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Autore: SeleneLightwood    11/10/2011    12 recensioni
Oliver Baston è innamorato di Katie Bell da una vita intera. Insomma, se non si conta il fatto che ha solo sedici anni.
Tra una squadra non sempre normale, i gemelli Weasley nel pieno della loro gloria e un tentativo di affogarsi nelle docce dopo ogni due allenamenti Oliver sarà costretto ad affrontare i suoi sentimenti, che tiene nascosti da tanto tempo.
{cit.}
Coloro che bighellonavano intorno al campo di Quidditch, quel giorno, si stupirono non poco nel vedere la squadra di Grifondoro uscire dagli spogliatoi con calma piatta, l’aria estremamente depressa, mentre da dentro non proveniva suono alcuno.
Che Oliver Baston fosse stato ucciso da un Bolide e fosse intento a suonare la sua marcia funebre altrove?
D’altro canto, era ovvio che sarebbe tornato come fantasma. Non c’era nessuna garanzia dell’esistenza del Quidditch nell’aldilà, e Baston non avrebbe certo perso l’occasione di tormentare per sempre Fred e George Weasley, probabilmente per non averlo colpito con il sopraccitato Bolide con la violenza che si addice a due suoi Battitori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Katie, Bell, Oliver, Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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A Wynne, perché con la sua assurda danza della pioggia mi ha fatto tornare la voglia di scrivere

A Wynne, perché con la sua assurda danza della pioggia mi ha fatto tornare la voglia di scrivere.

Ah, e ha salvato il mondo dalla siccità, ovviamente.

Inchinatevi a lei e andate tutti a leggere la sua meravigliosa storia, Pure imagination.

 

 

 

Nota: durante questo capitolo nessun Vermicolo è stato maltrattato.

 

Capitolo 6

- Il mio gerbillo è ancora un gerbillo–

 

 

Percy Weasley poteva definirsi un mago brillante. Si sentiva oltremodo sveglio e poteva dire di essere attento ai dettagli in maniera assurdamente maniacale.

Si accorse subito, perciò, che c’era qualcosa che non andava. A pensarci bene no, non qualcosa che non andava. Qualcosa di diverso.

 

Quando aprì gli occhi, quella mattina, la camera era gelata. Si tirò su a sedere e si strinse nelle coperte, infreddolito. Guardandosi intorno con lo sguardo convinto dei miopi cercò di mettere a fuoco i suoi compagni di stanza.

Passò in rassegna la stanza e distinse quattro macchioline rossastre – i letti – con protuberanze e rigonfiamenti – presumibilmente i suoi coinquilini.

Bene, c’erano tutti.

Un momento.

Tutti?

Percy volò con lo sguardo al letto di fianco al suo che, si rese conto con profonda sorpresa, era occupato dal suo legittimo proprietario. Il quale, tuttavia, non sembrava in possesso di facoltà vitali. Più che altro sembrava caduto in una sorta di vigile stato vegetativo.

Oliver giaceva disteso sul letto, ritto come un manico di scopa: fissava il soffitto con aria particolarmente vitrea, gli occhi spalancati e lucidi.

Percy lo fissò scandalizzato per alcuni minuti. Alla fine Oliver dovette sentirsi osservato, perché voltò la testa rigidamente nella sua direzione. Solo allora Percy si accorse delle occhiaie orribili che esibiva l’amico, grosse come calderoni e viola come i maglioni di mamma Weasley.

Poi lui parlò.

« Ieri sera ti cercavo » gracchiò, euforico ma ancora immobile. « Ma non sono riuscito a trovarti. Eri da Penelope? »

Senza attendere una risposta, riprese. « Ho fatto una doccia gelata»

Percy continuò a fissarlo, inarcando appena le sopracciglia.

« Ieri sera » ripeté a scopo informativo. Le mascelle di Percy si spalancarono.

Quindi c’entra Katie, realizzò.

Oliver continuò a guardarlo per un minuto buono con l’aria di uno che ha appena preso una bastonata in testa.

Poi, improvvisamente, iniziò a raccontare.

« Sai » disse. «Jack Sloper ha mollato Katie nel bel mezzo del loro appuntamento ».

Percy si limitò ad alzare un sopracciglio.

Lo sapeva e c’era un motivo molto particolare e per niente illegale per cui lui sapeva: un complotto vero e proprio.

Finse di non capire e assunse un tono innocente. « E tu lo sai perché…?»

«Oh» sospirò Oliver, rimanendo immobile. « Ho passato io la giornata con lei».

Percy gli lanciò di nuovo un’occhiata convinta nonostante la sua miopia, che gli permetteva di vedere almeno tre Oliver uno di fianco all’altro, tutti particolarmente sfocati.

«Non ti sei dimenticato di fare i miei acquisti, vero? » domandò fremendo.

Oliver ebbe addirittura il coraggio di alzare gli occhi al cielo, come se non fosse una domanda assolutamente lecita, ed indicò con un cenno della testa un sacchetto ai piedi del letto dell’amico.

Percy ne esaminò con circospezione in contenuto.

«Mhm» fu il suo commento. Ci sapeva fare, la Bell, con i maglioni. Oliver borbottò qualcosa a proposito della mancanza di fiducia nei suoi confronti.

Percy ne approfittò per inforcare gli occhiali di corno. Quando si girò di nuovo a guardare Oliver si accorse di cosa c’era esattamente che non andava: erano ben due cose.

Primo, aveva un grosso livido violaceo in fronte.

Secondo, Oliver Baston era - per la prima volta in sette lunghi anni di convivenza - nel suo letto. Non sotto quella dannatissima doccia che lo svegliava tutte le mattine alle sei, ma nel suo dannatissimo letto.

E quella cosa non era mai – mai – successa.

Percy lo fissò inorridito. «Oliver, che diavolo ti sei fatto in fronte?».

La Bell lo aveva forse picchiato selvaggiamente? Oliver sgranò gli occhi e si tastò la fronte con le dita. Appurato di non aver ramificato un meraviglioso corno di unicorno durante la notte, si lasciò sfuggire un gemito.

« Ho preso a testate le piastrelle della doccia », borbottò come se fosse una spiegazione plausibile, alzando le spalle in un gesto molto blando. Nonostante la finta noncuranza, tuttavia, non aveva abbandonato l’entusiasmo iniziale che sembrava averlo paralizzato sul letto.

Percy inarcò le sopracciglia in segno di disapprovazione, ma Oliver lo ignorò.

Sembrò sciogliersi dalla paralisi improvvisa che lo aveva colpito e balzò giù dal letto, vestendosi in tutta fretta.

Si fiondò fuori dal dormitorio senza dire una parola.

Percy rimase immobile a fissare il punto in cui la schiena di Oliver era sparita, troppo sconvolto per offendersi o pensare al numero del San Mungo, reparto Malati Mentali, ma non fece in tempo a sentirsi un idiota – o prendere sul serio l’idea di chiamare l’ospedale magico - che già Oliver era tornato su di corsa, comparendo sulla porta e poi lanciandosi a capofitto nel baule.

