A Wynne,
perché con la sua assurda danza della pioggia mi ha fatto tornare la voglia di
scrivere.
Ah, e ha salvato il mondo dalla
siccità, ovviamente.
Inchinatevi a lei e andate tutti
a leggere la sua meravigliosa storia, Pure imagination.
Nota:
durante questo capitolo nessun Vermicolo è stato
maltrattato.
Capitolo 6
- Il mio gerbillo è ancora un gerbillo–
Percy
Weasley poteva definirsi un mago brillante. Si sentiva oltremodo sveglio e poteva
dire di essere attento ai dettagli in maniera assurdamente maniacale.
Si
accorse subito, perciò, che c’era qualcosa che non andava. A pensarci bene no,
non qualcosa che non andava. Qualcosa
di diverso.
Quando
aprì gli occhi, quella mattina, la camera era gelata.
Si tirò su a sedere e si strinse nelle coperte, infreddolito. Guardandosi
intorno con lo sguardo convinto dei miopi cercò di mettere a fuoco i suoi
compagni di stanza.
Passò
in rassegna la stanza e distinse quattro macchioline rossastre – i letti – con
protuberanze e rigonfiamenti – presumibilmente i suoi coinquilini.
Bene,
c’erano tutti.
Un
momento.
Tutti?
Percy
volò con lo sguardo al letto di fianco al suo che, si rese conto con profonda
sorpresa, era occupato dal suo legittimo proprietario. Il quale, tuttavia, non
sembrava in possesso di facoltà vitali. Più che altro sembrava caduto in una
sorta di vigile stato vegetativo.
Oliver
giaceva disteso sul letto, ritto come un manico di scopa: fissava il soffitto
con aria particolarmente vitrea, gli occhi spalancati e lucidi.
Percy
lo fissò scandalizzato per alcuni minuti. Alla fine Oliver dovette sentirsi
osservato, perché voltò la testa rigidamente nella sua direzione. Solo allora
Percy si accorse delle occhiaie orribili che esibiva l’amico, grosse come calderoni e viola come i maglioni di mamma
Weasley.
Poi
lui parlò.
«
Ieri sera ti cercavo » gracchiò, euforico ma ancora immobile. « Ma non sono
riuscito a trovarti. Eri da Penelope? »
Senza
attendere una risposta, riprese. « Ho fatto una doccia gelata»
Percy
continuò a fissarlo, inarcando appena le sopracciglia.
«
Ieri sera » ripeté a scopo informativo. Le mascelle di Percy si spalancarono.
Quindi c’entra Katie, realizzò.
Oliver
continuò a guardarlo per un minuto buono con l’aria di uno che ha appena preso una bastonata in testa.
Poi,
improvvisamente, iniziò a raccontare.
«
Sai » disse. «Jack Sloper ha mollato Katie nel bel mezzo del loro appuntamento
».
Percy
si limitò ad alzare un sopracciglio.
Lo
sapeva e c’era un motivo molto particolare e per niente illegale per cui lui sapeva: un
complotto vero e proprio.
Finse
di non capire e assunse un tono innocente. « E tu lo sai perché…?»
«Oh»
sospirò Oliver, rimanendo immobile. « Ho passato io la giornata con lei».
Percy
gli lanciò di nuovo un’occhiata convinta nonostante la sua miopia, che gli permetteva
di vedere almeno tre Oliver uno di fianco all’altro, tutti particolarmente
sfocati.
«Non
ti sei dimenticato di fare i miei acquisti, vero?
» domandò fremendo.
Oliver
ebbe addirittura il coraggio di alzare gli occhi al cielo, come se non fosse
una domanda assolutamente lecita, ed
indicò con un cenno della testa un sacchetto ai piedi del letto dell’amico.
Percy
ne esaminò con circospezione in contenuto.
«Mhm» fu il suo commento. Ci sapeva fare,
Percy
ne approfittò per inforcare gli occhiali di corno. Quando si girò di nuovo a
guardare Oliver si accorse di cosa c’era esattamente
che non andava: erano ben due cose.
Primo,
aveva un grosso livido violaceo in fronte.
Secondo,
Oliver Baston era - per la prima volta in sette lunghi anni di convivenza - nel
suo letto. Non sotto quella dannatissima
doccia che lo svegliava tutte le mattine alle sei, ma nel suo dannatissimo letto.
E
quella cosa non era mai – mai –
successa.
Percy
lo fissò inorridito. «Oliver, che diavolo ti sei fatto in fronte?».
«
Ho preso a testate le piastrelle della doccia », borbottò come se fosse una
spiegazione plausibile, alzando le spalle in un gesto molto blando. Nonostante
la finta noncuranza, tuttavia, non aveva abbandonato l’entusiasmo iniziale che
sembrava averlo paralizzato sul letto.
Percy
inarcò le sopracciglia in segno di disapprovazione, ma
Oliver lo ignorò.
Sembrò
sciogliersi dalla paralisi improvvisa che lo aveva colpito e balzò giù dal
letto, vestendosi in tutta fretta.
Si
fiondò fuori dal dormitorio
senza dire una parola.
Percy
rimase immobile a fissare il punto in cui la schiena di Oliver era sparita,
troppo sconvolto per offendersi o pensare al numero del San Mungo, reparto
Malati Mentali, ma non fece in tempo a sentirsi un idiota – o prendere sul
serio l’idea di chiamare l’ospedale magico - che già Oliver era
tornato su di corsa, comparendo sulla porta e poi lanciandosi a
capofitto nel baule.
«
Ho dimenticato i pantaloni » borbottò.
Percy
lo fissò mentre si infilava i pantaloni al rovescio e
poi se li sfilava di nuovo, sempre più rosso e sempre più fuori di testa.
«Dì
un po’» disse. «Ti sei bevuto il cervello?»
Oliver
ora tendeva al bordeaux. «No,» replicò. «ma ho chiesto
a Katie di uscire. E lei ha detto di si».
Percy
lo fissò esterrefatto. «E hai preso a testate la doccia dall’entusiasmo?»
domandò cautamente.
Oliver
sbiancò di botto. «No, quello era perché mi ha dato un bacio su una guancia»,
disse con un filo di voce.
«Ah».
Oliver
sorrise nervosamente, come se non l’avesse capito nemmeno lui fino a quel
momento, poi senza aggiungere niente si lanciò giù per le scale a rotta di
collo.
Un
rumore sordo e un’imprecazione confermarono a Percy che sì, era rotolato giù
per le scale.
Una
risata limpida che echeggiò fino a lui aggiunse che sì, era caduto proprio davanti a Katie Bell.
