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Autore: Sayu e Tak    23/06/2006    0 recensioni
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Ecco che dopo diverso tempo le due pazze tornano a scrivere una nuova storia!!
Una favola moderna, con una guerra tra bande rivali, due cattivi spietati e pericolosi, un quartetto di fate, Nami e Giada principesse nelle loro vite, riporteranno allo splendore la loro leggenda metropolitana e forse tra tutte le loro avventure riusciranno anche a trovare l'amore...
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Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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The Princess in a Real Life

The Princess in a Real Life

 

Capitolo 2

 

PdV Nami

 

Appena finito il caffè Giada mi accompagnò a casa, e da li stetti tutto il tempo a studiare. Il giorno dopo andai dall’estetista e poi dalla parrucchiera, proprio come voleva mio fratello, e ricevetti anche una telefonata da Edo, che mi chiedeva per la festa e tutto quando.
Ma fortunatamente avevo altri impegni.
Arrivò così il giorno della festa di mio fratello.

La casa era perfetta, il cibo era perfetto, e io ero perfetta.

Sam, per una volta, non aveva storto il naso riguardo al mio abito, e aveva detto che in fondo erano soldi spesi bene.

Quella sera mi avrebbe presentato Silvia, la sua fidanzata. Per quel che sapevo era una ginecologa della sua stessa età.

Passai anche quella giornata sui libri fino alle cinque, quando andai a farmi un bagno senza rovinare i capelli, poi mi vestì e mi truccai e andai ad accogliere gli ospiti con mio fratello, la prima ad arrivare fu Giada, fortunatamente per me. Poi piano, piano arrivarono tutti gli altri.

-Buonasera- Giada con il suo abito nuovo e i capelli raccolti dava uno strano effetto. Salutò educatamente entrando e dietro di lei comparve anche il suo fidanzato, Daniel. Non era bellellissimo, aveva un naso che faceva quasi paura da tanto che era storto, e non aveva nemmeno un carattere dei migliori. Era presuntuoso e snob. Nell'entrare Giada alzò gli occhi al cielo mentre lui la seguiva a ruota decisamente scocciato.

-Ma chi lo ha invitato- le chiesi a bassa voce mentre sorridevo ad altri invitati.

-Non ne ho idea, me lo sono ritrovato davanti alla porta di casa- rispose lei a denti stretti sorridendo a sua volta.

-Nami- sentì mio fratello chiamarmi e si avvicinò con due ragazzi. Mi afferrò il braccio e mi sussurrò all'orecchio -Tenete compagnia a questi due, poi ti spiego.- annuì a Sam e sorrisi ai due ragazzi. -Andrea, Ruben, loro sono mia sorella Nami e la sua amica Giada.

-Piacere- dissi chinando leggermente il capo.

-Salve a voi belle fanciulle- disse maliziosamente il ragazzo dai capelli scuri che doveva essere Ruben.

-Piacere di fare la vostra conoscenza- rispose più pacato l'altro che per esclusione era Andrea.

-Piacere- rispose sintetica Giada, che in fatto di convenevoli era molto stringata, a volte arrivava anche ad esprimersi semplicemente a monosillabi.

-Allora... come mai mio fratello vi ha dato la baby-sitter?- chiesi osservandoli.

-Non so, ma di certo la compagnia si preannuncia interessante- ammiccò Andrea nella mia direzione. Mi scrutò attentamente da capo a piedi, indugiando sui particolari.

Nel frattempo Giada stava scrutando con il suo solito sguardo di sufficienza Ruben.

-Volete qualcosa da bere?- disse Ruben senza dar molto peso al dire dell'amico, si avvicinò così a Giada offrendole il suo braccio -Sarei lieto di farle da cavaliere, se voi accettate- disse in tono gentile.

Io da parte mia ignorai la battuta del rosso e osservai con la coda dell'occhio Daniel, rimasto indietro a mangiare tartine, senza che si accorgesse di noi, fortunatamente.