« Ho dimenticato i pantaloni » borbottò.

Percy lo fissò mentre si infilava i pantaloni al rovescio e poi se li sfilava di nuovo, sempre più rosso e sempre più fuori di testa.

«Dì un po’» disse. «Ti sei bevuto il cervello?»

Oliver ora tendeva al bordeaux. «No,» replicò. «ma ho chiesto a Katie di uscire. E lei ha detto di si».

Percy lo fissò esterrefatto. «E hai preso a testate la doccia dall’entusiasmo?» domandò cautamente.

Oliver sbiancò di botto. «No, quello era perché mi ha dato un bacio su una guancia», disse con un filo di voce.

«Ah».

Oliver sorrise nervosamente, come se non l’avesse capito nemmeno lui fino a quel momento, poi senza aggiungere niente si lanciò giù per le scale a rotta di collo.

Un rumore sordo e un’imprecazione confermarono a Percy che sì, era rotolato giù per le scale.

Una risata limpida che echeggiò fino a lui aggiunse che sì, era caduto proprio davanti a Katie Bell.

Qualcuno alla sua destra brontolò nel sonno. Era John, l’altro suo coinquilino.

«E’ freddo», si lamentò questi. «Oliver non ha ancora inondato il dormitorio con il vapore della doccia?».

Percy fissò meravigliato la porta del bagno.

« In realtà » rispose. «nella doccia non c’è entrato affatto, stamattina».

«Ma che cazz…».

John si era alzato di scatto per lo shock, ottenendo come risultato di sbattere violentemente la fronte sulla testata del letto.

Fantastico, pensò Percy, mentre si svegliavano anche gli altri. Ora penseranno che ho preso a randellate in fronte i miei compagni di dormitorio con una mazza da battitore.

Ma la cosa più preoccupante rimaneva Oliver. Non s’era mai visto che non si facesse la solita doccia la mattina presto.

Katie doveva proprio avergli dato alla testa.

 

 

 

 

L’entusiasmo di Oliver non diminuì per tutta la mattinata. In realtà poteva dirsi il continuo di quello della sera precedente, visto che aveva passato la notte in bianco a fissare il soffitto con aria sognante, rivivendo ancora e ancora la scena del suo discorsetto con Katie.

Aveva persino saltato la doccia, quella mattina – e a quanto pare Percy ne era rimasto traumatizzato, come gli aveva fatto notare a colazione – e la lezione di incantesimi non gli era mai sembrata così divertente.

«Vi basterà esclamare Erbivicus », stava dicendo il minuscolo professor Vitius. Li guardò entusiasta. « Beh, provate! »

Oliver sfoderò la bacchetta – legno di noce e corda di cuore di drago – e, ignorando completamente il vaso su cui avrebbe dovuto applicare l’incantesimo, la puntò allegramente contro Percy.

«Erbivicus

Per un istante non successe niente, e il ghigno di trionfo di Percy si stava allargando lentamente, quando un rametto sottile gli spuntò da un lato degli occhiali in corno, iniziando a germogliare allegramente.

Vitius non sapeva se ridere del Weasley o rimproverare Baston, così fece finta di avere dei prosciutti davanti agli occhi e li ignorò entrambi.

Percy, oltraggiato e scandalizzato, lo fissò per un istante, poi fece una cosa irresponsabile ed estremamente non da lui.

Puntò la bacchetta tra gli occhi di Oliver – ottenendo così la sua completa attenzione – ed esclamò, risentito: « Erbivicus!».

Di nuovo non successe nulla, e Oliver si esibì nella sua aria trionfale. Poi, però, Percy iniziò a ridacchiare, sistemandosi sul naso gli occhiali ramificati.

Oliver lo guardò perplesso per un istante, prendendo poi a torcere il collo per vedere il proprio riflesso alla finestra.

Difatti, al posto della barbetta, stavano germogliando delle dolci foglioline verde brillante.

Pungolò Percy con la punta della piuma per vendicarsi fino a che Vitius non lo rimproverò – non sia mai che qualcuno se la prenda con il Prefetto Perfetto – e quando l’insegnante si allontanò in fretta per placare la crisi isterica di Isabel March, alla quale erano spuntate fronde di salice al posto dei capelli a causa di un incantesimo rimbalzato sul banco, sorrise entusiasta a Percy. Quest’ultimo lo squadrò con finto disgusto, colpendolo in testa con la pergamena arrotolata che teneva in mano.

Quando finalmente la lezione finì e Vitius poté tirare un sospiro di sollievo, Percy si degnò di parlare.

Ovviamente fu solo per prendere velatamente in giro Oliver per la sua meravigliosa figura con Katie di quella mattina, della quale i gemelli Weasley avevano abbondantemente riso a colazione.

« Eddai, le sei solo cascato addosso », rise Percy. « E lei sembrava piuttosto soddisfatta, dopo! ».

Oliver digrignò i denti con fare minaccioso – o così gli parve – ma non rispose.

Si accarezzò la barbetta germogliata e lanciò un’occhiataccia a Percy e ai suoi occhiali addobbati con tanto di rametto, dove attualmente sembrava aver preso casa un ragno, che ronfava beato su una delle foglie.

Per punizione, infatti, Vitius li aveva costretti a rimanere così fino a fine giornata. La crudeltà umana a volte non ha davvero limiti.

Mentre erano diretti in Sala Grande per pranzo, comunque, incontrarono i gemelli Weasley e Alicia che salivano dai sotterranei, e Percy rimase indietro per rimproverare, come prevedibile, i suoi molesti fratelli. Oliver, affamato, non lo aspettò e marciò fino al suo posto a tavola, lasciandosi cadere sulla panca con un gemito.

Ora, in genere Oliver era un buon amico e aspettava sempre Percy, ma se questa volta lo avesse atteso, avrebbe sicuramente notato che i gemelli e Alicia lo avevano trascinato in uno stanzino delle scope di fianco all’ufficio di Gazza il custode. Avrebbe anche notato, inoltre, che sembrava tanto un sequestro di persona.

 

 

 

Percy rallentò di qualche passo per trovarsi faccia a faccia con Fred e George, che in quel momento si stavano impegnando a importunare alcuni poveri, sventurati ragazzini del secondo anno di Tassorosso.

«Finitela » sbottò, infastidito. « e filate a pranzo».

I due si guardarono, mentre Alicia già iniziava a ridacchiare. Lo afferrarono, ognuno da un lato, e lo trascinarono verso l’ufficio di Gazza, deviando all’ultimo minuto.

Percy cercò di dimenarsi, invano, e allungò una mano per chiedere l’aiuto di Oliver, quando realizzò che quel ingordo, ignobile Capitano da strapazzo se l’era svignata per andare a pranzo.

Riportò lo sguardo sui ghigni identici dei gemelli e fece una smorfia.