Qualcuno
alla sua destra brontolò nel sonno. Era John, l’altro
suo coinquilino.
«E’
freddo», si lamentò questi. «Oliver non ha ancora inondato il dormitorio con il
vapore della doccia?».
Percy
fissò meravigliato la porta del bagno.
«
In realtà » rispose. «nella doccia non c’è entrato affatto, stamattina».
«Ma
che cazz…».
John si era alzato di scatto per lo shock, ottenendo come
risultato di sbattere violentemente la fronte sulla testata del letto.
Fantastico, pensò Percy, mentre si
svegliavano anche gli altri. Ora
penseranno che ho preso a randellate in fronte i miei
compagni di dormitorio con una mazza da battitore.
Ma
la cosa più preoccupante rimaneva Oliver. Non s’era mai visto che non si
facesse la solita doccia la mattina presto.
Katie
doveva proprio avergli dato alla testa.
L’entusiasmo
di Oliver non diminuì per tutta la mattinata. In realtà poteva dirsi il
continuo di quello della sera precedente, visto che aveva passato la notte in
bianco a fissare il soffitto con aria sognante, rivivendo ancora e ancora la
scena del suo discorsetto con Katie.
Aveva
persino saltato la doccia, quella mattina – e a quanto pare Percy ne era rimasto
traumatizzato, come gli aveva fatto notare a colazione – e la lezione di
incantesimi non gli era mai sembrata così divertente.
«Vi
basterà esclamare Erbivicus
», stava dicendo il minuscolo professor Vitius. Li
guardò entusiasta. « Beh, provate! »
Oliver
sfoderò la bacchetta – legno di noce e corda di cuore di drago – e, ignorando
completamente il vaso su cui avrebbe dovuto applicare l’incantesimo, la puntò
allegramente contro Percy.
«Erbivicus!»
Per
un istante non successe niente, e il ghigno di trionfo di Percy si stava
allargando lentamente, quando un rametto sottile gli spuntò da un lato degli
occhiali in corno, iniziando a germogliare allegramente.
Vitius non sapeva se ridere del Weasley o rimproverare Baston, così
fece finta di avere dei prosciutti davanti agli occhi e li ignorò entrambi.
Percy,
oltraggiato e scandalizzato, lo fissò per un istante, poi fece una cosa
irresponsabile ed estremamente non da lui.
Puntò
la bacchetta tra gli occhi di Oliver – ottenendo così la sua completa
attenzione – ed esclamò, risentito: « Erbivicus!».
Di
nuovo non successe nulla, e Oliver si esibì nella sua aria trionfale. Poi,
però, Percy iniziò a ridacchiare, sistemandosi sul naso gli occhiali
ramificati.
Oliver
lo guardò perplesso per un istante, prendendo poi a torcere il collo per vedere
il proprio riflesso alla finestra.
Difatti,
al posto della barbetta, stavano germogliando delle dolci foglioline verde
brillante.
Pungolò
Percy con la punta della piuma per vendicarsi fino a che Vitius
non lo rimproverò – non sia mai che qualcuno se la prenda con il Prefetto Perfetto
– e quando l’insegnante si allontanò in fretta per placare la crisi isterica di
Isabel March, alla quale
erano spuntate fronde di salice al posto dei capelli a causa di un incantesimo
rimbalzato sul banco, sorrise entusiasta a Percy. Quest’ultimo lo squadrò con
finto disgusto, colpendolo in testa con la pergamena arrotolata che teneva in
mano.
Quando
finalmente la lezione finì e Vitius poté tirare un
sospiro di sollievo, Percy si degnò di parlare.
Ovviamente
fu solo per prendere velatamente in giro Oliver per la sua meravigliosa figura
con Katie di quella mattina, della quale i gemelli Weasley avevano
abbondantemente riso a colazione.
« Eddai, le sei solo cascato addosso », rise Percy. « E lei
sembrava piuttosto soddisfatta, dopo! ».
Oliver
digrignò i denti con fare minaccioso – o così gli parve – ma
non rispose.
Si
accarezzò la barbetta germogliata e lanciò un’occhiataccia a Percy e ai suoi
occhiali addobbati con tanto di rametto, dove attualmente sembrava aver preso
casa un ragno, che ronfava beato su una delle foglie.
Per
punizione, infatti, Vitius li aveva costretti a
rimanere così fino a fine giornata. La crudeltà umana
a volte non ha davvero limiti.
Mentre
erano diretti in Sala Grande per pranzo, comunque, incontrarono i gemelli
Weasley e Alicia che salivano dai sotterranei, e Percy rimase indietro per
rimproverare, come prevedibile, i suoi molesti fratelli. Oliver, affamato, non
lo aspettò e marciò fino al suo posto a tavola, lasciandosi cadere sulla panca
con un gemito.
Ora,
in genere Oliver era un buon amico e aspettava sempre Percy, ma se questa volta
lo avesse atteso, avrebbe sicuramente notato che i gemelli e Alicia lo avevano
trascinato in uno stanzino delle scope di fianco all’ufficio di Gazza il
custode. Avrebbe anche notato, inoltre, che sembrava tanto un sequestro di
persona.
Percy
rallentò di qualche passo per trovarsi faccia a faccia con Fred e George, che
in quel momento si stavano impegnando a importunare alcuni poveri, sventurati
ragazzini del secondo anno di Tassorosso.
«Finitela » sbottò, infastidito. « e filate a pranzo».
I
due si guardarono, mentre Alicia già iniziava a ridacchiare. Lo afferrarono,
ognuno da un lato, e lo trascinarono verso l’ufficio di Gazza, deviando
all’ultimo minuto.
Percy
cercò di dimenarsi, invano, e allungò una mano per chiedere l’aiuto di Oliver,
quando realizzò che quel ingordo, ignobile Capitano da
strapazzo se l’era svignata per andare a pranzo.
Riportò
lo sguardo sui ghigni identici dei gemelli e fece una smorfia.
«Cosa
diavolo vi salta in mente?!» brontolò.
Fred
alzò le spalle. «Non è ovvio?»
Quando
Percy lo guardò con aria interrogativa, George sospirò e spiegò per tutti.
«Vogliamo
sapere se Oliver-quanto-sono-fissato-con-Katie-Baston
ti ha raccontato qualcosa».
Percy
lo guardò sospettosamente. «Katie Baston…potrebbe piacermi come accostamento»
disse solo.
Fred
allargò il sorriso e scagliò un pugno in aria. «Ah!» esclamò. «Ce l’ha fatta!».
«Più
o meno» rispose allora Percy, spolverandosi una spalla e sistemandosi gli
occhiali dritti sul naso. «Le ha chiesto di uscire e lei gli ha dato un bacio
sulla guancia, quindi io lo prenderei per un sì» dichiarò.
