“Il
mio cuore aveva mai amato?
Occhi
rinnegatelo perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad
ora.”
DEATH WORSE
L’odore
della pioggia appena caduta aleggiava ancora
in quella landa desolata fuori città.
L’asfalto,
la terra talmente arida nonostante le
varie piogge da pensare che il terreno fosse maledetto.
Erano
anni, o forse anche più, che in quella terra non
un filo d’erba era riuscito a crescere creando un piccolo
spazio verde.
La
morte aleggiava in quel posto, tanto da dargli la
fama di “mano destra della morte”.
Questo era il Death Worse. Uno
spiazzo lungo più di cinque chilometri e largo altrettanti.
Terra
morta, come le anime che vi aleggiavano sopra,
vittime, di una delle tante gare clandestine di macchine o di qualche
amicizia
errata.
Nonostante
la morte avesse impresso a fuoco il suo
marchio, il Death Worse era anche
vita per coloro che non avevano più nulla da perdere, per
gli amanti del
pericolo o per chi solo avesse voluto assaporare la
velocità, l’adrenalina e l’odore
di benzina che impregnava il luogo che appena scoccata la mezzanotte si
riempiva di auto sfavillanti e di gente che da ogni parte di Londra si
riuniva
a guardare il principe battere
l’ennesimo
sfidante.
Arthur
sorrise e le sue mani strinsero il volante
mentre nell’interno dell’abitacolo
risuonò wanted dead
or alive di
Bon Jovi.
Lancillotto
inclinò la testa all’indietro e si
portò
uno spinello alle labbra aspirando il fumo che poi buttò
fuori riempendo per un
attimo l’auto di quella leggera nebbia che subito venne
spazzata dal vento
proveniente dal finestrino di poco abbassato.
Le
labbra del moro seguirono la canzone e il viso si
mosse a ritmo. Arthur si girò un attimo verso
l’amico ed alzò il volume delle
casse aumentando, però, anche il suo canto battendo
più volte sul volante quasi
questo fosse la sua personale batteria.
“I’m wanted”
Lance gli
fece eco –wanted-
“DEAD OR ALIVE”
cantarono assieme.
L’auto
svoltò a sinistra incontrando una rotonda con
al centro frammenti di pezzi d’auto e dei fiori piantati
all’interno che ormai erano
il fantasma di ciò che in vita erano stati.
Si
stavano avvicinando al Death Worse,
pensò Arthur premendo sull’acceleratore, mentre
partiva welcome to the jungle come
prossima canzone.
Perfetto,
si disse il biondo tenendo gli occhi fissi
sulla strada che pian piano cambiava trasformando il panorama da pieno
di luci
della città ad un buio spazzato via di tanto in tanto da
qualche malfunzionante
lampione.
Poco
importava, il principe conosceva a
memoria quella via e fra non pochi minuti si
sarebbe scorto il suo paradiso illuminato da forti luci da stadio che
… oh sì
le avevano rubate ed installate.
Merlino
avanzò alla cieca per qualche tratto
toccando le pareti per non creare più rumore di quanto i
suoi passi potessero
fare.
Prese
un bel respiro silenzioso e fece ancora
qualche metro con il cuore in gola.
Arrivò
ad una piccola porta in mogano illuminata di
poco dall’uscio schiuso in cui i dipendenti della scuola
stavano guardando una
trasmissione serale mandata in onda dalla BBC.
Il
ragazzo poggiò la mano sudata sul pomello e
spinse creando un piccolo cigolio che lo mise in allarme. Stette fermo
per
qualche secondo ma solo le risa risposero a quel rumore.
Aprì
velocemente e chiuse con cautela la porta
correndo ad un cancello in ferro battuto.
Lo
guardò con sfida e poggiò le mani su di esso
stringendo le aste in ferro gelide ringraziando il fatto che fosse
marzo e non
dicembre.
Poggiò
il piede sul piccolo muretto sul qualche si
ergeva il cancello e si fece forza scavalcandolo con agilità.
Si
volse un attimo verso la Westmister School
salutandola con un sorriso impertinente prima di correre via.
Il
boato si fece fragoroso. Morgana abbracciò Ginevra
che ricambiò la stretta dell’amica.
Altri
soldi, altre possibilità e l’ennesima vincita
che avrebbe fatto gonfiare l’ego di Arthur, pensarono
entrambe.
