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Autore: Lhea    10/10/2011    2 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXXVI

Capitolo XLVI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 05.59 – Autostrada, chilometro 677

 

Irina gettò un’ultima occhiata all’indicatore del carburante, che ormai segnava rosso da un bel po’ di chilometri. Guardò un’ultima volta nello specchietto retrovisore, per vedere se qualcuno la seguiva, ma la strada era sgombra.

 

Si spostò a destra ed entrò nella stazione di servizio quasi deserta, a parte un paio di tir fermi in un angolo, i vetri oscurati dalle tendine interne. Si fermò vicino alla pompa di benzina e spense il motore.

 

Era già riuscita a fare più di duecentocinquanta chilometri, nonostante fosse partita solo da due ore abbondanti. Non aveva pensato che Vladimir potesse inseguirla, ma l’arrivo di quella Lancer e della BMW rossa le avevano dato una notevole mano. Molto probabilmente erano arrivate su ordine della Lince, perché si erano concentrati su tutti tranne che su di lei, e non poteva essere un caso.

 

Scese dalla Punto e infilò la pompa della benzina nel bocchettone per il rifornimento, poi si mise ad aspettare, mentre sentiva il rumore del carburante che scorreva lungo il tubo, le auto oltre il guard-rail che filavano via quasi silenziose.

 

Trasse un respiro profondo, l’aria fredda che le entrò nei polmoni, dandole quasi una scossa. Si guardò intorno, la luce del mattino che iniziava a illuminare la carreggiata, il cielo grigio di nuvole cariche di neve.

 

“Sono solo all’inizio, ed è già successo di tutto…”.

 

Staccò la pompa dal bocchettone e la rimise a posto, poi andò a pagare. Approfittò della pausa per prendere un rapidissimo caffè, poi rimontò in macchina e ripartì senza guardarsi indietro.

 

Il display del navigatore segnava ancora 2.587 chilometri da percorrere, ma ora che aveva il serbatoio pieno e soprattutto nessuno che la seguiva poteva spingere ancora di più sull’acceleratore. Si spostò a sinistra, il sole che iniziava la sua lenta risalita all’orizzonte, e sperò che non si mettesse di nuovo a nevicare. Per fortuna aveva smesso in fretta, ma quel poco di neve che era caduta era rimasta a terra, rendendo l’asfalto pericolosamente scivoloso… Doveva ringraziare che non fosse notte, perché il tutto rischiava di trasformarsi in una lastra di ghiaccio, costringendola a rallentare per forza.

 

Vide la lancetta del tachimetro salire vertiginosamente. Strinse saldamente il volante, si mise un po’ più comoda e ricominciò la sua galoppata verso Cherepova.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 06.00 – Autostrada, chilometro 599

 

William guardò il tizio che guidava la Subaru Impreza nera scendere dall’auto a osservare i danni: aveva i paraurti rigati, un faro rotto e il vetro posteriore spaccato, con un foro perfettamente rotondo al centro. Disse qualcosa ad alta voce, poi si girò a guardarlo.

 

Lo Scorpione assunse un’espressione di sfida, e mise mano alla pistola. Il russo però gli fece cenno di avvicinarsi, come se volesse parlargli.

 

Si trovavano in una vecchia stazione di servizio abbandonata, non troppo lontano dall’autostrada. Si erano infilati lì appena erano riusciti a fuggire dal gruppetto di auto che inseguiva Irina, e lui aveva seguito Vladimir perché aveva capito che era l’unico con cui poteva allearsi per ritrovare Fenice.

 

Scese dalla Bugatti, la pistola in pugno, e si avvicinò a Buinov. Gettò un’occhiata rapida alla cicatrice che portava sul collo, ricordo di un vecchio incontro faccia a faccia con Dimitri, e attese.

 

<< Perché mi hai seguito, Scorpione? >> chiese sprezzante Vladimir, senza preamboli, con la sua voce metallica e rasposa.

 

<< Perché stavi seguendo Irina? >> ribatté lui, secco.

 

Vladimir fece un mezzo ghigno.

 

<< Secondo te? >>.

 

<< Sta andando dalla Lince, ed è la Lince che tu vuoi >> rispose William.

 

<< Bravo, Scorpione, ci hai visto giusto >> ribatté Vladimir, << Immagino di non essere l’unico a seguirla, visto quello che è appena successo… >>.

 

<< A me non interessa trovare la Lince >> lo interruppe William, << Voglio solo sapere dove sta andando Irina. E tu lo sai >>.

 

Vladimir lo fissò, sospettoso.