Alicia
quasi si strozzò con la sua stessa imprecazione.
«Per
le Mutande consunte di Merlino, non mi ha detto niente, quella carogna!» gridò
a pieni polmoni, stringendo gli occhi minacciosamente.
Percy
deglutì e fece un passo indietro. Così, tanto per sicurezza.
Fred
e George, invece, sembravano al settimo cielo. Il ragazzo lo notò e, prima che
se la svignassero, si affrettò a domandare loro spiegazioni.
«Si
può sapere cosa avete fatto a Jack Sloper per ridurlo in quello stato e fargli
fare la muta come un canarino spennato?» li rimproverò, con cipiglio severo.
Fred
e George si guardarono sorridenti.
«Non
lo saprai mai, Perce» disse uno.
«Già
» aggiunse l’altro. «Ma grazie comunque per averci aiutato portandolo a
Hogsmeade».
«Ti
siamo debitori» si affrettò a dire Alicia, notando che il Prefetto stava
diventando viola dalla rabbia.
Percy
parve sgonfiarsi un po’. «State combinando qualcosa di illegale?» domandò,
cauto.
Alicia
annuì angelicamente. «Si, può darsi».
«Spinnet!» gridarono i gemelli in contemporanea. Si
gettarono a capofitto su di lei e George prese a fare il solletico.
Fred
sorrise a Percy. «Arrenditi, Perce», disse, sicuro.
«porteremo il segreto nella tomba».
Oliver
notò con piacere che il ragno sugli occhiali di Percy si era sistemato comodo,
ed aveva persino prodotto una ragnatela su cui sonnecchiare in
attesa di mosche che andassero a sbattere sulle lenti del prefetto.
«Carino
il tuo nuovo animaletto domestico, Weasley» gli fece notare con ironia mentre si dirigevano a Cura delle Creature magiche,
sfidando il clima assurdamente freddo di fine gennaio.
Percy
sbuffò con il naso e scacciò il ragno con stizza mentre
aggiravano le serre di Erbologia.
«E
tu stai aspettando che ti crescano delle margherite tra le foglioline, prima di
farti la barba?» lo rimbeccò acidamente come solo una zitella avrebbe saputo
fare.
Mentre
si punzecchiavano a vicenda girarono l’angolo, e Oliver andò a sbattere con qualcosa
di soffice e batuffoloso.
Sembrava
una ragazza, ma era talmente tanto avvolta nel mantello e nella sciarpa da
assomigliare più ad un pupazzo di neve. Quando cadde addosso ad Oliver,
tirandolo giù con sé nel terreno ghiacciato, Percy poté eseguire un’attenta
analisi del batuffolo, scoprendo così che era nientemeno che Katie Bell, in ritardo per Trasfigurazione. Che, per inciso, era
al sesto piano del castello.
Oliver
si trasformò improvvisamente in una donnicciola.
«Stai
bene, Katie?» domandò, rosso come un pomodoro. Lei annuì, più o meno della
stessa tonalità, e si alzò tremando sulle gambe.
Percy
rimase lì a guardarli guardarsi imbarazzati, mentre Oliver semplicemente si
sperticava in sorrisi e Katie arrossiva sempre di più.
Alla
fine lei borbottò un “sono in ritardo per Trasfigurazione” e, dopo aver
lanciato ad Oliver un sorriso abbagliante e aver completamente ignorato il
povero Percy – probabilmente era talmente abbagliata dagli splendenti addominali
del capitano da non essersi nemmeno accorta che era lì – se ne andò in fretta,
rischiando di inciampare in un altro vaso.
Percy
si girò a guardare Oliver e lo trovò imbambolato a fissarle il sedere.
Gli
diede una spallata riprendendo a camminare.
«E
contieniti!» esclamò, ma era divertito. «Oppure vuoi un secchiello dentro cui sbavare?»
La
lezione di Cura delle Creature Magiche poteva essere descritta in un solo modo:
noiosa.
Dar
da mangiare ai Vermicoli nell’anno dei M.A.G.O. non era una cosa molto “da programma”,
ma c’era anche da dire che l’insegnante era un Hagrid in fase di
disperazione totale perché Malfoy Senior aveva deciso di prenderlo di mira con
la sua stronzaggine, quindi forse era comprensibile.
Così
Oliver si costrinse a reprimere un conato di disgusto e infilò una foglia di
lattuga giù per la gola del suo Vermicolo. Questi si
ingozzò avidamente sotto il suo sguardo disgustato e masticò con calma. Percy,
dall’altra parte del tavolo di lavoro, si sbracciava davanti alla sua scatola.
Oliver si affacciò e represse una risata a forza: i suoi Vermicoli
erano tutti stecchiti.
Percy
non aveva mai avuto una particolare attrazione per l’aria aperta e gli animali
magici in generale, ma non sia mai che non eccellesse in una materia, quindi si
era costretto a studiarla – e studiarla ancora.
Certo,
tutti i suoi sogni di imparare a curare un Ippogrifo
semplicemente studiandolo su un libro si erano infranti con l’arrivo
di Hagrid nel corpo insegnanti.
«Ehm»
disse, rivolto a Percy. «Credi di poterli resuscitare? Perché Hagrid sta
venendo qui, e sembra abbastanza depresso senza che
gli fai vedere che hai fatto fuori i tuoi Vermicoli».
Ma
Hagrid li ignorò e salutò la professoressa McGranitt, che stava arrivando di
gran carriera tenendosi il bordo della gonna con una mano
mentre marciava giù per la fiancata della scogliera sulla quale si
ergeva Hogwarts fino alla capanna del Guardiacaccia. Man mano che si avvicinava
Oliver poté constatare che sfoggiava un sorriso che andava da un orecchio ad un
altro, cosa assai curiosa per una donna altera e severa come lei.
Oliver
rimase di sasso quando questa, dopo aver cortesemente
salutato Hagrid, si rivolse direttamente a lui.
«Signor
Baston» disse, e trasudava soddisfazione da tutti i pori. «il Preside ti
aspetta nel suo ufficio. C’è una visita per te». Gli sorrise
incoraggiante e Oliver si sentì solo più preoccupato. Chi mai poteva
scomodare Albus Silente per parlare con lui?
Hagrid
acconsentì, e passò i suoi Vermicoli a Percy. Oliver
li guardò un’ultima volta quasi con rammarico – di lì a cinque minuti sarebbero
morti tutti sotto le amorevoli cure
di mamma Percy – e si affrettò a
seguire
La
rincorse fino a raggiungerla. «Professoressa» pigolò debolmente. «Ma che
succede?»
