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Autore: valentinamiky    12/10/2011    8 recensioni
Seconda classificata al contest "Un cucciolo tutto per me" indetto da Fabry. Si ringrazia Shurei per il bellissimo banner *ç*
Dal cap.1: "Il principe Arthur osservava il suo valletto e Sir Parsifal sull’orlo di una crisi isterica, in attesa di delucidazioni. Ma i due ragazzi non riuscivano a spiegare in alcun modo come si fosse giunti a quell’increscioso malinteso. Il tutto, mentre Gwaine se la rideva di gusto e sotto lo sguardo vigile di... “Merlin”."
Dal cap.2: "Il futuro re guardò casualmente la pallina nera che il sottoposto teneva stretto e ghignò.
-Quello è per il banchetto?-
Gwaine lo fulminò con lo sguardo, oltraggiato.
-Non oserete mangiare Merlin!-
Il principe strabuzzò gli occhi.
-Non pensavo che...Cielo, Gwaine, sei un fanatico! Gli hai perfino messo un fazzoletto al collo e lo hai chiamato come lui? Personalmente, penso sarebbe meglio se gli confessassi i tuoi sentimenti!-"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Ricordi Leporini
Fazzoletti, intrugli e squisiti ninnoli


Merlin e Arthur
 

Quando Merlin riaprì gli occhi, era ormai calato il sole. Voltandosi, trovò Sir Parsifal addormentato con la testa appoggiata sulle braccia, incrociate sul materasso.
-Ti sei ripreso, Merlin!- la voce di Gaius lo raggiunse, dalla porticina della stanzetta. Il cerusico lo guardava con aria serena, evidentemente sollevato dalle sue condizioni.
-Gaius?- sussurrò appena, per non svegliare il riposo del cavaliere.–Che cosa è successo?-
-Sir Parsifal ti ha trovato questa mattina nel bosco. Avevi la febbre alta, quindi ti ha riportato qui. Sei stato fortunato, se non ti avesse incontrato, a quest’ora saresti congelato-
A quelle parole, Merlin ricordò quanto accaduto: il coniglietto aveva bevuto la sua medicina, quindi il mago lo aveva spedito alla ricerca del medico. Alcuni minuti dopo aveva provato a rialzarsi, per raggiungere la città bassa ma dopo qualche passo le forze lo avevano nuovamente abbandonato facendogli perdere i sensi.
Si sollevò leggermente e Parsifal mugugnò, prima di seguire il suo esempio.
-Merlin, stai bene?-
-Si. Grazie a te- il mago sorrise, dolcemente.
-Oh, figurati. Ma cosa ci facevi laggiù?-
-Stavo raccogliendo le erbe per Gaius, ma il nostro coniglio ha bevuto la mia medicina, così...- Merlin fu bruscamente interrotto dalla voce stridula del cerusico.
-Coniglio? Quale coniglio?-
-Ieri ho trovato un coniglietto nero, nel bosco. Si era smarrito e me ne sarei occupato personalmente, ma...- l’intervento di Parsifal fece boccheggiare il medico di corte.
-Dimmi, Merlin. Hai dato il tuo fazzoletto a quel coniglio?- indagò l’anziano.
Il moro annuì, spiegando che lo aveva fatto perché certo che l’animaletto avrebbe ritrovato, fiutandola, la strada di casa e “avvisato” Gaius del suo malore.
L’uomo sospirò stancamente.
-Gaius, è successo qualcosa?- Parsifal non riuscì a nascondere l’apprensione per quella creatura così piccola e indifesa.
-Il principe è convinto che quel coniglio sia Merlin, vittima di un incantesimo- spiegò, osservando il suo protetto, serio.
-Oh, no! Quando scoprirà la verità mi manderà di nuovo alla gogna!- il ragazzo impallidì.
Parsifal sospirò: dovevano parlare con il principe, il prima possibile.
 
Nel frattempo, Arthur era chiuso nella sua stanza, a rimuginare sull’accaduto. Merlin dormiva placidamente ai suoi piedi, dopo essersi agitato come un folle per tutto il pomeriggio: aveva corso per la stanza del reale babbeo senza un attimo di tregua, come se gli eventi della tarda mattina non lo avessero minimamente scosso.
Al contrario, l’erede al trono non riusciva a dimenticare la morsa dolorosa che aveva provato al petto, temendo che il suo servitore fosse morto.