«Cosa diavolo vi salta in mente?!» brontolò.

Fred alzò le spalle. «Non è ovvio?»

Quando Percy lo guardò con aria interrogativa, George sospirò e spiegò per tutti.

«Vogliamo sapere se Oliver-quanto-sono-fissato-con-Katie-Baston ti ha raccontato  qualcosa».

Percy lo guardò sospettosamente. «Katie Baston…potrebbe piacermi come accostamento» disse solo.

Fred allargò il sorriso e scagliò un pugno in aria. «Ah!» esclamò. «Ce l’ha fatta!».

«Più o meno» rispose allora Percy, spolverandosi una spalla e sistemandosi gli occhiali dritti sul naso. «Le ha chiesto di uscire e lei gli ha dato un bacio sulla guancia, quindi io lo prenderei per un sì» dichiarò.

Alicia quasi si strozzò con la sua stessa imprecazione.

«Per le Mutande consunte di Merlino, non mi ha detto niente, quella carogna!» gridò a pieni polmoni, stringendo gli occhi minacciosamente.

Percy deglutì e fece un passo indietro. Così, tanto per sicurezza.

Fred e George, invece, sembravano al settimo cielo. Il ragazzo lo notò e, prima che se la svignassero, si affrettò a domandare loro spiegazioni.

«Si può sapere cosa avete fatto a Jack Sloper per ridurlo in quello stato e fargli fare la muta come un canarino spennato?» li rimproverò, con cipiglio severo.

Fred e George si guardarono sorridenti.

«Non lo saprai mai, Perce» disse uno.

«Già » aggiunse l’altro. «Ma grazie comunque per averci aiutato portandolo a Hogsmeade».

«Ti siamo debitori» si affrettò a dire Alicia, notando che il Prefetto stava diventando viola dalla rabbia.

Percy parve sgonfiarsi un po’. «State combinando qualcosa di illegale?» domandò, cauto.

Alicia annuì angelicamente. «Si, può darsi».

«Spinnet!» gridarono i gemelli in contemporanea. Si gettarono a capofitto su di lei e George prese a fare il solletico.

Fred sorrise a Percy. «Arrenditi, Perce», disse, sicuro. «porteremo il segreto nella tomba».

 

 

Oliver notò con piacere che il ragno sugli occhiali di Percy si era sistemato comodo, ed aveva persino prodotto una ragnatela su cui sonnecchiare in attesa di mosche che andassero a sbattere sulle lenti del prefetto.

«Carino il tuo nuovo animaletto domestico, Weasley» gli fece notare con ironia mentre si dirigevano a Cura delle Creature magiche, sfidando il clima assurdamente freddo di fine gennaio.

Percy sbuffò con il naso e scacciò il ragno con stizza mentre aggiravano le serre di Erbologia.

«E tu stai aspettando che ti crescano delle margherite tra le foglioline, prima di farti la barba?» lo rimbeccò acidamente come solo una zitella avrebbe saputo fare.

Mentre si punzecchiavano a vicenda girarono l’angolo, e Oliver andò a sbattere con qualcosa di soffice e batuffoloso.

Sembrava una ragazza, ma era talmente tanto avvolta nel mantello e nella sciarpa da assomigliare più ad un pupazzo di neve. Quando cadde addosso ad Oliver, tirandolo giù con sé nel terreno ghiacciato, Percy poté eseguire un’attenta analisi del batuffolo, scoprendo così che era nientemeno che Katie Bell, in ritardo per Trasfigurazione. Che, per inciso, era al sesto piano del castello.

Oliver si trasformò improvvisamente in una donnicciola.

«Stai bene, Katie?» domandò, rosso come un pomodoro. Lei annuì, più o meno della stessa tonalità, e si alzò tremando sulle gambe.

Percy rimase lì a guardarli guardarsi imbarazzati, mentre Oliver semplicemente si sperticava in sorrisi e Katie arrossiva sempre di più.

Alla fine lei borbottò un “sono in ritardo per Trasfigurazione” e, dopo aver lanciato ad Oliver un sorriso abbagliante e aver completamente ignorato il povero Percy – probabilmente era talmente abbagliata dagli splendenti addominali del capitano da non essersi nemmeno accorta che era lì – se ne andò in fretta, rischiando di inciampare in un altro vaso.

Percy si girò a guardare Oliver e lo trovò imbambolato a fissarle il sedere.

Gli diede una spallata riprendendo a camminare.

«E contieniti!» esclamò, ma era divertito. «Oppure vuoi un secchiello dentro cui sbavare?»

 

 

La lezione di Cura delle Creature Magiche poteva essere descritta in un solo modo: noiosa.

Dar da mangiare ai Vermicoli nell’anno dei M.A.G.O. non era una cosa molto “da programma”, ma c’era anche da dire che l’insegnante era un Hagrid in fase di disperazione totale perché Malfoy Senior aveva deciso di prenderlo di mira con la sua stronzaggine, quindi forse era comprensibile.

Così Oliver si costrinse a reprimere un conato di disgusto e infilò una foglia di lattuga giù per la gola del suo Vermicolo. Questi si ingozzò avidamente sotto il suo sguardo disgustato e masticò con calma. Percy, dall’altra parte del tavolo di lavoro, si sbracciava davanti alla sua scatola. Oliver si affacciò e represse una risata a forza: i suoi Vermicoli erano tutti stecchiti.

Percy non aveva mai avuto una particolare attrazione per l’aria aperta e gli animali magici in generale, ma non sia mai che non eccellesse in una materia, quindi si era costretto a studiarla – e studiarla ancora.

Certo, tutti i suoi sogni di imparare a curare un Ippogrifo semplicemente studiandolo su un libro si erano infranti con l’arrivo di Hagrid nel corpo insegnanti.

«Ehm» disse, rivolto a Percy. «Credi di poterli resuscitare? Perché Hagrid sta venendo qui, e sembra abbastanza depresso senza che gli fai vedere che hai fatto fuori i tuoi Vermicoli».

Ma Hagrid li ignorò e salutò la professoressa McGranitt, che stava arrivando di gran carriera tenendosi il bordo della gonna con una mano mentre marciava giù per la fiancata della scogliera sulla quale si ergeva Hogwarts fino alla capanna del Guardiacaccia. Man mano che si avvicinava Oliver poté constatare che sfoggiava un sorriso che andava da un orecchio ad un altro, cosa assai curiosa per una donna altera e severa come lei.

Oliver rimase di sasso quando questa, dopo aver cortesemente salutato Hagrid, si rivolse direttamente a lui.

«Signor Baston» disse, e trasudava soddisfazione da tutti i pori. «il Preside ti aspetta nel suo ufficio. C’è una visita per te». Gli sorrise incoraggiante e Oliver si sentì solo più preoccupato. Chi mai poteva scomodare Albus Silente per parlare con lui?

