Il volo Roma-Venezia si stava preparando al decollo. Tutti sembravano emozionati, pronti alla partenza, l'unica che si stentiva spaesata e impaurita ero io. Non ero mai stata una ragazza coraggiosa, una che si fa avanti quando c'è da affrontare un problema... piuttosto mi nascondevo. Stavolta però non avevo potuto evitare la partenza. "Sarà solo per qualche mese tesoro. In fondo starai con tuo padre, non con un estraneo." E il fatto di stare con mio padre era l'unico punto a favore. Avrei lasciato la mia vita, la mia casa, la mia famiglia e i miei amici per catapultarmi in una nuova città. Cosa c'era di bello in questo? Bhè, secondo mia madre era una splendida occasione. Certo, ovviamente. L'unica cosa che sarebbe rimasta inalterata, fortunatamente, erano loro. Quei cinque dolci visi che sognavo ogni notte. I miei angeli. Gli One Direction. Anche in quella occasione nella mia testa risuonavano solo le loro meravigliose voci che mi accompagnarono per tutto il viaggio, impedendomi di udire i bambini che gridavano e gli ansiani che si lamentavano dell'aria condizionata. La discesa fu breve e tranquilla, nessuno sbalzo, nessuna ansia. Atterrammo verso le 20.30, il mio stomaco brontolava, ma cercai di calmarlo. Fino all'arrivo di mio padre avrei dovuto aspettare sulle sedie dell'aereoporto. Come immaginavo, lo vidi in lontananza almeno venti minuti dopo. Era sempre stato un ritardatario, ma nessuno gliene faceva più una colpa ormai. Lo conoscevamo e gli volevamo bene così com'era. Gli andai in contro con la valigia in mano. -Papà! Sono qui!--Beth, tesoro! Ben arrivata!- Quando ci ritrovammo l'uno davanti all'altro, ci stringemmo in un lungo abbraccio. Non ci vedevamo spesso, per via del suo lavoro e per via della nostra lontananza. Ma in qualche modo, ogni volta che sentivo la sua mancanza, ogni volta che avevo la voglia implacabile di abbracciarlo, c'erano Loro, che riuscivano a farmi tornare il sorriso sulle labbra. Come facessero era sconosciuto anche a me, ma ci riuscivano. Bastava una loro parola, un loro sorriso o una sola battuta. Oh, i miei angeli-carota. Così li chiamavamo con Sasha, la mia migliore amica. Entrambe innamorate di quei cinque ragazzi che ci avevano rubato il cuore. -Ma stai tremando. Ci credo, con questa magliettina, devi avere freddo. Andiamo in macchina dai, ti porto a casa.- Non riusciva proprio a togliersi quel sorriso dalle labbra. Era davvero contento che fossi lì con lui. In effetti stavo congelando, strano, visto che ero una che soffriva molto spesso il caldo. Comunque, freddo o non freddo, io e mio padre entrammo nella sua auto e ci dirigemmo verso casa. E appena accesi la radio, un bel regalo di benvenuto mi attendeva. "What makes you beautiful", su Radio Venezia. Iniziai a cantare a squarciagola, con mio padre che mi guardava e rideva. -Ti piacciono davvero tanto, eh.- -Da impazzire.-