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Autore: spilletta    22/10/2011    2 recensioni
Torniamo all'inizio di Breaking dawn.... Edward e Bella iniziano a scoprire una nuova intimità, per prepararsi alla fatidica prima notte. Dei brevi flash che ripercorrono le tre settimane prima del matrimonio, visti dagli occhi di Edward. La mia prima fanfiction...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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INTIMITA’. Pensieri.

Capitolo 3

 Era una giornata limpida ed era tardissimo.
Appena saltato giù dalla finestra della camera di Bella, mi avevano colpito i tiepidi raggi del primo sole, illuminandomi e rendendomi lucente come uno specchio, avvolgendomi in un abbraccio caldo, simile a quello che avevo appena lasciato per tornarmene a casa. Corsi via, per il bosco, sicuro che nessuno mi avesse visto e mi rifugiai tra le mura della mia stanza.
Avevo lasciato Bella senza salutarla, sprofondata in un sonno cui si era arresa dopo ore ed ore di veglia insieme. Non ne voleva sapere di dormire e sprecare il tempo, diceva, dopo che stavamo saggiando la nostra nuova intimità e le notti non sembravano mai abbastanza lunghe per il desiderio che avevamo l’uno dell’altra. Io cercavo responsabilmente di spingerla riposarsi, e di trattenerla, cercando anche di non rimanere, ma non sempre ci riuscivo, perché non volevo e non potevo separami da lei.
Le avevo lasciato un biglietto: “Farà bel tempo tutto il giorno.. Sarò a casa. Ci sentiamo più tardi. Ti amo”.
Non potevo fare altro. Non potevo neanche tornare, col rischio che poi Charlie aprisse qualche finestra di troppo e si accorgesse che il suo “quasi” genero luccicava al sole.
Mi distesi sul grande letto a baldacchino che troneggiava al centro della camera. Non avevo bisogno di dormire e non ero affatto stanco ma chissà perché i modi di fare umani mi si erano appiccicati addosso, come una veste vecchia e nuova, dimenticata per anni nell’armadio e ritirata fuori più splendida che mai. Erano gesti che vedevo continuamente fare a Bella. In fondo era piacevole distendersi, rilassarsi e pensare - anche se per rilassarmi non avevo bisogno di distendermi; sostanzialmente era piacevole perché i pensieri erano tutti rivolti verso l’unico oggetto del mio amore e ultimamente mi rendevano felice.
Era strano per me sentirmi felice. Bella mi aveva totalmente cambiato ma, durante i quasi due anni trascorsi, non ero mai riuscito davvero ad essere del tutto sereno, sempre preso dal timore di farle male e dalla convinzione di non essere un bene per lei. Era veramente poco tempo che mi sentivo felice. Abbastanza felice. La paura della luna di miele era una paura reale, ma non mi permettevo di pensarci troppo. Volevo essere come Bella mi vedeva. Volevo essere un uomo per lei, un uomo vero. Un uomo che può darle ciò che desidera. Ma sapere ciò che invece ero… ancora mi bloccava. Così ogni momento, migliaia di sentimenti contrastanti si agitavano in me a questo riguardo, cercando di combattere la mia naturale tendenza al pessimismo, che anche Bella mi rimproverava. Quando fingeva di prendermi in giro per questo, mi schernivo dicendo che avevo ben motivo di essere pessimista… Lei sembrava non accorgersi mai della mia natura mostruosa.
Ok. Felice. Sarei stato felice.
Anche la felicità era un sentire cui doversi abituare. Chi, come me, è vissuto sempre cercando di non essere quello che è, corre il rischio di non riconoscere la felicità quando arriva, né di saperla trattenere. Ma ero stato fortunato. Bella aveva fatto anche la mia parte, impedendomi di fuggire. Bella mi aveva salvato.
Vidi, dalla porta socchiusa, un’ombra nel corridoio. Sorrisi. Dai pensieri che, senza volere, percepivo sapevo già chi fosse.
"Entra, Alice", le dissi mentre si era già presentata davanti al letto, guardandomi sorridente.
"Ma prego…non si aspetta più di essere invitati?"
"Mm…è superfluo, sapevo che l’avresti fatto... – disse facendomi l’occhiolino – Posso rubarti qualche minuto?"
