2°
CAPITOLO
Briony credeva di svenire da un momento all’altro.
Era impossibile tutto questo... Il corpo era lì, maledizione! Come aveva potuto
essersi volatilizzato nel nulla?
Che
si fosse inventata tutto? Forse quella città la stava davvero facendo diventare
matta.
Sentì ancora dei rumori
rimbombanti
<< Sono spacciata.
>> Credeva davvero che sarebbe morta, che Stefan e
quell’altro coinquilino l’avrebbero fatta a pezzettini e messa dentro
in qualche frigorifero. Ma il pugnale era ancora lì per terra. Lo prese in mano
e si alzò.
<< Diamine non mi
hanno uccisa quella sera e non mi ucciderà di certo quel ragazzino dalla faccia
cupa. >>
Cercava di auto
convincersi che ce l’avrebbe fatta a sopravvivere, ma le probabilità erano
scarse anche con quel coltello affilato. Quella notte di un anno prima era
arrivato il padre a soccorrerla...se no sarebbe schiattata. Ma questa volta era
sola.
In una casa che non
conosceva e nella quale era entrata furtiva come una ladra. Per di più quel
cadavere era letteralmente sparito.
Tremante, uscì dalla
cantina e salì piano piano le scale. Il coltello tremava più di lei e
finalmente arrivò sù vicino al salotto.
Non c’era nessuno, ma
quando si voltò vide un uomo per terra stremante.
Lo riconobbe: era l’uomo
che qualche minuto prima aveva conficcato nel cuore il coltello!
Briony sgranò gli occhi terrorizzata e
tutta tremante. Come faceva a essere lì? Come faceva essere vivo?
Indietreggiò spaventata,
pensando di darsela a gambe, ma l’uscita era alle spalle dell’uomo ed era
terrorizzata alla sola idea di passargli accanto.
L’uomo ad un tratto alzò
il viso, il corpo era senza forze come martoriato, non riusciva ad alzarsi, e
le braccia erano in una posizione davvero singolare come se le ossa fossero
tutte rotte.
“Non riesco…non riesco a respirare!”
L’uomo boccheggiò e aprì
la bocca in cerca di ossigeno.
<< Merda questa
volta muore per davvero >> Pensò Briony traumatizzata.
Senza perdere tempo, buttò il coltello per terra e si avvicinò all’uomo
cercando di tirarlo su:
“Stia calmo! Ora la
porti fuori! Si aggrappi a me”
Briony faceva come meglio poteva, ma l’uomo era molto
alto sul metro e 80 e lei faceva fatica a trascinarlo fino
all’uscita.
“Non posso stare in questa
casa.” continuare a farneticare il mezzo morto tra le sue braccia.
“Non si preoccupi. La
porto via di qui. Si sente bene?”
Che domande. Era ovvio
che non stava bene. Un minuto prima era un cadavere rinsecchito e l’attimo dopo
era resuscitato magicamente.
Briony si domandava come fosse successo. Logicamente
era impossibile, era sicura che quell’uomo fosse morto… Come
poteva essere successo? Aveva già visto cose soprannaturali in passato ma mai
una cosa del genere.
Che fosse uno
zombie?? Briony spaventata all’idea si
bloccò e si girò a guardare dove avesse messo il pugnale…era a
qualche metro dietro da lei.
Ma ad un tratto il mezzo
morto se ne andò via da lei a velocità supersonica, ai limiti dell’umano, e
scappò fuori farfugliando che non poteva stare lì.
Briony allora si prese un colpo. Un minuto
prima quel tizio era tra le sue braccia e ora era fuori dalla casa... e tutto
era accaduto in un lampo che infatti Briony non
era riuscita a focalizzare la scena.
Lo vedeva ora esausto
per terra in cerca d’aria, le braccia appoggiate al pavimento.
A quella vista, Briony ebbe quasi pena per quell’uomo. Era per terra
senza vita ormai, i vestiti erano tutti malmessi come se fossero stati
tagliati, e ora lui la stava fissando.
Lei corse verso di lui
ma sempre stando dentro la casa. “Mio Dio. Sta bene? Vuole che la porti in
ospedale?”
<< Così vediamo
quale spiegazione scientifica può accertare questa miracolosa resurrezione
>> Pensò titubante.
Ma l’uomo non rispose,
continuava a fissarla con uno sguardo severo … e pericoloso.. Sì quel
viso le metteva soggezione… sembrava fosse
sul punto di attaccarla.
Infatti all’improvviso
si alzò e andò velocemente verso di lei; ma si fermò con un tonfo sul ciglio della
porta, come bloccato da una barriera invisibile.
Briony allora spaventata indietreggiò.
Quell’uomo la guardava fisso negli occhi in maniera dura e tetra. Aveva ripreso
un po’ di colorito ed era tornato quasi normale. I capelli ancora folti e
lucidi gli coprivano gli occhi.
