Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Gemini_no_Aki    15/10/2011    1 recensioni
La terra di Eyluvial era stata in pace per lunghi anni, demoni di razze e culture differenti avevano imparato a convivere pacificamente fino a quel momento. Fino a quando quattro pilastri di luce erano scesi su quella terra portando il Caos. La speranza non può essere riposta in interi eserciti che si muovono come macchine da guerra inarrestabili, bensì in chi non conosce nulla del futuro, in chi non crede nel destino. La speranza sta in chi non sa chi veramente è.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'I Protettori di Eyluvial'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. III


Quando il guaritore vide arrivare il giovane privo di sensi sospirò scuotendo il capo.
“Rieccoci qua, un’altra volta.”
Commentò con una vena sarcastica nella voce facendosi da parte per lasciar entrare Erlan. Distese Astaroth su una branda rigida e si voltò verso il più giovane, esitante sulla porta.
“Dammi quel corno e torna a casa Belial.”
Disse spiccio strappandogli di mano l’oggetto e dandogli le spalle; ma il ragazzo non sembrava intenzionato a muoversi, lo sguardo era fisso sul fratello, non voleva piangere, non voleva mostrarsi debole eppure i suoi occhi lo avrebbero presto tradito.
“Torna a casa e spiega a Ethya cosa è successo.”
Il cacciatore lo spinse fuori con un gesto brusco e gli chiuse la porta in faccia, senza che la sua espressione mutasse lui rimase immobile davanti alla porta in legno scuro. Non sarebbe tornato a casa, non da solo, come gli aveva sempre insegnato Astaroth. Così si sedette accanto alla porta, contro al muro in pietra e attese, non sapeva nemmeno lui cosa, solo attese.
“Cos’è accaduto stavolta?”
La voce di Rolmir spezzò il silenzio che era sceso nella stanza, Erlan alzò leggermente le spalle.
“Glumgen...”
Disse posando il corno sul tavolo e togliendo la stoffa che lo copriva.
“È quello giusto.”
“Un anziano... Cosa sta succedendo?”
Domandò aggrottando la fronte mentre iniziava a far scorrere le mani davanti a boccette di cristallo dalle forme e colori più disparate. Le posò sul tavolo e, prima di versarne alcune gocce dentro il mortaio sbriciolò con un rudimentale martello la punta del corno.
“Ce lo stiamo domandando tutti. Ho sentito alcuni parlare di un giudizio degli anziani, una specie di prova.”
“Ah! Hai assistito ad uno di quei monologhi interminabili di Fyaul scommetto. Dice di parlare con gli anziani e di averne addirittura incontrato uno!”
Scoppiò in una risata mentre con mani abili preparava l’antidoto al veleno.
“Figuriamoci se uno degli anziani si mostra a lui!”
“Da quel che so ha incontrato la strega del nulla. Una vecchia che vive in una casa nel mezzo di una landa desolata in mezzo al nulla.”
A quelle parole Belial drizzò le orecchie.
“Così dicono... Io non credo che sia una degli anziani, piuttosto è una vecchietta sola che vive li.”
Sposto il composto dal mortaio dentro una tazza metallica sul fuoco e rivolse finalmente il suo sguardo verso Astaroth.
“Sopravvivrà?”
Per poco a quella domanda Il giovane Belial non fece un salto mandando in fumo la sua silenziosa presenza fuori dall’abitazione.
“Difficile da stabilire, ne ha passate di cose ma venire avvelenato da un Glumgen anziano non è cosa da tutti i giorni, non mi è mai capitato. Ma conto sul suo istinto di sopravvivenza. Non so con quali ripercussioni però, il veleno è rapido, già ora ha raggiunto il cuore.”
Commentò piegando la testa del guerriero da un lato rendendo visibili delle venature scure che si allungavano lentamente. Erlan iniziò a togliergli la veste superiore scoprendo la ferita sanguinante.
“E ora la parte più dolorosa, tienilo fermo.”
Mentre il cacciatore sedeva dietro il capo di Astaroth e con una mano gli bloccava la spalla e con l’altra la testa, Rolmir posò una garza sulla ferita e iniziò a premere con forza finchè la garza, da bianca, non si tinse di rosso.
Astaroth tese i muscoli spingendo indietro la testa mentre dalla bocca uscì solo un urlo roco. Belial, accucciato sotto la finestra si portò le mani alle orecchie e nascose il viso sulle ginocchia senza cercare di frenare le lacrime calde che uscivano dagli occhi azzurri.
“Scusa fratello... È stata colpa mia.”
Ma per quanto premesse le mani sulle orecchie le urla lo raggiungevano comunque, urla strazianti che lo tentavano. Desiderava alzarsi ed entrare nella casa, stare accanto al fratello, calmarlo, o almeno parlargli. Rassicurarlo tenendogli la mano.
Quando le urla si acquietarono non sapeva quando era passato, riusciva a distinguere nuovamente le due voci all’interno.
“Non posso tenerlo qui, dovrai riportarlo a casa Erlan, il peggio ormai sembra passato, mi recherò io domattina da loro.”
Belial scattò in piedi e, scrollandosi la polvere dai vestiti e cercando di asciugare come meglio poteva le lacrime, attese che il cacciatore aprisse la porta.