Ora glielo dico….ora glielo dico… gli piacerà di sicuro!...
Sospirai. "Basta che non sia per il matrimonio…".
"Ah no, perché chiedere a te?".
Certo. Lo sposo in fondo contava molto poco in questi casi.
Si sedette sul bordo del letto.
"Senti…ho pensato molto a quello che potevo regalarti e ho avuto un’idea…".
"Alice, ma non importa… lo sai che non ho bisogno di niente".
Mi zittì alzando la mano. I suoi pensieri erano limpidi e chiari, ma si sforzava di non pensare ancora al “regalo” in questione.
E’ importante invece… e sai che ci tengo…
"Ok. Avanti. Spara", le dissi già sapendo che con lei non l’avrei comunque spuntata.
"Bene. Ho pensato che ci fosse una cosa che avresti voluto sapere….qualcosa che ti preoccupa molto…".
Io posso vedere come andrà….ti piacerà saperlo….
Capii immediatamente a quale “cosa” si riferiva, e cioè alla prima notte con Bella, e scossi subito la testa.
"No Alice, non …", cercai di bloccarla.
"Ok ok, allora è deciso. Appena riesco a vedere te lo dico! Sarà il mio regalo per te!"
"Alice!". Balzai in piedi, indeciso se essere sollevato o esserne imbarazzato. Sapevo che in una famiglia come la mia, essere imbarazzati per una cosa del genere era del tutto sciocco e inutile, ma io ero quello meno abituato ad essere controllato e messo a nudo, mentre i miei fratelli erano continuamente sottoposti a questo genere di tortura, a causa della mia capacità. Per la prima volta mi accorsi di come si potessero sentire gli altri, privati di ogni genere di privacy, e soprattutto… di questa.
"No, no aspetta, no, non importa. Lascia stare ", provai a dirle. In fondo doveva essere imbarazzante anche per lei spiare il fratello in atteggiamenti così intimi. Ma non era quello che avevo sperato facesse?
Alice si avviò verso la porta. Poi si voltò di scatto.
Uff….cosa c’è che non va? Se ti dico che non c’è problema….
"Uffa. Ti vergogni di me…per caso? Dai, so tutto…so che sei preoccupato".
"Non è questo..è solo che penso sia …brutto per te".
Brutto? Ah... pensa che mi imbarazzerei di una cosa simile? Mm... è più probabile che si imbarazzi lui…
Sospirai. Aveva ragione.
Si avvicinò ancora. Davanti a me sembrava molto più piccola, un delizioso folletto dai capelli neri. Mi sorrise, sfiorandomi la guancia con una carezza.
Nessun segreto fra noi… niente di ciò che ci riguarda deve imbarazzarci, ok?
Annuii.
"Tranquillo. Non sarà tra le cose peggiori che avrò visto..e che vedrò.. e sai che non amo cercare le visioni di proposito, però nel tuo caso farò un’eccezione. E sai perché?"
La guardai negli occhi vivaci e maliziosi.
"Perché?"
"Perché ti voglio bene".
Testone...
"Grazie, Alice. Non te lo avrei chiesto ma… mi sollevi da un peso enorme", dissi felice delle sue parole.
"Lo so. Però aspetta a dirlo…non si sa mai".
Fece per andarsene ma la trattenni. Avevo ancora bisogno di essere rassicurato.
"Credi che… allora credi che sia possibile che vada…male?"
E’ proprio messo male…
"Oh Edward….la vuoi smettere di essere sempre così pessimista? Dicevo per dire! Se vuoi sapere il mio parere penso che andrà benissimo e che hai fatto bene a dare retta a Bella, ok?" Velocissima si gettò contro di me e mi spinse verso il letto, dove mi lasciai cadere. "Lasciati un po’ andare… e torna a fare quello che facevi, che alle cose importanti ci penso io", disse alzando il tono della voce e uscendo dalla stanza. Feci in tempo solo a gridarle un altro grazie prima di vederla svanire oltre il corridoio.
Prego! Pensò.
