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Autore: GiardinoArtico    17/10/2011    0 recensioni
« Un giardino luminoso e rigoglioso,
ove esser Maghi non è un pericolo,
ove regnano pace e serenità.
Un giardino,
un giardino artico. »
Dal primo libro Poetica di Tosrìa il saggio.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo.

Le strade delle cittadine del Giardino cominciavano a riempirsi di gente indaffarata nella propria routine quotidiana.
«E quella è la Grande Sequoia, una sequoia che è qui presente fin dai gemelli regnanti, e si dice che l’abbia piantata Tosrìa in persona.» continuò Selene, indicando un gigantesco albero che si trovava pressappoco nel centro del Giardino.
Michele annuì, sospirando.
«Selene, posso farti una domanda?»
La ragazza annuì, sorridendo. «Dimmi pure.»
«… Cosa ci faccio io qui?»
«Hai letto la pergamena De Historia
«Quella sul comodino? Certo.»
«E allora non hai ancora capito?» Selene sospirò. «Ma è così semplice!»
«Uh?»
«Voi umani siete tutti così stupidi?» sospirò Selene, «sei un Mago, Michele, non ci sei arrivato?»
«Un Mago … io?»
«Non so, non ti è mai capitato … che ne so, da piccolo, di far volare qualcosa senza volerlo, oppure di far scomparire vetri, far comparire oggetti?»
«Mio padre mi ha raccontato che da piccolo avevo trasformato il gatto in un boccale da birra, ma pensavo che scherzasse!» esclamò Michele, stupito.
«Non scherzava», sorrise Selene. La ragazza schioccò le dita. «Ehi, siamo in ritardo!» esclamò. «Vieni, devi presentarti alla comunità magica.»
«Presentarmi?» Michele impallidì.
 
Michele era in piedi su una sorta di palco addobbato da tendoni color cielo, su cui campeggiava la scritta, in argento, «Faber quisque fortunae suae», “Ognuno è artefice del proprio destino.” Il ragazzo imprecò a bassa voce. Era di fronte a qualcosa come un paio di centinaia di ragazzi e ragazze che lo fissavano sorridenti.
«Ehm, cosa dovrei fare?» Michele guardò ansioso Selene, che era al suo fianco.
«Tu niente», rispose Selene, sorridendo. «Devi solo rimanere qui in piedi, mentre la regina o una sua delegata ti presenta davanti alla folla.»
«La regina?»
«Maestà Sheeireen!» esclamò d’un tratto la donna, voltandosi e inchinandosi, per poi mollare una gomitata nelle costole del ragazzo, mormorando un «inchinati!».
Michele, con il respiro mozzato, si appoggiò su un ginocchio, alzando appena la testa. Una ragazza – che avrà avuto un paio di anni in più di lui – vestita di nero e oro era in piedi di fronte a loro due. Si scostò i lunghi capelli argentei dalla fronte e fece un cenno ai due. «Rialzatevi pure.»
«Maestà, questo è Michele» mormorò Selene. Michele fissò la ragazza, inarcando un sopracciglio. Quella era la regina dei Maghi?
“Possibile che in questo strano mondo si diventi regnanti a diciassette anni, diciotto massimo?”, pensò.
«Oh, Michele.» mormorò Sheeireen, avvicinandosi e sorridendo. «Benvenuto nel Giardino Artico, anche da parte mia.» continuò, porgendogli un’esile mano. Il ragazzo la strinse di rimando, con un sorriso imbarazzato.
«Maestà, credo che sia ora…» disse Selene, indicando la folla.
«Oh, certamente.» rispose Sheeireen, per poi continuare a voce più alta. «Popolo del Giardino Artico!» esclamò, voltandosi verso la folla e allargando le braccia. «Siamo qui per accogliere fra di noi un nuovo Mago!» continuò, voltandosi verso Michele. «Forza, Michele, vieni avanti.»
Il ragazzo avanzò di qualche passo, arrossendo.
«Michele, come Regina ti do’ il benvenuto nel Giardino Artico.», disse a voce alta, con un sorriso gioviale.
«G–Grazie.» mormorò Michele,  facendo un altro sorriso nervoso.
«Direi che ormai è tardi», continuò la ragazza, abbassando il volume della voce. «direi che potete tornare alle vostre occupazioni abituali» disse, voltandosi verso Michele. «E tu, per favore, seguimi.»
 