Guardò la pallina nera, appallottolata sul suo letto e si lasciò sfuggire un sorriso. Senza che se ne rendesse conto, la sua mano si mosse verso l’animaletto, posandosi sul pelo lucido e morbido per accarezzarlo delicato, come se avesse paura di fargli male.
Si domandò se, una volta tornato umano, i suoi capelli neri avrebbero mantenuto la stessa consistenza. Forse, erano sempre stati così, ma lui non aveva mai avuto l’occasione per scoprirlo.
Quando finalmente, il principe si accorse di ciò che stava pensando, avvampò: di recente gli capitava fin troppo spesso di fare certi, imbarazzanti pensieri sul suo valletto. Prima le orecchie, ora i capelli. Forse, la prossima volta avrebbe pensato alle sue labbra.
Già.
Sarebbe stato grandioso se Merlin lo avesse baciato, non col musino di un coniglio, ma con le sue labbra morbide e...
Il grido del principe risuonò nel castello.
Merlin sobbalzò, rotolando giù dal materasso; atterrò sul pavimento, zigando contrariato per il brusco risveglio.
-E non lamentarti, è tutta colpa tua! Non ti bacerò mai, Merlin! Mai! Capito?-
L’animaletto lo ignorò, tuffandosi invece su una ciotola colma di verdure, che Arthur si era fatto portare quel pomeriggio da Gwen. Ovviamente, solo dopo aver nascosto il braccialetto mangiucchiato che avrebbe dovuto donare alla ragazza. Sarebbe stato troppo imbarazzante, se lei lo avesse visto nelle attuali condizioni.
-Non ignorarmi, idiota! Ti manderò alla gogna!- sibilò, furioso.
-Sire?-
Il principe si voltò di scatto verso l’intruso. Non si stupì più di tanto, vedendo Gwaine accanto alla porta, con un irritante ghigno stampato in faccia. Accidenti a lui e alla sua mania di entrare nelle camere altrui senza bussare!
Un momento. Se si trovava lì, era possibile che stesse...
-Gwaine. Stavi origliando, per caso?- domandò, con falsa noncuranza.
-Io? Non oserei mai!- il cavaliere alzò le braccia, con l’espressione innocente di un bambino colto con le mani nella marmellata.
Tanto, che il giovane Pendragon gli puntò contro la spada.
-Gwaine...se stavi origliando, io...-
-Io non stavo origliando! Semplicemente, camminando in corridoio, non ho potuto fare a meno di ascoltare ciò che stavate sbraitando. Ma non era mia intenzione farlo!- si difese il castano.
Il principe arrossì.
-Cos’hai sentito, esattamente?-
-Beh...avete minacciato di mandare alla gogna Merlin.-
Arthur sbuffò: allora, si trattava semplicemente di questo. Per fortuna non aveva sentito i suoi precedenti deliri!
-E avete urlato che non l’avreste mai baciato...- osò il cavaliere, con un sorriso a dir poco malandrino.
Il biondo si sentì gelare, certo che il sangue avesse smesso di scorrergli nelle vene: Gwaine aveva sentito. Eccome, se aveva sentito!
-Io...io...- avrebbe voluto minacciarlo, picchiarlo, mandarlo alla gogna per un mese. Insomma, fare qualunque cosa, ma riuscì solamente a farfugliare, sconclusionato.
-Oh, non vergognatevi, Sire. Non c’è nulla di male e di certo, non lo dirò a nessuno- lo rassicurò il giovane, senza levarsi dal viso l’espressione da imbecille.
-Questo è poco ma sicuro! Se oserai dirlo a qualcuno, renderò la tua vita un inferno!- sbottò il biondo, più frustrato che realmente in collera: c’era poco da fare, la colpa era solamente sua e della sua dannata boccaccia. Se non avesse gridato in quel modo...
Ma quando si trattava del suo servitore idiota, non riusciva proprio a controllarsi!
Questo, lo aiutò a ricordare che il cerusico non aveva ancora trovato una soluzione. O, se lo aveva fatto, non aveva avvisato il principe.
-Hai notizie di Gaius? Ha trovato un modo per farlo tornare normale?-
-Ecco...in tal proposito, c’è una cosa che dovreste sapere.- il castano si bloccò: era certo che la reazione del suo signore sarebbe stata spropositata.
-Avanti, parla!- sbottò il biondo, incrociando le braccia al petto, in attesa.