«Vedrai,
Baston. La pazienza premia chi…»
«…sa
aspettare. Si, lo so» completò lui, abbassando le
spalle mogio.
«Sono
contenta di vedere che ascolti Percy Weasley, ogni tanto» esclamò, soddisfatta.
Gli
diede una spintarella verso l’entrata dello studio e l’ultima cosa che Oliver
sentì fu la voce della McGranitt che gli augurava buona fortuna e che
aggiungeva, non poi così tanto sottovoce come pensava,
“andrò ad offrire dei biscotti allo zenzero a Severus”.
Ridacchiando
nervosamente Oliver bussò alla porta: un mago con una lunga barba e capelli
argentati aprì lentamente e gli sorrise benevolo.
«Entra
pure, Oliver» disse Silente gioviale. «I tuoi visitatori arriveranno a
momenti».
Katie
uscì dall’aula di Trasfigurazione liberando un sospiro di sollievo. La lezione
– doppia ora con i Serpeverde - si era conclusa mezz’ora prima perché
Salutò
le sue compagne di stanza e si diresse in Biblioteca, nel tentativo di occupare
la sua ora libera prima dell’ultima lezione – un’ora di Antiche Rune. Non
vedeva l’ora che la giornata finisse. Magari come era
incominciata, ecco. Con Oliver che le cascava per la terza volta addosso, ad
esempio.
Scosse
la testa nel vano tentativo di allontanare i pensieri, ma non riusciva a
reprimere la rivolta che avevano messo in atto gli ormoni all’interno del suo
cervello. I pochi neuroni sopravvissuti conducevano una fiera resistenza, ma
ormai la pazzia dilagava e non riusciva a fare a meno di pensare quasi
incessantemente alle braccia di Oliver che la avvolgevano, prima di rovinargli
sopra con tutto il suo peso mastodontico di Portiere di Quidditch alto un metro
e ottanta.
Certo,
il Quidditch generalmente non procurava addominali, e questo
fatto era stato fonte di profonde discussioni con Alicia quella mattina.
Si da il caso, tuttavia, che i gemelli Weasley avessero un
fisico da atleti perché sempre impegnati a scappare da qualche parte,
possibilmente rincorsi da qualche Serpeverde inferocito, una McGranitt
oltraggiata o un Gazza particolarmente asmatico in vena di Jogging.
Oliver,
però, era un fissato.
Un
vero e proprio maniaco salutista, tanto che per mantenersi in forma –
nonostante il suo sport fosse volare su
una scopa – faceva piegamenti fino allo sfinimento e correva in giro per il
parco anche a temperature assurde, pur di mantenere un fisico atletico. Doveva
aver visto qualche assurdo film babbano sul calcio,
probabilmente.
Le
braccia, poi. Quelle si che erano allenate a forza di
Quidditch, riflettè Katie.
Insomma,
il compito del portiere era principalmente svolto dalle braccia.
In
sintesi, Oliver aveva un bel fisico.
E poi, pensò Katie sentendosi
disgustosamente sdolcinata, è dolce,
maniacale e sa essere divertente, a modo suo.
Si
può volere di più dalla vita?
Ma certo. Un appuntamento
con suddetto ragazzo, si rispose sorridendo e capendo di essere idiota e
abbastanza cotta, nonostante negasse ancora davanti ad Alicia. Il loro
appuntamento era fissato per il quattordici febbraio: Silente aveva un curioso
senso dell’umorismo nel fissare le uscite ad
Hogsmeade, si sapeva.
Comunque
sia, non era per il fisico che si era presa una cotta
per Oliver. Certo, il fatto che fosse carino da morire – e non bello, ma carino,
di quel tipo di carino che è coccoloso e rassicurante al tempo stesso - e che
non fosse un flaccido ciccione aiutava, ma Oliver era dolce e molto timido,
quando non era un Capitano psicopatico intenzionato a vincere o morire nel
tentativo.
Chissà,
forse soffriva di qualche disturbo della personalità.
Inoltre
Katie stava iniziando a sviluppare un istinto estremamente protettivo nei suoi
confronti ed era sicura che avrebbe fatto di tutto perché vincessero quella
dannata Coppa. Almeno Oliver sarebbe stato felice. Quando sorrideva era davvero
adorabile, specialmente quando arrossiva.
Persa in questi pensieri – di natura più o
meno tranquilla, a seconda – si accorse di essere arrivata in biblioteca solo
dopo aver . Notò con la coda dell’occhio Fred Weasley
che si infilava tra lo scaffale di Trasfigurazione Umana e il reparto di Difesa
Contro le Arti Oscure. Visto che doveva andare oltre quel reparto, fino alla
sezione dedicata alle Antiche Rune, seguì Fred.
Appena
arrivata, una voce che le sembrava di conoscere la bloccò sul posto. Dietro
allo scaffale di Antiche Rune intravedeva i capelli rossi di Fred.
«Che
combini qui? Stai forse pensando di allagare
Katie
esitò sul posto, preoccupata. Non era assolutamente da lei ascoltare una
conversazione di altri così da dietro uno scaffale, come se li stesse spiando,
così si diede dell’idiota e si mise alla ricerca del libro che le serviva.
Peccato
che Hermione Granger non fosse della sua stessa idea,
perché disse, a voce abbastanza alta e sfoggiando un tono di rimprovero: «Fred,
si può sapere cosa avete fatto tu e George a Jack Sloper?»
Katie
gelò sul posto. Lo sospettava, d’accordo, ma Fred
sarebbe veramente andato a confessare al futuro Prefetto Hermione?
Evidentemente
aveva sopravvalutato Fred, perché vuotò il sacco senza
farsi nessuno scrupolo.
«Gli
abbiamo solo somministrato qualche nostro esperimento, Hermione» borbottò sulla
difensiva.
Katie
riusciva quasi a figurarsi Hermione gonfiarsi di rabbia. La conosceva poco e ci
aveva scambiato poche parole, ma le era sembrata abbastanza simpatica, molto
ligia al dovere e soprattutto molto propensa a litigare con Fred e George
Weasley ogni due per tre.
«Cose
sarebbe solo somministrato?» esplose infatti, ma fu costretta a sussurrare. Il suo tono divenne
un sibilo. «E perché avreste voluto trasformarlo in un canarino, Weasley?!»
Katie,
di nuovo, percepì Fred che alzava un sopracciglio. Nessuno lo chiamava per cognome. Eccetto
«Perché,
Granger » e lì calcò ironicamente sul cognome.
