gara con Andrew, suo amico d’infanzia.

JAMES FELTON: Primogenito della famiglia, mantiene un rapporto di ostilità con il fratello, basato sull’invidia. Amante del gioco e dei vizi, fa in modo di provocare fastidi al fratello per puro divertimento.

AMY FELTON: Sorella minore dei fratelli Felton, intima amica di Sarah ed Emily. Amante della cultura, della bellezza e dell’arte, ha sempre molti corteggiatori, ed è benvoluta da tutti.

CATHERINE HAMPTON: Sorella minore di Sarah ed Emily, si definisce in opposizione alla cugina della stessa età. Viziata e frivola, non è in buoni rapporti con nessuno, sebbene ottenga grande sostegno dai genitori.

LYSETTA DARREL: Unica figlia dei Darrel, innamorata di Richard da tempo immemorabile.

Mr e Mss FELTON: Zii preferiti di Emily, hanno un’immensa biblioteca.

 

 

 

 

 

CAPITOLO 5: LA STANZA

 

Doveva convincersi a smettere di pensare a lui, e doveva farlo prima che fosse troppo tardi. Per troppi anni aveva cercato di convincersi che il suo amore si era costruito su qualcosa di non esistente, su un’impalcatura tanto fragile che non avrebbe retto al primo colpo. E adesso che l’aveva rivisto stentava a credere di aver vissuto anche solo un minuto senza di lui. Il suo sguardo mentre le dava l’invito l’aveva schiacciata, e il peso che sentiva addosso da qual momento continuava a gravarle sul cuore. Si era sforzata di dire a Sarah tutto quello che provava, ma non ne era stata realmente capace. La sua gola sembrava chiudersi ogni volta che accennava il suo nome, i suoi occhi si incupivano vedendo molto al di là di ciò che c’era di reale, e le sue labbra si piegavano in un sorriso involontario che non spariva per ore. Non poteva pensare a lui senza che il cuore le balzasse in petto furioso, e certo, non poteva vederlo senza pretendere di non morire tra le sue braccia.

 

                                                                              

 

 

 

                                                                                                                                              *

 

 

La luce chiara entrava dalla finestra, e rendeva visibile il pulviscolo nell’aria. I cristalli brillavano dei molti colori riflessi, e coloravano la stanza già adorna di quadri e tappeti, stranamente silenziosa in quella Domenica mattina d’Ottobre. Richard Felton allungò le gambe fino al tavolino, beandosi di quella tranquillità insolita, e portandosi alle labbra un bicchiere di Brandy.

Odiava il fatto che suo fratello gli avesse attaccato tale vizio.

Sbuffando sonoramente tornò a concentrare i suoi pensieri sul ballo della settimana precedente, e su quello che Andrew avrebbe invece tenuto di lì a pochi giorni. Aveva danzato con Lysetta, con Amy, con Sarah. E doveva ammettere, gli aveva fatto uno strano effetto.

Era abituato a ballare con la cugina, lo faceva da sempre.

Eppure stavolta c’era stato qualcosa di diverso, il corpo caldo di lei che gli passava accanto, il suo respiro accelerato, i suoi occhi brillanti che l’avevano ammaliato per tutta la sera.

Tutto era… diverso.

James non gli era mai apparso così simpatico, Lysetta mai tanto divertente.

Bevve un altro sorso di Brandy, appoggiando poi il bicchiere freddo sulla fronte, e chinandosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia.

Sono uno stupido.

 

Il campanello suonò proprio in quel momento, distraendolo dal cercare altri aggettivi poco carini per se stesso. Pochi minuti dopo, la cameriera entrò nel salotto, porgendogli un biglietto in carta bianca.

 

“Da parte del Signor Wade”

 

Richard lo guardò confuso, sentendosi stranamente fuori posto. Era chiaramente un invito per il pranzo, ma piuttosto formale, per due vecchi amici. Alzando le spalle per togliersi ogni dubbio, si alzò finalmente in piedi per andare a prepararsi. C’era qualcosa che Andrew doveva dirgli, e non poteva aspettare oltre per scoprire che cos’era.

Il viaggio a cavallo fu breve, e Richard varcò il portone della casa con uno strano presentimento, voltandosi per ammirare i mobili di legno pregiato, e gli ampi saloni ariosi. La Signora Jenkins lo condusse alla porta del salotto, e lui vi entrò a passo sicuro, stampandosi il solito sorriso sarcastico sulla faccia. Andrew si alzò per abbracciarlo, sorridendogli a sua volta, ma intorno ai suoi occhi c’erano pieghe che la dicevano lunga sulle sue ultime notti. Era persino più trasandato del solito, e girava per casa in camicia, le maniche impudentemente arrotolate sulle braccia, e il colletto spiegazzato.