La McGranitt sorrise ad Hagrid. «Possiamo prenderlo in prestito fino alla fine della lezione, Rubeus?» disse in tono fin troppo contento.

Hagrid acconsentì, e passò i suoi Vermicoli a Percy. Oliver li guardò un’ultima volta quasi con rammarico – di lì a cinque minuti sarebbero morti tutti sotto le amorevoli cure di mamma Percy – e si affrettò a seguire la McGranitt, che era partita in quarta alla volta del castello.

La rincorse fino a raggiungerla. «Professoressa» pigolò debolmente. «Ma che succede?»

La McGranitt lo guardò come avrebbe guardato un figlio di cui era particolarmente orgogliosa.

«Vedrai, Baston. La pazienza premia chi…»

«…sa aspettare. Si, lo so» completò lui, abbassando le spalle mogio.

La McGranitt sembrava sul punto di abbracciarlo. Avevano ormai percorso l’intero castello fino alla gargoyle che sorvegliava l’ingresso dello studio del Preside.

«Sono contenta di vedere che ascolti Percy Weasley, ogni tanto» esclamò, soddisfatta.

Gli diede una spintarella verso l’entrata dello studio e l’ultima cosa che Oliver sentì fu la voce della McGranitt che gli augurava buona fortuna e che aggiungeva, non poi così tanto sottovoce come pensava, “andrò ad offrire dei biscotti allo zenzero a Severus”.

Ridacchiando nervosamente Oliver bussò alla porta: un mago con una lunga barba e capelli argentati aprì lentamente e gli sorrise benevolo.

«Entra pure, Oliver» disse Silente gioviale. «I tuoi visitatori arriveranno a momenti».

 

 

 

Katie uscì dall’aula di Trasfigurazione liberando un sospiro di sollievo. La lezione – doppia ora con i Serpeverde - si era conclusa mezz’ora prima perché la McGranitt era stata interrotta da Gazza con un annuncio urgente, che le aveva occupato tutto il tempo che rimaneva, salvandola così da una T nel momento in cui l’insegnante si sarebbe accorta che il suo gerbillo era ancora un gerbillo, e decisamente non una tazza da tè*.

Salutò le sue compagne di stanza e si diresse in Biblioteca, nel tentativo di occupare la sua ora libera prima dell’ultima lezione – un’ora di Antiche Rune. Non vedeva l’ora che la giornata finisse. Magari come era incominciata, ecco. Con Oliver che le cascava per la terza volta addosso, ad esempio.

Scosse la testa nel vano tentativo di allontanare i pensieri, ma non riusciva a reprimere la rivolta che avevano messo in atto gli ormoni all’interno del suo cervello. I pochi neuroni sopravvissuti conducevano una fiera resistenza, ma ormai la pazzia dilagava e non riusciva a fare a meno di pensare quasi incessantemente alle braccia di Oliver che la avvolgevano, prima di rovinargli sopra con tutto il suo peso mastodontico di Portiere di Quidditch alto un metro e ottanta.

Certo, il Quidditch generalmente non procurava addominali, e questo fatto era stato fonte di profonde discussioni con Alicia quella mattina.

Si da il caso, tuttavia, che i gemelli Weasley avessero un fisico da atleti perché sempre impegnati a scappare da qualche parte, possibilmente rincorsi da qualche Serpeverde inferocito, una McGranitt oltraggiata o un Gazza particolarmente asmatico in vena di Jogging.

Oliver, però, era un fissato.

Un vero e proprio maniaco salutista, tanto che per mantenersi in forma – nonostante il suo sport fosse volare su una scopa – faceva piegamenti fino allo sfinimento e correva in giro per il parco anche a temperature assurde, pur di mantenere un fisico atletico. Doveva aver visto qualche assurdo film babbano sul calcio, probabilmente.

Le braccia, poi. Quelle si che erano allenate a forza di Quidditch, riflettè Katie.

Insomma, il compito del portiere era principalmente svolto dalle braccia.

In sintesi, Oliver aveva un bel fisico.

E poi, pensò Katie sentendosi disgustosamente sdolcinata, è dolce, maniacale e sa essere divertente, a modo suo.

Si può volere di più dalla vita?

Ma certo. Un appuntamento con suddetto ragazzo, si rispose sorridendo e capendo di essere idiota e abbastanza cotta, nonostante negasse ancora davanti ad Alicia. Il loro appuntamento era fissato per il quattordici febbraio: Silente aveva un curioso senso dell’umorismo nel fissare le uscite ad Hogsmeade, si sapeva.

Comunque sia, non era per il fisico che si era presa una cotta per Oliver. Certo, il fatto che fosse carino da morire – e non bello, ma carino, di quel tipo di carino che è coccoloso e rassicurante al tempo stesso - e che non fosse un flaccido ciccione aiutava, ma Oliver era dolce e molto timido, quando non era un Capitano psicopatico intenzionato a vincere o morire nel tentativo.

Chissà, forse soffriva di qualche disturbo della personalità.

Inoltre Katie stava iniziando a sviluppare un istinto estremamente protettivo nei suoi confronti ed era sicura che avrebbe fatto di tutto perché vincessero quella dannata Coppa. Almeno Oliver sarebbe stato felice. Quando sorrideva era davvero adorabile, specialmente quando arrossiva.

 Persa in questi pensieri – di natura più o meno tranquilla, a seconda – si accorse di essere arrivata in biblioteca solo dopo aver . Notò con la coda dell’occhio Fred Weasley che si infilava tra lo scaffale di Trasfigurazione Umana e il reparto di Difesa Contro le Arti Oscure. Visto che doveva andare oltre quel reparto, fino alla sezione dedicata alle Antiche Rune, seguì Fred.

Appena arrivata, una voce che le sembrava di conoscere la bloccò sul posto. Dietro allo scaffale di Antiche Rune intravedeva i capelli rossi di Fred.

«Che combini qui? Stai forse pensando di allagare la Biblioteca?» domandò qualcuno in tono preoccupato. Era una ragazza. Katie si sporse appena, curiosa, per vederla in volto. Non riuscì però a vederle il viso perché era nascosto dal pesante volume sui Cicli Lunari che stava consultando – che poi era strano, visto che era nel reparto di Difesa – ma i capelli crespi e voluminosi erano inconfondibili. Era Hermione Granger.

 

 

Katie esitò sul posto, preoccupata. Non era assolutamente da lei ascoltare una conversazione di altri così da dietro uno scaffale, come se li stesse spiando, così si diede dell’idiota e si mise alla ricerca del libro che le serviva.

Peccato che Hermione Granger non fosse della sua stessa idea, perché disse, a voce abbastanza alta e sfoggiando un tono di rimprovero: «Fred, si può sapere cosa avete fatto tu e George a Jack Sloper?»

Katie gelò sul posto. Lo sospettava, d’accordo, ma Fred sarebbe veramente andato a confessare al futuro Prefetto Hermione?