 

<< No, non lo so >> rispose, << La seguivo apposta per questo… So solo che ora l’ho persa anche io, e che l’unica cosa che posso sospettare è che si stia dirigendo verso Cherepova >>.

 

Cherepova? Era troppo lontana… William non gli credeva. Poi però ci ripensò. Sì, poteva avere senso. La Lince di solito usava espedienti di tutti i tipi per mantenere la segreta la sua identità. Far arrivare Irina fino a Cherepova, da sola e un’altra volta, era la prova che gli serviva per accertarsi della sua affidabilità…

 

<< La devo trovare >> disse William, << Sono disposto a collaborare di nuovo con te… >>.

 

<< Ma io no >> lo interruppe Vladimir, << Io voglio la Lince, tu vuoi Irina. I nostri interessi non si  incrociano. E poi, questi sono affari miei… Tu qui non conti più niente >>.

 

Il russo salì velocemente in auto senza aggiungere altro, lasciando William a incassare il colpo, sempre più furente. La Impreza sgommò via, e lo Scorpione imprecò.

 

Non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno, tantomeno di quel russo. Ora sapeva dove poteva essere diretta Irina, e lui l’avrebbe trovata.

 

Salì in macchina, accarezzò il volante e riaccese il motore. Aveva una Bugatti, l’auto più veloce del mondo, perché lui era lo Scorpione. E allo Scorpione, niente era impossibile.

 

Affondò il piede sull’acceleratore e partì, diretto all’autostrada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 06.00 – Stazione di servizio, km 543

 

<< Ho bisogno di tutte le segnalazioni riguardo a una Bugatti nera che corre a forte velocità, molto probabilmente nei pressi dell’autostrada >> disse Xander, il cellulare incollato all’orecchio, gli occhi puntati sulla piazzola dove la Ferrari era parcheggiata, << E di una Impreza nera con due strisce gialle sul cofano >>.

 

Guardò Dimitri, che reggeva il suo bicchiere di caffè fumante con aria seccata. Dietro di lui, la porta dell’autogrill continuava ad aprirsi e chiudersi con un cigolio, mentre la gente entrava e usciva.

 

<< Stiamo cercando >> rispose McDonall dall’altra parte della linea, << Non dovrebbero esserci problemi a identificare l’auto, di Bugatti se ne vedono poche in giro… Gli agenti stanno vagliando tutte le immagini delle telecamere di sicurezza piazzate nei caselli e nelle stazioni di servizio, ma ci vorrà un po’… Della Impreza non avete la targa? >>.

 

Xander guardò Dimitri, dubbioso: gli sembrava troppo nervoso per potergli fare una domanda superflua come quella, ma era McDonall a ordinarlo.

 

<< Chiedono se ricordi la targa… >> disse a bassa voce.

 

Dimitri alzò un sopracciglio, poi con voce modulata snocciolò una serie di lettere e numeri.

 

Xander rimase di sasso nello scoprire che la ricordava a memoria, ma ripeté la targa a McDonall.

 

<< Bene, almeno saremo sicuri di aver trovato l’auto giusta >> disse il Vicepresidente, << Nel frattempo, cosa volete fare? >>.

 

<< Rimanere fermi non ci serve >> rispose Xander, << Abbiamo già deciso di dividerci, e fare le due strade più brevi e semplici verso Cherepova, o comunque verso nord. Sicuramente se vogliono seguire Irina e sanno dove sta andando, si dirigeranno da quella parte. Avremo qualche possibilità in più di incontrarli >>.

 

<< D’accordo. Vi chiamerò quando avremo qualche informazione >>.

 

Xander chiuse la telefonata, e gettò uno sguardo verso la Ferrari.

 

<< Abbiamo perso già troppo tempo >> disse, << Ci conviene  andare >>.

 

Dimitri finì il suo caffè e accartocciò il bicchiere, gettandolo nel cestino più vicino. Un tir che passava li inondò con il fumo scuro del suo scarico.

 

<< Non avevo intenzione di fermarmi >> ribatté il Mastino.

 

Si avviarono verso le auto, in silenzio.

 

<< Sei armato? >> domandò Xander. Poi senza aspettare la risposta del russo gli porse una pistola.

 

Dimitri gettò un’occhiata all’arma, quasi perplesso.

 

<< Non mi serve una pistola per uccidere Vladimir >> rispose lentamente, senza afferrarla. << E sparargli una pallottola in testa sarebbe troppo facile… Gli provocherebbe troppo poco dolore. Ma apprezzo il tuo gesto, Went >>.

 

Xander rimise la pistola in tasca, e gettò un’occhiata preoccupata al russo.

 

<< So che non sono affari miei, ma che cosa hai intenzione di fargli? >> domandò.