Ad un certo punto lui
disse:
“Che cosa è successo?”
Anche se le sembrava
morto, la voce invece che Briony sentiva
era viva, calda, con uno strano accento. Scandiva bene le parole quando
parlava.
Briony lo rimirò per un attimo soggiogata, quasi
atterrita, perché non aveva mai sentita una voce così bella.. era ammaliante.
Come se facesse soccombere chiunque al suo volere semplicemente col suono della
sua voce profonda.
Si riscosse dai suoi
pensieri stupidi, scuotendo la testa:
“Io…l’ho
trovata nella cantina qui morto! O almeno pensavo che lo fosse…” rispose lei titubante guardandolo. La sua
espressione era chiaramente sospettosa ma lui non diceva niente, come se non si
sentisse in dovere di giustificarsi date le strane apparenze.
Quell’uomo continuava a
fissarla, diventando sempre più cupo. Anche lui aveva l’espressione sospetta in
viso. Così come lei era titubante nei suoi confronti, anche lui lo era.
Peccato che Briony ne fosse anche spaventata. Mentre quell’uomo
sembrava non avere paura di niente. Era perfino scampato alla morte.
“Volevo cercare aiuto”
Mentì poi lei, deglutendo. Cercò di trovare una giustificazione plausibile e
per far capire che lei non c’entrasse niente con chi l’aveva ridotto in quello
stato.
“Ho tolto il coltello e
sono corsa via a cercare le chiavi dell’auto. Ma quando sono tornata, lei non
c’era più…”
L’uomo non diceva una
parola, restava immobile sul ciglio della porta con le braccia allargate sullo
stipite della porta.
“Se vuole la porto da un
medico, non ha una bella cera….”
“No.” Rispose lui
subito, come se lei avesse detto un’eresia. Nonostante il tono di voce
allarmato, aveva uno sguardo davvero agghiacciante che la fece rabbrividire.
“Mi serve solo un posto
sicuro per riprendermi..”
Briony non sapeva cosa fare… da un momento all’altro sarebbe potuto tornare
il pazzo omicida, nonché proprietario della casa, e cosa avrebbe potuto dirgli?
Meglio svignarsela subito.
Ma che fare col mezzo
morto? lo aveva sognato, lo aveva poi salvato contro la sua volontà... e ora
che doveva fare con lui? Non poteva lasciarlo lì…era lui
la vittima in questa situazione, anche se era risorto in modo inspiegabile…avrebbe capito la verità più avanti, ma
ora dovevano andarsene e alla svelta.
“Senta…”
disse lei facendo un passo avanti e agitando le mani per farsi capire. “E’
pericoloso per lei stare qui. Può venire a casa mia, abito da sola e nessuno la
disturberà finché non starà meglio e non si chiarirà tutto.”
Il mezzo morto però non
sembrava convinto, la guardava dall’alto al basso come per esaminarla, come se
stesse pensando se poteva credere a quella ragazza o no. Il suo sguardo era
chiaramente cupo, le labbra serrate.
“Non le farò del male…ma, io posso fidarmi di lei?” Chiese lei
impaurita, guardandolo fisso negli occhi per trovarvi una conferma. In
fondo Briony si stava mettendo in una bella
bega ospitandolo, ma non vedeva altro modo.. Non poteva lasciarlo lì da solo a
piede libero come se nulla fosse.
“Posso fidarmi io di
lei?” Rispose invece con forza l’uomo misterioso, facendo un passo in avanti,
ma restando sempre fuori dalla casa. Era chiaramente riluttante a fidarsi come
se dovesse perennemente guardarsi le spalle.
“Sono io che l’ho
salvata! Deve per forza fidarsi, non ha scelta.” Esclamò Briony mostrandosi esterrefatta.
Lui la fissò ancora una
volta, perplesso sul da farsi, ma poi chiese:
“Dov’è il pugnale?”
Briony allora si girò…era a
metà salone. “Se vuole che io mi fida di lei..” continuò lui a dire “Mi deve
dare indietro il pugnale.”
<< Sogna! Così poi
accoltelli me per vendicarti?? >>
Ma quando si girò verso
l’uomo, lo trovò sincero: i suoi occhi sembravano più limpidi, non più scavati.
Forse dargli il coltello era una prova per dimostrare che lei non l’avrebbe mai
ucciso, come aveva fatto Stefan&company. Era
naturale che quell’uomo non si fidasse della prima venuta dopo quello che gli
era capitato.
“Va bene.” Sussurrò.
“Andiamo pur a prendere l’arma del delitto”
Briony attraversò la casa con passi
malfermi, temendo di svenire.
Sentiva lo sguardo fisso
dell’uomo sulla sua schiena. Poteva realmente fidarsi di quello sconosciuto?
Ebbe di nuovo terrore della sua espressione gelida e di quegli scatti
improvvisi come se fosse sul punto di attaccarla. Ma cercò di racimolare
coraggio.