Evidentemente aveva sopravvalutato Fred, perché vuotò il sacco senza farsi nessuno scrupolo.

«Gli abbiamo solo somministrato qualche nostro esperimento, Hermione» borbottò sulla difensiva.

Katie riusciva quasi a figurarsi Hermione gonfiarsi di rabbia. La conosceva poco e ci aveva scambiato poche parole, ma le era sembrata abbastanza simpatica, molto ligia al dovere e soprattutto molto propensa a litigare con Fred e George Weasley ogni due per tre.

«Cose sarebbe solo somministrato?» esplose infatti, ma fu costretta a sussurrare. Il suo tono divenne un sibilo. «E perché avreste voluto trasformarlo in un canarino, Weasley?!»

Katie, di nuovo, percepì Fred che alzava un sopracciglio. Nessuno lo chiamava per cognome. Eccetto la McGranitt, ovviamente, la quale aveva sicuramente una cotta per lui.

«Perché, Granger » e lì calcò ironicamente sul cognome. «stiamo cercando di aiutare Baston a dichiararsi a Katie Bell, la Cacciatrice, visto che da solo non è in grado nemmeno di non cascarle sopra» confessò con candore. Probabilmente stava anche ghignando, e il silenzio scioccato di Hermione Granger diceva tutto, ma Katie era ferma al dichiararsi.

Dichiararsi in che senso?, si domandò. Cioè, lui. Io, lui…Lui. Oh.

Ecco, ora era sicuramente andata in tilt.

Resistette alla tentazione di prendersi a pizzicotti, urlare, saltellare di gioia o andare a strangolare Fred Weasley e, semplicemente, corse via fino a che non si trovò al sicuro in dormitorio. Lì si lanciò in bagno sotto lo sguardo allibito delle sue compagne di stanza e, una volta girata la chiave nella toppa, si lascio sfuggire un sorriso che le occupò almeno tutta la faccia.

Perché ora aveva la conferma.

Piaceva davvero a Oliver Baston. E, gemelli Weasley o meno, prima o poi lui si sarebbe fatto avanti.

Il pessimismo cinico che fino a quel momento l’aveva accompagnata scivolò via in un angolino della mente.

Avrebbe presto scoperto, però, di essere più o meno perseguitata dalla sfortuna.

 

 

 

Hermione Granger poteva dirsi una persona generalmente calma, sempre pronta a seguire la via della ragione – o la via della Biblioteca, a seconda – ed era veramente difficile farla arrabbiare.

A meno di non chiamarsi Ron Weasley, ovviamente. O Draco Malfoy, dipende.

Ma, a pensarci bene, c’era un altro essere umano - che proprio umano non era, vista la quantità di idiozia che si portava appresso - che la faceva infuriare come nemmeno Malfoy e quel cretino di Ron messi insieme avrebbero potuto fare.

E quella persona – pardon, scimmia – era Fred Weasley.

 

«E perché avreste dovuto trasformarlo in un Canarino, Weasley?!» stava sussurrando arrabbiata, stringendosi al libro sulle Fasi Lunari come per trarne energia per quel combattimento che si sarebbe rivelato all’ultimo sangue. Fred non avrebbe mai confessato a meno che non ce lo avesse costretto, e lei pretendeva di sapere perché diavolo si comportasse in modo così idiota. Jack Sloper era un bravo ragazzo, lo conosceva perché veniva sempre a studiare in biblioteca, e non era giusto che i gemelli lo usassero come cavia per le loro buffonate.

Fred Weasley, invece, si rivelò inaspettatamente l’esatto contrario.

Confessò con candore, come se nulla fosse, tutte le sue malefatte, iniziando dicendo innocentemente: « Perché, Granger », e ghignò. «stiamo cercando di aiutare Baston a dichiararsi a Katie Bell, la Cacciatrice, visto che da solo non è in grado nemmeno di non cascarle sopra».

Hermione mise al lavoro il cervello immediatamente. Una parte registrò che effettivamente, avendo assistito alla scena di quella mattina mentre scendeva le scale del dormitorio femminile, Baston era un caso disperato, e che effettivamente era abbastanza palese che quei due si piacessero ma fossero troppo impediti per fare il primo passo come si deve. Un’altra parte fu messa a ragionare sul fatto che, da questo punto di vista, Fred aveva compiuto una buona azione a favore di un amico. L’ultima parte di cervello, tuttavia, non aveva dimenticato né chi aveva davanti, né perché era arrabbiata come una biscia.

«Erano esperimenti!» sibilò. «Potevate fargli del male!»

Fred scosse la testa energicamente. «Calmati, Hermione, non l’avremmo mica fatto fuori! Li avevamo già provati su di noi!» esclamò.

Hermione parve gonfiarsi ancora di più di indignazione, ma attese e contò fino a dieci, poi lasciò andare il fiato che aveva accumulato per urlargli contro.

«Bene» disse. «Se non vuoi che racconti tutto a Percy, dimmi tutto quello che avete combinato» minacciò.

Fred sorrise. «Percy è coinvolto con noi» le fece presente con voce divertita.

Hermione spalancò gli occhi per la sorpresa e boccheggiò, ma non si diede per vinta.

«A vostra madre» minacciò. «Lo dirò a vostra madre».

Fred inorridì.

«Non oseresti, Granger » disse, ma non sembrava tanto convinto.

Hermione batté un piede a terra, e Fred si arrese con un sospiro.

«Mettiti seduta» borbottò. «Sarà una cosa lunga»

Hermione lo guardò accigliata e si accomodò sulla sedia di fronte alla sua.

Fred prese un bel respiro, poi vuotò il sacco.

«Abbiamo dato a Penelope Light, la ragazza di Percy, una pasticca per far venire l’influenza » iniziò. « e lei è stata costretta ad andare in Infermeria, liberando Percy dalla loro uscita».

Hermione gli lanciò un occhiataccia ma non fiatò, invitandolo a continuare.

«Abbiamo convinto Percy a portare Oliver a Hogsmeade, dicendogli che avremmo fatto in modo di fargli trovare Katie senza Sloper e lui ha accettato» raccontò Fred. «Poi abbiamo somministrato a Sloper un po’ di roba che avevamo da parte per dei futuri esperimenti» e sottolineò la parola. «e Jack si è ammalato. Katie è rimasta da sola e inevitabilmente ha incontrato Oliver, perché sappiamo che Percy è lentissimo a fare le sue compere».

Detto questo ridacchiò senza contegno, sotto il cipiglio stranito di Hermione. «Beh, ecco tutta la storia. Si sono incontrati e Oliver ieri sera le ha chiesto di uscire» concluse sorridendo.

Hermione rimase a fissarlo per un minuto buono, durante il quale Fred Weasley sudò freddo, si stiracchiò, iniziò a fischiettare e si guardò intorno pur di non incontrare lo sguardo furente della ragazza.

Poi Hermione sospirò.

«Se non altro» disse. «vinceremo la prossima partita».