 

Dimitri si avvicinò alla portiera della R8, gli occhi grigi quasi inespressivi.

 

<< Ha ucciso mia sorella, Went >> disse, neutro, << E lo ha fatto in un modo barbaro e meschino. La mia e la sua famiglia si sono sterminate a vicenda per qualcosa che ai miei occhi non ha valore: uno stupido posto di potere… Se potrò farlo soffrire, lo farò >>.

 

Xander guardò Dimitri, senza capire. Poi il suo cervello si ricordò di quanto aveva detto Irina, e di tutte le strane voci sul russo. Sicuramente lei sapeva, ma per la prima volta il Mastino stava quasi parlando chiaro con lui.

 

<< Che vuoi dire? >>.

 

Dimitri, gli occhi imperscrutabili, fece una mezza smorfia.

 

<< Io dovevo essere la Lince, Went >> rispose, secco, << Ma siccome a me non interessava, hanno pensato bene di farsi fuori a vicenda per prenderne il posto. E io e Vladimir siamo gli ultimi rimasti, in questa storia. Ce la dobbiamo vedere faccia a faccia >>.

 

Xander rimase in silenzio, guardando quel russo che gli era sempre apparso strano e difficile da capire. Ora però, dopo quei mesi passati insieme, dopo aver scoperto che Dimitri avrebbe potuto portargli via Irina e invece non lo aveva fatto, iniziava a comprendere come funzionava la sua testa. E capiva perché Challagher aveva scelto uno come lui, come braccio destro.

 

Dimitri esigeva rispetto e fiducia, ma ripagava con la stessa identica moneta. Se ti reputava una persona degna della sua fiducia, non ti avrebbe mai tradito, nemmeno se ci avesse rimesso qualcosa. Finché avevi il suo rispetto, potevi contare sulla sua più profonda lealtà.

 

Non conosceva tutta la storia, non sapeva perché Dimitri avrebbe dovuto essere la Lince, ma non voleva fare altre domande. Erano affari del russo, nel quale lui non poteva mettere il naso, e avrebbe accettato il fatto che lui non volesse essere più esplicito. Già gli aveva detto qualcosa che forse in tempi diversi non gli avrebbe mai rivelato, e comunque Irina sapeva. Si erano fidati l’uno dell’altra, quindi Dimitri doveva per forza essere affidabile.

 

<< Per me puoi fare ciò che vuoi, quando vi incontrerete, ma non posso garantirti che l’F.B.I. non prenderà provvedimenti, se lo ucciderai. Sarebbe un fuori programma che non è stato previsto… Potresti rischiare il tuo sconto >> disse Xander, serio.

 

Dimitri fece quasi un sorriso, come se la cosa lo divertisse.

 

<< Non me ne frega niente del mio “sconto”, come lo chiami tu >> rispose, << Anche se dovessi passare tutto il resto della mia vita in carcere, lo ucciderei comunque. Per me in questo caso il gioco vale la candela >>.

 

Xander annuì.

 

<< D’accordo Dimitri >> disse, << Allora andiamo. Abbiamo un po’ di strada da recuperare >>.

 

Il russo fece un cenno con la testa.

 

<< Buona fortuna, Went. Ma sei abbastanza forte da riprendere Challagher un’altra volta >>.

 

Salì sulla R8 senza aggiungere altro e mise in moto. Xander gli gettò un’ultima occhiata, poi fece un sorrisetto.

 

“Alla fine non è poi tanto male”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.30 – Autostrada, chilometro 866

 

Irina vedeva le strisce bianche dipinte sull’asfalto scorrere sotto di lei a velocità sostenuta, il guard-rail che sfrecciava veloce al suo fianco, le utilitarie che venivano superate con facilità. Il navigatore satellitare continuava a segnalare una sola direzione, sempre dritto, e il cielo nuvoloso sembrava annunciare pioggia.

 

La musica trasmessa dall’autoradio la distraeva, ma non riusciva a essere rilassata. Ormai iniziava a sentire la stanchezza, e aveva le braccia indolenzite. Le palpebre, anche se si sforzava, erano pesanti… Aveva dormito troppo poco quella notte, per poter affrontare quel viaggio un po’ più rilassata.

 

Guardò l’orologio, e decise di concedersi un’altra pausa. Aveva percorso circa settecento chilometri, ma aveva assolutamente bisogno di fermarsi, anche se era pericoloso. Non sapeva esattamente dove fossero Vladimir, né Xander e Dimitri, e poteva essere raggiunta… Ma meglio correre quel rischio, che finire preda di un colpo di sonno.