Raccolse il coltello e
andò davanti all’entrata. “Eccolo. Possiamo andare ora?”
Lui prese il pugnale,
sempre guardandola in maniera strana, e se lo mise sotto quello che gli
rimaneva della giacca.
Poi si fece da parte,
come per lasciarla passare.
Lei strinse gli occhi,
chiedendosi come mai fosse così cavalleresco dopo le occhiatacce che
le aveva rifilato, ma facendosi coraggio uscì.
In quella casa Briony non respirava più dall’ansia, uscendo
finalmente riuscì a respirare in modo naturale.
Quando si girò c’era
ancora lui che la fissava con una strana espressione, che Briony non aveva mai visto in nessun altro uomo…come se volesse leggerle la mente. Oppure scavare
nei suoi più oscuri segreti.
Arrossì
inconsapevolmente.
“La macchina è dietro a
quegli alberi…” mormorò timidamente indicando la
direzione in cui aveva parcheggiato l’auto.
Si voltò di nuovo verso
di lui e notò che la stava ancora scrutando in maniera seria.
Briony ad un tratto indugiò sui tratti del
viso di quell’uomo.
Era un volto unico,
fuori dal comune, ineguagliabile, che non aveva pari con quelli che aveva visto
in 26 anni di vita. Dovette ammettere che anche in quelle vesti un po’
malconce, quel tizio sembrava l’uomo più affascinante che avesse mai
incontrato.
Scorse il reale colore
dei suoi occhi. Erano neri, come la notte. Ma senza una stella che brillava in
essi.
Briony arrossì per la seconda volta a causa
di quei pensieri che non erano assolutamente da lei, anzi, e deglutì per
scacciare quello strano tepore al petto.
“Badi…
non sono una con cui si può scherzare. Lavoravo in una sede legale di omicidi.
Chiaro il concetto?” Suonò come un ammonimento per far desistere quel tipo dal
fare mosse false con lei oppure per darsi un tono da wonder
woman.
Ma non avrebbe convinto
neanche un demente fifone, visto come la battuta le uscì.
Nonostante ciò, l’uomo
misterioso la prese in parole.
“Sì non ne dubito, visto
come abbia violato una casa d’altri.” Affermò alzando scrupolosamente il
sopracciglio.
Briony si irrigidì e scelse finalmente di
camminare per sciogliere la tensione. Lui dopo un attimo di esitazione la
seguì.
“Come mai si trovava da
queste parti, se posso chiedere?”
Briony sentì quella voce troppo vicina a
lei. Si girò e difatti vide accanto a lei il mezzo-morto, fianco a fianco che
quasi i loro vestiti si toccavano. Automaticamente si scansò perché quella
presenza la inquietava troppo.
Lei camminava a grandi
passi, quasi correndo pur di evitare di imbattersi in Stefan e
di non restare troppo vicina all’uomo misterioso, mentre lui camminava
lentamente con un gran portamento senza alcuno sforzo.
Sembrava fosse uscito da
un’opera teatrale, non da una cantina buia di un seminterrato. Riusciva a
tenere bene il passo della ragazza anche senza accelerare.
“Ero passata di qui per
caso.. nessun codice violato.” mormorò poi Briony,
cercando di non apparire nervosa.
Voleva sviare il
discorso, non poteva compromettere Caroline. Forse l’uomo accanto a lei aveva
visto solo Stefan mentre lo accoltellava,
magari le ragazze non c’entravano niente.
“Ahn..”
mugugnò lui, continuando a guardare avanti a sé.
Finalmente erano
arrivati alla macchina. Briony non avrebbe
più sopportato quel silenzio imbarazzante e quella presenza magnetica che la
rendeva inquieta. Ebbe davvero una strana sensazione e si chiese se dovesse
darsela a gambe.
Ma guardando il viso
freddo dell’uomo, intuì che se lei avesse cercato di farlo, lui l’avrebbe
inseguita e acciuffata senza sforzo. E chissà poi cosa le avrebbe fatto…
Deglutì terrorizzata.
Aprì velocemente la
macchina e mise in moto il motore.
Per gran parte del
viaggio nessuno dei due parlò. Briony non
diceva niente per paura di compromettere Caroline, ed Elijah (non le aveva però
ancora rivelato il suo vero nome) guardava pensieroso il panorama fuori dal
finestrino.
Avrebbe voluto darsi
alla svelta una ripulita, non sopportava più di avere quei vestiti stracciati
addosso. E il suo bisogno di sangue stava aumentando. Si girò verso la ragazza.
Si chiese se doveva veramente fidarsi di lei, probabilmente era della cerchia
di Elena ma non l’aveva mai vista in città.
Gli aveva salvato la
vita però… se non era per lei, a quest’ora
sarebbe rimasto rinchiuso in quella dannata casa. Per fortuna però ora il
coltello l’aveva lui e quindi quei miserabili umani non avrebbero più
potuto nuocerlo.