Fred la guardò sorpreso.

«Si» rispose. «Tutto quello che declami è legge, Hermione».

Scappò dalla biblioteca, evitando per un pelo la fattura Gambemolli che la cara Hermione gli aveva lanciato dietro.

Lei rimase lì a fissare il punto in cui Fred era scomparso, arrossendo e nascondendosi di nuovo dietro al libro per cancellare le farfalle allo stomaco.

 

 

 

Oliver vagava per lo studio di Silente con lo sguardo, troppo stupito per riuscire a nascondere l’agitazione. La stanza sembrava essere ottagonale, piena zeppa di oggetti dall’aria fragile e importante. Armadi stracolmi di pergamene e libri facevano capolino ad ogni angolo. Il preside si spostò appena per chiudere l’anta di uno degli armadi, e Oliver fece in tempo solo a scorgere una luce azzurra che scompariva.

«Posso offrirti un’Ape Frizzola, Oliver?» domandò il preside.

Oliver sorrise e deglutì – il fatto che lo chiamava per nome e nonSignor Baston’ non lo rincuorava affatto – annuendo con agitazione.

Il preside si chinò verso la sua scrivania e tirò fuori una ciotola da un sacchetto e glie la porse. Era effettivamente piena di Api Frizzole e Oliver non poté fare a meno di interrogarsi sulla natura della profonda follia che doveva aver colpito il loro amato preside.

Un suono melodioso, a metà tra un grido dolce e un canto triste, richiamò l’attenzione di entrambi.

Come poteva non aver notato l’enorme uccello appollaiato su un trespolo dietro alla scrivania di Silente? Aveva le piume di diversi colori, dal rosso fuoco al dorato brillante, e poi arancione scuro, giallo, bordeaux. Era davvero una fenice? Erano impossibili da domare!

«Oh» disse Silente allegramente, rivolto più all’uccello che a lui. «Stanno arrivando, Fawkes**?»

Quello – o forse bisognava dire quella? – abbassò la testa come se facesse un cenno di assenso, e Silente sembrò prenderlo come tale, perché si sfregò le mani con aria estremamente soddisfatta.

«Eccellente, eccellente » disse quasi tra sé.

Oliver si domandò se non fosse il caso di segnalare ad una qualsiasi autorità che il preside di Hogwarts, Albus Silente, parlava con il suo uccello, ma ripensandoci qualcuno avrebbe potuto prenderla male, così si limitò a strabuzzare gli occhi sobbalzando quando due uomini uscirono tossendo fuliggine dal camino del preside.

«Benvenuti, benvenuti!» esclamò gioviale quello, scuotendo la barba argentea. Il pennuto, infastidito dal rumore, si ritirò sul suo trespolo.

«Muoviamoci, Barnabas, non ho tutto il giorno» borbottò uno dei due sconosciuti. Oliver lo osservò attentamente. Aveva capelli corti e grigi e un pizzetto dello stesso colore. Gli occhi scuri e il cipiglio severo, salutò Silente con una stretta di mano molto semplice e burbera e prese a fissarlo con moderato interesse. L’altro era un ometto basso e magrolino, abbastanza anziano da poter avere centoventi, centocinquant’anni, e saltellava sul posto per abbracciare la figura longilinea e slanciata del preside.

Oliver deglutì e azzardò un colpo di tosse, e il preside parve ricordarsi di lui.

«Oh, signori» disse gioviale. «Lui è Oliver Baston, il ragazzo di cui avete chiesto».

Oliver sgranò gli occhi. Chi aveva chiesto cosa?

L’uomo più giovane lo squadrò da capo a piedi e ghignò.

«Bene bene» brontolò. «Sembra proprio quello che cercavamo, Barnabas».

L’anziano – che doveva essere Barnabas – sorrise in direzione di Oliver.

«Oh, ragazzo!» esclamò scattando in avanti e prendendogli una mano. «Caro ragazzo, siamo qui per farti una proposta!» Oliver sbiancò.

Silente ridacchiò dei modi di Barnabas e della faccia di Oliver e si voltò verso l’altro uomo.

«Api Frizzole, Sean

Quello fece una smorfia burbera. «Sai sempre come comprarmi per farmi stare buono» brontolò.

Oliver cercò di far uscire qualche suono dalla sua bocca, ma non riuscì a fare altro che pigolare un debole “iiiih ”. L’uomo chiamato Sean lo fissò.

«Ma è muto?» domandò a Silente. Quello ridacchiò e si sistemò gli occhiali sul naso.

«Bene, Signor Baston» annunciò gioviale Barnabas. «Permettici di presentarci. Barnabas Lockwood e Sean McGregor, in sequenza proprietario e allenatore del Puddlemore United».

Oliver dovette aggrapparsi alla soffice poltrona su cui era seduto per non scivolare a terra.

Ritrovò la voce. «Voi…cosa?» gracchiò.

Sean McGregor gli sorrise, anche se sembrava più un ghigno folle, rivelando due denti d’oro scintillanti.

«Siamo qui, ragazzo, per offrirti un provino per il posto di portiere di riserva del Puddlemore United».

Oliver soffocò con la sua Ape Frizzola e Silente dovette dargli un paio di colpi sulla schiena per evitare il suo assassinio.

Li fissò sconvolto per qualche istante, prima di mormorare, scioccato: «Sul serio?»

Sean alzò gli occhi al cielo e Barnabas sorrise.

«Si, ragazzo, sul serio» rispose antipaticamente il primo. «O credi forse che vogliamo offrirti un posto come prima ballerina dell’Opera di Parigi?»

Barnabas ridacchiò e Silente sembrò quasi soffocare con un’altra Ape Frizzola kamikaze nel tentativo di trattenere una risata. Oliver semplicemente lo fissò con aria stravolta.

«Non devi decidere subito» disse Barnabas. Gli porse un pezzettino di pergamena. «Qui c’è in nostro indirizzo. Se deciderai di accettare, il provino è il quattordici febbraio»

Oliver pensò di stare per svenire.

 

Quattordici febbraio. Hogsmeade.

Katie.

 

 

 

 

 

Quando entrò in classe quasi incespicò nei suoi piedi e lo sguardo spiritato non lo aveva ancora abbandonato.

Si diresse al suo banco e si mise a fissare un punto non meglio definito davanti a sé, ignorando le occhiate curiose dei suoi compagni, di Percy e del professor Lupin.

Quest’ultimo, a fine lezione, richiamò la sua attenzione.

«Puoi fermarti un attimo, signor Baston? Vorrei fare due chiacchiere» disse.

Oliver non proferì parola, ma mollò la tracolla al suo posto e si avvicinò all’insegnante mentre la classe si svuotava lentamente.

Le sopracciglia aggrottate, non ebbe nemmeno la forza di chiedersi che poteva volere da lui il professor Lupin.

