Ho
seguito il consiglio di una mia amica, e ho inserito un elenco dei personaggi
principali.
EMILY
HAMPTON: Secondogenita degli Hampton, legata alla sorella Sarah da un profondo
rapporto di amicizia. Innamorata di Andrew da quando era bambina, ha occasione
di rivederlo dopo 8 anni, con il suo ritorno in città.
SARAH
HAMPTON: Primogenita degli Hampton. Innamorata del cugino Richard, non riesce
però a rivelare questo sentimento ad alcuno. Cresciuta ed educata insieme ad
Andrew, ne diventa ben presto la migliore amica, nonostante il peso della
promessa stretta tra i genitori dei due, che vorrebbero vederli
sposati.
ANDREW
WADE: Unico figlio di Caroline e George Wade, viene spedito dal ricco zio Edward
dopo la morte dei genitori, divenendo uno degli scapoli più ricchi della
regione. Tornato successivamente a Withby per rivedere Emily e rimettere tutto a
posto, rimane turbato dalla visione di lei e dalla consapevolezza di dover
rispettare il volere della promessa.
RICHARD
FELTON: Secondogenito dei Felton, cugino di Emily e Sarah. Cinico e piacente,
non si accorge di amare Sarah fino a quando non comincia a capire di essere in
gara con Andrew, suo amico d’infanzia.
JAMES
FELTON: Primogenito della famiglia, mantiene un rapporto di ostilità con il
fratello, basato sull’invidia. Amante del gioco e dei vizi, fa in modo di
provocare fastidi al fratello per puro divertimento.
AMY
FELTON: Sorella minore dei fratelli Felton, intima amica di Sarah ed Emily.
Amante della cultura, della bellezza e dell’arte, ha sempre molti corteggiatori,
ed è benvoluta da tutti.
CATHERINE
HAMPTON: Sorella minore di Sarah ed Emily, si definisce in opposizione alla
cugina della stessa età. Viziata e frivola, non è in buoni rapporti con nessuno,
sebbene ottenga grande sostegno dai genitori.
LYSETTA
DARREL: Unica figlia dei Darrel, innamorata di Richard da tempo immemorabile.
Mr e
Mss FELTON: Zii preferiti di Emily, hanno un’immensa
biblioteca.
CAPITOLO
5: LA STANZA
Doveva
convincersi a smettere di pensare a lui, e doveva farlo prima che fosse troppo
tardi. Per troppi anni aveva cercato di convincersi che il suo amore si era
costruito su qualcosa di non esistente, su un’impalcatura tanto fragile che non
avrebbe retto al primo colpo. E adesso che l’aveva rivisto stentava a credere di
aver vissuto anche solo un minuto senza di lui. Il suo sguardo mentre le dava
l’invito l’aveva schiacciata, e il peso che sentiva addosso da qual momento
continuava a gravarle sul cuore. Si era sforzata di dire a Sarah tutto quello
che provava, ma non ne era stata realmente capace. La sua gola sembrava
chiudersi ogni volta che accennava il suo nome, i suoi occhi si incupivano
vedendo molto al di là di ciò che c’era di reale, e le sue labbra si piegavano
in un sorriso involontario che non spariva per ore. Non poteva pensare a lui
senza che il cuore le balzasse in petto furioso, e certo, non poteva vederlo
senza pretendere di non morire tra le sue braccia.
*
La
luce chiara entrava dalla finestra, e rendeva visibile il pulviscolo nell’aria.
I cristalli brillavano dei molti colori riflessi, e coloravano la stanza già
adorna di quadri e tappeti, stranamente silenziosa in quella Domenica mattina
d’Ottobre. Richard Felton allungò le gambe fino al tavolino, beandosi di quella
tranquillità insolita, e portandosi alle labbra un bicchiere di Brandy.
Odiava
il fatto che suo fratello gli avesse attaccato tale vizio.
Sbuffando
sonoramente tornò a concentrare i suoi pensieri sul ballo della settimana
precedente, e su quello che Andrew avrebbe invece tenuto di lì a pochi giorni.
Aveva danzato con Lysetta, con Amy, con Sarah. E doveva ammettere, gli aveva
fatto uno strano effetto.
Era
abituato a ballare con la cugina, lo faceva da sempre.
Eppure
stavolta c’era stato qualcosa di diverso, il corpo caldo di lei che gli passava
accanto, il suo respiro accelerato, i suoi occhi brillanti che l’avevano
ammaliato per tutta la sera.
Tutto
era… diverso.
James
non gli era mai apparso così simpatico, Lysetta mai tanto
divertente.
Bevve
un altro sorso di Brandy, appoggiando poi il bicchiere freddo sulla fronte, e
chinandosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia.
Sono
uno stupido.
Il
campanello suonò proprio in quel momento, distraendolo dal cercare altri
aggettivi poco carini per se stesso. Pochi minuti dopo, la cameriera entrò nel
salotto, porgendogli un biglietto in carta bianca.