Al solo pensiero di
quello che gli avevano combinato quegli stupidi umani, si sentì
uno stupido a sua volta. Come aveva potuto abbassare la guardia? Ma
non avrebbe più commesso lo stesso errore… e
se quella ragazza faceva parte del loro piano, ci avrebbe messo un attimo a
staccarle la testa. Poi sarebbe toccato a Damon Salvatore.
Guardò meglio la sua
salvatrice e notò incredibilmente che assomigliava un poco alla sorella, che
purtroppo ora non c’era più.
I tratti erano
classicamente simili, anche se sua sorella aveva gli occhi blu/grigio mentre
quella ragazza li aveva verdi. E a parte alcune sfumature e dettagli.
La possibilità che
ci fosse una seconda doppleganger era
remota e impossibile. Solo una coincidenza, in fondo non erano propriamente
uguali e la sua vista non era così buona dopo essere stato impalettato, e poi morto per giorni.
Di certo poteva apparire
una bellezza eterea, tipica dei vampiri, ma a quei pensieri non aveva mai dato
molta importanza. Da quel punto di vista si riteneva scevro da ogni emozione, e
non era il momento… dopotutto quella ragazza non era
una vampira, poteva sentire benissimo il suo cuore battere. Ciò gli fece
tornare in mente che aveva bisogno assolutamente di forze, non sapeva per
quanto ancora avrebbe potuto resistere o mantenere il controllo di sè.
Quando Briony si girò verso di lui, notò che anche l’uomo la
stava fissando con sguardo penetrante.
“Si sente meglio?” Gli
chiese senza pensarci. Lui si voltò guardando la strada: “Sono stato rinchiuso
in una squallida cantina per giorni con un pugnale conficcato nel petto, mi
dica lei.”
Ma il pugnale era stato
conficcato nel cuore, Briony ne era sicura.
Almeno al 90%, non era un dottore ma come spiegarsi allora che tutte le vene si
erano rinsecchite e il cuore non batteva più?
“Quanto dista casa sua?
Sa mi sento ancora leggermente….scosso.” disse
l’ultima battuta sorridendo lievemente.
“Ancora qualche Km.” Briony non sapeva come affrontare il discorso…cosa avrebbe fatto dopo?
“Ha intenzione di
chiamare la polizia?” gli chiese tentennante.
“No. Me la vedrò da
solo” rispose facendosi gelido.
Briony non si fece sfuggire la minaccia
trapelata dal suono di quella voce.
<< Merda merda.
Qui si mette male >>
“Ha idea di chi sia
stato a farle questo?”
“Forse lo stesso che mi
ha rinchiuso là dentro, non crede? In ogni caso non deve preoccuparsi, se lei
ne starà fuori non le succederà niente. Ha la mia parola.”
“Rischierebbe grosso se
agisse da solo. Meglio che ci pensi sù prima
di fare qualche sciocchezza...”
“Come le ho già detto…se lei si terrà da parte non correrà alcun
rischio. Le sono grato per avermi fatto uscire da lì, ma i nostri rapporti si
chiudono qui.” replicò lui gelido, senza tentennamenti, come se volesse
chiudere lì la questione e non ammettesse repliche.
A Briony non piacque quel tono di voce, infatti si girò
verso di lui infuriata:
“Ho corso davvero un
gran rischio oggi salvandola. Credevo che sarei morta anche io e speravo di
ricevere maggior gratitudine da lei! Non voglio avere in casa un pazzo
vendicativo.”
Lui allora le sorrise in
maniera enigmatica, non emettendo però parola.
<< Cavolo
anche se era morto stecchito, è pur sempre bellissimo >> Pensò Briony in un attimo di follia.
“Non la metterò in
pericolo stia certa. Toglierò il disturbo prima di quanto creda”
“Se ne andrà dalla città
quindi e non tornerà più?”
Ma lui non rispose. Per
un attimo rimase a fissarla con un’espressione che Briony non
riuscì a decifrare... poi l’uomo tornò a rimirare il paesaggio, nutrendosi
solamente del silenzio.
Finalmente arrivarono a
casa sua. Briony non ce la faceva più a
stare in uno spazio così ristretto con quell’uomo. Le metteva un’ansia
incredibile.. Sembrava che quando la fissasse, volesse…
succhiarle l’anima.
Uscì in fretta e furia
dalla macchina, seguita da Elijah e lo invitò poi a entrare in casa.
“Mi scuso per il
disordine ma purtroppo sono arrivata solo ieri ed è da un po’ che non ci
ritornavo.”
“Oh non si disturbi.”
Disse Elijah continuando a sorriderle elegantemente. Se Briony non fosse stata tanto traumatizzata sarebbe
sicuramente arrossita. “E’ solo un po’ di sporcizia…
capisco perfettamente.”
E poi l’uomo misterioso
andò dritto in salotto, come si sentisse perfettamente a suo agio lì dentro.
