Capitolo 2
Baby,
I just wanna dance, I don’t really care…
Back
on the dancefloor better not to take me home
Bass kicking so hot blazing through my beating heart
French kissing on the floor, heart is beating hardcore
Heard everybody is getting a little sexy on the crazy juice
This will end up in the news
Baby,
I just wanna dance, I don’t really care
I
just wanna dance
I don’t really care… care… care
feel it in the air… yeah
[Rihanna feat David Guetta – Who’s
that chick]
[Cinque settimane prima, ancora]
Quel ritmo assordante stava
andando avanti da un’ora; e, diamine, lui si stava divertendo davvero da
morire. Il dj ci sapeva evidentemente fare: frapponeva brani recenti a vecchi
classici da discoteca, il tutto senza annoiare mai; c’era almeno una
sessantina di persone che stava ballando… fra cui lui, i due sposini, e lei. Era difficile dire chi si
divertisse di più ballare: lei aveva lanciato le scarpe con i tacchi
fuori dalla pista da ballo e ora sorrideva e si scatenava, e d’altra
parte Naruto aveva già lasciato giacca e cravatta su una qualche sedia,
e si era arrotolato le maniche della camicia. Ma anche gli altri ragazzi
intorno a lui sembravano godersela; e lei, lei, quello splendore, gli sorrideva, gli lanciava occhiate penetranti con quei
suoi occhi chiari… Naruto era totalmente intontito, inebetito,
fulminato… e madido di sudore, tanto che dovette fermarsi (lui, l’uragano umano) per riprendere
fiato. E colse al volo l’occasione.
«Ehi, ti va un
drink?», le chiese, sorridendo e grattandosi la zazzera.
Lei si fermò un solo
secondo, giusto il tempo di dire:
«Oh, no, grazie, voglio solo
ballare.»
Uzumaki la guardò ancora, totalmente rapito; ma
d’altra parte aveva sete… cercò così di uscire dalla
piccola folla che si era creata e si sedette a uno sgabello dell’open
bar, a un angolo del salone. Si girò intorno, contento, cercando i suoi
amici; ma dove diavolo erano andate a finire quelle mummie…?! Non erano
da nessuna parte… probabilmente si stavano godendo la cena con le solite
vecchiette intente a sparlare del velo bianco della
sposa; il ragazzo sghignazzò. Oh, non sapevano proprio che cosa si
stavano perdendo…
Si rizzò in piedi, si
stiracchiò sbadigliando a bocca aperta e si ributtò nella
mischia, felicissimo; e, per tutta l’ora successiva, non fece che
scatenarsi a ritmo di musica (sempre con la biondina accanto, ovviamente). Fu
solo quando il dj, esausto, annunciò che era troppo esausto per
continuare che tutti i ragazzi lì riuniti si fermarono, chi ridendo, chi
battendo le mani, chi sprofondando su un divano; cogliendo il momento
–mentre un gruppo di ragazze invocava il milionesimo pallosissimo bacio
fra i due sposini- Naruto avanzò nella maniera più disinvolta
possibile verso la solita ragazza, le passò un braccio intorno alle
spalle e disse:
«Be’, prendiamo una
boccata d’aria fuori?»
Lei, con tutta calma, prese il
braccio di lui e lo tolse da sé, sibilando:
«No, so prenderla da sola, grazie.»
E in effetti, dopo aver indossato
una giacchetta, filò al balcone antistante al salone degnando il ragazzo
di un unico sguardo sprezzante.