Mi sentivo più tranquillo. Sapevo bene che ciò che Alice vedeva non sempre accadeva, perché il futuro è in continua evoluzione, ma almeno era qualcosa cui aggrapparmi. Cominciai a sperare che riuscisse presto a “vedere”, nonostante il disagio che avrei provato. Neanche io riuscivo a vedermi in una situazione del genere, ma non perché non ne avessi un pazzesco desiderio, ma soltanto perché mi sentivo così diverso da Bella e non capivo cosa potesse attrarla tanto del mio corpo, se non la bellezza. Come potevano unirsi due corpi così dissimili?
Ok. Basta.
Mi distesi nuovamente cercando di pensare ad altro. Guardi l’orologio. Le otto meno un quarto. Troppo presto. L’avevo lasciata da quasi un’ora ed ero sicuro avrebbe dormito almeno fino a metà mattinata. Almeno, lo speravo per lei, anche se io avrei voluto già vederla. Bella aveva bisogno di dormire.
Continuai a tenere il conto del tempo che scorreva, mentre la camera si inondava di sole, dal lato dove gli alberi non impedivano ai raggi di passare. Un tempo odiavo il sole, o, almeno, lo temevo perché mi impediva di vivere la vita che avrei voluto e non mi procurava gioie particolari, ma mi faceva vivere in interminabili attese e prolungati isolamenti. Da quando stavo con Bella invece il mio atteggiamento era cambiato. Anche se ero comunque impedito nello stare con lei in mezzo alla gente in una giornata di sole, sapevo che lei lo amava e che le faceva bene. Quindi fu naturale anche per me non considerarlo più un nemico. Quando eravamo soli e c’era il sole avevo il vantaggio di poterla stringere fra le braccia senza temere di ghiacciarla con il mio corpo. Il freddo che le procuravo era sempre stato un mio enorme cruccio, che aveva raggiunto il suo apice quella notte in tenda, agli inizi di giugno, durante l’attesa della battaglia con i neonati di Victoria. Se non mi fossi aggrappato all’amore che provavo per lei credo non ce l’avrei fatta a resistere a tutta l’angoscia che provai. Ero dilaniato, avvilito. Mai in vita mia mi ero sentito tanto inutile e incapace. E Jacob ne approfittò - giustamente, dal suo punto di vista.
Chissà se ciò che Bella provava per Jacob non fosse anche attrazione? Certo, dovevo ammettere che non era niente male ed era caldo. Un corpo caldo.
Basta.
Sbirciai ancora l’orologio. Le nove.
Ancora troppo presto per chiamarla.
Dovevo trovare qualcosa da fare. Dovevo calmarmi. Troppi pensieri.
Felice. Io ero felice. Non avevo niente, assolutamente niente che me lo poteva impedire. Niente… tranne me stesso.
Mi alzai e decisi di fare una doccia.
Presi tutto ciò che mi serviva e mi chiusi nel grande bagno che avevo al piano, vicino alla camera.
Feci tutto con calma, quasi a velocità umana, per metterci più tempo.
L’acqua fredda non era mai abbastanza fredda perché la percepissi tale, ma il suo scorrere sulla mia pelle mi rilassò. Inizialmente. Poi mi soffermai a pensare come sarebbe stato fare la doccia insieme a lei e che forse ne avrei avuto l’occasione molto presto e il mio corpo si irrigidì nuovamente. Una tensione pazzesca prese possesso di me. Ma non era paura. Capii subito cos’era. Avevo lasciato andare le redini del mio corpo, dei sensi, come lei mi aveva chiesto, e ciò che stavo sperimentando in tutta la sua potenza era il desiderio. Un’eccitazione che mi sovrastava anche quando lei non c’era. Non che fosse qualcosa di totalmente nuovo. Ma l’avevo sempre controllata, relegata nell’ultima parte dei pensieri, sotterrata sotto una coltre di altri infiniti sentimenti cui davo la precedenza. Ma ora. Ora era tutto diverso. E sbucava fuori da ogni parte, in ogni momento.
Mi rivestii velocemente e scesi in soggiorno. Nessuno. Avevo bisogno di parlare, di distrarmi.
Percepii la presenza di Emmet e Jasper in veranda e li raggiunsi velocemente.

Mi salutarono senza voltarsi, impegnati in non so cosa davanti allo schermo di un portatile.
"Ti sei dovuto nascondere oggi, eh? Potevi restare nel suo letto sotto le coperte…", sogghignò Emmet, come al suo solito.