“Si accomodi pure.”
disse Briony con un filo di ironia.
Elijah sembrava essersi
ambientato bene nella casa, girava con un portamento così nobile che era
difficile da trovare negli uomini d’oggi.
“Se vuole ho un po’
di medicinali…”
“No” rispose lui dandole
la schiena “Un cambio d’abito però lo gradirei..”
“Ehm sì credo di aver
rimasto dei vestiti da uomo di sopra… se
vuole...”
Lui ad un tratto girò
metà del corpo verso di lei, come se soppesasse ogni mossa. Quel viso freddo,
oscurato dai suoi occhi neri, la inquietava come nessuno aveva mai fatto.
<< In che guaio mi
sono andata a cacciare? Quest’uomo non può essere umano.. >>
“Bene.” Disse Elijah
solamente, cominciando a salire le scale.
“Hey un
momento, calma!” Briony salì le scale di
corsa e si parò davanti a Elijah nel tentativo di fermarlo.
Lui la fissò
infastidito, come se fosse un moscerino trovato per caso nel
suo cibo.
Briony deglutì terrorizzata. << Qui è
meglio andarci cauti. Non so cosa quest’uomo sia capace di fare >>
“Le porto io l’abito!
Dopo tutto quello che ha passato deve riposare… non si
sente stanco?”
Elijah ci pensò sù e disse di sì.
<< Era una bugia.
Questo è sano come un pesce. Non sembra neanche che sia stato accoltellato
>>
“Bene allora… Si metta comodo sul divano. Io arrivo tra
qualche secondo.” Prima di risalire, Briony si
girò verso di lui come se temesse che fosse soltanto frutto di un sogno e che
tra poco quell’uomo misterioso sarebbe stato spazzato via come polvere.
Ma non accadde nulla.
Salì velocemente i
gradini, cercando di apparire normale.
Non le andava di lasciar
solo quell’uomo in casa sua. Anche se non aveva nessun oggetto di valore, era
pur sempre imbarazzante. E pericoloso.
Di nuovo si chiese in
quale guaio si era andata a cacciare.
Elijah intanto si mise
comodo sul divano. I suoi sensi erano ancora intorpiditi ma si stava rimettendo
in fretta. Aveva bisogno però di sangue e subito.
Aveva dato la sua parola
di non far del male a quella ragazza e lui era un uomo d’onore, non infrangeva
mai la parola data. A differenza di qualcun altro.
Finchè lei non avrebbe fatto nulla per
nuocergli, poteva essere al sicuro. Ma doveva assolutamente farla uscire
di lì…così lui sarebbe andato a nutrirsi…e doveva anche obbligarla a non dire niente a
nessuno. Non poteva fidarsi completamente di quella sconosciuta, anche se
l’aveva aiutato.
D’altronde Elijah non si
fidava mai di nessuno.
“Eccomi.” Briony arrivò velocemente e gli porse un completo
d’abito che aveva rimasto Ivan prima di andarsene per sempre dalla sua vita.
“La ringrazio.” Elijah
prese in mano il completo e si guardò attorno. “Spero che questa volta mi
faccia andare di sopra altrimenti dovrò cambiarmi qui.” E le fece di nuovo il
sorriso sghembo.
“Oh.” Briony arrossì violentemente. “Credo siamo già stati
vittime di eventi troppo bizzarri in una giornata, meglio evitarne altri.
Comunque, salga pure. La prima camera a destra. Vuole qualcosa da bere
intanto?”
“Un thè grazie.”
<< Un thè? >> Pensò ridendo Briony <<
Questo è morto e vuole solo un…thè? >>
“Sarà fatto.”
Mentre Elijah
saliva le scale, Briony pensava sul da
farsi attorcigliandosi nervosamente le mani.
<< E ora
cosa faccio? Questo tizio vorrà sicuramente vendicarsi di chi l’ha ucciso..se
mai fosse veramente morto…ma certo che lo
era, diamine! >>
Credeva di
impazzire.. Il cuore di quel tipo non batteva più, ne era sicura… lui le aveva promesso di non farle del male ma
poteva fidarsi veramente? E cosa avrebbe fatto a Caroline?
Pensò che l’unico modo
che aveva per salvarsi la pelle era di chiamare il padre…
lui avrebbe saputo cosa fare in quei momenti… Era
più aggiornato e pronto nel genere di “cose soprannaturali” e lei ne sapeva
ben poco…
Prese il cellulare
ma sentì dei passi sulla scala.
Quando si girò rimase a
bocca aperta.
Quell’uomo con un
completo nero era davvero indescrivibile. Era uno degli uomini più affascinanti
e desiderabili che avesse mai visto, pensò ancora in un momento di follia. Non
lo pensava apposta, era talmente evidente!
“Che cosa sta facendo?”
chiese però lui con tono severo, avvicinandosi e tenendo una mano in tasca.