Naruto la osservò andare
via; la musica era assente adesso, ma le luci da discoteca erano ancora accese
e i colori erano piuttosto sfalsati: non riusciva ancora a distinguere per bene
il colore del vestito di lei… o quello dei suoi occhi… ma era
comunque così bella… e, a quanto pareva, dotata anche di un certo
caratterino… Oh, be’, sarebbe dovuto
essere solo un po’ più… più figo, insomma… e
l’avrebbe conquistata sicuramente senza problemi… e Shikamaru e Sasuke –soprattutto quest’ultimo, data la sua
popolarità fra il gentil sesso- sarebbero veramente rimasti a bocca
aperta non appena avessero visto quello splendore
che aveva conquistato con così tanta facilità… Sasuke avrebbe mangiato la polvere, stavolta…
Prese dunque due cocktail
all’open bar, si riaggiustò un po’, si spettinò i
capelli, si alzò il colletto della camicia (aveva letto da una qualche
parte che alle ragazze piaceva) e iniziò a camminare con l’aria
più disinvolta e risoluta possibile, avviandosi verso le grandi finestre
del salone che lo collegavano con i balconi. Il ragazzo si guardò dunque
intorno –anche se al buio non era propriamente facile- e individuò
la ragazza; le si avvicinò di nuovo, mormorando:
«Ehi, ti rinnovo
l’offerta di prima: ti va un drink, bellezza?»
Lei gli rivolse un’occhiata
tanto gelida che lui si dovette fermare, spiazzato; ma così facendo
inevitabilmente inciampò nella giacca del vestito che teneva
sottobraccio, e rovinò subito a terra con bicchieri e cocktail sparsi
sulla camicia e sul pavimento. E, tanto per finire il quadretto, imprecò
piuttosto rudemente.
Si rialzò, zuppo di alcool
e di sciroppo alla frutta; ma quanto diavolo era idiota, davanti a quella
ragazza sublime fare quella grandissima
figura di m–
«Ti sei tagliato.»
Prima che potesse accorgersene, la
ragazza gli si era avvicinata e gli aveva preso una mano fra le sue: la stava
ispezionando da vicino con occhio attento.
«Oh, figurati, è un
taglietto da nien–» iniziò lui,
ridacchiando.
«Se permetti» lo interruppe
l’altra, lanciandogli un’altra occhiataccia «questo lo
giudico io.»
Lui non osò fiatare; la
osservò pulire la sua ferita dalle schegge di vetro, lanciare
occhiatacce alle invitate che borbottavano contro di lei o di lui o di loro,
aprire la sua borsetta, prendere della garza e fasciargli la mano.
«Ecco
fatto, fenomeno» disse infine la ragazza, rimettendo il tutto a posto con
un sorrisetto.
Lui la guardò. Sorrise.
«Be’, come tentativo
di approccio non era il massimo, eh?» mormorò, grattandosi di nuovo
la zazzera con la mano sana.
Lei gli gettò
un’occhiata… apprezzante?
«No, era veramente
pessimo.» ammise.
*°*
Il primo era così
evidentemente spazientito che Naruto si bloccò –ma che diamine,
gli avevano chiesto loro di parlare e
di confessare e di iniziare quella inutile tiritera, e ora si lamentavano pur–
«Insomma, l’hai
conquistata» sentenziò Kankuro, con gli occhi chiusi e la testa
fra le mani. Sembrava pronto ad esplodere. «E poi?»
Il diretto interessato
pestò un piede per terra: se solo avesse potuto alzarsi e tirare uno
schiaffo a quello lì…
«Oh, ma che diavolo vuoi?!
Ve l’ho detto che era una storia lunga, e che –»
«Ma voi due» lo
interruppe la voce calma e pacata di Gaara, che evidentemente non lo stava
sentendo minimamente «dove eravate nel frattempo?»
Era diretto a Sasuke
e Shikamaru. Entrambi, stizziti, guardarono altrove.
«Io ero a mangiare. Ero al tavolo con altre persone, avvocati, giudici, notai: potranno testimoniare loro, se proprio non mi credete» disse il primo interrogato, con un’evidente ironia nella voce. «Abbiamo finito di mangiare sul tardi, per le ventitré… e–»
«E tu?» continuò Gaara, rivolto al secondo interrogato
adesso. Sasuke, per niente abituato ad essere
azzittito, schioccò pesantemente la lingua.
Ancora una volta –e in
maniera piuttosto ironica- tutte e quattro le teste si voltarono verso
Shikamaru. Che sbuffò.