 

Inserì l’indicatore di direzione, e prese la strada per l’autogrill. Si guardò intorno un paio di volte prima di scendere, poi chiuse l’auto e raggiunse il bar all’interno. Ordinò il caffè più forte che avevano e mangiò rapidamente un panino.

 

Un quarto d’ora dopo era di nuovo sulla Punto, il piede premuto sull’acceleratore e la sensazione di aver recuperato qualche forza. La presa sul volante si era rinsaldata, i chilometri scorrevano lenti ma costanti sul display del navigatore, il sole sempre più alto dietro le nuvole.

 

Era solo all’inizio, non poteva mollare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 11.00 – Autostrada, chilometro 670

 

La Bugatti si fermò alla stazione di servizio, il motore che rombava senza segni di fatica, la carrozzeria danneggiata che brillava nella luce fioca del mattino. William si affiancò alla pompa della benzina e scese per fare il pieno.

 

Sapeva di essere sulla strada giusta, in direzione nord e verso Cherepova, ma di Irina non aveva trovato traccia. Non l’aveva vista, perciò presumeva di non averla superata, e che quindi lei fosse davanti, ancora in vantaggio. L’arrivo della serie 5 e della Lancer gli aveva fatto perdere tempo, e seguire Vladimir alla fine non gli era servito gran che.

 

Era sicuro di poterla raggiungere, se era avanti: la Bugatti era l’auto più veloce del mondo, e poteva tenere una media decisamente più alta di quella della Punto di Irina. Gli bastava correre un po’ più forte per poterla trovare…

 

Improvvisamente, mentre si guardava intorno nella piazzola della stazione di servizio, sentì il rumore di un motore che rombava deciso e si avvicinava a forte velocità. Oltre il guard-rail la Impreza nera di Vladimir sfrecciò sull’autostrada, scomparendo alla vista in pochi secondi.

 

Lo Scorpione imprecò. Non poteva permettergli di raggiungere Irina, qualunque fosse il suo scopo.

 

Senza nemmeno preoccuparsi di pagare, chiuse il bocchettone del rifornimento e saltò sulla Bugatti, gettandosi all’inseguimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 11.10 – Autostrada

 

<< Abbiamo le immagini di una stazione di servizio a pochi chilometri da voi >> disse McDonall, << Challagher ha appena fatto il pieno ed è ripartito senza pagare… A giudicare dalla reazione, sta seguendo qualcuno >>.

 

Xander guardò la strada sgombra davanti a lui, la R8 alle sue spalle che la seguiva stranamente docile, i camion che procedevano lenti alla loro destra… Strinse un po’ di più il volante, il cellulare premuto sull’orecchio.

 

<< Dove? >> chiese solo.

<< E’ all’altezza del chilometro 670 >> rispose McDonall, << Non è lontano >>.

 

<< C’era anche Buinov? >> domandò Xander.

 

<< Forse… Irina risulta più avanti, quindi non poteva inseguire lei >> rispose il Vicepresidente.

 

Xander fece un mezzo sorriso.

 

<< Allora li abbiamo >> disse.

 

Chiuse la telefonata, poi cercò rapidamente il numero di Dimitri. Dallo specchietto retrovisore lo vide afferrare il cellulare e rispondere, secco.

 

<< Allora? >>.

 

<< Sono davanti a noi. Hanno 80 chilometri di vantaggio. Dovrebbero essere insieme >>.

 

<< Prendiamoli >> disse Dimitri, una nota minacciosa nella voce.

 

Sul viso di Xander il sorriso si allargò ancora di più.

 

<< Aspettavo solo che me lo chiedessi… A quanto arriva la tua R8? >>.

 

Dimitri sembrò sghignazzare, dall’altra parte della linea.

 

<< Va abbastanza per stare dietro a quel figlio di puttana di Vladimir >> rispose.

 

<< Allora rimanimi incollato. Stai per essere scortato dalla prima Ferrari della polizia della storia d’America >>.

 

Xander tirò fuori il lampeggiante da sotto il sedile, rimasto la sotto solo per le vere emergenze. Aprì il finestrino e lo incollò al tettuccio, poi premette il tasto sul cruscotto e quello cominciò a suonare violentemente, segnalando la loro presenza.

 

Affondò il piede sull’acceleratore e partì, l’Audi un’ombra grigia dietro di lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.00 – Autostrada, chilometro 755

 

Fu come vedere un lampo rosso che piombava a tutta velocità verso di lui, un bolide lanciato a trecento chilometri l’ora con una sirena lampeggiante sul tetto e i fari allo xeno accesi e abbaglianti.

 

<< Cazzo >>.

