Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Slytherin Nikla    19/06/2006    0 recensioni
Attraverso gli occhi di un personaggio inventato, la più nobile famiglia agli ordini dell'Oscuro Signore: i Malfoy!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lucretia2

« Sei pronta, Lucretia? » Narcissa era nella mia stanza, la lunga tunica nera da Mangiamorte che sfiorava il pavimento. Aveva il cappuccio riverso sulle spalle, i capelli biondi che risaltavano sulla tela come stelle in una notte profonda.

« Sì, sono pronta. Lucius ci aspetta là, immagino » Lei si limitò ad un rapido cenno della testa, e mi tese la maschera d’argento. Esitai un istante. « Draco? » Gli occhi di Narcissa si fecero tristi, e tutta la fretta che l’aveva animata fino ad allora svanì. Si lasciò cadere sul bordo del mio letto.

« Dovrei essere orgogliosa di lui, lo so… Ma non ci riesco, Cretia, non ce la faccio! Se Bellatrix sapesse che sto dicendo una cosa del genere mi ucciderebbe, sai? Ma non posso fare a meno di avere paura » Rise con una vena di follia che imputai alla disperazione che stava vivendo. « Ridicolo, vero? La moglie di Lucius Malfoy che ha paura! »

Narcissa era una donna forte, senza dubbio; ma da quando mio fratello aveva acconsentito a che il Signore Oscuro segnasse Draco con il suo Marchio viveva in preda ad un perenne stato di terrore. Bellatrix non capiva, non aveva mai capito… Per lei, Draco era solo un oggetto di cui pavoneggiarsi, una vittima che non avrebbe esitato ad offrire se fosse stato necessario. Narcissa era diversa, per quanto Mangiamorte in ogni fibra del suo corpo: era lucida e razionale quanto la sorella era invasata e ad un passo dalla pazzia, ma soprattutto amava suo figlio più di ogni altra cosa al mondo. Voleva che diventasse potente e temuto, naturalmente, ma si rendeva conto che nemmeno il figlio del grande Lucius Malfoy poteva essere pronto, a sedici anni, per diventare uno spietato assassino. Dal primo arresto di mio fratello, se sempre eravamo state amiche, era nato tra noi un rapporto di profonda fiducia e reciproca sincerità, per cui non provai timore a dirle ciò che pensavo.

« Se può consolarti, Cissy, anche la sorella di Lucius Malfoy ha paura. Sono molto, molto in pensiero per quello che potrebbe succedere a Draco ». Narcissa mi fissò con gli occhi pieni di lacrime. Una parte di me voleva fermarsi, ma l’istinto mi fece parlare prima ancora che avessi il tempo di riflettere. « Ho sentito all’ultima riunione che Tu-Sai-Chi ha grandi progetti che lo riguardano… Hai idea di cosa si tratti? »

« No, e nemmeno Lucius a quanto pare ne è al corrente. A Bellatrix è sfuggita una strana frase su Hogwarts, però, sai? Forse aveva a che fare con lui… » Il mio cuore tremò, e fui costretta a sedermi accanto a lei.

« Va tutto bene, Lucretia? » Mi imposi di mentire e cercai di tranquillizzarla.

« Meglio ad Hogwarts che altrove, no? Severus potrà tenerlo d’occhio più facilmente… » Non vedevo Severus Piton da mesi ormai; ora che la situazione sembrava davvero ad un passo dalla fine, sentii crescere dentro di me un dolore forse mai provato prima. « Siamo in ritardo, Narcissa, dobbiamo andare » Lo dissi con poca convinzione, e allo stesso modo lei mi seguì; cercai di nascondere il mio viso sotto la maschera il più in fretta possibile: pazienza il rapporto sincero, ma non volevo che vedendo le mie lacrime mi costringesse a rivelarle il motivo di quel mio stato…

Mentre ci recavamo nel parco per materializzarci da Sinister – senza peraltro capire per quale motivo quella riunione dei Mangiamorte si dovesse svolgere là –, tuttavia, uno strano presentimento si faceva prepotentemente strada dentro di me. La sensazione che ci stessimo dirigendo verso l’epilogo, verso il momento della verità, cresceva nella mia mente ad ogni passo; e strinsi con forza la bacchetta: l’avrei rivolta verso chiunque, avrei ucciso senza neppure guardare chi fosse il mio avversario, pur di proteggere Draco.

