Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: benzodiazepunk    12/10/2011    1 recensioni
Uno scorcio di vita quotidiana, una ragazzina che osserva e vive; scuola, amici, autobus.
E poi un qualcosa... qualcosa che può accadere se non conosci le persone ma le vorresti conoscere...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2 - E oggi scuola?
 
E così un'altra giornata è terminata.
Dovevo studiare scienze stasera perchè domani avrei la verifica ma... alla tv c'è il mio telefilm preferito, Criminal Minds, e non posso perdermelo così rimando il ripasso generale, anche se sarebbe un ripasso che equivarrebbe più a uno studio un po' più approfondito della lettura.
Il telefilm finisce alle undici e mezza e non ho davvero voglia di studiare, mi sveglierò prima domani mattina magari.
E invece al mattino ho troppo sonno e non mi alzo.
Ripasserò in classe, tanto c'è arte, e poi filosofia... Ma sto continuando a rimandare e questo non va bene.
Ora devo davvero alzarmi, sta venendo tardi.
Ore 7:03, in piedi finalmente.
Ore 7:15, vestita e zaino più-o-meno-fatto, ora della colazione.
Ore 7:20, velocemente finisco di prepararmi.
Ore 7:30 spaccate, esco di casa appena appena in orario.
E fuori è come tutte le altre mattine; freddo, musica, attesa, alla fine in lontananza autobus.
La ragazza che veste bene e tiene sempre i capelli legati stamattina non c'è; strano. In compenso ci sono un paio di ragazzini di prima che non vedo da un po', il ragazzo alto col berretto e il dilatatore che fuma e quello tarchiato che ha lo zaino vecchissimo.
Tanta gente alla fermata oggi.
Il 2 si ferma, le porte si aprono, io salgo.
E riecco quel ragazzo. Una persecuzione insomma. Sempre vicino alle porte, ci sembra affezionato, davvero.
Mi appoggio in silenzio anche io, in silenzio per modo di dire perchè in autobus di silenzioso c'è ben poco: tutti parlano, chiacchierano, ridono, anche se al mattino un po' di meno per via del sonno che affligge tutti.
E poi c'è la musica. Nella mia testa, nelle mie orecchie, nelle orecchie di molti.
Il viaggio è veloce, arriviamo presto in stazione e il mio posto vicino all'uscita mi viene sottratto a forza.
Peccato.
Mi tengo poggiando il peso su una sola gamba in una posa interessante, e suono la richiesta della fermata.
Arriviamo alla rotonda, l'autista suona impaziente il clacson, poi si ferma e apre. Mi riscuoto dai miei pensieri e mi avvicino all'uscita ma una mano mi afferra il braccio.
Mi volto stupita e allarmata, e vedo chi mi ha fermata.
Lui.
Mi fissa.
"Non scendere" dice.
"M-ma io... hem io..." balbetto cercando di liberarmi con un'inutile e debole tentativo.
Non faccio in tempo ad aggiungere altro che le porte si richiudono dietro le mie spalle, il ragazzo mi libera il braccio. Mi volto di scatto verso la scuola che ormai si allontana, poi verso di lui a bocca aperta senza comprendere bene quello che è successo.
Lui mi sorride divertito, io sospiro sconfitta e mi appoggio alla sbarra.
Superiamo l'Itis Volta, l'ospedale, il pronto soccorso e lo spalto, e lui non scende; poi la caserma, infine Piazza della Libertà. E scendiamo. Siamo praticamente tornati alla stazione, e questa cosa non ha senso.
Scendiamo e lui mi prende per mano trascinandomi via piano.
"Come ti chiami?" chiedo rallentando il passo e costringendolo a fermarsi.
Si gira verso di me e mi guarda. "Leo. Tu?"
"Chiara"
"E quanti anni hai?"
"Tu?" chiedo di rimando
"Io 15" come sospettavo.
"E io 17"
"17?! Non ci credo" sogghigna.
"Davvero" rispondo seria. "Veramente"
Lui alza le spalle e si avvia verso chissà dove, io lo affianco e camminiamo per un po' in silenzio.