 

William si era completamente dimenticato di Went. L’urgenza di inseguire Irina e riuscire a fermarla gli aveva fatto scordare che lo sbirro gli stava alle calcagna…

 

Per un attimo non seppe che fare, gli occhi incollati allo specchietto, il grido insistente della sirena nelle orecchie…

 

Come diavolo aveva fatto a prenderlo? Lui aveva una Bugatti, diamine! Quella 599 doveva essere stata modificata, per andare così forte…

 

Vide una R8 color carbonio, quella di Dimitri, schizzare da dietro la Ferrari e superarli di colpo, senza guardarsi indietro.

 

Lo Scorpione digrignò i denti, poi si rese conto che il Mastino aveva un altro obiettivo, che molto probabilmente doveva essere Irina. Affondò il piede sull’acceleratore, schizzando avanti per non perderlo di vista…

 

La 599 gli si parò di fianco con uno scatto incredibile, e per un attimo lo Scorpione vide gli occhi di Went, quegli occhi che gli stavano lanciando di nuovo una sfida, la stessa sfida che gli avevano lanciato due anni prima…

 

Non aveva paura di lui, non l’avrebbe mai avuta. Lo odiava perché era stato in grado di portargli via Irina, perché lo aveva battuto togliendogli tutto… Voleva la vendetta, voleva ucciderlo, ma c’era qualcosa che dentro di lui premeva più forte della sua voglia di riscatto…

 

Irina era davanti a tutti loro, se ne stava andando senza avergli dato il tempo di chiederle perché…

 

“Ho imparato che bisogna avere delle priorità nella vita, Went. Tu non sei la mia”.

 

Schiacciò ancora più a fondo il pedale dell’acceleratore, ma la Ferrari gli rimase incollata, fianco a fianco… Era modificata, ora era chiaro.

 

Gli gettò un’altra occhiata, mentre il guard-rail gli sfrecciava di lato come una linea indistinta… Il motore della Bugatti gridò inferocito quando il suo piede calò implacabile fino a fine corsa sul pedale, ma lo spinse avanti, sempre più forte…

 

Vide il muso della Ferrari perdere terreno, i fari della R8 davanti a loro farsi più vicini…

 

Poi qualcosa andò storto, e il posteriore della Bugatti ebbe uno strappo di lato… Un clangore metallico invase l’aria, mentre la Veyron andava a sbattere contro il guard-rail, impazzita…

 

William strinse il volante con tutte le sue forze, controsterzò e sentì la Ferrari inchiodare per non venirgli addosso…

 

Un grosso tir gli si parò davanti all’improvviso, così in fretta da non riuscire a evitarlo. Sentì il paraurti andare in pezzi, il vetro posteriore creparsi, poi riuscì a riprendere il controllo…

 

Il clacson del tir suonò impazzito, poi il rimorchio iniziò a sbandare a destra e sinistra, fuori controllo. La 599 si spostò, finendo fuori dalla sua vista…

 

William sterzò bruscamente, le ruote della Bugatti che scivolavano sull’asfalto, poi ripresero aderenza e si infilò nella prima uscita disponibile, fuori dalla vista di Went.

 

Imboccò la rampa e sparì il più velocemente possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

<< Cazzo! >>.

 

Xander sbattè violentemente il pugno sul volante della Ferrari, fermo in mezzo all’autostrada con un tir ribaltato davanti a lui. L’olio del motore si era sparso sulla carreggiata, e ora brillava nero e scuro come il suo umore. Almeno Dimitri era andato avanti.

 

Scese, si accertò che il conducente fosse ancora vivo e chiamò un’ambulanza. Un attimo dopo, la sua telefonata fu diretta a McDonall.

 

<< L’ho perso di nuovo >> ringhiò, sapendo che in fondo aveva un minimo di colpa, << Chiamate i russi e ditegli di far alzare l’elicottero >>.

 

La cosa iniziava a diventare snervante, e per quando il suo orgoglio gli dicesse che doveva essere una cosa esclusivamente fra lui e Challagher, non poteva permettersi l’errore di peccare di superbia: se aveva a disposizione qualcuno che gli desse una mano a rintracciare di nuovo lo Scorpione, doveva usarlo ora.

 

<< Un paio di minuti e l’elicottero sarà in volo >> disse McDonall, calmo. << Mando anche le volanti. Goryalef? >>.

 

<< E’ avanti… Gli ho dato la possibilità di catturare Vladimir Buinov >>.

 

La sua voce non indugiò, anche se sapeva benissimo di aver appena mentito. Non gli aveva dato la possibilità di “catturarlo”, gli aveva dato la possibilità di ucciderlo…

 

Ci fu un momento di silenzio, come se McDonall non si aspettasse una risposta del genere.