“Il thè è pronto..” farfugliò Briony cercando
di nascondere il cellulare.
“Le avevo già detto che
non doveva fare niente. Risolverò io tutta questa faccenda.” rispose lui
guardandola serio negli occhi. Era chiaramente infastidito, ma era lo stesso
freddo e sfuggente… E questo la intimidiva
di più.
“Mi dia il cellulare,
scanso equivoci.” e le porse la mano gentilmente, ma con un espressione
autoritaria.
Briony non voleva darglielo, voleva chiamare il padre
per chiedere aiuto, ma quando quell’uomo gli aveva dato quell’ordine non era
riuscita ad opporsi e glielo mise in mano.
Si morse poi nervosa il
labbro, chiedendosi perché lo avesse fatto senza lagnarsi.
Lui intanto le sorrise
“Brava ragazza.”
Elijah le si avvicinò e
quel suo sguardo la indusse a indietreggiare. L’uomo rimase per un attimo
calcolato immobile, ma quella poca distanza però fu nuovamente colmata da un
altro suo ben calcolato passo in avanti; quegli occhi neri continuavano a
studiarla attentamente: “Avrei delle domande da farle. Desiderando chiare
risposte.”
“Veramente avrei il
sacro santo diritto di farle io.” Replicò io indietreggiando ancora a sguardo
basso.
Il tono alla wonder woman non aveva funzionato granchè… sentiva il terrore serrarle la gola mentre continuava
allo stesso tempo di racimolare coraggio.
“Lei ha detto che era in
vena di scherzare. Nemmeno io lo sono.” Affermò lui di nuovo facendo un altro
piccolo passi in avanti.
Briony ebbe una brutta, bruttissima, sensazione. Sentiva gli occhi neri dell'uomo come un tocco di dita gelide. La stava studiando, giudicando... per poi deciderne che farne. Pensò razionalmente come prendere possesso di un coltello senza farsi notare, mentre emotivamente sfuggiva almeno a quegli occhi oscuri, come se sapesse che non doveva guardarli.
Elijah chinò la testa da
un lato con uno sguardo inquietante. “Cos’è, ha paura di incrociare il mio
sguardo? Le ho detto che non le farò nulla.”
Briony a dispetto delle sue parole sentì di
nuovo la paura montare dentro di sé. Quasi quella voce l’avesse ingigantita.
“Che cosa vuole in
realtà?” chiese in un impeto di coraggio, ma sviando continuamente lo sguardo,
come se avesse il terrore di incrociare gli occhi neri di quell’uomo. “La
avverto che non...”
Ma all’improvviso si
sentì bloccare la testa da una mano, costringendola così ad alzare gli occhi e
a fermare la voce. Briony cercò di
ritirarsi ma la presa dell’uomo sul suo viso era così ferrea che non poteva non
sottostare al suo volere.
Il viso dell’uomo si era
avvicinato al suo senza neanche accorgersene, e lei neanche in quel momento
riuscì nemmeno ad opporsi tanto che la presa era forte, non da farle male ma da
costringerla comunque a starsi ferma.
Briony era sicura che le sue guance fossero
divampate dal rossore, ma non riusciva a staccarsi da quegli occhi neri e
penetranti.
“Ora uscirai a prendere
una boccata d’aria. Non dirai a nessuno che io sono qui.” disse lui in un
soffio senza tanti preamboli.
“Non dirò a nessuno che
lei è qui.” ripeté come una marionetta.
Elijah soddisfatto la
lasciò andare. Taglio netto.
Briony non era più sotto il suo controllo
ma era come in trance… le girava la testa.
Rimase inerme mentre lui girava in tondo per la stanza.
“Ah dimenticavo” mormorò
Elijah rivolgendosi alla ragazza in maniera stranamente gentile “Non mi dia più
del lei, ormai siamo entrati in una certa confidenza. Mi chiami Elijah.”
“Elijah…” Briony ripeté il suo nome nella mente,
giudicandolo davvero bello come nome.
“Elijah e poi..?”
Intendeva il cognome.
“Elijah e basta” Le
sorrise allungandole la mano. Lei la guardò titubante, come se quella mano
volesse morderla, ma poi gliela strinse. Era freddissima, come ghiaccio, ma non
riuscì a lasciarla andare nonostante tutto.
“Briony Callaghan.”
Rispose usando il cognome della madre.
“Miss Callaghan..”
Affermò lui affascinante, sfoderando un sorriso galante.
La mano di Briony era ancora immobile in quella di Elijah. Lui
continuava a fissarla, le loro mani ancora racchiuse dalla stretta.
Briony non osava muoversi. Sentiva le vene
raggelarsi di colpo.
E se le avesse fatto del
male?
Non riusciva però a
staccarsi da quella presa…sembrava ipnotizzata
da lui. Un pensiero molto anormale.
Ad un certo punto Elijah
si staccò da lei, molto lentamente che quasi Briony ebbe
l’impressione che del ghiaccio le fosse scivolato via dalle dita.