L’insegnante aspettò che l’ultimo alunno fu uscito dalla porta prima di esordire con: «Tutto bene, Oliver? Ho notato che sembri un po’…sconvolto»

Oliver non poté fare a meno di domandarsi come mai tutti improvvisamente lo chiamassero per nome, ma si affrettò a rispondere.

«S…si. Cioè, no. No.» brontolò stringendo gli occhi.

Lupin lo scrutò con aria preoccupata, come a voler identificare i segni di un’imminente attacco di follia. «Ne vuoi parlare?» domandò cautamente.

Oliver sospirò. Lupin sembrava una persona affidabile, al di là del suo status di insegnante. Forse gli avrebbe fatto bene parlarne con qualcuno che poteva consigliarlo sul suo futuro meglio di quanto avrebbe fatto Percy – che avrebbe venduto un arto pur di fare carriera, c’era da ammetterlo.

Così raccontò all’insegnante dell’offerta del provino e della preoccupazione riguardo al suo futuro. Gli raccontò perfino del fatto che questo poteva già iniziare ad interferire con una sua eventuale vita sentimentale, ed entrambi parvero imbarazzati da quella consapevolezza. Gli spiegò di essere sempre vissuto solo per il Quidditch e di sognare quell’opportunità da una vita.

Ma se improvvisamente non fosse più l’unica cosa importante, l’unica cosa a cui tenesse?

Lupin lo ascoltò con attenzione, senza interromperlo mai: Oliver finì per raccontargli di Katie, tanto quell’uomo gli ispirava fiducia.

Lupin sorrise e attese che finisse il suo racconto, rosso il volto.

«Quindi, se già per il provino devo rinunciare ad uscire con Katie – e magari a stare con lei – più avanti dovrò rinunciare a qualsiasi cosa» concluse, guardando fuori dalla finestra per evitare di incontrare lo sguardo compassionevole dell’insegnante.

«Mi ricordi qualcuno che conoscevo» disse invece quello con voce roca. Quando Oliver alzò gli occhi su di lui si accorse che non erano impietositi ma tristi e malinconici. «Quand’ero giovane avevo un amico molto portato per il Quidditch. Era uno dei migliori Cercatori della sua generazione, e viveva per quello sport» raccontò, gli occhi persi in ricordi lontani. «Ricordo che giocherellava spesso con un vecchio Boccino rubato ed era un Capitano molto severo. La sua squadra seguiva ritmi serrati, ma vinsero la Coppa di Quidditch per quattro anni di fila».

Oliver lo guardò stupito. Lupin continuò con un sospiro, riportando su di lui lo sguardo.

«Poi incontrò una ragazza, e la sua vita prese una piega diversa. Sì, amava il Quidditch, ma rinunciò per poter diventare un Auror, perché la persona che amava era in pericolo, essendo Nata Babbana».

Abbassò di nuovo lo sguardo sulle proprie mani, mentre Oliver giocherellava con la manica della sua divisa.

«Certo, erano gli anni settanta ed erano altri tempi, Oliver. VoldTu-Sai-Chi aveva iniziato a dare la caccia ai Nati Babbani, e lei rischiava la vita ogni minuto. Il mio amico rinunciò al suo sogno di diventare un famoso giocatore di Quidditch senza farsi alcun problema, ma sono sicuro che non fosse privo di rimorsi» concluse.

Oliver non riuscì a trattenersi dal domandare ciò che più gli premeva. «Alla fine è riuscito ad entrare comunque nel mondo del Quidditch e fare quello che voleva fare, stando con quella ragazza?» si arrischiò a chiedere, pentendosi subito dopo. Lo sguardo dell’insegnante si era incupito ed era più triste che mai.

«No» rispose. «E’ morto combattendo. Sono morti tutti e due».

Oliver si fece piccolo piccolo sulla sedia, ma Lupin sembrava aver già abbandonato la tristezza, forse per una malinconia meno sferzante.

Gli sorrise e alzò le spalle.

«Fai solo quello che ti dice il cuore» gli suggerì, allungandogli una tavoletta di cioccolato. «E vedrai che non potrai mai sbagliare».

 

 

 

 

Sotto la doccia, Oliver finalmente era scoppiato. Aveva pianto per almeno una mezz’ora buona, accasciato contro la parete. Aveva preso a pungi il muro, con l’unico risultato di scorticarsi le nocche come un imbecille. Percy si era preoccupato e aveva pronunciato più volte il suo nome, ma lui l’aveva ignorato, ficcando la testa sotto al getto gelato d’acqua per non sentire. Aveva pianto, si era sfogato, si era arrabbiato fino a volersi prendere a schiaffi.

Alla fine aveva preso una decisione.

Non erano in guerra, grazie al cielo, e poteva davvero avere una possibilità, con quel maledetto provino, di fare ciò che sognava da una vita. Magari avrebbe potuto fare entrambi, o posticipare l’appuntamento con…beh, la donna della sua vita. Magari potevano vedersi un altro giorno, o poteva invitarla a fare una passeggiata nel parco.

Mancava ancora un mese, avrebbe trovato il modo di dirglielo.

Soltanto lei avrebbe saputo del provino. Sarebbe riuscito a farla sentire importante comunque?

Non voleva rinunciare a lei, né al suo futuro. Erano due cose talmente legate tra di loro che non poteva più pensare di scinderle.

Katie avrebbe capito? Non poteva saperlo e non era nemmeno tanto sicuro di voler rischiare di scoprirlo.

 

Forse semplicemente lo sapeva già. Forse la conosceva abbastanza, nonostante l’avesse sempre guardata da lontano, e se ne era innamorato poco a poco, da sapere come si sarebbe comportata. Si sarebbe dimostrata comprensiva, avrebbe capito che per lui era importante e si sarebbe fatta da parte, rinunciando al loro appuntamento. Poi, presto sarebbe finito tutto. La scuola sarebbe stata un ricordo lontano, così come Katie. Poteva rinunciare, voleva farlo?

No, non voleva.

Avrebbe trovato un modo per conciliare entrambe le cose che amava, fosse l’ultima cosa che faceva.

 

Senza dire una parola uscì dalla doccia e si rivestì in fretta. Percy lo osservò di sottecchi dal suo letto mentre scriveva una sola parola su una pergamena ruvida e la consegnava al gufo.

Il Prefetto riuscì a sbirciare un attimo prima che Oliver la girasse per scriverci l’indirizzo.

Diceva “Accetto”.

Scrisse poi un altro biglietto, un po’ più grande del precedente. Stavolta c’era scritto:

 

“Non vedo davvero l’ora di uscire di nuovo con te. Ieri è stata una giornata magnifica e tu sei un’ottima estimatrice di cioccolata, davvero.

P.S.: La prossima volta che mi caschi addosso a Percy verrà un collasso. Forse anche a me.

 

Oliver.”

 

Bravo, Oliver, si disse, manda alle ortiche la tua timidezza da primadonna e tira fuori le palle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Selene’s Corner

 

Signore e signori, vi sembrerà incredibile ma si. Ho davvero finalmente postato il capitolo.