« Narcissa… » La fermai un istante prima della partenza, sfiorandole il braccio.

« Sì? »

« Farò il possibile per impedire che a Draco succeda qualcosa. Severus non sarà solo; lo sai, farei qualunque cosa pur di… » Lei afferrò il mio braccio e mi guardò da dietro la maschera. Intuii la sua gratitudine senza fatica.

« Grazie al cielo ci sei tu » Sorridemmo entrambe.

« Te lo prometto, Cissy: cascasse il mondo… Sarà il mio sangue a scorrere, non il suo ». Ci abbracciammo per un paio di secondi.

« Andiamo, ora; ci stanno aspettando ».

§§- - -§§

Un gran numero di Mangiamorte occupava Nocturn Alley, e tutti, come me e Narcissa, indossavano mantelli e maschere. Una tale concentrazione di noi, in un luogo pubblico e senza il minimo tentativo di non farsi notare poteva significare solo una cosa: la notte che stava per sorgere avrebbe sancito senza possibilità di ritorno l’inizio della seconda guerra, e il Signore Oscuro stava per mostrare al mondo il suo ritorno. Provai un brivido di eccitazione a quel pensiero, come molti altri pensai; ma anche l’idea di tornare finalmente al potere, di esercitarlo di nuovo alla luce del sole, venne disturbata: guardandomi intorno non potei non notare quello che ormai consideravo a tutti gli effetti il "partito di Bellatrix" – lei e Rodolphus, Tiger, McNair, e qualche altro svitato – che, in mezzo alla strada, si vantava delle vittime che avrebbe fatto ancor prima di cominciare a combattere. Provai un moto di cieca rabbia nel vedere che mio fratello si stava avvicinando a loro, così gli andai accanto e, sfiorandogli una spalla, lo allontanai con il pretesto di dovergli parlare. Non sopportavo l’idea che Lucius potesse essere contato tra loro… Certo non ero una santa, tutt’altro: avevo torturato e ucciso così tanto, nella mia vita! Però… Non ero come Bellatrix, nessuno lo era. E anzi sospettavo che la sua crudeltà, poiché mista allo squilibrio, fosse ancor più efferata di quella dell’Oscuro Signore.

« Perché siamo così tanti, Lucius? E così davanti a tutti… Si tratta di quello che penso? » Dai suoi occhi fiammeggiò la stessa eccitazione che provavo io, ma sulle prime non capii come mai sembrasse addirittura più grande. Lui mi rispose con la voce piena d’orgoglio, e allora fu tutto chiaro.

« È il grande momento di Draco, Lucretia, sì. E dopo questa notte nessuno oserà più mettere in dubbio la fedeltà dei Malfoy! » L’orgoglio cui mio fratello aveva appena dato voce mi contagiò, lo ammetto, finendo col mischiarsi alla preoccupazione che condividevo con Narcissa. Ma restava ancora una questione.

« Dove stiamo andando? »

« Ad Hogwarts. Grazie a questa brillante idea di mio figlio, faremo una bella sorpresa a tutti quei mezzosangue e filobabbani… Non credi? » Lo credevo eccome. Anzi, a dire il vero lo credevo a tal punto che quasi dimenticai i miei sogni e ciò che Severus aveva visto nella mia mente. Guardai decine di Mangiamorte sfilare fino all’Armadio Svanitore, l’altro esemplare del quale si trovava nel Castello di Hogwarts, fiera dell’astuzia di Draco come forse mai prima d’allora. Lucius, con grande disappunto di Bellatrix che a stento tollerava la mia presenza, affidò a me il compito di "spiegare" a Sinister cosa gli sarebbe accaduto se ci avesse traditi; motivo per cui dovetti restare nel negozio in attesa che tutti gli altri partissero. Durante quei minuti fu la volta di Lucius di prendermi in disparte, e fui molto sorpresa quando lentamente tolse prima la propria, quindi la mia maschera e prese il mio viso tra le mani. I nostri profili simili, i capelli chiarissimi e gli occhi grigi si specchiarono l’uno nei lineamenti dell’altra.