Giada parve leggermente riluttante ma accettò il braccio offertale e ben presto si ritrovò a trascinarci tutti dietro un gruppo affollato, evidentemente doveva aver intuito la vicinanza di Daniel.

Andrea continuava ad osservarmi, era alto e imponente con i capelli rossi arruffati e ordinati allo stesso tempo. Indossava un completo classico e pareva stare in attesa di un mio cenno.

-E così, sei tu che devi farmi da cavaliere- disse accostandomi a Andrea.

-Il destino ha voluto ciò... evidentemente era scritto- sorrise gentile mentre ci avvicinavamo a Giada e Ruben.

-Credi nel destino?- chiesi circondando il suo braccio con il mio.

-Forse... tu?- chiese guardandomi negli occhi.

-Ci credo abbastanza...- risposi facendo un mezzo sorriso malizioso.

-Abbastanza è vaga come affermazione- rispose malizioso a sua volta.

-Perchè forse non lo è?- spostai lo sguardo sulla mia amica. Lei e Ruben erano andati avanti parecchio, prevedevo guai per loro, visto che Daniel si era messo a cercarla, e sicuramente l'avrebbe trovata. Magari è la volta buona che Daniel decide di lasciarla in pace.

Lui notando la direzione del mio sguardo cercò di attirare la mia attenzione schiarendosi la voce, poi guardando anche lui Daniel parlò:-è il tuo ragazzo?- chiese indicandolo.

-No- mi limitai a rispondergli -E la tua ragazza dove l'hai lasciata?- chiesi riportando lo sguardo su di lui.

-Questo è vero- risposi avvicinandomi al tavolo delle bevande dove mi feci servire un bicchiere di Coca Cola -Ma potresti anche essere uno di quelli che tradisce la propria ragazza alle feste.

-E' vero... può essere, ma tu puoi solo riporre fiducia nella mia parola di sconosciuto e continuare a pensare che sia la prima ipotesi detta quella vera- fece cenno al cameriere di porgli un bicchiere di champagne.

-Potrei farlo, dopotutto sei uno sconosciuto che per la maggior parte delle percentualità non rivedrò più- dissi sorseggiando il bicchiere di coca cola.

-Anche questo è vero... tuttavia non si sa mai cosa possa nascondere il destino, no?- ammiccò per poi sorseggiare a sua volta lo champagne e alzare lo sguardo verso gli ospiti.

In quel momento seguendo il suo sguardo vidi qualcuno aggirarsi tra gli ospiti vestito di jeans e camicia, decisamente fuori luogo in una festa mondana come quella.

-Santi numi...- esclamai riconoscendo quella figura -Vieni...- lo presi per mano spostandoci sino ad arrivare alla porta della cucina -Presto entra- lo spinsi dentro il più in fretta possibile.

Evidentemente non era abbastanza in fretta, lui mi prese per un braccio senza capire il perchè lo spingessi in cucina e dall'altro lato Simo, la persona che era appena entrata mi aveva notato e si avvicinava decisamente furioso verso di me.

-Certo che tu ci tieni agli amici! Potevi venire alla festa! E' così che tieni al gruppo?- mi chiese sprezzante una volta giunto ad un metro da me.

Andrea stette in silenzio alle mie spalle, ma in quel modo mi tagliava anche la fuga.

-Ciao Simone- dissi afferrando una mano di Andrea e stringendola dietro alla mia schiena -Ve lo avevo detto che non potevo venire. Lo sai com’è fatto Sam.- gli spiegai rimanendo apparentemente tranquilla.

-Per una volta potevi fare eccezione, ma tanto tra te e l'altra ve ne fregate! Pensavo ci tenevate al gruppo!- rispose nel suo solito italiano pessimo. Se ci fossero state Tamara o Giada lo avrebbero rimbeccato subito...

-Simo, non dire scemenze- scossi la testa -Lo sai che ci teniamo, ma ci sono proprio cose che non si posso evitare, ci sono delle responsabilità a cui devo per forza badare.