*si difende dai pomodori*

Lo so, ci ho messo…ehm, non diciamolo quanto tempo ci ho messo a postare, ma da oggi in poi spero di postare molto più spesso, ecco.

Insomma, spero che questo capitolo non vi faccia schifo, e ho alcune precisazioni da fare:

1-      chiedo umilmente perdono per orribile ritardo.

2-      chiedo umilmente perdono anche per il fatto che il capitolo fa assolutamente schifo.

3-      *avete notato quel “gerbillo e tazza da tè”? Bene, tenetelo a mente per un futuro prossimo.

4-      ** il nome Fawkes mi piace millemila volte più di Fanny, passatemela, vi prego! :D

5-      Avrete notato il discorsetto di Lupin. Uhm, immagino che quell’anno per lui abbia significato ricordare costantemente James, Lily e Sirius, e quindi ecco qui come ce l’ho incastrato, perché . Vi è piaciuto o pensate che proprio non ci diceva un accidenti?

6-      Mmmmh. Che altro devo dire? Ah si. Oliver che finalmente cresce e tira fuori la zona sud  è parte della crescita del personaggio che avverrà durante la storia. Per Katie ci vorrà un po’ più di tempo, essendo più piccola, ma maturerà presto anche lei, vedrete. E la guerra in cosa la trasformerà?

7-      Ecco, riguardo a questo. Pensavo di scrivere davvero non solo fino al punto di svolta nella loro storia, ma fino alla fine della guerra magica. E non si può mai sapere chi morirà, insomma. Tanto la Row ha già fatto una strage di suo, e ci dice che Oliver Baston arriverà dal passaggio per la Testa di Porco al momento di combattere per Hogwarts. Nulla di più, nulla di meno. Ecco che quindi si scatenerà la mia fantasia! Che ne pensate? Dovrei continuare fino a quel punto, secondo voi? :D

8-      Tenete bene a mente anche i signori Barnabas e Sean. In futuro avranno un ruolo importante, eh! :D

9-      Niente, ho finito!

10-  Nooo, non è vero! Ho una mega sorpresona per voi!!!

 

 

Signore di EFP, vi presento il C.R.A.B., ovvero il Comitato per la Riabilitazione degli Addominali di Baston! (Roxas, puoi evitare questa parte, si ;D)

 


 

 

 


 

Beh, iscrivetevi numerose, eh! :D

 

Spero che l’immagine vi piaccia! Tanti Oliver-acciuga a tutte!!!

 

 

E ora, passiamo alle risposte delle recensioni, visto che vi avevo detto che avrei risposto qui, d’ora in poi (e sinceramente lo preferisco, come metodo!)

 

Siete le persone più meravigliose del mondo!! Ma dico dieci, dieci recensioni per un solo capitolo!! Voi. siete. matte.

 

 

FrePotter: Grazie mille per i complimenti e benvenuta! Passerò senz’altro a dare un’occhiata ;D

 

 

ZetaDreams: Ah, un’adepta del C.R.A.B., benvenuta anche a te!! Sono contenta che ti piaccia la storia, e che trovi Oliver e Katie così carini (effettivamente per ora la storia si manterrà sul puccioso, perché è pur sempre il quarto anno di Katie, poi diventerà meno pucciosa e più romantica e seria :D)

Grazie mille per la recensione! Oliver è qui e ti saluta, e ti ringrazia perché almeno tu lo consideri :D

 

 

Roxas93: Ahhh, la soddisfazione più grande della mia vita, sei! Un ragazzo che segue la mia Oliver/Katie, quasi non ci credevo!

Grazie della recensione, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto! :D

 

Tinotina: Ciao, carissima! Non mi uccidere se sono sparita così di botto, ho scritto un capitolo lunghissimo!! ( e schifosissimo, diciamocelo xD)

Il poster di lui sotto la doccia l’ho fatto tutto per te, praticamente, visto che l’idea me l’hai data tu :D Ed è il nuovo simbolo del C.R.A.B.!

Ecco qui il seguito,dunque. Beh, effettivamente sento che fa davvero schifo. U_U Sono un disastro.

 

 

Wynne_Sabia: Mia adorata collega e danzatrice della pioggia, è tutto merito tuo, praticamente, se ho scritto questo dannatissimo capitolo! Ah, devo recensire la tua long, ma pensare alla tua long mi fa pensare che sia Dorcas che Sirius prima o poi moriranno, e non posso sopportarlo! Mi mette ansia persino leggere di loro a otto anni!

Comunque, sto divagando.

Anche tu adepta del C.R.A.B.? :D aaaah, Oliveruccio nostro <3

Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto – perché almeno compensa questo che fa davvero schifo – e sono contenta che ti piaccia Percy. Io prima lo odiavo, ma poi ho letto la long di Fera e…

dannata lei! :D

Grazie grazie grazie per avermi fatto tornare l’ispirazione, carissima, anche se ci ho messo un mese a scrivere questo dannato capitolo! Un bacione!!

 

 

IlaSunnySmile: Questo capitolo è approvatissimo dal C.R.A.B., giuro!

Sono davvero contenta che il capitolo ti piaccia! :D La tua shot l’avevo letta, a dire la verità, prima che me la segnalassi (ho letto TUTTE le storie su Oliver di EFP) e passerò sicuramente a recensire :D :D Forse l’ho pure fatto…mmh, non ricordo XD

Beh, fammi sapere cosa pensi di questo capitolo schifosissimo!! :D

 

 

ella18: Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto, e spero che questo sia all’altezza! Un bacio!

 

 

LoveChild: Eh, non preoccuparti, sono contenta che tu segua la storia anche se non recensisci! Batti un colpo per far sapere che ci sei ogni dieci capitoli, magari :D

Sono contenta che anche tu fai parte del C.R.A.B.! Cresciamo a dismisura! :D

Povero, povero Jack. Insomma, era sacrificabile, ma pooovero piccolo! *W*

 

 

Queen_: ehilà! sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Eh, e sono contenta di non aver sfondato la sottile barriera dell’OOC. Insomma, tutti immaginiamo Katie timida e Oliver con una doppia personalità, credo xD

Spero che anche questo capitolo ti piaccia! :D

 

 

AresEris: Ehilà! Ah, sono così contenta che ti sia piaciuto l’appuntamento. Insomma, sono così dolci e idioti insieme quei due!

Ah, ora Katie ha il permesso di vedere Oliver mezzo nudo? Fantastico, ragazza. Lo terrò a mente! *risata estremamente malvagia*

 

 

 

 

Beh, che dire? Spero davvero che questo capitolo vi piaccia. Mmmh, dite che è troppo lungo e pallos….ehm, noioso? Sono di nuovo 14 pagine di word. Uhm, insomma.

 

Beh, fatemi sapere, e unitevi numerose al C.R.A.B.!!

 

SeleneLightwood

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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