« Ci faremo onore ».

« Sì, ci faremo onore ».

« Ora che lui è tornato, nessuno potrà fermarci ».

« Ma nel caso lo facesse, sarà stato per la migliore delle cause ».

« Vieni qui, Lucretia » Fu un abbraccio rapido, quello con Lucius, ma per qualche strana alchimia mi fece rivivere la sensazione di addio provata con Piton mesi prima. Non diedi segno di quanto accaduto, e mio fratello, dopo avermi baciato sulla fronte ed essersi rimesso la maschera, sparì inghiottito dall’armadio. Dovevo assolutamente neutralizzare quella malinconia… E lo feci nell’unico modo che noi Mangiamorte conoscessimo.

Mi voltai verso Sinister a volto scoperto, un sorriso crudele indelebilmente impresso sulle mie labbra.

« Ci tradirai, Sinister? Farai la spia al Ministero, o magari agli Auror? » Era uno degli esseri più patetici e bugiardi che avessi mai incontrato, e non provare pietà per i suoi squallidi giuramenti di fedeltà fu tutt’altro che difficile.

« No… No, signora Velkenskj… Non potrei mai… » Rivolgersi a me con il nome del mio – grazie al cielo – defunto marito equivaleva a domandarmi una morte lenta e atroce, quindi non mi feci pregare. Guardai il suo volto pieno di terrore, puntai la bacchetta e sussurrai.

« Crucio! » Lo torturai senza pietà per diverso tempo, fino a che non decisi che era ora di raggiungere gli altri ad Hogwarts. Inflissi un’ultima maledizione al suo corpo martoriato, curandomi di non ucciderlo: avevo ricevuto ordine di lasciarlo in vita e così feci, anche se una parte di me dubitava seriamente che quella che avrebbe avuto dopo il nostro incontro sarebbe stata vita.

Il calore che si spandeva dal Marchio Nero per quell’arbitrario uso della forza e del più assoluto incondizionato potere invadeva il mio corpo millimetro dopo millimetro. Da tempo non mi sentivo così determinata, e così infinitamente soddisfatta. Lanciai un’ultima occhiata a Sinister, che agonizzava contorcendosi sul pavimento, e risi con malvagità di fronte al suo dolore.

« Ti avevo avvertito. Non si può mentire ai fedeli dell’Oscuro… » Raccolsi dal bancone impolverato, dove Lucius l’aveva posata, la mia maschera d’argento che, forse in contrasto con la sporcizia attorno, brillava quasi fosse dotata di luce propria. Nell’indossarla mi sentii invincibile, anche si il freddo contatto del metallo sulla mia pelle accaldata per lo sforzo mi fece riprendere contatto con la consapevolezza del rischio che Draco stava correndo. Entrai così rapidamente nell’Armadio Svanitore, pregando con tutte le forze di riuscire ad arrivare in tempo.

 

 

Il rumore della battaglia che infuriava ai piani inferiori era quasi insopportabile, quando uscii dalla Stanza delle necessità; ma quando mi ci trovai in mezzo fu chiaro che la realtà era di gran lunga peggiore di quanto il frastuono promettesse. Mi guardai attorno cercando di individuare Draco o Severus, ma senza risultati. Riconobbi mio fratello e Narcissa dalla straordinaria sincronia che i loro corpi dimostravano anche nel combattimento, e alcuni metri più in là Bellatrix, perfettamente identificabile per la sua risata indemoniata che riusciva a far accapponare la pelle a più di un Mangiamorte.

Ovunque mi rivolgessi era un alternarsi continuo di bagliori rossi ed esplosioni di luce verde; io stessa dovetti farmi largo a furia di Schiantesimi e maledizioni, e spesso passare indenne attraverso il fuoco incrociato di nemici e alleati si rivelò più complicato che attaccare per prima. Tuttavia mi battevo senza risparmiarmi; ridussi in fin di vita un Auror e ne uccisi un altro, riuscii a colpirne diversi altri e anche se rimediai una brutta ferita alla gamba sinistra assaporai per un attimo il tanto atteso trionfo quando finalmente il Marchio Nero venne evocato sopra il castello di Hogwarts.