 

<< E’ sicuro di quello che fa? >> domandò solo il Vicepresidente.

 

<< Sarà anche un pilota clandestino, ma credo che in questo momento ci siano poche altre persone di cui ci si può fidare come di lui. Mi prendo tutte le responsabilità >>.

 

<< E io mi fido di lei, agente Went. Immagino che il suo istinto non si sia sbagliato, come sempre >>.

 

Xander risalì in auto, stringendo il telefono. Non era l’unico a sperarlo.

 

Ma qualcosa gli diceva che Dimitri aveva bisogno di una seconda possibilità nella vita, e lui era l’unico che poteva dargliela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dimitri vide la scena dallo specchietto retrovisore, il tir che si ribaltava come un modellino e spargeva olio ovunque, mentre Challagher filava via riuscendo a infilarsi in una rampa d’uscita…

 

Non importava. Era certo che Went stesse bene, aveva visto la Ferrari rallentare appena in tempo per non essere colpita in pieno, quindi poteva proseguire. Fermarsi gli avrebbe solo fatto perdere nuovamente terreno su Vladimir, e ora che sapeva di averlo vicino non poteva mollare.

 

Spinse il piede sull’acceleratore, il motore che andava sempre più su di giri…

 

Sei mio, Vladimir. Ho parecchie cose da vendicare”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 15.00 –Autostrada, chilometro 987

 

Irina sentiva il piede formicolare, così mosse un po’ la gamba sinistra, nella speranza che la circolazione tornasse a funzionare. Il piede destro continuava a premere sull’acceleratore, ma lo faceva in modo più leggero…

 

Aveva sonno, lo sentiva. Nonostante il caffè, nonostante la tensione, il suo corpo iniziava a ribellarsi. Le palpebre erano così pesanti che non sapeva se sarebbe riuscita ad andare avanti ancora per molto…

 

Forse aveva bisogno di un’altra pausa. Doveva fermarsi di nuovo, mettere benzina e sperare che il sonno passasse, almeno per un altro po’.

 

Entrò nell’autogrill, parcheggiò in un angolo tranquillo e spense il motore. Gettò un’occhiata al navigatore attaccato al cruscotto, lo schermo illuminato e le cifre ben visibili nell’angolino a destra.

 

Mancavano 1.600 chilometri. Troppi.

 

Irina ebbe un momento di sconforto. Non poteva reggere ancora…

 

Appoggiò la fronte sul volante, respirando a fondo. Aveva ancora tredici ore per raggiungere Cherepova, anche se aveva rispettato la tabella di marcia fino a quel momento… E troppa, troppa strada da percorrere.

 

Era stanca, decisamente stanca. Come poteva sperare di reggere un viaggio di altre tredici ore in quelle condizioni? Avrebbe dovuto essere attenta, correre a centottanta in autostrada richiedeva concentrazione e lucidità…

 

Per un attimo le venne la tentazione di prendere il telefono, chiamare la Lince e dirle che non sarebbe mai arrivata in ventiquattro ore, ma rimase immobile, le braccia conserte sul volante e la testa abbassata.

 

Non poteva mollare. Che figura avrebbe fatto? Aveva smosso mari e monti per essere lì, aveva messo in crisi il suo rapporto con Xander, aveva affrontato di petto tutte le sue paure, e ora, a un passo dalla fine, decideva di lasciare?

 

Però il suo corpo gridava, gridava per la fatica, per la tensione che fino ad allora aveva accumulato… Era da quando era partita per Mosca che viveva in costante pressione, e ora aveva raggiunto l’ultima soglia, aveva finito anche le energie di riserva.

 

Si lasciò andare sul sedile, fissando il soffitto dell’auto. Si sentiva sfinita, ma aveva comunque il cervello che lavorava: in fondo, aveva rispettato la sua tabella di marcia, e doveva solo mantenere la stessa andatura ancora per tredici ore…

 

Sospirò.

 

No, non avrebbe mollato. O almeno, non così, non in quel modo. Doveva almeno provare ad arrivare alla fine, a terminare quello che aveva cominciato…

 

Aveva bisogno di una pausa, una pausa vera che le avrebbe permesso di riprendere un po’ di energie. Quanto tempo poteva prendersi?

 

Alla fine decise, con qualcosa addosso molto simile alla rabbia.

 

Un’ora. Un’ora di pausa completa, per ricaricare le pile e poi ripartire, sperando di recuperare in fretta la strada persa. Era un rischio, Vladimir e William potevano raggiungerla, ma non sarebbe riuscita ad andare avanti per molto, in quello stato.