Gwaine optò per una soluzione molto più semplice: si spostò di lato, rivelando la presenza di due persone, celate all’ombra del corridoio. Quando i due avanzarono, il principe boccheggiò sconcertato.
Sir Parsifal entrò nella stanza dell’erede al trono, subito seguito da...Merlin.
Arthur fece scattare lo sguardo fino all’angolino della stanza, dove il coniglietto nero era ancora intento a sgranocchiare gambi di sedano.
-Ma che...- tornò a guardare Merlin.
Il suo servitore sosteneva il suo sguardo, ma sembrava mortificato, per qualche ragione a lui sconosciuta.
Improvvisamente, il principe si sentì immensamente idiota: aveva accudito per tutto il pomeriggio un semplicissimo coniglio? Quindi, mentre lui si preoccupava per l’incolumità di Merlin, dov’era il suo valletto?
Una vocina sadica e maliziosa gli disse che, probabilmente, era con Sir Parsifal, visto che il cavaliere aveva disertato l’addestramento pomeridiano.
Questa prospettiva, unita a quella ancor peggiore che i due avessero udito lo stesso urlo “casualmente origliato” da Gwaine, lo mandò in tilt.
La tensione era palpabile, ma venne bruscamente tagliata dal cavaliere castano, che iniziò a ridere sguaiato, senza riuscire a trattenersi.
 
***
 
-E questo è tutto, Sire- concluse Parsifal.
Arthur era, se possibile, ancor più arrabbiato: si sentiva così...
Stupido.
-Vorresti dire che quello sarebbe un comunissimo coniglio?- sbraitò, rosso in viso.
Aveva davvero rischiato un arresto cardiaco per un...leporide?
-Perdonatemi. Ma avevo paura che lo avreste fatto arrostire- confessò il ragazzo, imbarazzato.
-Sta tranquillo, lo farò!-
-Sire...- Parsifal lo supplicò con lo sguardo, ma Arthur era troppo adirato e ragionare con lui in quelle condizioni, sarebbe stata un’impresa impossibile per chiunque. O quasi.
-Sparite dalla mia vista! Tu, Gwaine e quell’ammasso di pulci!-
I due cavalieri scattarono a recuperare il cucciolo, pronti ad eseguire l’ordine. Anche Merlin era sul punto di seguirli e sgattaiolare via con loro, ma la mano possente del principe si abbatté sulla sua spalla, per trattenerlo.
-Tu, Merlin, no! Ho alcune faccende per te, non vorrai lamentarti, spero- le labbra del principe erano piegate in un sorriso, ma i suoi occhi azzurri sprizzavano desiderio di vendetta.
-Oh, no. No...certo che no, Sire- Merlin si disse che, forse era meglio assecondare i capricci del principe, per una volta.
Anche se a voler mettere i puntini sulle “I”, non era affatto colpa sua!
-Bene. Chiudi la porta.- ordinò, voltando le spalle al servitore e dirigendosi al centro della stanza.
Il moro si domandò, per un momento, se Arthur non desiderasse infilzarlo con la spada, lontano da occhi indiscreti.
Spinse la porta, richiudendola per poi voltarsi apprensivo a guardare il principe.
Arthur.
Il suo destino...
Che tentava evidentemente di incenerirlo con lo sguardo.
Una volta tanto, ringraziò il cielo di aver dato a lui il dono della magia e non all’asino: se così non fosse stato, l’erede al trono sarebbe già riuscito nel suo poco nobile intento.
Il giovane Pendragon estrasse da un cassetto della scrivania un oggetto malridotto e lo sventolò davanti agli occhi del mago.
-Dimmi Merlin. Sapresti dirmi cos’è questo?- mentre parlava, il principe lo fissava come se lo volesse trapassare con gli occhi.
-Ehm...non saprei- farfugliò il moro.
-Strano, dato che avresti dovuto ritirarlo questa mattina. Oh! Dimenticavo!- esclamò, battendosi platealmente una mano sulla fronte. –Forse non lo riconosci perché mancano le orchidee!-
Il valletto sbiancò, nel realizzare che quello doveva essere il bracciale per Gwen. O meglio, lo era stato, fino a quella mattina.
-Che gli è successo?- gridò, scandalizzato.
-Quel vostro coniglio idiota l’ha mangiato, ecco cos’è successo!-
Merlin boccheggiò, seriamente dispiaciuto.