Poi, all’improvviso, tutto mi crollò addosso. L’alone di potere e di crudeltà che faticosamente mi ero ricostruita attorno andò in frantumi nell’istante stesso in cui davanti ai miei occhi apparve Remus Lupin.

Gli anni lo avevano cambiato, sembrava molto più triste e malconcio, eppure qualcosa in lui del ragazzo che avevo amato doveva essere rimasto, perché il mio cuore tornò a battere come da tanti, troppi anni non faceva. Lui non mi riconobbe, e, anche se era logico, ne fui lieta: sapevo che, per quanto disincantata e priva di emozioni io fossi, non avrei potuto sopportare il disprezzo nei suoi occhi quando avesse visto chi ero diventata. Un branco di lupi mannari al servizio di Grayback, il responsabile dello stato di Remus, imperversava nel castello mordendo chiunque capitasse tra le loro fauci, e mi sentii invadere dalla pena per il dolore che lui certamente provava al pensiero di non poter impedire loro di rovinare altre vite.

Zoppicando e perdendo molto sangue arretrai di qualche passo, cercando di raggiungere le scale per appoggiarmi al corrimano e tentare di dare sollievo alla gamba ferita. Fu in quel momento, che Bellatrix scorse Remus. Mi rivolse un’orribile occhiata di scherno, poi, con una risata grondante sadismo e sete di sangue, diresse la bacchetta contro di lui. Senza riflettere neppure un istante la schiantai, e pur nel trambusto della battaglia che infuriava lui si voltò a guardare da chi provenisse lo Schiantesimo. I nostri occhi entrarono in contatto per un lunghissimo istante, e sono certa che in quel momento mi riconobbe. Lo vidi socchiudere le labbra come per dirmi qualcosa, ma fu costretto ad interrompersi; il combattimento stesso si interruppe. Giù per le scale correvano alcuni di noi, tutti irriconoscibili o quasi tranne i primi due. Mi sentii morire, quando in essi riconobbi il mio piccolo Draco e Severus Piton, ma ancor di più quando vidi Rodolphus Lestrange avvicinarsi a sua moglie, che si stava rialzando dopo essere stata colpita, e sussurrarle concitatamente qualcosa.

Sentii Bellatrix gridare e mi domandai cosa potesse essere successo sulla torre di Astronomia, tale da giustificare una tale reazione: ma la mia domanda cadde nel vuoto di fronte a quanto stava accadendo. Bellatrix scagliò la maschera a terra, fuori di sé, e con uno sguardo assassino puntò la propria bacchetta su Draco. Mi ero già mossa di qualche passo verso di lui, quando la sentii urlare.

« Maledetto, hai fallito! Non hai portato a termine i suoi ordini! » Tutto, intorno a noi, sembrava essersi immobilizzato; lessi il terrore negli occhi di mio nipote, e la determinazione di Severus a difenderlo nella presa salda con cui stringeva la bacchetta. Mi lanciò un’occhiata, e compresi alla perfezione il suo messaggio: uno solo di noi non avrebbe potuto contrastare la maledizione che Bellatrix stava per scagliare, era necessario che agissimo insieme. E così mentre lei, sotto gli sguardi increduli, attoniti e impotenti di mio fratello e di Narcissa, formulava ai danni di Draco il più imperdonabile Avada Kedavra della sua vita, io e Severus evocammo un incantesimo di difesa in grado di resistere all’attacco e salvare il ragazzo. Ebbi appena il tempo di sorridere a Severus per l’ultima volta, prima di accorgermi che qualcosa nell’incantesimo scudo era andato storto.

§§- - -§§

Concentrati sull’assurdità di quanto appena accaduto, in pochi notarono la fatica con cui Severus Piton trascinò via il giovane Malfoy. Il ragazzo urlava e piangeva, non voleva fuggire; l’austero professore lottava con se stesso per adempiere alla promessa di salvarlo, e lottava contro il desiderio di stringere tra le braccia il corpo che ora giaceva mollemente abbandonato a terra.