-Si certo, come no!- era nervoso, non ammetteva il fatto che avessimo ragione, non riuscivano a sopportarlo lui e suo fratello, non erano uguali solo nell'aspetto ma anche nel modo di pensare, ottuso e testardo.

Dovevo riuscire a liberarmene. Non potevano rovinare così la festa di mio fratello, o lui avrebbe rovinato me. Mi morsi il labbro inferiore cercando di trovare una soluzione.

-Eddai Simo...- gli sorrisi -Ci faremo perdonare- intanto stringevo sempre di più la mano di Andrea.

Lui lo notò e lo guardò da testa a piedi, fu allora che gli rivolse la parola. -Tu chi saresti? State assieme?- lo squadrò con sufficienza da capo a piedi.

Evidentemente ad Andrea quell'atteggiamento non piacque. -Non sono affari che ti riguardano, non hai sentito Nami, si farà perdonare...- rispose cercando di mantenere un tono gentile, per poi chinare lo sguardo su di me e guardarmi.

Sorrisi ad Andrea e riportai lo sguardo si Simo -Ma non avevate una festa?- gli appoggiai una mano titubante sul braccio -E avete lasciato tutti gli altri da soli?- scossi il capo -Distruggeranno tutto...

-Ci sono Tere e Cla che sono rimaste con loro a controllare la situazione- rispose lui in tono acido.

-Si lasciano tasportare troppo alle feste, lo sai, le conosci. E hai lasciato le tue cose di marca incustodite. Non è da te- scossi il capo -Tutti quei vestiti deturpati da quella gente.

-Non toccheranno i vestiti, comunque dovrete ripagarci per bene per non essere venute, sai cosa intendo...- mi guardò storto prima di allontanarsi alla ricerca del fratello.

-Che razza di persone frequenti?- mi chiese Andrea non appena Simo fu lontano.

Mi girai verso di lui e gli lasciai la mano.

-Non sai cosa darei per smettere di frequentarle...- sbuffai

-Digli chiaramente che non vuoi uscire con loro... tuo fratello lo sa? E poi... cosa intendeva con quello che ha detto prima di andarsene?- mi guardò perplesso.

-Non è così semplice digli che non voglio uscire con loro... mio fratello lo sa e infine non intendeva niente- scossi la testa e le spalle -Sono le loro solite minacce senza senso che si dimenticano dopo un giorno- gli risposi -Mi spiace solo che hai dovuto assistere a questo spiacevole inconveniente.

-Ma che importa ora- gli dissi prendendogli le mani -Forza, invitami a ballare...- lo trascinai sulla pista improvvisata nel salotto, e ci ritrovammo a ballare un lento -Allora, non mi hai ancora detto cosa ci fai a questa festa.

-Sono il nuovo assistente personale di tuo fratello... sono qui più per dovere che per altro- rispose lui alzando le spalle e approfittando del contatto per avvicinarsi a me. Aveva un profumo decisamente gradevole.

-Quindi deduco che studi giurisprudenza, e per essere gia il suo assistente personale dovrai avere un padre ricco...- dissi guardandolo in volto -E ora si spiega perchè mio fratello ti ha affidato a me.

-Sei perspicace, è evidente che mi vede come un buon partito per la sorellina minore. Ma non ti preoccupare io non bado a questo genere di cose- ammiccò.

-Se è per questo non ci bado neanche io. E' da quando sono diventata maggiorenne che Sam mi presenta ragazzi ricchi dai diciannove ai venticinque anni- piegai la testa di lato -Persone con cui parlo una sera e basta.

-Quanti altri assistenti personali ti ha presentato prima di me?- chiese divertito.

-Una decina- risposi sorridendo -Non ne ho più rivisto nessuno. E mi spiace dirlo ma mi sa che non rivedrò neanche te.

-Posso sempre lasciarti il mio numero di telefono- mi sussurrò in un orecchio.

-E cosa mi spingerebbe a telefonarti- gli sussurrai di rimando.