 

“Non ti avrei chiesto di venire… se non avessi bisogno di un consiglio”

 

Il silenzio calò sulla sala, lasciando gli uomini a sentire i rumori provenienti dall’esterno.

 

“La risposta è si, dovresti dormire”

 

Lui lo guardò scuotendo la testa.

 

“Non ci riesco”

 

“Hai un problema…?”

 

“Ho un’ossessione”

 

“Per il gioco?”

 

“Per Emily”

 

Il legno sfrigolò nel camino, provocando scintille di un rosso brillante.

 

“Non credo che dovresti…”

 

“…desiderarla? Sognarla?”

 

Richard sorrise, sentendo il cuore farsi leggero.

 

“…vederla così tragica”

 

“E come dovrei vederla? Tra noi ci sono cose… ti ho chiamato per questo anche. Non volevo che lo sapessi da qualcun altro”

Stupito, Richard lo fissò negli occhi, e quando l’altro gli indicò la poltrona si sedette.

 

“Mia madre era molto amica della Signora Hampton… lo sai… e mi promise per una delle sue figlie”

 

“Ma è proprio una bella notizia! Non dovrai…”

 

L’altro scosse di nuovo la testa.

 

“A Sarah, Richard. Mi promise a Sarah”

 

 

 

                                                                                                                                                      *

 

 

 

 

L’alba l’aveva trovata sveglia, leggermente tremante per l’aria che filtrava dalla finestra dimenticata aperta. Appoggiata alla spalliera del letto, tirandosi addosso la coperta e stringendosi nelle spalle lasciate scoperte dalla camicia bianca troppo scollata, Emily emise un sospiro, rassegnandosi al fatto che avrebbe sognato Andrew per molte altre notti successive. I capelli sciolti le ricadevano sulla spalla in un tocco leggero e piacevole, come quello che le avrebbe provocato la mano di lui se fosse stata reale. Ripensando a tutto Emily si sentì imbarazzata e confusa, totalmente imprigionata da qualcuno che credeva di aver dimenticato da anni, da qualcuno che non le era mai sembrato così uomo come quando lo aveva rivisto. Così alto, bello… così lontano da lei. Si nascose il volto tra le mani sentendo il cigolio della porta, continuando a spiare dagli spazi tra le dita la veste color del mare di Sarah, che si avvicinò al suo letto sedendosi di fronte a lei, e prendendole le mani per guardarla in viso.

 

‘Non volevo che qualcuno mi vedesse così’

 

Sarah guardò la sorella, completamente rossa in viso, che fingeva di sorridere con un’aria imbarazzata che la metteva a disagio, e la faceva sentire davvero di troppo in quella stanza.

 

‘Ma cosa è successo?’

 

‘Ho sognato Andrew’

 

Per un millesimo di secondo aveva avuto la tentazione di mentire alla sorella, ma sapeva che nessun altro al mondo l’avrebbe capita quanto colei che le stava davanti, e che era sempre stata la sua migliore amica, oltre che sua sorella.

 

‘Ed è stato un bel sogno?’

 

Troppo bello… come solo i sogni sanno essere’

 

Sarah colse l’amarezza nella sua voce, la paura, la speranza di qualcosa che era troppo meraviglioso per essere vero. E la capì. Perché razionalmente sapeva che  solo nelle favole gli innamorati sopravvivevano, felici, per sempre. Non c’era…

 

‘Tu hai qualcuno?’

 

Sarah dovette interrompere il filo dei suoi pensieri, e ascoltare la sorella. Emily sapeva tutto di lei… ma non di Richard. La sola ad averlo capito era stata Amy, e ancora si chiedeva come avesse fatto, sebbene certo avesse avuto più occasioni di vederli insieme, considerato quanto tempo passavano nella sua casa.

 

‘Si ma… è talmente impossibile che non riuscirei nemmeno a sognarlo’

 

‘Perché?’

 

Quello di Emily era un sussurro mal trattenuto, e nascondeva centinaia di domande.

 

‘Perché per prima so che ferirei molte persone, se mi lasciassi andare’

 

E Sarah sapeva quello che diceva. Perché sua madre le aveva fatto capire chiaramente che se avesse sposato Richard l’avrebbe delusa. E in ogni caso, ciò non sarebbe mai successo, Richard l’aveva sempre considerata come la sua migliore amica. O peggio. Come sua sorella.