-Io...ve ne comprerò un altro, Sire. Domattina!- assicurò, mortificato.
Il principe annuì non sembrava ancora soddisfatto.
-Puoi contarci! È il minimo che tu possa fare, essendo il padrone di quel...quel...- Arthur non riusciva a trovare le parole per definirlo.
E senza una ragione apparente, accadde: guardò Merlin cercando soccorso, perché sicuramente il moro, molto più esperto di lui quanto a parlantina, avrebbe trovato le parole adatte.
Invece, queste gli morirono in gola appena incontrò le sue iridi blu.
Merlin schiuse le labbra, probabilmente per chiedergli qualcosa, forse preoccupato da quell’improvviso silenzio.
Ma Arthur non glielo consentì.
Si chinò su quella bocca invitante, rapito dalla sua perfezione.
Forse, era stata l’espressione del moro a sedurlo tanto da tentare la sorte. Non voleva staccarsi da lui. Probabilmente, sarebbe stato il loro primo e ultimo bacio, voleva viverlo.
Merlin spalancò gli occhi, confuso, senza riuscire a muoversi almeno finchè il biondo non affondò le dita tra i suoi capelli.
Una strana forza s’impossessò del mago, che risalì istintivamente con le mani sulle spalle del futuro re. Lo sentì irrigidirsi per un momento, forse di sorpresa; poi la lingua del principe gli carezzò le labbra e dei brividi corsero lungo la sua schiena. Non era del tutto sicuro che fossero dovuti alla febbre.
Probabilmente, Arthur era impazzito.
Oppure, stava sognando.
Non era possibile che, improvvisamente, il babbeo si fosse innamorato di lui.
Risvegliato proprio grazie a quel dilemma, si scostò dal corpo del principe, come se toccandolo si fosse scottato.
Il biondo lo guardò imbambolato, prima di recuperare la solita aria strafottente, attendendo delle proteste che, era certo, non si sarebbero fatte attendere per molto. In fondo, si trattava pur sempre del suo logorroico servitore. Sembrava quasi che si divertisse nel porgli domande inutili e idiote.
-Che...che state facendo?- il moro temeva la risposta, ma ne aveva un assoluto bisogno. Altrimenti, sarebbe impazzito.
-Ti restituisco il bacio, mi pare ovvio!- ghignò l’altro: come volevasi dimostrare, Merlin non si smentiva mai.
Il mago inarcò un sopracciglio, scettico.
-Ma di che state parlando?-
-Il coniglio, Merlin! Mi ha “baciato” ed essendo il suo padrone, devi assumertene le responsabilità! Quindi, ora pagherai per quello che quel...botolo ha fatto!- Arthur sembrava divertirsi un mondo.
Forse, vedendo la propria espressione scandalizzata, anche Merlin avrebbe reagito allo stesso modo. Purtroppo per lui, non aveva a disposizione alcuno specchio.
-Perché? Che altro vi avrebbe fatto?- chiese, senza mascherare una nota di panico nella voce.
-Vuoi davvero saperlo?-
Merlin deglutì, mentre il biondino si avvicinava a lui, umettandosi le labbra come se il servitore fosse una preda particolarmente succulenta.
Il valletto si ritrovò quindi a indietreggiare, fino a raggiungere la parete fredda, contro cui Arthur lo bloccò con uno sguardo così intenso da farlo sciogliere. Tanto che abbassò lo sguardo, per accertarsi che le proprie gambe non si fossero trasformate in budini.
Il principe avvicinò il viso all’orecchio del mago, sussurrando con voce calda e sensuale.
-Ha dormito nel mio letto...- nel dirlo, fece scorrere le dita sul braccio del servitore.
A quelle parole, Merlin avvampò e fu costretto a voltarsi, troppo imbarazzato per continuare a sostenere lo sguardo del principe.
-Siete...un babbeo.- mormorò, abbandonando la testa contro la superficie fredda.
Arthur sorrise, scostandosi leggermente.
Quando si era reso conto di aver baciato Merlin, una ferrea morsa gli aveva attanagliato lo stomaco: temeva che il moro lo avrebbe respinto disgustato. Invece, aveva corrisposto il suo bacio.
Forse erano entrambi vittime di un incantesimo.
Ma anche se fosse stato così, non era affatto intenzionato a scioglierlo.
-Sai, Merlin. Credo di aver trovato il modo di zittirti!- ghignò.