"Che stiamo facendo?" chiedo ad un tratto; stiamo attraversando Corso Roma e non capisco.
"Niente, facciamo sega a scuola" risponde cristallino Leo. Chiaro. E fin qui c'ero arrivata.
"Ma perchè? Perchè con me, non ci conosciamo nemmeno" continuo imperterrita.
"Boh... non so volevo andare in giro, di fare scuola non avevo voglia, e non ho molti amici che sarebbero disposti a tagliare con me" dice continuando a camminare senza guardarmi.
"Neanche io ho molti amici. Ma non ho molti amici e basta"
Camminiamo.
"Perchè non sei scesa?" chiede ad un tratto.
Ammutolisco per qualche secondo prima di riuscire ad ordinare i pensieri sufficientemente.
"...perchè mi hai detto di non scendere" rispondo aggrottando le sopracciglia.
"Vabbè ma non è che ci conosciamo, potevi anche ignorarmi e boh" dice Leo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Sarà perchè avevo una verifica e non sapevo niente, o perchè avevo voglia di girare in città con qualcuno" Sorrido sotto i baffi.
"Anche se non ci conosciamo?" chiede guardandomi credo per la prima volta.
"Ma noi un po' ci conosciamo, in verità" rispondo. "Questione di famiglia" sogghigno.
"Di famiglia..?" chiede interdetto.
Io annuisco sorridendo. "E poi adesso comunque sia ci conosciamo. E tu perchè me l'hai chiesto? Di venire con te"
"Bah, forse perchè volevo un po' conoscerti... sapere come ti chiamavi" sorride a metà.
Sorrido anche io.
"Non ti senti in colpa per aver marinato?"
"Non lo so... dovrò portare la giustificazione e non dicendolo ai miei dovrò inventarmi qualcosa tipo una firma e poi... se mi scoprono..."
"Puoi sempre non portarla"
"Il nostro preside la vuole o abbassa il voto di condotta" sospiro.
"E non ci avevi pensato? Avrai un sacco di casini per oggi"
"Sarà che è una bella giornata e che forse un po' mi piaci" rispondo con tutta calma, come se stessi semplicemente commentando un dato di fatto.
Lui si volta a scrutarmi e capisce in che senso l'ho detto, senza doppi fini o fraintendimenti, ed è questo il bello.
"E dopo oggi ci conosciamo?" chiedo. "O siamo sconosciuti-di-vista?" sorrido lievemente.
"Beh penso che ci conosciamo" risponde prima di ricadere nel suo solito silenzio. "Sei fidanzata vero?" salta sù Leo dopo un po'.
Mi giro e lo fisso. "Sì, come fai a saperlo?"
"Si vede dalla collana" sorride come fa chi la sa lunga. "Cambia qualcosa?" chiede.
"Per me no" penso distrattamente che ora siamo amici. "Per te?"
"Non credo" risponde.
Lo osservo curiosa. "Perchè no?"
"Sarà perchè ora siamo amici o perchè un po' mi piaci" sorride apertamente.
Gli sorrido. Ci sediamo su una panchina e parliamo. Gli racconto della scuola, del mio ragazzo, dello studio che non ho fatto.
Lui mi parla degli amici, della musica, dello sport.
Quasi non sembra vero ed è già l'una.
Ci salutiamo come vecchi amici, poi ognuno per la sua strada.
Chisseneimporta della verifica.
Chissenefrega della giustificazione.
Qualcosa mi inventerò.
Ora però siamo amici e vale tanto, lo so. Lo sappiamo tutti e due.
 
Quella fu l'ultima volta che lo vidi.
Sull'autobus numero 2 non venne più, chissà perchè.
Alla fine è sempre così, vedi per un po' di tempo qualcuno e quando credi che ormai sia di famiglia sparisce.
Ma sono sicura che quel ragazzo fosse di famiglia invece.
Lui sì.
In fondo, è tutta questione di giornate.





[Tutto è nato da una conversazione con Angelica, quella dietro la colonna, sul fatto che vedere tutti i giorni per 5 anni i ragazzi in autobus, alla fine sembra di conoscerli un po'.
E poi l'idea è colpa dell'ispirazione.]
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: benzodiazepunk