«Io pure stavo
mangiando» disse, sempre con aria annoiata «ma ero solo al tavolo.
Ho finito per le undici e un quarto… poi… be’,
poi sono stato un po’ a chiacchierare con altri, e basta. Ma in quelle
due ore in cui Naruto ballava io ero a mangiare.»
Gaara appuntò
quest’ultimo dato su un taccuino davanti a sé.
«Quindi, signor Uzumaki» parlò, dimostrando una strana
gentilezza (per quel che si ricordava, Naruto non aveva mai sentito il suo
cognome preceduto dall’appellativo “signore”) «voi avete ballato dalle venti fino alle
ventidue del ventuno maggio, no?»
L’interrogato annuì.
«E voi fino alle ventitrè avete mangiato.»
Gli altri due interrogati
annuirono.
«E a che ora ve ne siete
andati?»
I tre poveretti si guardarono.
«Be’… per
l’una…» mormorò Shikamaru, col suo solito tono piatto.
Naruto rimase un attimo interdetto; ma deglutì, sorrise e
mormorò:
«Sì, sì,
l’una, l’una e dieci… circa…»
Gaara si girò (il suo prezioso
bloc-notes gli era caduto dalle gambe), raccolse l’oggetto e scrisse
anche questo.
Calò un silenzio piuttosto
imbarazzante mentre lui scribacchiava; Kankuro sembrava ancora in una profonda
crisi esistenziale.
«Ma che cazzo ci fa una
ragazza con delle garze nella borsetta a un matrimonio?!»
sbottò infine, battendo un pugno sul tavolino (e facendo sobbalzare
Shikamaru) come se la colpa di tutto quel casino fosse in quel particolare.
«E’ un medico.»
obiettò semplicemente l’altro, alzando le spalle.
Evidentemente Gaara ritenne anche
questo un particolare importante, perché lo aggiunse al papiro che stava
scrivendo.
«Kankuro, andremo a capo di
questa situazione, ne sono sicuro…» disse poi.
I due fratelli annuirono
all’unisono. E all’unisono, con uno sguardo identico e speculare,
guardarono Naruto.
«Signor Uzumaki,
può…?» mormorò il minore, poggiato il foglio.
«Sì, non vi lamentate se è noioso,
però, eh?» mugugnò l’altro, mettendosi a sedere nella
maniera più comoda possibile, tuttavia provando veramente gusto ad
essere chiamato in quel modo.
*°*
[Sempre cinque
settimane prima]
La serata era calda: non tirava un
filo di vento. I due erano adesso comodamente seduti in balcone, a sorseggiare
un drink, appoggiati all’enorme ringhiera di marmo del balcone; sotto di
loro si apriva il parco che parecchie ore prima li aveva accolti in quella
suntuosa villa. Era buio: quella notte la luna illuminava ben poco il cielo e i
due erano lontani dagli alti ed enormi lampadari del salone; il parlottio degli
invitati era molto attutito da questa grande distanza. Si stava così bene…
I due ragazzi erano lì a
parlare, parlare, parlare da qualcosa
come due ore; e, con tutta probabilità, quello era solo un meraviglioso
sogno… perché tale doveva essere per Naruto avere quella bellezza
accanto. Dopo parecchie suppliche, lei aveva acconsentito a farsi offrire quel
famigerato cocktail, che adesso stava sorseggiando fra una risata e
l’altra; parlavano e parlavano, scambiandosi battute o occhiate... Il
ragazzo era palesemente cotto di lei.
Non appena la ragazza aveva lamentato un certo dolore ai piedi dovuti al troppo
ballare, lui era corso dentro a prendere due suntuose sedie; ma non aveva fatto
in tempo a tornare che era rientrato, poiché –alla milionesima
richiesta di lui- lei aveva accettato di buon grado il cocktail; e adesso, che
aveva appena mormorato qualcosa a proposito della fame che le era venuta, lui
era di nuovo schizzato dentro a prendere qualcosa da mangiare.
Tutto questo la ragazza
l’aveva capito benissimo. Ma non pareva dispiacersene poi troppo.