«stiamo cercando di aiutare Baston a dichiararsi a Katie Bell,
Dichiararsi in che senso?, si domandò. Cioè, lui. Io, lui…Lui. Oh.
Ecco,
ora era sicuramente andata in tilt.
Resistette
alla tentazione di prendersi a pizzicotti, urlare, saltellare di gioia o andare
a strangolare Fred Weasley e, semplicemente, corse via fino a che non si trovò
al sicuro in dormitorio. Lì si lanciò in bagno sotto lo sguardo allibito delle
sue compagne di stanza e, una volta girata la chiave nella toppa, si lascio
sfuggire un sorriso che le occupò almeno tutta la
faccia.
Perché
ora aveva la conferma.
Piaceva
davvero a Oliver Baston. E, gemelli
Weasley o meno, prima o poi lui si sarebbe fatto avanti.
Il
pessimismo cinico che fino a quel momento l’aveva accompagnata scivolò via in
un angolino della mente.
Avrebbe
presto scoperto, però, di essere più o meno perseguitata dalla sfortuna.
Hermione
Granger poteva dirsi una persona generalmente calma,
sempre pronta a seguire la via della ragione – o la via della Biblioteca, a
seconda – ed era veramente difficile farla arrabbiare.
A
meno di non chiamarsi Ron Weasley, ovviamente. O Draco Malfoy, dipende.
Ma,
a pensarci bene, c’era un altro essere umano - che proprio umano non era, vista
la quantità di idiozia che si portava appresso - che la faceva infuriare come
nemmeno Malfoy e quel cretino di Ron messi insieme avrebbero potuto fare.
E
quella persona – pardon, scimmia –
era Fred Weasley.
«E
perché avreste dovuto trasformarlo in un Canarino, Weasley?!» stava sussurrando arrabbiata,
stringendosi al libro sulle Fasi Lunari come per trarne energia per quel
combattimento che si sarebbe rivelato all’ultimo sangue. Fred non avrebbe mai
confessato a meno che non ce lo avesse costretto, e
lei pretendeva di sapere perché
diavolo si comportasse in modo così idiota. Jack Sloper era un bravo ragazzo,
lo conosceva perché veniva sempre a studiare in biblioteca, e non era giusto
che i gemelli lo usassero come cavia per le loro buffonate.
Fred
Weasley, invece, si rivelò inaspettatamente l’esatto contrario.
Confessò
con candore, come se nulla fosse, tutte le sue malefatte, iniziando dicendo
innocentemente: « Perché, Granger », e
ghignò. «stiamo cercando di aiutare Baston a dichiararsi a Katie Bell,
Hermione
mise al lavoro il cervello immediatamente. Una parte registrò che effettivamente, avendo assistito alla
scena di quella mattina mentre scendeva le scale del dormitorio femminile,
Baston era un caso disperato, e che effettivamente
era abbastanza palese che quei due si piacessero ma
fossero troppo impediti per fare il primo passo come si deve. Un’altra parte fu messa a ragionare sul fatto che, da
questo punto di vista, Fred aveva compiuto una buona azione a favore di un
amico. L’ultima parte di cervello, tuttavia, non aveva dimenticato né chi aveva
davanti, né perché era arrabbiata come una biscia.
«Erano
esperimenti!» sibilò. «Potevate fargli del male!»
Fred
scosse la testa energicamente. «Calmati, Hermione, non l’avremmo mica fatto
fuori! Li avevamo già provati su di noi!» esclamò.
Hermione
parve gonfiarsi ancora di più di indignazione, ma
attese e contò fino a dieci, poi lasciò andare il fiato che aveva accumulato
per urlargli contro.
«Bene»
disse. «Se non vuoi che racconti tutto a Percy, dimmi tutto quello che avete
combinato» minacciò.
Fred
sorrise. «Percy è coinvolto con noi»
le fece presente con voce divertita.
Hermione
spalancò gli occhi per la sorpresa e boccheggiò, ma non si diede per vinta.
«A
vostra madre» minacciò. «Lo dirò a vostra madre».
Fred
inorridì.
«Non
oseresti, Granger » disse, ma non sembrava tanto
convinto.
Hermione
batté un piede a terra, e Fred si arrese con un sospiro.
«Mettiti
seduta» borbottò. «Sarà una cosa lunga»
Hermione
lo guardò accigliata e si accomodò sulla sedia di fronte alla sua.
Fred
prese un bel respiro, poi vuotò il sacco.
«Abbiamo
dato a Penelope Light, la ragazza di Percy, una pasticca per far venire
l’influenza » iniziò. « e lei è stata costretta ad andare in Infermeria,
liberando Percy dalla loro uscita».
Hermione
gli lanciò un occhiataccia ma non fiatò, invitandolo a
continuare.
«Abbiamo
convinto Percy a portare Oliver a Hogsmeade, dicendogli che avremmo fatto in
modo di fargli trovare Katie senza Sloper e lui ha accettato» raccontò Fred.
«Poi abbiamo somministrato a Sloper un po’ di roba che avevamo da parte per dei
futuri esperimenti» e sottolineò la
parola. «e Jack si è ammalato. Katie è rimasta da sola e inevitabilmente ha
incontrato Oliver, perché sappiamo che Percy è lentissimo a fare le sue
compere».
Detto
questo ridacchiò senza contegno, sotto il cipiglio stranito di Hermione. «Beh,
ecco tutta la storia. Si sono incontrati e Oliver ieri sera le ha chiesto di
uscire» concluse sorridendo.
Hermione
rimase a fissarlo per un minuto buono, durante il quale Fred Weasley sudò
freddo, si stiracchiò, iniziò a fischiettare e si guardò intorno pur di non
incontrare lo sguardo furente della ragazza.
Poi
Hermione sospirò.
«Se
non altro» disse. «vinceremo la prossima partita».
Fred
la guardò sorpreso.
«Si»
rispose. «Tutto quello che declami è legge, Hermione».
Scappò
dalla biblioteca, evitando per un pelo la fattura Gambemolli che la cara Hermione gli
aveva lanciato dietro.
Lei
rimase lì a fissare il punto in cui Fred era scomparso, arrossendo e
nascondendosi di nuovo dietro al libro per cancellare le farfalle allo stomaco.
Oliver
vagava per lo studio di Silente con lo sguardo, troppo stupito per riuscire a
nascondere l’agitazione. La stanza sembrava essere ottagonale, piena zeppa di
oggetti dall’aria fragile e importante. Armadi stracolmi di pergamene e libri
facevano capolino ad ogni angolo. Il preside si spostò appena per chiudere
l’anta di uno degli armadi, e Oliver fece in tempo solo a scorgere una luce
azzurra che scompariva.