-Non so, ma almeno così potrai dire che hai rivisto qualcuno tra i tanti che ti sono stati presentati- sorrise.

Mi morsi il labbro inferiore e sorrisi.

-Vero, allora lasciamelo, vedremo che si può fare-

 

PdV Giada

 

Non feci in tempo a raggiungere la festa che mi ritrovai davanti alla porta di casa quello scocciatore di Daniel.

Imprecai quando lo vidi fuori dalla porta, e mi seguì fino a casa di Nami e Sam.

La casa come al solito era impeccabile, il salone dove si teneva la festa era enorme e gli invitati sarebbero arrivati a momenti. Seminai velocemente quella seccatura di Dan, ma come mi voltai fu Sam a braccare me e sua sorella.

Ci presentò due ragazzi di qualche anno più grandi di noi, uno, Andrea, si appiccicò a Nami, mentre l'altro, Ruben dopo avermi preso per un braccio mi trascinò al tavolo per prendere qualcosa da bere.

Daniel mi stava fastidiosamente alle costole e cercai di trascinare anche Nami e l'altro con noi.

Senza nemmeno accorgermene, in un attimo, sparirono dalla mia vista.

-Ho perso di vista Nami... non la vedo- mi sporsi mentre il mio cavaliere, decisamente più alto di me mi trascinava avanti.

-Non è sola, è in buona compagnia- disse il mio cavaliere porgendomi una coppa di champagne.

-E questo chi me lo assicura?- lo guardai torva. Quel giorno avevo decisamente la luna storta ed ero poco di compagnia.

-Lo stesso fratello della tua amica. Pensi che avrebbe lasciato la sorellina nelle mani di uno sprovveduto?- mi chiese sempre in tono gentile.

-Non l'ho mica avvelenata, questa coppa è di proprietà della tua amica, e a meno che non vuole avvelenarti lei...- lasciò la frase in sospeso riprendendo il mio braccio e avviandosi verso il balcone.

-No... è che... ehm... sono astemia- abbassai lo sguardo per nascondere con la frangetta il rossore che stava comparendo sulle mie guance.

-Allora vieni...- mi prese la coppa e la porse a un cameriere che passava vicino a noi -Porti alla signorina un analcolico per favore- mi guardò poi sorridendo.

-Grazie- risposi, chinando leggermente il capo al cameriere. -Allora... come mai ti hanno incastrato con un'asociale come me?- chiesi per attaccare un po' di conversazione e non rendere la festa troppo noiosa.

-Credo per tenermi buono. Mio padre è un socio dello studio del fratello della tua amica, e ha abbastanza soldi per potersi permettere di far chiudere lo studio.

-Perchè dovrebbe chiuderlo? Almeno così ha qualcosa da fare... io mi annoierei senza il mio lavoro...- commentai.

-Era solo un esempio. Ma comunque...- alzò lo sguardo e notò avvicinarsi Daniel -Sei venuta con quello?- mi chiese facendo un cenno del capo nella sua direzione.

-No! E' lui che mi perseguita! Non riesce a capire che non mi interessa- guardai preoccupata Daniel che si stava avvicinando pericolosamente e feci una smorfia di disgusto.

-C'è decisamente di peggio... però... è troppo snob e superficiale, non è il mio tipo, pensa solo al suo lavoro e adora ribadire che la mia condizione sociale non è alla pari della sua- lo guardai in tralice da lontano mentre sorseggiavo l'analcolico che mi era stato servito.

-Brutta gente quella- ammise dirigendosi verso il balcone.

-Già... ma credimi... ci sono poveracci che sanno essere ancora più.... meglio non dire l'aggettivo, potrei sembrare molto sgarbata- sorrisi per poi sorseggiare nuovamente dal bicchiere

Arrivammo così in balcone e lui si appoggiò al muro osservando senza avvicinarsi al bordo.

Rimanemmo li a chiaccherare per un po finche una voce sgradevole non raggiunse le mie orecchie.