Il sentiero intrapreso da Sheeireen e prontamente seguita da Michele e Selene si inerpicava lungo una collina interna al Giardino, e diveniva bruscamente più ripida verso la fine, ma la Regina pareva non sentire la fatica, inoltre percorreva il sentiero con insolita agilità, nonostante l’ingombrante vestito.
«Maestà, se posso, stiamo andando … ?» chiese Selene, ansimando.
«Esattamente, Selene.» rispose la Regina, compiendo un agile salto e giungendo su un pianoro poco lontano dalla cima.
Selene la seguì, a sua volta seguita da Michele, e quando tutti furono giunti sul pianoro, la Regina parlò ancora.
«Michele, devo mostrarti una cosa.» disse con tono serio la Regina, girandosi verso la collina e aprendo il palmo destro verso la ripida salita. «Appare», mormorò, mentre una leggera luce avvolgeva la zona di fronte a lei, e la terra della salita condensava a formare una porta. Michele strabuzzò gli occhi.
«Beh, che ti aspettavi? Che la Grotta delle Profezie fosse accessibile a tutti?» disse Selene, divertita.
«Entriamo» disse semplicemente Sheeireen, che aveva assunto un tono serio.
I tre si avviarono verso la porta, che si aprì silenziosamente all’avvicinarsi della Regina.
Dentro vi era buio.
«Maestà, se posso chiedere, dove stiamo andando?» chiese Michele, guardandosi attorno.
Si trovavano in una caverna buia, le cui pareti erano adornate da cristalli azzurrini simili a diamanti, che brillavano di una luce innaturale. La voce della regina rimbombò sulle pareti della Grotta.
«Questa è la Grotta delle Profezie.» rispose con tono serio Sheeireen, indicando la zona più buia della Grotta. Vi si trovava una vasca di roccia – probabilmente scavata dalle infiltrazioni d’acqua – nel cui interno si trovava un’ingente quantità di un liquido che Michele non riconobbe. Da una stalattite appuntita cadeva ogni tanto una goccia di acqua all’interno della vasca. All’interno di quest’ultima il liquido formava figure misteriose e contorte, fra le quali era possibile distinguere qualcosa di umano; quando una goccia cadeva al suo interno, le figure si agitavano più veloci, e turbinavano fino a formare immagini sfocate. La regina si avvicinò alla vasca. «Qui ogni Regina si reca per conoscere il futuro del Giardino.», continuò Sheeireen. Diede un lieve colpo alla stalattite con l’indice destro, e una goccia d’acqua cadde nella vasca. Delle ellissi concentriche a partire dal punto dove era caduta la goccia si formarono, e le figure contorte presero a ruotare veloci seguendo le linee formate dalle onde. La regina mormorò qualcosa che Michele non comprese, e il turbinare si placò. Un’immagine, seppur sfocata, si era formata al centro della vasca. Michele impallidì. Come fosse a uno specchio, vedeva la propria immagine all’interno del liquido trasparente che pareva la finestra verso un mondo nuovo. Al di là del vetro immaginario vi era un ragazzo, Michele, seduto sulla cima di un palazzo d’oro e cristallo. Un mantello color porpora sventolava dietro la schiena del ragazzo, che sorrideva. Un sole argenteo brillava dietro di lui.
«Ma …»
«Esatto, Michele.» sussurrò la Regina, «Sei tu.»
«Io?»
«Ovviamente», mormorò ancora Sheeireen, «la vasca ha mostrato il tuo volto, sei stato scelto.»
  
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