«Ecco, guarda» disse
il ragazzo, con tre piatti in mano ricolmi di dolci, fritti o stuzzichini vari
«questo ho pensato potesse piacerti, questo piace particolarmente a me, e
prendi quest’altro piatto prima che la mia agilità lo faccia
cadere…»
Ma lei inaspettatamente
s’alzò, prese un dolcetto a caso fra quelli ed esclamò:
«Sì, guarda, grazie
mille, ma è tardissimo e io devo proprio andarmene, non mi ero proprio
resa conto di che ora fosse… sai…» si riaggiustò un
attimo il vestito e si rimise bene le scarpe «parlando con te…
insomma, il tempo è volato» concluse infine, sorridendo un
po’.
Naruto la guardò. Aveva lo
stessi sguardo sconsolato di un bambino che avesse appena saputo che il Natale
quell’anno non ci sarebbe stato.
«Vai via?» disse
solamente.
«Devo» disse
velocemente l’altra, aprendo la borsetta per controllare che ci fosse
tutto, e parlando velocemente «Devo studiare, sai, faccio
l’università e non posso permettermi di fare troppo
tardi…»
L’altro non disse niente. Aspettò
in piedi –per cinque minuti buoni- che la ragazza finisse di controllare
la borsetta, i vestiti e il cappotto, il tutto con tre piatti in una mano e un
altro cocktail in un’altra.
«Be’, allora
ciao» disse infine lei, alzando lo sguardo e trovandolo ancora lì
ad aspettare. «Ci si vede al prossimo matrimonio.»
Il suo tono era piuttosto
sbrigativo e seccato; ma alla vista del ragazzo e dei suoi occhi non
poté che sorridere un po’. Si portò una ciocca di capelli
chiari dietro l’orecchio; sembrava nervosa.
«Oh, già. Ci
vediamo…» disse l’altro, sorridendo e facendo per grattarsi
la zazzera (per poi ricordarsi di avere una decina di chili di cibo fra le
braccia). « Magari
qualcun altro si sposa…»
Lei sorrise ancora e lo
oltrepassò brevemente; lui non si voltò. Ma diamine,
diamine… che cosa doveva fare? L’avrebbe lasciata andare
così…? Non avrebbe fatto davvero niente per fermarla…? Ma
che possibilità aveva lui, Naruto Uzumaki,
cretino e ingenuo com’era, con una così…? Però…
«Aspetta!»
Lei si fermò di colpo e si
girò. Alzò un sopracciglio. Aspettò.
«Qual è il tuo
nome?»
Lei lo guardò. Quegli occhi
chiari così belli…
«Sakura Haruno.»
«Naruto Uzumaki.»
Di rado Sakura aveva potuto
osservare un sorriso così sincero e bello; era così splendente
che avrebbe fatto felice chiunque. E così lei gli sorrise a sua volta, e
se ne andò che sorrideva ancora.
***
[Il giorno dopo di
cinque settimane prima]
«Tu sei un totale
idiota» borbottò Shikamaru, sbadigliando. «Un. Totale. Idiota. Perché ciiiii» e qui fu interrotto da un altro sbadiglio
«hai fatto venire in questa topaia dopo l’ora che abbiamo fatto
ieri notte –anzi, stamattina?! Io devo lavorare domani, e comunque
–»
«Era questione di vita o di
morte.»
Shikamaru bloccò la sua
filippica per lo strano tono serio del ragazzo (o più probabilmente per
un altro sbadiglio); Sasuke fissò il biondino
con fare tetro, ma non disse niente, limitandosi a sorseggiare il suo
caffè doppio.
Calò il silenzio. E
poi…
«Ieri sera ho incontrato la
donna della mia vita. E voi mi dovete aiutare a ritrovarla.»
Ci volle qualche secondo
perché le menti assonnate dei due recepissero quel che il ragazzo aveva
appena detto.
«Eh?» dissero all’unisono.