 

 

                                                                                      

                                                                                                                                                         *

 

 

 

 

Richard fingeva che la situazione non lo toccasse, ma sapere che tra Sarah ed Andrew c’era qualcosa in più che un semplice futuro di amicizia gli procurava una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Il suo amico era sempre stato un uomo d’onore, e neanche il fatto che amasse Emily  poteva cambiare la promessa stretta da suoi genitori. Il dovere di lui da una parte e l’affetto di Sarah avrebbero fatto il resto. Oltretutto, anche se ci faceva caso solo in quel momento, lei aveva sempre dimostrato una predilezione per lui, attribuita troppo spesso al rapporto che avevano avuto da bambini, e mai a qualcosa di più profondo, almeno da parte sua. Continuando a rievocare avvenimenti che potevano portare prove concrete della sua teoria, Richard non si era accorto di essere ammutolito per parecchi secondi, mentre l’amico lo guardava altrettanto pensieroso.

Andrew si versò un bicchiere di vino, passandosi poi la mano sul volto, in un gesto teatrale. Aveva detto la verità, ma non sarebbe servito. Si era messo nei guai da solo, tornando a Withby. Aveva creduto di trovare Sarah sposata, di rimettere tutto a posto senza infrangere la promessa. Di poter amare Emily liberamente, se lei lo avesse voluto. Ma per adesso, lo aveva colpito al cuore e lasciato a terra ferito. E mentre cercava di evitare Sarah, aveva notato come lei guardava Richard. Come sobbalzava sentendo il suo nome. Ed ogni possibilità, anche quella di far tacere il suo cuore, era sfumata.

Come avrebbe potuto sposare Sarah sapendo di distruggere due vite, quella di Sarah e la sua?

Il sole tramontò senza che lui avesse trovato risposta. Il pranzo era andato avanti a lungo senza portare risultati, e Richard non gli aveva aperto gli occhi sui suoi pensieri, permettendogli di capire se anche da parte sua ci fosse un interesse per Sarah. Al contrario, si era sforzato di dipingerla come una sorella, ed Andrew non aveva capito se la sua versione appartenesse alla vergogna o alla verità. Il pomeriggio era volato senza portare consiglio. E mentre sul far della sera rifletteva sul ballo del giorno seguente, e sulle implicazioni che avrebbe portato, fu spinto inconsciamente proprio verso quella stanza dov’era cominciato tutto. La biblioteca della sua casa non era grande come quella dei Felton. Era piccola, intima, e nascondeva i tesori che suo padre aveva raccolto in lunghi anni di viaggi, quelli stessi che lo avevano tenuto lontano dalla famiglia. In fondo, in un angolo, seminascosta da uno scaffale, nasceva da terra una piccola scala a chiocciola di legno scuro, che attorcigliandosi su se stessa portava ad una stanza segreta nascosta sopra la casa. Il loro nascondiglio. Per un accordo di cui non ricordava più le condizioni, si erano ripromessi di non svelarne l’esistenza a nessuno, neanche a Sarah.

Ed era su quella scala che si erano baciati.

Lo ricordava come se fosse avvenuto il giorno prima, e per questo non entrava mai in quella stanza, limitandosi a guardare lo scaffale dal margine della porta, sapendo che quella scala vi si trovava dietro.

Emily aveva 14 anni, e lui due in più.

Il vestito bianco di lei era sporco di terra, non erano riusciti a trattenersi neanche dopo le urla di sua madre.

I capelli castani erano corti, le arrivavano a malapena alle spalle, ma si arricciavano in boccoli deliziosi, e lui non aveva saputo frenarsi. Li aveva accarezzati mentre uscivano dalla loro stanza, alla fine di uno dei soliti giochi ormai troppo infantili per loro. E poi era successo.

Lentamente, inconsciamente, e in modo così consapevole che il suo corpo non aveva potuto ribellarsi al cuore. Ma due giorni dopo i suoi genitori erano morti.

E una settimana dopo lui viaggiava sulla strada per Richmond.













Note:

Non ho parole per scusarmi -ho abbandonato il sito per un po', non perchè non avessi ispirazione, o voglia di scrivere, ma perchè c'era una realtà che aveva bisogno della mia attenzione. E perchè queste storie sono state spesso un rifugio e poco altro. Adesso, le ho riprese in mano vedendo in loro qualcosa di più.
Di certo, è che concluderò questa storia come tutte le altre. Perchè le ho dato vita, e non potrei sopportare di lasciare tutto a metà.
Le risposte alle recensioni arriveranno per posta. Grazie del vostro sostegno, vuol dire molto per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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