-E così invece che venire alla nostra festa stai qui a civettare con un pomposo avvocato-

-E tu cosa diavolo ci fai qui?- chiesi stupita di trovarmelo davanti all'improvviso.

-Cos'è? Stupita di vedermi?- ghignò Edo -Sono venuto con il mio fratellino a vedere cosa combinava la mia migliore amica, abbandonandomi per un avvocatuccio da quattro soldi.

-Ti avevo detto che era una questione di lavoro, qui ci sono anche i miei committenti, non sto giocando- dissi indignata delle sue offese, ovviamente era una frottola, ma mi veniva praticamente automatico. -Mi stupisce piuttosto che tu abbia così poca considerazione di me, da venire qui a controllarmi.- lo guardai gelida fronteggiandolo a testa alta.

-Come se io ci credessi- si avvicinò guardandomi minaccioso -Tu vuoi tradirmi, vuoi tradire tutto il gruppo insieme alla tua amichetta.

-Ma cosa stai dicendo? Non è affatto vero!- risposi offesa. Dovevo pensare in fretta a qualcosa che lo convincesse ad andarsene.

-E così tu sei il suo nuovo amichetto- si avvicinò a Ruben -Cosa ci trova di speciale in uno scialbo come te dovrei capirlo- gli tastò il culo -Ma forse sei solo bravo a letto.

Ruben gli bloccò la mano -Invidioso?- chiese divertito dalla cosa.

Rimasi scandalizzata a fissare Edo, che in quel momento avrei voluto strangolare per la sua maleducazione.

-Edo ma cosa diavolo stai facendo!- esplosi indignata.

Ma i due si stavano fissando malissimo e l'ospite indesiderato pareva non aver sentito una parola.

-Ritengo, che tu preferisci la compagnia altrui che la mia e quella degli altri- proferì Edo nella mia direzione –Mi avete deluso profondamente tu e Nami.

-Non preferisco la compagnia di nessuno! Sono ad un incontro di lavoro te lo ripeto: non_sto_giocando- evidenziai le ultime parole per stampargliele bene in quella testaccia dura, anche se sicuramente non avrebbe funzionato.

-Non sto giocando- mi fece il verso -Ma smettila di prendermi in giro.

-Ti reputavo una persona più matura, ma in questo momento ti stai comportando solo da bambino viziato- lo guardai gelida.

Poi vidi avvicinarsi il gemello e portai la mano alla testa disperata.

Simo senza dire nulla trascinò via il fratello guardandomi male. poi mi apprestai a rispondere a Ruben -Frequento? Non vedo l'ora di liberarmi di quella gente!- risposi a denti stretti una volta che i due furono fuori portata.

-E allora perchè li frequenti?- mi chiese. Alzò poi lo sguardo sulle persone che ballavano -Ho visto la tua amica...

-Vorrei tanto saperlo anche io...- risposi distratta per poi proseguire -Dov'è?- alzai lo sguardo per cercarla.

-Li, che balla con Andrea- fece un cenno con la mano -Andiamo a ballare anche noi?

-Oh... ok- annuii e lo seguii in mezzo alla sala.

-Mi occupo di restauro di opere d'arte moderne e di decorazioni varie, a seconda di chi mi commissiona, tu invece? Mi hai detto di tuo padre ma non di te- sorrisi a mia volta alzando il volto.

-Commercialista di un'azienda che si occupa di pubblicità- mi rispose.

-Pubblicità, la detesto dopo aver studiato grafica pubblicitaria per cinque anni- esclamai simulando una persona con la nausea.

-Non mi occupo io di fare le pubblicità, ma pagano molto bene, quindi non mi lamento.

-Si immagino- Sorrisi. Poi cadde il silenzio, non sapevo cosa dire, mi limitavo a seguire i passi che conoscevo stando attenta a non far inciampare nessuno nell'ampio abito.

Quella sera tornammo a casa, non pensai nemmeno di chiedergli il numero di telefono, sapevo che non l'avrei più rivisto... o almeno così pensai.

  
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