«Oh, andiamo!» sbottò Naruto, picchiando il tavolino del
bar con un pugno. «Vi sto chiedendo uno stupido favore, lo so che avete
fatto tardi e che domani dovete lavorare, ma ho bisogno di rivedere quella ragazza!»
Shikamaru alzò gli occhi al
cielo e sbuffò, lentamente, continuando a sbadigliare. Si
scrocchiò un po’ le ossa del collo, sbracandosi (o praticamente
distendendosi) sulla sedia.
«Chi è?»
chiese.
Gli occhi di Naruto guizzarono:
sapeva che poteva contare almeno su di lui, oh, sì, e anche Sasuke lo avrebbe aiutato prima o poi…
«Ma non te la
ricordi…? Ve l’ho fatta vedere prima di andare a ballare… era
quella che vi ho indicato… in quel gruppetto di ragazze, insomma.»
L’altro fece un enorme
sforzo per ricordare.
«Era la più bella fra
le tre. Ha gli occhi chiari, credo sul verde –non sono proprio riuscito a
vederglieli bene visto che eravamo o a ballare o fuori al balcone-, e capelli
chiari… biondi, sì, ma non proprio biondissimi…»
Lo sguardo dei due parlava da solo
–no, non avevano minimamente idea.
«Oh, che palle!»
proruppe ancora Naruto, sempre più nervoso. «Sasuke,
tu ti eri appena avvicinato a noi due perché era appena partita la
musica e non volevi stare a sentire, ma io volevo andare a ballare, così
voi mi avete trascinato, o almeno ci avete provato insomma, e poi… sono
apparse queste tre ragazze, erano tutte e tre bionde, insomma. Lei era la più formosa, la
più bella, la più intelligente, simpatica e…»
Si fermò. Evidentemente
aveva fatto colpo, perché i due avevano allargato le palpebre in maniera
fin troppo evidente per non aver capito di chi Naruto avesse parlato; anzi,
avevano lasciato le proprie espressioni annoiate e si erano drizzati a sedere.
Calò uno strano silenzio.
«Come… come era fatta,
insomma?» chiese Shikamaru, senza sbadigliare.
Naruto sospirò.
«Aveva un vestito chiaro,
non so, non sono riuscito a distinguerlo al buio… e, te l’ho detto,
ha gli occhi verdi, capelli biondi, è alta, magra, formosa… e, sai, abbiamo parlato tutta la serata,
insomma, fino alle undici circa, perché poi lei è andata via...»
Ah! Shikamaru lo stava guardando
con tanto d’occhi… evidentemente era incredulo del fatto che lui
avesse parlato (e ballato, e offerto drink) tutta la serata a una
bellezza così sensazionale… sì, era invidioso marcio,
glielo si leggeva benissimo negli occhi stralunati… il ragazzo
sghignazzò.
«Proprio così,
abbiamo parlato e ballato tutta la serata» sottolineò ancora,
ergendosi sopra i due. «E poi–»
«Sì, ma chi era fra le tre biondine?»
andò al sodo Sasuke.
Naruto si zittì e li
guardò. Entrambi si puntellavano con i gomiti sul tavolino (i due erano
seduti dallo stesso lato, Naruto era di fronte a loro) ed entrambi erano seduti
in maniera molto rigida, molto composta, e lo stavano fissando ora dal basso
verso l’alto con le braccia incrociate.
«Era… be’…»
«E poi»
continuò velocemente Sasuke «tu vorresti che noi la rintracciassimo?»
«…Appunto!»
asserì Shikamaru, per una volta attivamente partecipe alla
conversazione. «Potrebbe… be’,
potrebbe essere chiunque fra quelle
tre, io non me le ricordo molto bene. Nessuna delle tre, ecco.»
Naruto s’impuntò,
testardo.
«Ti ho detto»
sillabò «che è alta, bella, ha gli occhi verdi, è
bionda… che diamine vuoi di più?»
Shikamaru non ribatté.