“Da
parte del Signor Wade”
Richard
lo guardò confuso, sentendosi stranamente fuori posto. Era chiaramente un invito
per il pranzo, ma piuttosto formale, per due vecchi amici. Alzando le spalle per
togliersi ogni dubbio, si alzò finalmente in piedi per andare a prepararsi.
C’era qualcosa che Andrew doveva dirgli, e non poteva aspettare oltre per
scoprire che cos’era.
Il
viaggio a cavallo fu breve, e Richard varcò il portone della casa con uno strano
presentimento, voltandosi per ammirare i mobili di legno pregiato, e gli ampi
saloni ariosi. La Signora Jenkins lo condusse alla porta del salotto, e lui vi
entrò a passo sicuro, stampandosi il solito sorriso sarcastico sulla faccia.
Andrew si alzò per abbracciarlo, sorridendogli a sua volta, ma intorno ai suoi
occhi c’erano pieghe che la dicevano lunga sulle sue ultime notti. Era persino
più trasandato del solito, e girava per casa in camicia, le maniche
impudentemente arrotolate sulle braccia, e il colletto spiegazzato.
“Non
ti avrei chiesto di venire… se non avessi bisogno di un
consiglio”
Il
silenzio calò sulla sala, lasciando gli uomini a sentire i rumori provenienti
dall’esterno.
“La
risposta è si, dovresti dormire”
Lui
lo guardò scuotendo la testa.
“Non
ci riesco”
“Hai
un problema…?”
“Ho
un’ossessione”
“Per
il gioco?”
“Per
Emily”
Il
legno sfrigolò nel camino, provocando scintille di un rosso
brillante.
“Non
credo che dovresti…”
“…desiderarla?
Sognarla?”
Richard
sorrise, sentendo il cuore farsi leggero.
“…vederla
così tragica”
“E
come dovrei vederla? Tra noi ci sono cose… ti ho chiamato per questo anche. Non
volevo che lo sapessi da qualcun altro”
Stupito,
Richard lo fissò negli occhi, e quando l’altro gli indicò la poltrona si
sedette.
“Mia
madre era molto amica della Signora Hampton… lo sai… e mi promise per una delle
sue figlie”
“Ma è
proprio una bella notizia! Non dovrai…”
L’altro
scosse di nuovo la testa.
“A
Sarah, Richard. Mi promise a Sarah”
*
L’alba
l’aveva trovata sveglia, leggermente tremante per l’aria che filtrava dalla
finestra dimenticata aperta. Appoggiata alla spalliera del letto, tirandosi
addosso la coperta e stringendosi nelle spalle lasciate scoperte dalla camicia
bianca troppo scollata, Emily emise un sospiro, rassegnandosi al fatto che
avrebbe sognato Andrew per molte altre notti successive. I capelli sciolti le
ricadevano sulla spalla in un tocco leggero e piacevole, come quello che le
avrebbe provocato la mano di lui se fosse stata reale. Ripensando a tutto Emily
si sentì imbarazzata e confusa, totalmente imprigionata da qualcuno che credeva
di aver dimenticato da anni, da qualcuno che non le era mai sembrato così uomo
come quando lo aveva rivisto. Così alto, bello… così lontano da lei. Si nascose
il volto tra le mani sentendo il cigolio della porta, continuando a spiare dagli
spazi tra le dita la veste color del mare di Sarah, che si avvicinò al suo letto
sedendosi di fronte a lei, e prendendole le mani per guardarla in viso.
‘Non
volevo che qualcuno mi vedesse così’
Sarah
guardò la sorella, completamente rossa in viso, che fingeva di sorridere con
un’aria imbarazzata che la metteva a disagio, e la faceva sentire davvero di
troppo in quella stanza.
‘Ma
cosa è successo?’
‘Ho
sognato Andrew’
Per
un millesimo di secondo aveva avuto la tentazione di mentire alla sorella, ma
sapeva che nessun altro al mondo l’avrebbe capita quanto colei che le stava
davanti, e che era sempre stata la sua migliore amica, oltre che sua
sorella.
‘Ed è
stato un bel sogno?’
Troppo
bello… come solo i sogni sanno essere’
Sarah
colse l’amarezza nella sua voce, la paura, la speranza di qualcosa che era
troppo meraviglioso per essere vero. E la capì. Perché razionalmente sapeva
che solo nelle favole gli
innamorati sopravvivevano, felici, per sempre. Non c’era…
‘Tu
hai qualcuno?’
Sarah
dovette interrompere il filo dei suoi pensieri, e ascoltare la sorella. Emily
sapeva tutto di lei… ma non di Richard. La sola ad averlo capito era stata Amy,
e ancora si chiedeva come avesse fatto, sebbene certo avesse avuto più occasioni
di vederli insieme, considerato quanto tempo passavano nella sua
casa.
‘Si
ma… è talmente impossibile che non riuscirei nemmeno a
sognarlo’
‘Perché?’
Quello
di Emily era un sussurro mal trattenuto, e nascondeva centinaia di
domande.