Elijah noncurante prese
poi a sorseggiare il suo thè con un fare
elegante. "Bene, signorina Callagnan."
disse galantemente. "Ambisco che le cose molto presto andranno per il
meglio e che riusciremo a trovare un accordo basilare. Le do la mia parola che
io da parte mia non le farò alcun male, mentre lei..." lasciò la frase in
sospeso, in maniera inquietante. "spero che abbia capito che
un'intromissione da parte sua non sarebbe proprio incline alla
situazione."
Briony traballò. << Ergo, se mi intrometto
o commetto qualche casino ai danni di costui saranno davvero guai amari per me.
>> Ma come poteva quel tizio parlare tanto elegantemente ma avere allo
stesso tempo un comportamento glaciale e terrificante?
Deglutì, sperando di
risolvere subito quella disastrata situazione altrimenti sarebbe sul serio
finita male per lei.
All'improvviso sentì un
lampo attraversarle il cervello: “Devo andare.” disse decisa, ricordando
l’ordine che lui le aveva impartito.
“Lo so. Ti aspetto
qui Briony. Non fare tardi.” E la guardò di
nuovo col suo sorriso sghembo.
Briony non sapeva cosa rispondere...
Credeva davvero che la stesse prendendo in giro.
Sapeva solo che doveva
andar via di lì e non raccontare a nessuno che quell’uomo misterioso fosse lì.
Briony entrò in macchina e accese il
riscaldamento per riscaldarsi. Il contatto con la mano di Elijah l’aveva
raggelata fin dentro le viscere, impedendole qualunque volontà.
La sua testa ragionava
da sola, manovrata da una forza sconosciuta…
doveva solamente andare via e non dire a nessuno che lui fosse a casa sua.
Niente di difficile.
Accese il motore e andò
a casa di sua sorella.
Quando arrivò a casa di
Caroline, Briony non sapeva bene cosa
dirle... la testa le girava fortissimo, non doveva essere lì ma nessuno glielo
aveva vietato, giusto?
E si era promessa di
fare a Caroline una bella lavata di cervello dopo che aveva sentito quella
strana conversazione a casa Salvatore.
Neanche questo nessuno
glielo aveva vietato, no? Doveva solo evitare di parlare direttamente di
Elijah.
Cercò di rimettere a
posto il cervello visto che sembrava che i neuroni facessero il testa coda dal
gran che erano incasinati.
Quando Caroline aprì la
porta, non si aspettò di trovarsi davanti la sorella…
sembrava strana...e tesa.
“Briony!
Non ti aspettavo! Entra!”
Briony entrò senza dire niente… non riusciva neanche a guardare in faccia la
sorella.
“Che cosa è accaduto
Caroline da quando sono andata via?” Chiese all’improvviso. Caroline si stupì
molto della domanda, Briony non era tipo da
fare domande personali senza un motivo: “Bè…sono accadute
un sacco di cose…tu sei stata via
molto.”
“Tipo?” Chiese
arrabbiata girandosi verso la biondina. “Tipo architettare piani omicidi nella
casa del nuovo arrivato in stile Dario Argento??”
Caroline strabuzzò gli
occhi sorpresa. Che cosa sapeva realmente la sorella? E se avesse
scoperto la verità su tutto, cosa avrebbe potuto dire? Se Damon l’avesse saputo
l’avrebbe fatta tacere per sempre…
“Non so di cosa
parli...” rispose lei ridendo.
“Non fare finta di
niente Caroline!” affermò alzando la voce. “Immaginavo che tu e le tue amiche
nascondeste qualcosa… ma mai…mai avrei immaginato una cosa del genere! Ti sei
fatta forse ammaliare dal fascino di quello Stefan??
Lui vi ha convinto a fare cose pericolose?”
“No no!” Caroline non
sapeva come farsi spiegare. Si mise le mani nei capelli nervosa. Era chiaro
che Briony sapesse qualcosa.. aveva intuito
la sua vera natura?
“Briony…ti scongiuro…non devi dire niente!” disse lei
avvicinandosi.
“Cosa? Davvero mi chiedi
di coprirti? Ho già fatto troppo per te mia cara!”
“Che cosa…che cosa sai?” Chiese Caroline preoccupata.
“So abbastanza per
sapere che devi andartene immediatamente da questa città…da quei
tuoi amici e da quello Stefan… non devi
frequentarli più, è chiaro??” Urlò quelle parole, per far valere la sua
autorità di sorella maggiore.
Caroline era sconvolta.
Non riusciva a dire niente.
“Forse la tua vita da
reginetta della scuola era noiosa per te, ma entrare in tutto questo… Caroline...”
Briony abbassò il tono della voce,
facendosi più dolce. “Se speri di trovare la felicità o emozioni forti facendo
cose pericolose, ti sbagli. Non sai i rischi a cui vai incontro! E’
pericoloso!”