«Posso
offrirti un’Ape Frizzola, Oliver?» domandò il
preside.
Oliver
sorrise e deglutì – il fatto che lo chiamava per nome e non ‘Signor Baston’
non lo rincuorava affatto – annuendo con agitazione.
Il
preside si chinò verso la sua scrivania e tirò fuori una ciotola da un
sacchetto e glie la porse. Era effettivamente piena di Api Frizzole
e Oliver non poté fare a meno di interrogarsi sulla natura della profonda
follia che doveva aver colpito il loro amato preside.
Un
suono melodioso, a metà tra un grido dolce e un canto triste, richiamò
l’attenzione di entrambi.
Come
poteva non aver notato l’enorme uccello appollaiato su un trespolo dietro alla
scrivania di Silente? Aveva le piume di diversi colori, dal rosso fuoco al
dorato brillante, e poi arancione scuro, giallo, bordeaux. Era davvero una
fenice? Erano impossibili da domare!
«Oh»
disse Silente allegramente, rivolto più all’uccello che a lui. «Stanno
arrivando, Fawkes**?»
Quello
– o forse bisognava dire quella? – abbassò la testa come se facesse un cenno di
assenso, e Silente sembrò prenderlo come tale, perché si sfregò le mani con
aria estremamente soddisfatta.
«Eccellente,
eccellente » disse quasi tra sé.
Oliver
si domandò se non fosse il caso di segnalare ad una qualsiasi autorità che il
preside di Hogwarts, Albus Silente, parlava con il suo uccello, ma ripensandoci
qualcuno avrebbe potuto prenderla male, così si limitò a strabuzzare gli occhi sobbalzando quando due uomini uscirono tossendo fuliggine
dal camino del preside.
«Benvenuti,
benvenuti!» esclamò gioviale quello, scuotendo la barba argentea. Il pennuto,
infastidito dal rumore, si ritirò sul suo trespolo.
«Muoviamoci,
Barnabas, non ho tutto il giorno» borbottò uno dei
due sconosciuti. Oliver lo osservò attentamente. Aveva capelli corti e grigi e
un pizzetto dello stesso colore. Gli occhi scuri e il cipiglio severo, salutò
Silente con una stretta di mano molto semplice e burbera e prese a fissarlo con
moderato interesse. L’altro era un ometto basso e magrolino, abbastanza anziano
da poter avere centoventi, centocinquant’anni, e
saltellava sul posto per abbracciare la figura longilinea e slanciata del
preside.
Oliver
deglutì e azzardò un colpo di tosse, e il preside parve ricordarsi di lui.
«Oh,
signori» disse gioviale. «Lui è Oliver Baston, il ragazzo di cui avete
chiesto».
Oliver
sgranò gli occhi. Chi aveva chiesto cosa?
L’uomo
più giovane lo squadrò da capo a piedi e ghignò.
«Bene
bene» brontolò. «Sembra proprio quello che cercavamo,
Barnabas».
L’anziano
– che doveva essere Barnabas – sorrise in direzione
di Oliver.
«Oh,
ragazzo!» esclamò scattando in avanti e prendendogli una mano. «Caro ragazzo,
siamo qui per farti una proposta!» Oliver sbiancò.
Silente
ridacchiò dei modi di Barnabas e della faccia di
Oliver e si voltò verso l’altro uomo.
«Api
Frizzole, Sean?»
Quello
fece una smorfia burbera. «Sai sempre come comprarmi per farmi stare buono»
brontolò.
Oliver cercò di far
uscire qualche suono dalla sua bocca, ma non riuscì a fare altro che pigolare
un debole “iiiih ”. L’uomo chiamato Sean
lo fissò.
«Ma è muto?»
domandò a Silente. Quello ridacchiò e si sistemò gli occhiali sul naso.
«Bene,
Signor Baston» annunciò gioviale Barnabas.
«Permettici di presentarci. Barnabas Lockwood e Sean McGregor, in sequenza proprietario
e allenatore del Puddlemore United».
Oliver
dovette aggrapparsi alla soffice poltrona su cui era seduto per non scivolare a
terra.
Ritrovò
la voce. «Voi…cosa?» gracchiò.
Sean McGregor gli
sorrise, anche se sembrava più un ghigno folle, rivelando due denti
d’oro scintillanti.
«Siamo
qui, ragazzo, per offrirti un provino per il posto di portiere di riserva del Puddlemore United».
Oliver
soffocò con la sua Ape Frizzola e Silente dovette
dargli un paio di colpi sulla schiena per evitare il suo assassinio.
Li
fissò sconvolto per qualche istante, prima di mormorare, scioccato: «Sul
serio?»
Sean alzò gli occhi al cielo e Barnabas
sorrise.
«Si,
ragazzo, sul serio» rispose antipaticamente il primo. «O credi forse che
vogliamo offrirti un posto come prima ballerina dell’Opera di Parigi?»
Barnabas ridacchiò e Silente sembrò quasi soffocare con un’altra Ape Frizzola kamikaze
nel tentativo di trattenere una risata. Oliver semplicemente lo fissò con aria
stravolta.
«Non
devi decidere subito» disse Barnabas. Gli porse un
pezzettino di pergamena. «Qui c’è in nostro indirizzo. Se deciderai di
accettare, il provino è il quattordici febbraio»
Oliver
pensò di stare per svenire.
Quattordici febbraio. Hogsmeade.
Katie.
Quando
entrò in classe quasi incespicò nei suoi piedi e lo sguardo spiritato non lo
aveva ancora abbandonato.
Si
diresse al suo banco e si mise a fissare un punto non meglio definito davanti a
sé, ignorando le occhiate curiose dei suoi compagni, di Percy e del professor
Lupin.
Quest’ultimo,
a fine lezione, richiamò la sua attenzione.
«Puoi
fermarti un attimo, signor Baston? Vorrei fare due chiacchiere» disse.
Oliver
non proferì parola, ma mollò la tracolla al suo posto e si avvicinò all’insegnante mentre la classe si svuotava lentamente.
Le
sopracciglia aggrottate, non ebbe nemmeno la forza di chiedersi che poteva volere da lui il professor Lupin.
L’insegnante
aspettò che l’ultimo alunno fu uscito dalla porta prima
di esordire con: «Tutto bene, Oliver? Ho notato che sembri un po’…sconvolto»
Oliver
non poté fare a meno di domandarsi come mai tutti improvvisamente lo chiamassero per nome, ma si affrettò a rispondere.
«S…si.
Cioè, no. No.» brontolò
stringendo gli occhi.