"Piantala… vorrei vedere te", risposi, per niente risentito. Non era possibile avercela con lui. Per adesso.
"Io non ho di questi problemi" ribadì ridendo.
Senza parole mi feci cadere sul primo scalino davanti all’ingresso, poco lontano da loro, la testa sorretta da un braccio. Dovevo essere l’immagine della preoccupazione.
Mi sentii improvvisamente inondato da una sensazione di calma. Mi voltai. Jasper aveva alzato gli occhi dal PC e mi guardava. Gli feci un cenno col capo prima di ritornare nella solita posizione. I pensieri che avevo non avrebbe potuto cancellarli comunque.
"Che ti prende? E’ successo qualcosa?", disse Emmet.
"Non credo … ", commentò Jasper di rimando. "Penso piuttosto sia per una questione delicata..".
Mi voltai fulminandolo con lo sguardo. Lui sapeva. I suoi pensieri erano chiari.
Emmet ci squadrò con curiosità.
Questione delicata? Di che parlano….
"Alice… Avrei dovuto sapere che non sa tenere la bocca chiusa ", sibilai tra i denti.
"L’avremo saputo ugualmente, Edward. Non sappiamo leggere nel pensiero come te ma basta conoscerti un po’… e conoscere Bella. Immaginavo che ti avrebbe chiesto una cosa simile".
"Lo immaginavi? Ma certo. E siete tutti tranquilli al riguardo?"
Emmet si alzò di scatto e si sedette accanto a me, circondandomi le spalle con un braccio.
"Ehi ragazzi, calma! Ma di che parlate? Mi volete tenere all’oscuro? Cos’è che Bella ti avrebbe chiesto di così importante che ti fa preoccupare?"
Lo guardai di sbieco senza parlare.
"Intuisco qualcosa di serio… ", continuò aspettando una risposta.
Fico! Finalmente una novità….
Silenzio.
"Vedo che sei un osso duro… deve essere una cosa succulenta… Vediamo, di trasformarla te l’ha già chiesto… mmm.."
"Falla finita.", mormorai. Non c’era niente nei suoi pensieri che gli facesse intuire la verità.
Mi sentivo sotto esame, ma forse non era una cattiva idea parlarne con i miei fratelli. Erano gli unici con i quali avrei potuto farlo. E con Carlisle, ben inteso. Ancora però non ne avevo avuto il coraggio.
"Vuole che andiate ad abitare da soli? Oppure..si, ci sono, è gelosa di Tanya, vero? Non vuole che venga al matrimonio!".
Forse ci ho dato…o no?
"Sei lontano Emmet.." sentenziò Jasper ridendo sotto i baffi. Poi cambiò tono di voce, rivolgendosi a me. "Edward?"
Glielo dici tu o lo faccio io? Tanto è questione di tempo…
Annuii.
"Allora? Me lo volete dire oppure è un segreto?", disse Emmet facendo la voce grossa e lanciandoci delle occhiate torve.
In fondo avrebbero potuto aiutarmi..
Sospirai, deciso a dire tutto. Ma non riuscivo a trovare le parole. Troppo imbarazzo.
Non ce la fa..ci penso io…
"Bella ha proposto a Edward una vera luna di miele, prima di essere trasformata ", riassunse Jasper, venendomi in aiuto.
<< Che significa una vera luna di miele? >>
"Emmet…" sospirai ancora, i suoi pensieri erano confusi, " …nel senso di…Insomma, come le coppie umane".
Rimase un attimo con la bocca spalancata, poi tutta la faccia si aprì ad un enorme sorriso.
Nel senso che faranno l’amore? Coppia vampiro/umana? Non ci posso credere…che forza…
"Non ci credo! Ti ha chiesto questo? Proprio questo? Ma senti la nostra Bella" sbottò stringendomi le spalle.
"Non hai altro da dire? Se ti sembra una cosa da ridere…".
Si voltò ad osservare i nostri volti. Io ero teso, Jasper era serio.
Oh oh…l’ho fatto arrabbiare…vacci piano Emmet… per lui è la prima volta…
"Edward è preoccupato, teme di farle del male".
Strinse le braccia al petto, contraendo il volto in una smorfia.