“Che cosa sai realmente?
Dimmelo!” urlò Caroline ammaliandola negli occhi.
Briony ormai era sotto il suo controllo,
non poteva opporsi.
“Ho ascoltato la tua
conversazione con Stefan. So che avete ucciso un
uomo e il cadavere era dentro quella casa.” Caroline deglutì. Le cose si
stavano mettendo male…La sorella era stata
sul punto di scoprire tutto...
Briony poi scosse il viso violentemente
come per scacciare quel soggiogamento.
Aveva la testa
che girava vertiginosamente.
“Che cosa…che cosa mi hai fatto?” Chiese spaventata Briony, guardandola come se fosse un’aliena.
“Io? Non ho fatto
niente! Briony devi ascoltarmi! Non è come
sembra!”
“No! Vai via!” Urlò la
mora cercando di andarsene. Nelle sua corsa, andò a sbattere il piede contro un
tavolo. “Merda!”
Caroline arrivò subito
da lei. “Briony! Resta qui!” Ma non fece in tempo a
soggiogarla, che Briony la scostò via con
violenza urlando di lasciarla stare.
Riuscì a uscire dalla
casa e arrivare alla macchina. I vicini preoccupati dalle urla erano tutti in
giardino ad assistere alla scena. Caroline allora era rimasta sul ciglio della
porta a urlare il suo nome, quando il cellulare vibrò. << Proprio ora
dannazione! >>
“Pronto?” rispose
nervosa, guardando Briony salire come una
furia impazzita dentro la macchina.
“Care? E’ successo un
disastro!” Al telefono era Bonnie e
sembrava più preoccupata di lei.
“Che cosa è successo??”
“Elijah…non c’è più!”
Il tono di Bonnie era davvero allarmante
“Oh mio dio.” Caroline
guardò l’auto della sorella dare tutto gas e uscire dal quartiere.
“Bonnie…non è
tutto. Mia sorella è appena stata qui…”
Elijah continuava la sua
visita guidata dentro quella casa: era davvero grande e confortante. Si era
nutrito abbastanza e si sentiva molto meglio.
Il vampiro era sicuro
che Briony conoscesse Elena altrimenti come
spiegarsi che lei era entrata in quella casa indisturbata? Ma era sicuro di non
averla mai vista in giro…
Ormai quegli arroganti
dei Salvatore si erano già accorti della sua scomparsa e sarebbero sicuramente
entrati nel panico. Elijah sorrise freddamente al pensiero. C’era sempre
qualcosa di eccitante nel vedere il proprio nemico terrorizzato e poi
soccombere.
Non aveva però ammaliato
completamente la ragazza...le aveva soltanto ordinato di non dire che lui fosse
in quella casa. Poteva pure dare l’allarme ai suoi amici umani, non gli
importava. Sarebbe stato come giocare al gatto col topo e stavolta lui non si
sarebbe fatto ingannare. Era già successo troppe volte e il suo orgoglio gli
imponeva di non fallire più.
Doveva mantenere però la
parola data. Non poteva fare del male a quell’umana.. glielo aveva
promesso, anche se non sapeva se poteva fidarsi completamente. In un certo
senso tuttavia gli era grato e la sua espressione impaurita e allo stesso tempo
tragicamente coraggiosa infondeva un senso di protezione anche a un cuore di
pietra. Ma in un secondo Elijah si disinteressò di quei pensieri che non
combaciavano abitualmente col suo carattere scostante.
Non doveva dimostrare
apertamente proprio niente poichè i sentimenti sono
la peggior arma a doppio taglio per un vampiro. Sono letali. Sono soltanto un
ostacolo e una debolezza. Così gli diceva sempre Klaus..
E aveva ragione. Si era
fatto convincere dalle belle parole di Elena, un'altra Petrova,
ed era stato fregato.
Ma non sarebbe mai più
accaduto. L’armatura che rinchiudeva il suo cuore si fece più spessa e
indistruttibile che mai.
All’improvviso sentì una
macchina entrare nel viale. Sicuramente era Briony dalla
furia in cui correva nel giardino. Aveva notato che non aveva un caratterino
molto calmo e equilibrato.
Elijah si pulì bene la
bocca per non mostrare le traccia di sangue bevuto, e andò furtivo in cucina.
FINE SECONDO CAPITOLO!
PS: La sorella a cui si
riferiva Elijah non è assolutamente Rebekah, ma
un’altra sorella! Infatti come si era capito, Elijah aveva più fratelli e sorelle… Nessuno sa il nome degli altri fratelli e
sorelle di Klaus per cui il nome della sorella sarà sottinteso fino a quando
non lo scopriremo.
Avrete capito che in
questi primi capitoli rappresento Elijah come era nella 2 serie. Ovvero più
freddo e inquietante del solito. Poi le cose cambieranno man mano!
Ciao a tutti! Ringrazio
come sempre chi legge la storia!