 

Afferrò il telefono, impostò il timer su un’ora e lo guardò scorrere all’indietro per qualche secondo… Poi abbassò il sedile, chiuse l’auto dall’interno e finalmente abbassò le palpebre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cellulare trillò così forte da farla sobbalzare. Irina lo prese, spense la suoneria e guardò il timer azzerato, chiedendosi se davvero aveva dormito per un’ora o per una notte intera.

 

Si guardò intorno, per un momento spaesata, poi ricordò che il tempo a sua disposizione era terminato. Uscì dall’auto, passò nel bagno dell’autogrill per sciacquarsi la faccia e bevve un caffè rapidissimo.

 

Solo quando si fu seduta di nuovo al volante, sentì di essere un po’ meno stanca. Un’ora di sonno era bastata a farle riprendere un po’ di energie, almeno per qualche ora.

 

Soddisfatta, mise in moto la Punto e ripartì.

 

Forse era stato solo un semplice momento di sconforto; la stanchezza le aveva fatto vedere più nero di quanto in realtà non ci fosse stato…

 

Fece scivolare il piede sull’acceleratore, guadagnando velocità… Poteva ancora farcela, non tutto era perduto. Doveva solo arrivare a Cherepova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dimitri vide davanti a lui la Impreza nera, e sentì l’adrenalina iniziare a scorrere sempre più forte nelle sue vene… La vedeva, oramai l’aveva raggiunta… Vladimir era suo.

 

L’avrebbe fermato a qualsiasi costo, anche di perdere la possibilità di ridurre la sua pena in carcere. Con il russo morto, poteva rimanere chiuso in cella per il resto dei suoi giorni. La sua anima si sarebbe finalmente calmata, smettendo di chiedergli vendetta per tutto quello che era accaduto, per tutto il sangue che era stato versato…

 

Nella sua testa, dolorosi e vividi come non mai, tornarono i ricordi di quella notte, quella maledettissima notte in cui aveva trovato sua sorella Lora morta… Quella notte in cui gli era stato strappato quel pezzo di cuore che non avrebbe mai riavuto indietro.

 

C’era stata solo un’occasione in cui aveva avuto paura, in tutta la sua vita, ed era stato quel giorno. Il terrore più puro gli aveva invaso il cuore, quando aveva messo piede in quella stanza buia dove avrebbe dovuto incontrare Buinov, perché i suoi sensi l’avevano già messo in guardia… Ricordava ogni secondo, ogni passo che aveva fatto, ogni suoi che aveva sentito mentre apriva la porta, sperando che ciò che aveva temuto fosse stato soltanto un orribile incubo…

 

Poi l’aveva vista, in un lago di sangue sul pavimento, un coltello piantato nella sua gola bianca… E il silenzio, il silenzio più puro, il silenzio più spaventoso.

 

Ricordava di non aver fatto nulla, di non esseri mosso, di non aver emesso nessun suono. Ricordava di essere rimasto immobile, gli occhi su quel corpo minuto accasciato sul pavimento… E lì era morta una parte di lui.

 

Lei, la sua bella, bellissima, dolcissima sorellina era stata ammazzata come una bestia, solo perché portava il cognome sbagliato, solo perché lui doveva diventare la Lince…

 

Solo lei era stata in grado di mostrargli il bello di ciò che li aveva sempre circondati. Solo lei era stata in grado di andare oltre i suoi silenzi, di capire cosa passasse per la sua testa. Solo lei, sua sorella gemella, aveva diviso con lui tutto…

 

Dimitri tornò alla realtà, e scoprì di aver afferrato il volante così forte da farsi sbiancare le nocche. Faceva troppo male ricordare.

 

Vladimir gli aveva tolto davvero troppo: Lora era sempre stata l’unica a conoscerlo davvero, l’unica a cui permetteva sempre tutto… Era l’unica ad aver ottenuto sempre il suo rispetto.

 

L’unica, fino a che non era arrivata Irina.

 

E Buinov aveva tentato di portargli via anche lei. O almeno, gli aveva fatto temere di aver commesso un errore, di aver sbagliato a lasciare che Fenice si avvicinasse così tanto a lui…

 

Perché lo sapeva benissimo che per tornare a vivere, doveva uccidere Vladimir Buinov. Che solo in quel modo avrebbe lasciato andare il ricordo di sua sorella e sarebbe tornato a vedere un domani. Solo il quel modo avrebbe chiuso quella porta che era rimasta aperta da quando Lora era morta, quella porta che nascondeva una stanza buia ma piena di dolore.