Il
biondo uscì dalla sua Honda Civic rossa e ne
carezzò il cofano bollente sul quale vi era disegnato un
drago dorato, simbolo
della sua squadra.
Si
passò una mano fra i capelli e sorrise alle
amiche avvicinandosi spavaldo.
“Allora
gallinelle” sbottò allegro “quanto
abbiamo
guadagnato stasera grazie alla mia formidabile persona?”
chiese, infine,
ricevendo in cambio un’occhiataccia da entrambe le ragazze.
Morgana
si sistemò la coda e scosse il capo andando
all’Honda per controllare lo stato del motore.
Ginevra
– o meglio Gwen – si avvicinò al
ragazzo,
Lancillotto, con il quale festeggiò la vittoria appena
ottenuta con un caloroso
bacio.
Il
biondo si strofinò
gli occhi ed alzò le braccia al cielo “grazie
davvero! Ho vinto IO e nessuno
viene a coccolarmi con dei complimenti!” esclamò
con voce lamentosa ricevendo
in risposta solo un “pallone gonfiato” dai tre amici.
Una
Nissan Skyline sfrecciò per le vie della
capitale.
Merlino
alzò il volume dello stereo e cambiò la
traccia audio. Gli Hammerfall
esplosero nell’auto e il giovane premette
sull’acceleratore portando il suo
gioiellino sui 120 chilometri orari.
Il
moretto abbassò i finestrini e l’aria gli
fischiò
nelle orecchie confondendosi con la voce del cantante.
Questa
era vita, pensò prendendo l’uscita laterale
dell’autostrada, sparendo dalla vista di Londra per entrare
nel Death Worse, per entrare nella
morte.
Pian
piano la vista colorata si trasformò in un buio
spettrale, tanto da costringerlo a tenere per una decina di minuti gli
abbaglianti
accesi, o almeno accesi fino a quando delle luci da stadio illuminarono
la
strada e dei rombi d’auto lo salutarono.
Lo
spiazzo si presentò in tutta la sua gloria e
Merlino temette di soffocare per un attimo dalla gioia.
Un
arcobaleno di macchine si presentò alla sua vista
e una vasta gamma di persone lo lasciò totalmente stordito.
Non
aveva mai visto tante donne in abiti succinti
come in quel momento. Cosce nude, seno prosperoso in evidenza dalle
maglie
talmente scollate da risultare indecenti se fossero state viste nella
sua
scuola.
Mosse
piano la sua auto verso uno spiazzo vuoto
vicino e scese osservandosi attorno.
Una
musica martellante lo colpì come un pugno e si
girò più e più volte, mentre ragazze e
ragazzi saltavano, bevevano, fumavano
spinelli in ogni angolo di quel ritaglio dedicato allo sballo.
Merlino
deglutì sonoramente e si mosse verso un uomo
che di buono pareva non avere nulla.
Il
capo rasato era ricoperto da dei tatuaggi tribali
che ricadevano quasi fossero una cascata lungo la schiena ampia e
muscolosa. I
bicipiti grossi anch’essi erano ricoperti da vari tatuaggi il
cui più
spaventoso era un dragone dagli occhi color ghiaccio che dal polso
correva
lungo il braccio destro fin sopra la spalla.
Indossava
una canotta bianca che aderiva
perfettamente al torace muscoloso.
I
pantaloni neri in pelle fasciavano perfettamente le cosce da gladiatore
dell’uomo
che dall’alto del suo metro e novanta dominava chiunque gli
fosse attorno.
Ma
non era il suo viso duro sporcato da una leggera
barba rossa ad incutere timore, no … era una fondina
ascellare di pelle color
carbone che conteneva al suo interno una nove millimetri argentata con
inciso
sopra Dragoon a caratteri gotici.
Merlino
si avvicinò all’uomo che raccoglieva
scommesse e tossicchiò appena.
“Vorrei
sfidare il principe” esordì nascondendo la
sua insicurezza dietro una perfetta maschera di menefreghismo.
L’uomo
lo guardò appena per poi sorridere mostrando
una fila di denti bianchi brillanti e si tolse la sigaretta dalla bocca
soffiandogli il fumo in faccia.
“Come
vuoi tu pivello” rispose “vai alla tua
macchina e mettiti sulla linea di partenza fra dieci minuti avrai la
tua sfida …”
lo guardò torvo “il tuo nome bambino?”.