I Mangiamorte furono costretti alla ritirata abbandonando dietro di sé i cadaveri; per allontanare Lucius Malfoy da Hogwarts fu necessaria la maledizione Imperius, mentre Bellatrix trascinò a forza Narcissa, pietrificata dal dolore. Il corpo avvolto nella tunica nera rimase a terra, e nessuno dei servitori di Lord Voldemort se ne curò.

Remus Lupin aveva riconosciuto la Mangiamorte non appena si era voltato cercando di capire chi avesse colpito Bellatrix Lestrange, e nel comprendere che cosa aveva mosso la sua mano a difenderlo aveva provato un profondo senso di colpa.

Lucretia…che cosa ti ho fatta diventare.

Aveva cercato di parlarle, ma gli eventi erano precipitati: lei e Severus avevano evocato uno scudo per difendere suo nipote dall’attacco di Bellatrix, ma all’ultimo momento l’Avada Kedavra, invece di infrangersi, era scivolato sulla protezione e aveva colpito Lucretia in pieno petto. Per un lunghissimo istante nessuno si mosse, né tra i Mangiamorte né tra loro, mentre il corpo di Lucretia Malfoy, ormai privo di vita, si accasciava morbidamente sul pavimento freddo.

I servitori del Signore Oscuro dopo un primo istante di confusione si ritirarono, e Remus Lupin si trovò inginocchiato accanto al cadavere della donna che un tempo aveva saputo donare il sole alle sue giornate. La voce di Malocchio Moody che intimava di iniziare la rimozione delle vittime gli suonò infinitamente sgradevole, e ancor più lo fu il non sapere dove sarebbero stati portati i corpi. Guardò Lucretia, i suoi occhi vuoti e immobili come il vetro che fissavano innaturalmente un punto sopra di lei, e con uno sforzo che gli costò un infinito dolore le abbassò le palpebre con una carezza.

« No, lei no. Devo occuparmene io » Minerva McGranitt notò la scena, e con un cenno confermò all’uomo in piedi dietro a Lupin di fare come lui aveva detto. Poi, gli posò delicatamente le mani sulle spalle.

« Remus… Sono davvero mortificata ».

« È come se l’avessi uccisa io. Il minimo che possa fare è darle una sepoltura degna di lei ».

« No. Sono certa che desidererebbe una sola cosa… Restituisci il corpo alla sua famiglia, Remus ».

« Ma loro sono… »

« Sì, è vero. Sono crudeli, sono assassini. Ma tu conosci meglio di altri il bene che Lucius ha sempre provato per lei. Il fatto che Lucretia sia morta è già una grande punizione per loro, non privarli della consolazione di seppellirla »

« Come puoi dire questo, Minerva? Loro hanno… » La McGranitt soffocò un singhiozzo.

« Anche Silente ti direbbe che è la cosa giusta ».

Lupin sollevò Lucretia Malfoy tra le braccia, e la portò in una stanza vuota. Le pulì il viso e le mani dalle macchie di sangue, con un incantesimo trasformò la veste da Mangiamorte in uno splendido abito bianco, e con un altro colpo di bacchetta intrecciò i suoi capelli con eleganza, ornandoli di piccoli fiori. La guardò per l’ultima volta, ripensando al male che aveva fatto a se stesso e a lei per tutti quegli anni; rivide il dolore che aveva segnato indelebilmente Lucius Malfoy e suo figlio, l’orrore provato da Narcissa, lo sgomento inciso a fuoco sul volto di Piton. Quindi uscì nel parco e affidò il corpo di Lucretia a quattro Thestral, che l’avrebbero portato alla sua tomba di famiglia.

E là, in una cripta stregata, Lucius Malfoy sigillò il sepolcro di sua sorella con queste ultime parole:

« Così ho voluto, questo mi ha uccisa: amare te, sangue del mio sangue, fino all’ultimo respiro ».

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Slytherin Nikla