Ah…bè, avevo ragione…ha paura, però..effettivamente…
"No, bè.. non rido di questo. E’ solo che non me lo aspettavo. Ma pensandoci bene è una richiesta..logica, dal suo punto di vista. No? Certo che ti capisco… come farai?"
I pensieri di Emmet erano conformi alle sue parole e di questo gli ero sempre stato grato. Era facile parlare con lui, anche se non era adatto a trattare questioni delicate.
"Logica… si, ma era l’unica richiesta che non avrebbe dovuto farmi. Ho accettato di provare …ma non ho la minima idea di quello che mi aspetta .." mormorai, gettando fuori ciò che mi preoccupava.
I miei fratelli stettero un poco in silenzio.
Che faccio….gli racconto cosa deve fare?....
Mi feci coraggio. Conoscevo ogni cosa in fatto di sesso, anche soltanto perché la vedevo continuamente riproposta delle loro menti e nei pensieri di ogni umano che incontravo, ma parlarne era un'altra cosa ed era la prima volta che cercavo di farlo.
"Emmet….di teoria ne ho fin troppa. Ho solo bisogno di sapere una cosa. Rischio davvero di perdere completamente il controllo della ..ragione? Cosa si… prova?"
Non risposero subito e si lanciarono un’occhiata. I loro pensieri erano confusi.
Jasper si alzò e ci venne accanto, appoggiandosi alla balaustra della terrazza.
"Noi non abbiamo avuto questo problema, quindi è difficile consigliarti. Alice vede la cosa in modo molto positivo e lei ti conosce bene. Perché preoccuparsi troppo?"
Emmet alzò gli occhi al cielo. " Secondo me non sarà facile. Il desiderio sessuale per noi è potente… Per me la ragione scompare in quel momento … effettivamente c’è poco da pensare… " sentenziò quasi orgoglioso delle sue parole.
"Grazie Emmet, mi sei di grande aiuto"
Mm…forse non dovevo dirlo…
"Emmet voleva dire che devi prepararti… E’ vero che sono emozioni forti, ma non completamente ingestibili. Dipende se rimani consapevole di chi hai accanto… e se c’è una persona che può riuscirci, quella sei tu. Non ho mai conosciuto nessuno con un controllo come il tuo, simile a quello di Carlisle. Ma tu ha addirittura messo a tacere la sete verso la tua cantante"
Io l’avrei sicuramente uccisa…come ha fatto Emmet..
"Jasper, non voglio complimenti.."
"Non te ne stavo facendo, mi limitavo a dire le cose come le vedo. Se si trattasse di Emmet non avrei dubbi: lo sconsiglierei, perché ucciderebbe sicuramente la malcapitata.. Dubiterei anche di me, e di chiunque altro. Ma non dubito di te. Capisco la tua paura, ma non fartene dominare…".
Emmet lo guardò a bocca aperta, poi annuì.
Si..è probabile..io sono un bestione.. ma Edward…
"Si..certo.. è quello che penso anch’io…" disse Emmet sorridendo.
"Ma non credete che possa essere…spiacevole per un’umana? Il nostro corpo è così diverso.."
Anche questa volta fu Jasper ad avere la risposta pronta.
"E le ragazze di Denali dove le metti? Loro lo fanno normalmente con gli umani…a quanto ho capito. Se è piacevole per l’uomo, perché non dovrebbe esserlo anche per la donna? "
Certo che…per Bella credo sia..la prima volta…. , pensò Emmet.
Annuii. " Si… è così " a parte il fatto che ne ero felice, non sapevo se questo fosse un bene o un male…
"Magari quello è un problema… però credo che tu sappia come fare " disse continuando sul filo dei suoi pensieri.
"Che vuoi dire? "
"Che devi andarci piano. Ma piano piano parecchio. L’uomo non ne ha bisogno la prima volta, ma loro si. E con un vampiro poi… Tu sarai preso da miliardi di sensazioni diverse e vorrai sempre di più. Devi stare attento…"
"Mi rincuori …" mormorai sconsolato. Emmet aveva ragione.
Porc… non ne dico una giusta…
"Oh, ma dai! Andrà bene… tu non sei come me…" concluse facendomi l’occhiolino. Inizialmente non capii se la sua frase voleva essere un complimento o cosa.