Lupin
lo scrutò con aria preoccupata, come a voler identificare i segni di un’imminente attacco di follia. «Ne vuoi parlare?» domandò
cautamente.
Oliver
sospirò. Lupin sembrava una persona affidabile, al di là del suo status di
insegnante. Forse gli avrebbe fatto bene parlarne con qualcuno che poteva
consigliarlo sul suo futuro meglio di quanto avrebbe fatto Percy – che avrebbe
venduto un arto pur di fare carriera, c’era da ammetterlo.
Così
raccontò all’insegnante dell’offerta del provino e della preoccupazione
riguardo al suo futuro. Gli raccontò perfino del fatto che questo poteva già
iniziare ad interferire con una sua eventuale vita sentimentale, ed entrambi
parvero imbarazzati da quella consapevolezza. Gli spiegò di essere sempre
vissuto solo per il Quidditch e di sognare quell’opportunità
da una vita.
Ma
se improvvisamente non fosse più l’unica cosa importante, l’unica cosa a cui tenesse?
Lupin
lo ascoltò con attenzione, senza interromperlo mai: Oliver finì per
raccontargli di Katie, tanto quell’uomo gli ispirava
fiducia.
Lupin
sorrise e attese che finisse il suo racconto, rosso il
volto.
«Quindi,
se già per il provino devo rinunciare ad uscire con Katie – e magari a stare
con lei – più avanti dovrò rinunciare a qualsiasi cosa» concluse, guardando fuori dalla finestra per evitare di incontrare lo sguardo
compassionevole dell’insegnante.
«Mi
ricordi qualcuno che conoscevo» disse invece quello con voce roca. Quando
Oliver alzò gli occhi su di lui si accorse che non erano impietositi ma tristi
e malinconici. «Quand’ero giovane avevo un amico molto portato per il
Quidditch. Era uno dei migliori Cercatori della sua generazione, e viveva per
quello sport» raccontò, gli occhi persi in ricordi lontani. «Ricordo che giocherellava
spesso con un vecchio Boccino rubato ed era un Capitano molto severo. La sua
squadra seguiva ritmi serrati, ma vinsero
Oliver
lo guardò stupito. Lupin continuò con un sospiro, riportando su di lui lo
sguardo.
«Poi
incontrò una ragazza, e la sua vita prese una piega diversa. Sì, amava il
Quidditch, ma rinunciò per poter diventare un Auror,
perché la persona che amava era in pericolo, essendo Nata Babbana».
Abbassò
di nuovo lo sguardo sulle proprie mani, mentre Oliver giocherellava con la
manica della sua divisa.
«Certo,
erano gli anni settanta ed erano altri tempi, Oliver. Vold…Tu-Sai-Chi aveva iniziato a dare
la caccia ai Nati Babbani, e lei rischiava la vita ogni minuto. Il mio amico
rinunciò al suo sogno di diventare un famoso giocatore di Quidditch senza farsi
alcun problema, ma sono sicuro che non fosse privo di rimorsi»
concluse.
Oliver
non riuscì a trattenersi dal domandare ciò che più gli premeva. «Alla fine è
riuscito ad entrare comunque nel mondo del Quidditch e fare quello che voleva
fare, stando con quella ragazza?» si arrischiò a chiedere, pentendosi subito
dopo. Lo sguardo dell’insegnante si era incupito ed era più triste che mai.
«No»
rispose. «E’ morto combattendo. Sono morti tutti e due».
Oliver
si fece piccolo piccolo
sulla sedia, ma Lupin sembrava aver già abbandonato la tristezza, forse per una
malinconia meno sferzante.
Gli sorrise e alzò le spalle.
«Fai
solo quello che ti dice il cuore» gli suggerì, allungandogli una tavoletta di
cioccolato. «E vedrai che non potrai mai
sbagliare».
Sotto
la doccia, Oliver finalmente era scoppiato. Aveva pianto per almeno una
mezz’ora buona, accasciato contro la parete. Aveva preso a pungi
il muro, con l’unico risultato di scorticarsi le nocche come un imbecille.
Percy si era preoccupato e aveva pronunciato più volte il suo nome, ma lui
l’aveva ignorato, ficcando la testa sotto al getto gelato d’acqua per non
sentire. Aveva pianto, si era sfogato, si era arrabbiato fino a volersi
prendere a schiaffi.
Alla
fine aveva preso una decisione.
Non
erano in guerra, grazie al cielo, e poteva davvero avere una possibilità, con
quel maledetto provino, di fare ciò che sognava da una vita. Magari avrebbe
potuto fare entrambi, o posticipare l’appuntamento con…beh, la donna della sua
vita. Magari potevano vedersi un altro giorno, o poteva invitarla a fare una
passeggiata nel parco.
Mancava
ancora un mese, avrebbe trovato il modo di dirglielo.
Soltanto
lei avrebbe saputo del provino. Sarebbe riuscito a farla sentire importante
comunque?
Non
voleva rinunciare a lei, né al suo futuro. Erano due cose talmente legate tra di loro che non poteva più pensare di scinderle.
Katie
avrebbe capito? Non poteva saperlo e non era nemmeno tanto sicuro di voler rischiare di scoprirlo.
Forse
semplicemente lo sapeva già. Forse la conosceva abbastanza, nonostante l’avesse
sempre guardata da lontano, e se ne era innamorato poco a poco, da sapere come
si sarebbe comportata. Si sarebbe dimostrata comprensiva, avrebbe capito che
per lui era importante e si sarebbe fatta da parte, rinunciando al loro
appuntamento. Poi, presto sarebbe finito tutto. La scuola sarebbe stata un
ricordo lontano, così come Katie. Poteva rinunciare, voleva farlo?
No,
non voleva.
Avrebbe
trovato un modo per conciliare entrambe le cose che amava,
fosse l’ultima cosa che faceva.
Senza
dire una parola uscì dalla doccia e si rivestì in fretta. Percy lo osservò di
sottecchi dal suo letto mentre scriveva una sola
parola su una pergamena ruvida e la consegnava al gufo.
Il
Prefetto riuscì a sbirciare un attimo prima che Oliver
la girasse per scriverci l’indirizzo.
Diceva
“Accetto”.
Scrisse
poi un altro biglietto, un po’ più grande del precedente. Stavolta c’era
scritto:
“Non vedo davvero l’ora di
uscire di nuovo con te. Ieri è stata una giornata magnifica e tu sei un’ottima
estimatrice di cioccolata, davvero.
P.S.: La prossima
volta che mi caschi addosso a Percy verrà un collasso. Forse anche a me.
Oliver.”
Bravo, Oliver, si disse, manda alle ortiche la tua timidezza da
primadonna e tira fuori le palle.