‘Perché
per prima so che ferirei molte persone, se mi lasciassi
andare’
E
Sarah sapeva quello che diceva. Perché sua madre le aveva fatto capire
chiaramente che se avesse sposato Richard l’avrebbe delusa. E in ogni caso, ciò
non sarebbe mai successo, Richard l’aveva sempre considerata come la sua
migliore amica. O peggio. Come sua sorella.
*
Richard
fingeva che la situazione non lo toccasse, ma sapere che tra Sarah ed Andrew
c’era qualcosa in più che un semplice futuro di amicizia gli procurava una
strana sensazione alla bocca dello stomaco. Il suo amico era sempre stato un
uomo d’onore, e neanche il fatto che amasse Emily poteva cambiare la promessa stretta da
suoi genitori. Il dovere di lui da una parte e l’affetto di Sarah avrebbero
fatto il resto. Oltretutto, anche se ci faceva caso solo in quel momento, lei
aveva sempre dimostrato una predilezione per lui, attribuita troppo spesso al
rapporto che avevano avuto da bambini, e mai a qualcosa di più profondo, almeno
da parte sua. Continuando a rievocare avvenimenti che potevano portare prove
concrete della sua teoria, Richard non si era accorto di essere ammutolito per
parecchi secondi, mentre l’amico lo guardava altrettanto pensieroso.
Andrew
si versò un bicchiere di vino, passandosi poi la mano sul volto, in un gesto
teatrale. Aveva detto la verità, ma non sarebbe servito. Si era messo nei guai
da solo, tornando a Withby. Aveva creduto di trovare Sarah sposata, di rimettere
tutto a posto senza infrangere la promessa. Di poter amare Emily liberamente, se
lei lo avesse voluto. Ma per adesso, lo aveva colpito al cuore e lasciato a
terra ferito. E mentre cercava di evitare Sarah, aveva notato come lei guardava
Richard. Come sobbalzava sentendo il suo nome. Ed ogni possibilità, anche quella
di far tacere il suo cuore, era sfumata.
Come
avrebbe potuto sposare Sarah sapendo di distruggere due vite, quella di Sarah e
la sua?
Il
sole tramontò senza che lui avesse trovato risposta. Il pranzo era andato avanti
a lungo senza portare risultati, e Richard non gli aveva aperto gli occhi sui
suoi pensieri, permettendogli di capire se anche da parte sua ci fosse un
interesse per Sarah. Al contrario, si era sforzato di dipingerla come una
sorella, ed Andrew non aveva capito se la sua versione appartenesse alla
vergogna o alla verità. Il pomeriggio era volato senza portare consiglio. E
mentre sul far della sera rifletteva sul ballo del giorno seguente, e sulle
implicazioni che avrebbe portato, fu spinto inconsciamente proprio verso quella
stanza dov’era cominciato tutto. La biblioteca della sua casa non era grande
come quella dei Felton. Era piccola, intima, e nascondeva i tesori che suo padre
aveva raccolto in lunghi anni di viaggi, quelli stessi che lo avevano tenuto
lontano dalla famiglia. In fondo, in un angolo, seminascosta da uno scaffale,
nasceva da terra una piccola scala a chiocciola di legno scuro, che
attorcigliandosi su se stessa portava ad una stanza segreta nascosta sopra la
casa. Il loro nascondiglio. Per un
accordo di cui non ricordava più le condizioni, si erano ripromessi di non
svelarne l’esistenza a nessuno, neanche a Sarah.
Ed
era su quella scala che si erano baciati.
Lo
ricordava come se fosse avvenuto il giorno prima, e per questo non entrava mai
in quella stanza, limitandosi a guardare lo scaffale dal margine della porta, sapendo che quella scala vi si trovava
dietro.
Emily
aveva 14 anni, e lui due in più.
Il
vestito bianco di lei era sporco di terra, non erano riusciti a trattenersi
neanche dopo le urla di sua madre.
I
capelli castani erano corti, le arrivavano a malapena alle spalle, ma si
arricciavano in boccoli deliziosi, e lui non aveva saputo frenarsi. Li aveva
accarezzati mentre uscivano dalla loro stanza, alla fine di uno dei soliti
giochi ormai troppo infantili per loro. E poi era successo.
Lentamente,
inconsciamente, e in modo così consapevole che il suo corpo non aveva potuto
ribellarsi al cuore. Ma due giorni dopo i suoi genitori erano
morti.
E una
settimana dopo lui viaggiava sulla strada per
Richmond.
Note:
Non
ho parole per scusarmi -ho abbandonato il sito per un po', non perchè non avessi
ispirazione, o voglia di scrivere, ma perchè c'era una realtà che aveva bisogno
della mia attenzione. E perchè queste storie sono state spesso un rifugio e poco
altro. Adesso, le ho riprese in mano vedendo in loro qualcosa di più.
Di
certo, è che concluderò questa storia come tutte le altre. Perchè le ho dato
vita, e non potrei sopportare di lasciare tutto a metà.
Le risposte alle
recensioni arriveranno per posta. Grazie del vostro sostegno, vuol dire molto
per me.