-Davvero? E quale sarebbe?- era certo che fingendo di non capire, la “testa di fagiolo” avrebbe agito di conseguenza.
Infatti, ben presto si ritrovò nuovamente schiacciato contro la parete, mentre le labbra del principe s’impossessavano delle proprie, questa volta con maggior impeto.
Merlin non riusciva più nemmeno ad elaborare un pensiero coerente, assediato com’era dalle attenzioni del principe che lo stava letteralmente prendendo d’assalto con baci, carezze e bisbigli arrochiti dal desiderio. Per non parlare delle sue dita, che scendevano e risalivano seguendo la linea dei fianchi provocandogli brividi di piacere.
Un ultimo sguardo, acceso di passione. Di parole troppo a lungo taciute.
Poi, senza smettere di baciare il moro, Arthur lo attirò a sé e Merlin, senza sapere come, si ritrovò ad atterrare sulla superficie più soffice che avesse mai provato; in uno sprazzo di lucidità, immaginò che dovesse trattarsi del letto del principe...
 
Gwaine osservò l’amico, annoiato: erano nella sua stanza da un’eternità ormai e Parsifal non aveva fatto altro che tagliuzzare carote per Merlin, accucciato tranquillo e beato sul tappeto.
-Ehi, che ne facciamo di lui?-
-Non ne ho idea. Io sono allergico, non posso tenerlo qui- spiegò il più alto, scrollando le spalle.
Il castano si aprì in uno dei suoi sorrisi sghembi.
-Beh, se Arthur non lo vuole e tu non puoi tenerlo, potrei occuparmene io- suggerì, rallegrandosi appena vide il compagno aprirsi in un sorriso.
-Allora dovrai cambiargli nome. Continuando di questo passo, non faremo che confonderlo con l’altro Merlin!-
-Se lo chiamassi Merlin Jr., riuscirei a distinguerli.- Gwaine sorrise scaltro: non aveva alcuna intenzione di ribattezzare l’animale, dopo averlo chiamato con lo stesso nome per tutta la giornata, durante le estenuanti ricerche. E poi si somigliavano davvero troppo! Non sarebbe riuscito a trovare nulla di più azzeccato.
-Ma è troppo lungo- Parsifal scoppiò a ridere, contagiando anche l’altro cavaliere.
-Solo Junior?-
Gwaine non ottenne risposta, perché qualcuno bussò alla porta, interrompendoli; quindi corse ad aprire, stando ben attento che il cucciolo non uscisse dalla soglia. Davanti ai suoi occhi c’era una stanchissima Gwen.
I due giovani si stupirono nel vederla, ma la invitarono comunque ad accomodarsi e mettersi a proprio agio. La mulatta rifiutò cordialmente: la sua non era una visita di cortesia. Mentre stava tornando a casa, il medico di corte l’aveva intercettata, pregandola di riferire un messaggio ai cavalieri.
-Gaius vorrebbe vedere quel coniglio.-
I ragazzi si scambiarono un’occhiata interrogativa, quindi annuirono.
 
Pochi minuti dopo, i tre entrarono nella dimora del medico di corte, dove trovarono anche uno sconvolto Merlin e il principe Arthur, apparentemente calmo.
Indizi che terrorizzarono Gwaine e Parsifal: non osavano pensare alla punizione che l’amico fosse stato costretto a subire, per mano del rampollo reale. Da come apparivano, doveva essere stato terribile, soprattutto a giudicare dall’aria serena e composta del babbeo (o forse dovremmo dire “dal suo malcelato ghigno soddisfatto”?), mentre il servitore se ne stava appollaiato su una sedia sgangherata, rosso in viso e con i capelli neri arruffati, evitando accuratamente di alzare lo sguardo. I due ignoravano che Merlin era semplicemente troppo confuso e imbarazzato per guardare Gwen, dopo quanto era accaduto nella stanza dell’erede al trono che, dal canto suo, le sorrise in un modo diverso dal solito.
Uno spiegazzamento di labbra piuttosto tirato, a dire il vero. Distogliendo immediatamente lo sguardo, a voler essere precisi.
Il cerusico, ignorando le preoccupazioni dei due ragazzi, tese una mano verso di loro, per farsi consegnare la bestiola.
-Cosa succede, Gaius?- domandò preoccupato Parsifal.