Selene’s Corner
Signore
e signori, vi sembrerà incredibile ma si. Ho davvero finalmente postato il capitolo.
*si
difende dai pomodori*
Lo
so, ci ho messo…ehm, non diciamolo quanto tempo ci ho messo a postare, ma da
oggi in poi spero di postare molto più spesso, ecco.
Insomma,
spero che questo capitolo non vi faccia schifo, e ho alcune precisazioni da
fare:
1-
chiedo umilmente perdono per orribile ritardo.
2-
chiedo umilmente perdono anche per il fatto che il capitolo fa
assolutamente schifo.
3-
*avete notato quel “gerbillo e
tazza da tè”? Bene, tenetelo a mente per un futuro prossimo.
4-
** il nome Fawkes mi piace millemila volte più di Fanny, passatemela, vi prego! :D
5-
Avrete notato il discorsetto di
Lupin. Uhm, immagino che quell’anno per lui abbia
significato ricordare costantemente James, Lily e Sirius, e quindi ecco qui
come ce l’ho incastrato, perché sì. Vi è piaciuto o pensate che proprio non ci diceva un accidenti?
6-
Mmmmh. Che altro devo dire? Ah si. Oliver che finalmente cresce e tira fuori la zona sud è parte della crescita del personaggio
che avverrà durante la storia. Per Katie ci vorrà un po’ più di tempo, essendo
più piccola, ma maturerà presto anche lei, vedrete. E la guerra in cosa la
trasformerà?
7-
Ecco, riguardo a questo. Pensavo di scrivere davvero non solo
fino al punto di svolta nella loro storia, ma fino alla fine della guerra
magica. E non si può mai sapere chi morirà, insomma. Tanto
8-
Tenete bene a mente anche i signori Barnabas
e Sean. In futuro avranno un ruolo importante, eh! :D
9-
Niente, ho finito!
10- Nooo, non è vero! Ho una mega sorpresona per voi!!!
Signore
di EFP, vi presento il C.R.A.B.,
ovvero il Comitato per
Beh,
iscrivetevi numerose, eh! :D
Spero
che l’immagine vi piaccia! Tanti Oliver-acciuga a
tutte!!!
E
ora, passiamo alle risposte delle recensioni, visto che vi avevo detto che
avrei risposto qui, d’ora in poi (e sinceramente lo preferisco, come metodo!)
Siete
le persone più meravigliose del mondo!! Ma dico dieci,
dieci recensioni per un solo capitolo!! Voi. siete.
matte.
FrePotter: Grazie mille per i complimenti e benvenuta!
Passerò senz’altro a dare un’occhiata ;D
ZetaDreams: Ah, un’adepta del C.R.A.B., benvenuta anche a te!! Sono contenta che ti piaccia la
storia, e che trovi Oliver e Katie così carini (effettivamente per ora la
storia si manterrà sul puccioso, perché è pur sempre
il quarto anno di Katie, poi diventerà meno pucciosa
e più romantica e seria :D)
Grazie
mille per la recensione! Oliver è qui e ti saluta, e ti ringrazia perché almeno
tu lo consideri :D
Roxas93: Ahhh,
la soddisfazione più grande della mia vita, sei! Un ragazzo che segue la mia
Oliver/Katie, quasi non ci credevo!
Grazie
della recensione, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto! :D
Tinotina: Ciao, carissima! Non mi uccidere se
sono sparita così di botto, ho scritto un capitolo lunghissimo!! ( e schifosissimo, diciamocelo xD)
Il
poster di lui sotto la doccia l’ho fatto tutto per te, praticamente, visto che
l’idea me l’hai data tu :D Ed è il nuovo simbolo del C.R.A.B.!
Ecco
qui il seguito,dunque. Beh, effettivamente sento che
fa davvero schifo. U_U Sono un disastro.
Wynne_Sabia: Mia adorata collega e
danzatrice della pioggia, è tutto merito tuo, praticamente, se ho scritto
questo dannatissimo capitolo! Ah, devo recensire la tua long, ma pensare alla
tua long mi fa pensare che sia Dorcas che Sirius prima o poi moriranno, e non
posso sopportarlo! Mi mette ansia persino leggere di loro a otto anni!
Comunque,
sto divagando.
Anche
tu adepta del C.R.A.B.? :D aaaah, Oliveruccio
nostro <3
Sono
davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto – perché almeno compensa
questo che fa davvero schifo – e sono contenta che ti piaccia Percy. Io prima
lo odiavo, ma poi ho letto la long di Fera e…
dannata lei! :D
Grazie
grazie grazie per avermi fatto tornare l’ispirazione,
carissima, anche se ci ho messo un mese a scrivere questo dannato capitolo! Un bacione!!
IlaSunnySmile: Questo capitolo è approvatissimo dal C.R.A.B., giuro!
Sono
davvero contenta che il capitolo ti piaccia! :D La tua
shot l’avevo letta, a dire la verità, prima che me la
segnalassi (ho letto TUTTE le storie su Oliver di EFP) e passerò sicuramente a
recensire :D :D Forse l’ho pure fatto…mmh, non
ricordo XD
Beh,
fammi sapere cosa pensi di questo capitolo schifosissimo!!
:D
ella18: Sono contenta che il
capitolo scorso ti sia piaciuto, e spero che questo sia all’altezza! Un bacio!
LoveChild: Eh, non preoccuparti,
sono contenta che tu segua la storia anche se non
recensisci! Batti un colpo per far sapere che ci sei ogni dieci capitoli,
magari :D
Sono
contenta che anche tu fai parte del C.R.A.B.! Cresciamo a dismisura! :D
Povero,
povero Jack. Insomma, era sacrificabile, ma pooovero piccolo! *W*
Queen_: ehilà! sono
contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Eh, e sono contenta di non
aver sfondato la sottile barriera dell’OOC. Insomma, tutti immaginiamo Katie
timida e Oliver con una doppia personalità, credo xD
Spero
che anche questo capitolo ti piaccia! :D
AresEris: Ehilà! Ah, sono così
contenta che ti sia piaciuto l’appuntamento. Insomma, sono così dolci e idioti
insieme quei due!
Ah,
ora Katie ha il permesso di vedere Oliver mezzo nudo? Fantastico,
ragazza. Lo terrò a mente! *risata estremamente
malvagia*
Beh,
che dire? Spero davvero che questo capitolo vi piaccia. Mmmh,
dite che è troppo lungo e pallos….ehm, noioso? Sono di nuovo 14 pagine di word. Uhm,
insomma.
Beh,
fatemi sapere, e unitevi numerose al C.R.A.B.!!
SeleneLightwood