“Ora dovrei fare una faccia sorpresa e dire “Oh cielo! E tu cosa ci fai qui?” vero ragazzo?”
Domandò ironicamente al giovane che aveva abbassato lo sguardo dopo aver visto il volto del fratello.
“Dovrei dirlo se non avessi davanti Belial. Andiamo ora.”
Si incamminò verso la piazza centrale seguito a pochi passi dal giovane ancora a testa bassa. Una volta davanti alla porta Belial si avvicinò e la aprì guardando dentro con leggero timore.
“Finalmente!! Ragazzi miei avete idea di che spavento mi avete fatto prendere ritardando così tanto?”
La voce parve investirli come una folata di vento impetuoso.
“Delicata come sempre di tono, vecchia mia.”
Commentò divertito Erlan facendo un passo avanti mentre stringeva tra le braccia il guerriero. Solo quella vista fece cambiare completamente la buona Ethya.
“Cos’è successo?”
Chiese mentre faceva strada verso la camera dei due giovani e apriva la porta per poi andare a spostare le pesanti coperte dal letto così da poter sistemare bene Astaroth.
“Piccoli contrattempi, nulla di... Troppo grave, ha solo bisogno di riposo. E quest’altro ha bisogno di mangiare, un bel bagno caldo e una dormita... Nell’ordine che ho detto e senza eccezioni.”
Concluse battendo una mano sulla spalla di Belial che si stava avvicinando al fratello maggiore. La donna lo bloccò e se lo trascinò con se in cucina mentre Erlan chiudeva la porta della stanza e li lasciava con un saluto allegro caricandosi in spalla il fucile.
“Ethya io...”
“Tu ora mangi, ti lavi e fili a dormire subito. Niente storie!”
Con un sospiro rassegnato, ormai sapeva che contraddire quella donna era controproducente, si sedette e iniziò a mangiare mentre Ethya , dandogli le spalle, continuava a lavare i piatti.
“Ethya... Chi è la Strega del Nulla?”
Esordì dopo alcuni minuti di silenzio smettendo di mangiare. La donna si voltò a guardarlo.
“Dove hai sentito quel nome?”
“Rolmir.. Mentre curava Astaroth ne parlava con Erlan... Ma non so altro.”
Un sospiro, la donna si sedette davanti al giovane.
“Dicono che sia uno degli Anziani, una vecchia che si manifesta per aiutare i viaggiatori in difficoltà che si perdono nelle tempeste.”
Belial sgranò gli occhi a quelle parole. Se era davvero così allora la donna che li aveva salvati era uno degli Anziani. E loro non l’avevano nemmeno ringraziata!
“Dicono anche che sia una potente maga oscura che finge di aiutare le persone per poi mandarle tra le braccia della morte.”
Effettivamente però anche quella definizione poteva essere veritiera, una volta arrivati nei pressi di Kylmcem erano stati attaccati dai Glumgen, sarebbero morti se Erlan non fosse stato a caccia in quel momento.
“Altri dicono che è una fata... Oh, la verità è che può essere tutto questo come può non essere nulla, ora non farti questi problemi sbrigati a finire.”
Disse alzandosi nuovamente. Ma il ragazzo non toccò più cibo, dopo poco si alzò silenzioso e tornò in camera sentendo lo sbuffo chiaro della donna che però non lo fermo. Le era riconoscente anche per quello.
Si avvicinò al letto e guardò il corpo di Astaroth disteso sotto le coperte.
“Cosa ti hanno fatto quei mostri...?”
Domandò al nulla mentre con la mano accarezzava la guancia, ancora segnata dalle venature scure che sembravano non volersi ritrarre; si sedette a fianco del letto e tenne lo sguardo fisso su di lui, non riusciva a smettere di guardarlo e non era la prima volta che accadeva. Passava delle notti intere a guardare il suo profilo addormentato, rischiarato dalla pallida luna, oppure quando camminavano, Astaroth lo precedeva e lui fissava la sua schiena, immaginava i muscoli definiti sotto i vestiti pesanti, sognava di venire stretto da quelle braccia forti. Il quel momento, mentre lo guardava privo di sensi, indifeso, sul letto ebbe un solo pensiero.
Si mise in ginocchio accanto al letto e si avvicinò a lui, al suo volto pallido, non sapeva cosa lo avesse convinto a farlo, forse il fatto che Astaroth era privo di sensi, forse perché non sapeva, né voleva, più trattenersi. Prendendogli dolcemente il volto con una mano si chinò su di lui, gli occhi socchiusi e un lieve rossore sulle guance, e lo baciò per un veloce, velocissimo secondo prima di tornare seduto a fianco del letto, ancora imbarazzato. Gli prese dolcemente la mano e la strinse.
“Sono qua, Astaroth. Andrà tutto bene.”
Ma sapeva che quelle parole non si addicevano a lui, chissà perché, al fratello, venivano molto meglio.
In quello stesso momento, nei campi nella periferia di Benhaïk1, un fascio di luce si innalzò al cielo e la terra tremò.


1: Città nella piana di Benhisa


Angolo dell'Autrice: Questo è quanto.. so che non è granchè come storia, se avete consigli o critiche fatemelo sapere.
Aki

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Gemini_no_Aki