-Volevo solo verificare una cosa- replicò il medico, prendendo tra le mani il coniglio per studiarlo minuziosamente. Dopo un’attenta analisi, lo riconsegnò nelle mani di Gwaine –Beh. Ho pensato che qualcuno di voi volesse tenerlo, quindi credo vi sarà utile sapere che è una femmina!-
Gaius ridacchiò, alle reazioni stupite e shockate dei giovani. Quella di Merlin, tra tutte, era la più contenuta: aveva aggrottato la fronte, scrutando il coniglio come per dire “Oh. Davvero?”
Poi c’era Parsifal, che dopo un primo momento di smarrimento, aveva guardato sorpreso la bestiola, o Gwaine, con la mascella che rischiava di cadergli a terra. Il più comico di tutti, però, era proprio Arthur, che aveva additato la creatura aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a pronunciare una sillaba.
-Forse, dovrei offendermi- sbottò Merlin, fingendosi offeso. –Mi avete scambiato per lei!-
-Ora capisco perché mi è corsa incontro- ghignò invece Gwaine, accompagnando le parole con il suo usuale cenno di testa, colpendo inavvertitamente Parsifal con la chioma nocciola.
Il cavaliere rispose con uno scappellotto.
Gwen che non aveva capito nulla di quella storia, complice forse la stanchezza e l’aver badato al Re per tutto il giorno, si congedò dall’allegro gruppetto. Cercò con lo sguardo il principe, che stava battibeccando con Merlin per l’ennesima volta; in quegli ultimi giorni, sentiva il futuro sovrano distante, ma doveva cercare di non pensarci. Sicuramente, quando Arthur sarebbe salito al trono, le cose sarebbero cambiate.
 
Alcuni giorni dopo, Merlin, ormai completamente ristabilito, incrociò la mulatta nel corridoio: la giovane sembrava sconvolta.
-Gwen?- provò a richiamarla, ma il gesto ebbe un risvolto imprevisto: la serva scoppiò a piangere e corse via, intimandogli di lasciarla in pace senza riuscire a guardarlo in faccia.
Il moro, sorpreso da una simile reazione, s’infilò nella stanza di Arthur, che lo aveva fatto convocare con una certa urgenza; senza contare la vocina che gli suggeriva di andare da lui, per ottenere delle risposte all’insolito comportamento dell’amica.
-Oh, Merlin.- il principe abbandonò l’espressione pensierosa che il servo era assolutamente certo di aver intravisto quando aveva spalancato la porta, trovandolo seduto alla scrivania.
-Problemi con Gwen, Sire?- osò, più per reale preoccupazione che per stuzzicarlo.  
L’asino lo squadrò piccato.
-È mai possibile che tu debba sempre essere così diretto?-
Il servitore scrollò le spalle, ancora in attesa di una risposta. Arthur si ritrovò, malgrado tutto a sospirare, arrendevole. Tanto, trattandosi di Merlin, non aveva possibilità di uscire vittorioso da un battibecco. E, al momento, non aveva né la voglia né la forza per intraprenderne uno, quindi...
-L’ho lasciata e non l’ha presa molto bene- sospirò, con espressione indecifrabile.
Merlin boccheggiò, sconvolto.
-Come sarebbe a dire “l’ho lasciata”? Perché avete fatto una cosa del genere? Voi amate Gwen!-
Arthur si aprì in un sorriso stanco.
-Non è così- rispose semplicemente, prima di alzare il capo e rivolgere lo sguardo al valletto. –Le voglio molto bene, per questo mi spiace vederla soffrire in quel modo. Ma non potevo starle accanto fingendo che i miei sentimenti fossero ancora sinceri. Inoltre, sono certo che non starà sola a lungo...-
Merlin colse il velato riferimento a Lancelot. Era certo che Arthur stesse soffrendo più di quanto non volesse ammettere, quindi optò per un cambio d’argomento.
-Avete bisogno di qualcosa?-
Arthur lo fissò divertito.
-Non cambiare argomento!-
-Ma voi...mi avete fatto chiamare!- protestò.
-Per dirti che ho lasciato Gwen. Quindi, come vedi, dovrai ascoltarmi fino alla fine. E poi, non volevi sapere la ragione?-
Il mago osservò a bocca spalancata il ghigno soddisfatto del babbeo e si avvicinò alla scrivania a passo di carica, fermandosi davanti a lui incrociando le braccia, corrucciato.