Io sì che sono focoso…io l’ucciderei con la mia passione…
Capii. No. Non era proprio un complimento, dal suo punto di vista.
Quell’apprezzamento mi fece male, quasi come un’occhiata di Jane, tanto da tendere ogni muscolo in modo innaturale. Forse l’orgoglio ferito?
Avvolsi le braccia intorno alle gambe piegate e poggiai la testa sulle ginocchia. Non dovevo prendermela. In fondo neanche io mi conoscevo sotto questo punto di vista e Emmet poteva aver ragione, anche se ne dubitavo. Sentivo una tale forza crescere in me, un’energia prepotente che se non l’avessi lasciata andare credo che sarei presto esploso. Era questo che significava cedere alla passione? Sapevo che l’avrei scoperto molto presto. Con la mia Bella. Ma non potevo lasciare andare di colpo tutta l’energia che percepivo. Dovevo imparare a gestirla e a dosarla. Gestire il desiderio e dosare le mie forze…
Emmet l’ha messo KO… Edward, tutto bene?
Annuii senza parlare.
Sono una bestia… farei meglio a mordermi la lingua… secondo me ce la fa, è troppo innamorato…magari poi però gli piace meno…ma ce la fa… Che bestia…che gli dico ora?...
Mi girai verso Emmet, abbozzando un sorriso. Erano tutti e due preoccupati per me.
"Tutto bene ragazzi. Quindi per voi ce la posso fare… "
"Quando Alice ti dirà cosa vede sarai ancora più tranquillo ", concluse Jasper.
Alice che sbircia la luna di miele dei piccioncini? Fico… poi mi faccio raccontare..
"Non ti provare Emmet…", ringhiai. Un ringhio basso, cupo.
Emmet si alzò di colpo e si mise sulla difensiva. Cercava sempre una scusa per azzuffarsi con qualcuno e adesso aveva trovato un avversario degno della sua voglia di menare le mani. Ne avevo un grande bisogno. Dovevo scaricare la tensione che avevo accumulato.
Finalmente un bello scontro! La giornata inizia bene… però lui bara… ma forse ora non è concentrato..
Gli balzai davanti. Era inutile. Intuivo ogni mossa leggendola nella sua mente, avevo troppi vantaggi.
Dai Edward…fammi vedere chi sei… secondo me non ce la farai ad accontentare Bella…hai troppa paura!...
Scoprii i denti, sibilando. Emmet voleva farmi arrabbiare.
Se non sei capace dimmelo… ti insegno qualche mossa…o magari vengo io…
No. Non voleva farmi arrabbiare, voleva farmi infuriare.
Gli fui addosso e lo scaraventai lontano, ma improvviso un pensiero dolce mi bloccò.
Edward, Emmet …non voglio che lottino fra loro…
Esme. Era comparsa in veranda e guardava preoccupata verso di noi.
Mi tirai indietro e scossi la polvere dai pantaloni puliti.
Oh no….ecco che fa quello che vuole lei…
Gli tirai un amichevole pugno sulla spalla e ci mettemmo a ridere.
"Bestione…"
"Damerino…"
"Ma piantala..non sai nemmeno che vuol dire.. E poi non ne ho più voglia " Era vero. La brevissima lotta con Emmet era servita a placare almeno un po’ il mio nervosismo.
Spero gli sia servito… non possiamo dare molti consigli putroppo…
"Edward… comunque, fai quello che ti senti, tendendo conto principalmente di lei… E scusa il mio poco tatto", mormorò Emmet cercando di concludere la discussione senza farsi sentire da Esme.
Gli sorrisi.
Non era stato poi così difficile parlarne, anche se non era servito a molto.
Una cosa l’avevo capita. Che sarei potuto impazzire di piacere se non fossi stato attento e presente, ma che era possibile gestire le emozioni, come sapevo fare con la sete. Se avevo controllato il desiderio del sangue di Bella, perché non avrei dovuto saper incanalare il desiderio del suo corpo e rimanere lucido?
Il cellulare vibrò insistente nella mia tasca. Era lei.
Lessi il messaggio.
Una sola parola bastò per cancellare ogni residua traccia di tensione: “Arrivo”.
Ero veramente suo.

  
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