«I capelli… come ce li
ha?» chiese di nuovo Sasuke. Ma che diavolo gli
era preso? Naruto ci pensò un po’, e poi disse:
«Corti. Le arrivano alla
base del collo, o un po’ più giù. Sono lisci.»
E, per qualche strana ragione, i
margini della bocca dell’Uchiha si sollevarono leggermente (ovvero: sorrise) e i suoi gomiti lasciarono il
tavolino; Shikamaru, invece, si grattò la fronte alta.
«Come diavolo si
chiama?» chiese poi spazientito, guardando altrove.
«Sakura. Sakura Haruno. Non
è un nome meraviglioso?»
disse prontamente l’altro, sbracandosi sulla sua sedia.
Fu quello strano sorriso ebete
sulla sua faccia che più di ogni altra cosa spinse gli altri due a non
lagnarsi troppo.
E tuttavia quello strano silenzio
scese parecchie volte prima che se ne andassero.
***
[Tre settimane dopo di quel giorno di cinque
settimane prima]
Ma dove diavolo poteva essere?
Aveva provato in tutte le facoltà di medicina della sua città,
aveva provato in parecchi ospedali, cliniche, ambulatori… aveva cercato
sull’elenco telefonico, sui social newtork in
internet… ma niente. Forse se l’era sognata? Forse aveva immaginato
che una tale meraviglia fosse davvero apparsa accanto a lui, e che –soprattutto– una tale ragazza avesse davvero parlato con lui per più
di due ore, lui, così impacciato e maldestro e cretino e ingenuo? Era
arduo pensarlo…
Quella sera studiò un
po’ (non troppo, per carità), e quella notte dormì male.
Il suo cellulare aveva squillato.
Ma lui non aveva sentito.
*************************
Sì,
sono viva >___> Scusate l’enorme ritardo, ma ehm, a luglio ho avuto
esami fino al 25 (IO ODIO LA SESSIONE ESTIVA *voce alla Quattrocchi*), ad
agosto sono partita e a settembre pure ho avuto due esami -.- Quindi, insomma,
eccomi qua, appena quattro mesi dopo >___>
Coooomunque! Spero vi sia piaciuto! Dopo tanta attesa ci
stava un capitolo un po’ lunghetto. Credo abbiate capito dove io voglia
andare a parare, ma non dirò niente. Oh, se mi divertirò 8DD
Un
paio di note che la volta scorsa mi sono totalmente scordata di dire: la fanfic è ambientata negli Stati Uniti e lo so che
sembra un pochetto ridicolo con tutti ‘sti nomi giapponesi, ma non avevo minimamente idea di come
vadano in Giappone cose come l’università o gli interrogatori di
commissariato, capite bene XD almeno per questi, sono informata da telefilm
vari, ecco. Non volevo essere imprecisa, tutto qui. ^^
Altra
cosa: scusate il bis della canzone tamarra di Rihanna
ma secondo me ci sta benissimo XD e poi a me piace un sacco, cioè il
genere musicale non è minimamente il mio e blabla, però è
veramente carina *____* quindi l’ho messa un’altra volta, eh. u.u Ma dal prossimo capitolo si cambia! *anche se non ho
idea di cosa mettere àabkjàjbasjèbjh*
Spero
che l’IC vada bene. Non credo ci sia niente di male se Sakura balla, no? O_o Perché io stessa che sono molto tranquilla e
poco “discotecara” l’altro giorno mi sono uccisa di balli a
una festa, quindi >___> e ai matrimoni è così bello
ballare! *O*
Ringrazio veramente tanto chiunque abbia
lasciato commenti e/o messa fra i preferiti (ma ringrazio più i primi,
ecco u.u).
E
per tutti colori che trovano interessante lo shikatema,
visitate la Black Parade! <3 (moschenere.forumfree.it)
<- pubblicità a caso, sì, chissenefrega.
La parte ShikaTema arrivaaaa!
Ma intanto sorbitevi la NaruSaku che fa sempre tanto
piacere, no? 8D
Al
prossimo capitolo, se l’università non mi uccide (visto che
già ho ricominciato…).
Commenti? *____*
Clahp