 

Superò un tir, e come se avesse aggiunto una spinta supplementare alla sua R8, si ritrovò a poche centinaia di metri dalla Impreza nera…

 

Poi la vide: spiccava bianca in mezzo alla carreggiata, fianco a fianco della Subaru…

 

E non era una Punto. Non era l’auto di Fenice.

 

Era una Lamborghini Gallardo bianca.

 

Nina Krarakova.

 

“Puttana”.

 

Nina non era lì per lui. Doveva aver stretto qualche accordo con Buinov, e sicuramente come lui era sulle tracce di Irina. Sicuramente come Vladimir voleva incontrare la Lince. Aveva sempre mentito, non era mai stata né una Sentinella né una Referente. Era solo una ragazza stupida e troppo arrivista per accettare l’affronto di essere stata messa da parte da una come Irina.

 

Dimitri fece una smorfia. Non poteva occuparsi anche di lei.

 

Vide la Gallardo accelerare, lasciandosi dietro la Impreza… Vladimir accettava la sua sfida. Lo stava aspettando.

 

Era giusto così. Nina doveva vedersela con Irina. Ognuno aveva i propri conti in sospeso da saldare.

 

E lui questa volta non si sarebbe fatto scappare l’occasione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualcosa di bianco brillò nello specchietto retrovisore della Punto, e Irina non potè fare a meno di guardare. Avanzava rapido, chiunque fosse, e sembrava decisamente intenzionato a raggiungerla.

 

Lasciò andare leggermente l’acceleratore: voleva scoprire chi fosse. Non ricordava nessuno con un’auto bianca, e fino a quel momento i piloti sconosciuti che aveva incontrato si erano rivelati suoi alleati, molto probabilmente mandati dalla Lince…

 

Proseguì dritta, gli occhi che si spostavano ritmicamente dalla strada alle sue spalle, poi finalmente riuscì a distinguere i contorni dell’auto…

 

Una Gallardo bianca.

 

Ci mise un attimo, poi collegò. La bella faccia di Nina Krarakova campeggiava oltre il vetro della Lamborghini sempre più vicina, i suoi occhi azzurro ghiaccio che esprimevano tutta la sua soddisfazione nell’averla raggiunta.

 

Per un istante Irina rimase senza parole. Che diavolo ci faceva lì? Cosa centrava lei in tutta quella storia?

 

Poi sentì montarle addosso una rabbia enorme, come forse non aveva mai provato fino ad allora. Prima le portava via Xander, poi cercava di umiliarla di fronte a tutti, e adesso le metteva pure i bastoni tra le ruote?

 

Poteva anche guidare una Gallardo, poteva anche essere la ragazza più bella di tutta la Russia, poteva anche essere la figlia del Primo Ministro russo, poteva anche essere una pilota più brava di lei, ma non poteva permettersi di intralciarle la strada. Non in quel momento. Doveva portare a termine la sua missione, non aveva tempo da perdere con lei.

 

E poi, aveva davvero sopportato troppo da quella russa dalla faccia d’angelo. Era stata sfidata troppe volte per non aver voglia di prendersi una rivincita.

 

Per la prima volta nella sua vita, sentì davvero il desiderio di dare una lezione a qualcuno. Per la prima volta, si sentì Fenice davvero fino in fondo. Si sentì una vera pilota clandestina.

 

Strinse il volante, le nocche bianche e gli occhi ridotti a fessure.

 

“Devi fare ancora molta strada, carina, prima di poter pensare di fermarmi. Ora ti insegno io cosa significa fare un torto a Fenice”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Mi inginocchio e chiedo scusa a tutti voi lettori, ma purtroppo, lo ammetto, ho avuto la “famosa” crisi dello scrittore, quella del foglio bianco. La scrittura di questo capitolo è stata difficile, nonostante la storia fosse chiara nella mia mente. Doveva capitarmi prima o poi, infatti è successo. Mi dispiace davvero, ma non riuscivo proprio a mettere per iscritto quello che avevo per la testa. Spero che per il prossimo capitolo riesca ad andare avanti con più facilità.

Vi ringrazio in anticipo per le recensioni che vorrete lasciarmi, nonostante il mio scarso impegno. 

Scusate ancora.

 

 

 

Lhea

 

 

 

 

PS: ringrazio Myrhiam per avermi fatto notare l’errore nella numerazione dei capitoli. Ho corretto, spero di aver fatto giusto… Per comodità ero andata avanti con la numerazione “made in Lhea”, ma in effetti è meglio adottare la numerazione corretta. Sarebbe un errore imperdonabile, per una vera scrittrice. (Anzi, sto pensando: che figura che mi sono fatta!). Correggerò subito anche i precedenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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