-Bene, allora! Sentiamo!-
Arthur non l’avrebbe mai detto a voce alta, ma era più che evidente il suo divertimento all’irritazione del servitore.
-Diciamo che...penso continuamente a un’altra persona- ammise, abbandonando repentinamente ogni ilarità. Serio come se stesse per affrontare una battaglia mortale.
Merlin provò un tuffo al cuore: allora era questo? C’era un’altra.
Stupidamente, aveva pensato che quanto era accaduto alcuni giorni prima, avesse qualche importanza anche per il principe.
Avrebbe preferito essere ucciso mille volte, piuttosto che sentirgli dire quelle parole.
Nonostante tutto, sorrise stoico, con aria di sfida.
-E chi sarebbe la sfortunata?-
Arthur si alzò, appoggiando le mani al piano di legno, senza abbandonare nemmeno per un istante il contatto visivo.
-Non riesci davvero a immaginarlo?-
Sembrava quasi una domanda retorica, ma Merlin non capiva. Si era forse perso qualche importante pezzo di quel misterioso puzzle? Forse, durante una festa, il principe si era invaghito di una donzella? A quella prospettiva, avrebbe certamente preferito Gwen; almeno, il suo era un amore sincero e disinteressato.
Il mago scosse il capo, titubante. A quel cenno, il reale babbeo circumnavigò il mobile, per piazzarsi di fronte a lui, a un palmo dal suo naso.
-Allora sei davvero un idiota, Merlin-
Prima che il servitore riuscisse a ribattere qualcosa, Arthur lo zittì con un bacio...
 
Parsifal osservò indignato Gwaine, mentre coccolava senza un attimo di tregua la povera Jule.
-Vuoi lasciarla in pace, una buona volta? La stai terrorizzando con la tua brutta faccia!- se gli fosse stato possibile, avrebbe afferrato la coniglietta tra le proprie mani, pur di allontanarla dalle grinfie dell’altro cavaliere.
-Guarda, Jule! Parsifal è geloso!- il castano ridacchiò alla reazione scandalizzata del cavaliere. –Dai, non essere timido. Ammettilo!-
-Idiota- Parsifal si limitò a lanciargli addosso un cuscino, ma l’altro seguitò a ridere come un imbecille, pur allontanando da sé la bestiola per metterla al riparo da eventuali colpi.
Di lì a poco, si scatenò una battaglia che disseminò parecchie piume d’oca sul pavimento e sul mobilio circostante, oltre a sommergere la coniglietta nera che si divertiva un mondo a scrollarsele di dosso e rincorrerle; solo dopo parecchi minuti, i due cavalieri si accasciarono esausti a terra, la testa appoggiata al materasso alle loro spalle.
-Sei il solito casinista!- ridacchiò il più alto.
-Guarda che hai iniziato tu, stavolta- gli ricordò Gwaine, sbuffando.
-Per te è sempre colpa mia!- puntualizzò l’altro, con una smorfia.
-Solo perché la tua espressione offesa è impagabile-
Parsifal guardò l’amico come se fosse impazzito, quindi scoppiò a ridere, seguito a ruota dal castano.
Ormai erano diventati grandi amici, ma non era abbastanza.
Non per Jule che sì, era solo una leporide, ma era anche molto sveglia.
La cucciola si avvicinò saltellando ai ragazzi, mettendosi proprio al centro tra i due.
Parsifal e Gwaine la accarezzarono distratti nello stesso momento, ritrovandosi con le mani sovrapposte; il primo bofonchiò qualcosa riguardo la sua allergia, allontanandosi imbarazzato, mentre il secondo era rimasto inspiegabilmente sconvolto.
Jule li guardò con i vispi occhi azzurri.
Sì, c’era ancora parecchio lavoro da fare, ma poteva affermare di essere a buon punto anche con i due cavalieri. Senza alcun dubbio, entro poche settimane, sarebbe riuscita nel suo intento!
 
Note finali:
Come vedete, il coniglio in realtà era una femminuccia! E come può un membro del gentil sesso non tifare per lo slash?! XD
Il rating sarebbe più giallo che arancione ma nell’indecisione ho preferito abbondare. ^_^ Spero che anche questo ultimo capitolo vi sia piaciuto (e che abbiate apprezzato gli accenni Gwarcival finali XD)
Alla prossima! (Ne approfitto per fare pubblicità a “41 di sangue”, per chi ancora non l’avesse letta) ^_^

  
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