Il
moretto si morse il labbro inferiore “Jethro”
replicò andando alla sua Nissan blu oceano e vi si mise
all’interno andando
alla linea di partenza.
Finalmente
avrebbe sfidato il leggendario principe.
Dragoon
si avvicinò ad Arthur con almeno diecimila
sterline in mano e gliene diede ottocento.
“Un
pivello di nome Jethro vuole sfidarti” disse
dopo aver fatto l’ennesimo tiro dell’ennesima
sigaretta di quella notte appena
iniziata.
Arthur
alzò il viso ed annuì malandrino andando alla
sua bimba e la carezzò nuovamente “non facciamo
male al pivellino ok?” disse
all’auto e si sistemò all’interno
andando sulla linea di partenza.
Affianco
a sé riconobbe una Nissan Skyline ed annuì
in approvazione. Era davvero un bel pezzo d’auto e ben curata.
Premette
sulla frizione e accese il motore che ruggì
creando un boato di grida dietro di lui.
Guardò
di nuovo verso lo sfidante maledicendo quei
finestrini oscurati. Beh lo avrebbe visto dopo averlo battuto su tutti
i
fronti.
Sophia,
una ragazza dalla carnagione lattea e i
lunghi capelli biondo ramati e le gote rosse si mise fra le due auto.
Si
piegò un attimo verso l’Honda e mandò
un bacio al
principe che le fece l’occhiolino di rimando.
La
ragazza si rimise in posizione eretta ed alzò il
braccio sventolando una bandana color porpora e guardò le
due auto severamente “NESSUNA
PIETA’” urlò abbassando il braccio.
Le
due auto sfrecciarono in contemporanea lasciando
una scia delle gomme sull’asfalto rovinato.
Si
tennero testa per i primi metri, prima che l’Honda
spingesse su un fianco sbilanciando la Nissan che rallentò
un attimo
permettendo al principe di superare il suo sfidante.
Le
mani di entrambi si strinsero sui volanti in una
morsa ferrea e Arthur sfrecciò in avanti sul rettilineo,
osservando dallo
specchietto la Skyline appiccicata al suo didietro.
“Bimba
quella Nissan ti sta facendo una corte
sfacciata” esclamò il biondo accelerando con
l’unico risultato di ritrovarsi al
suo fianco l’auto dello sfidante.
Complimenti,
pensò il principe, il pivello era
tenace.
La
mano premette su un bottone rosso e dalla tubatura
dietro partì una scarica di nitro
che
lasciò indietro la Nissan blu.
Arthur
rise forte ed alzò la musica della vittoria,
mentre svoltava a destra facendo stridere le gomme.
Ora
mancava solo il ritorno ed avrebbe guadagnato
altri ottocento bigliettoni, pensò allegro, prima di
ritrovarsi schiacciato
contro la muratura del vecchio ponte del Death
Worse.
Si
girò ed imprecò.
La
Nissan era di nuovo al suo pari. Entrambi
accelerano spostando la marcia sul cinque.
Arthur
ringhiò e spinse la sua bimba sulla Skyline
che si spostò per il forte impatto permettendogli di
superarlo.
Corse
in avanti e vide la fine di quella gara,
quando alla sua sinistra la Nissan fece un volo e lo superò
all’ultimo tratto
tagliando il traguardo il suo contemporanea.
Arthur
frenò di colpo e si lasciò cadere sfinito e
scioccato lungo il sedile.
Il
pivello era arrivato al suo pari.
Ringhiò
all’interno dell’abitacolo ed uscì
dall’auto
incurante del silenzio creato da quella novità e diede un
calcio alla gomma
della sua bimba.
“ESCI
DA QUELL CAZZO D’AUT …” urlò
prima di zittirsi
quando dalla Skyline oceano uscì un ragazzo che dal viso si
capiva fosse solo
un diciottenne.
Il
suo cuore gli balzò fino in gola e rimase zitto
ad osservarlo.
“cristo
sei bellissimo baby” sussurrò solamente.
To
Be Continued.
Ce
l’ho fatta dannazione. CE L’HO FATTA *balla la
samba* °_° ehm *cof cof* passiamo a ringraziare tutte
le povere anime che hanno
commentato:
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Shannara_810
(BEH SOLO QUESTO PER TE … GRAZIE PER SOSTENERMI SEMPRE NEGLI
SCLERI)