Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Ron_The_Best    22/10/2011    1 recensioni
Aisley era una ragazza come tutte le altre, prima che suo nonno, scrittore reso celebre dal personaggio di Connor Reed, archeologo impavido e dongiovanni, le rivelasse l'esistenza di un libro misterioso e pericoloso, "Il libro dei morti", che per anni ha nascosto e protetto. Ma qualcuno sta cercando il libro, e lei è l'unica che può riportarlo in Irlanda, nell'antico eremo dove pare sia stato scritto. Così la ragazza, inseguita dalla perfida Madame e dai suoi uomini, e accompagnata nel suo viaggio dall'affascinante Harper, parte verso l'isola verde, dove scoprirà la verità sulla sua famiglia, sulle sue origini, e anche che forse, Connor Reed esiste davvero....
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aisley cercava invano di calmare suo nonno, in preda a un attacco di panico causato dal terremoto, quando Harper si affacciò alla porta della camera da letto.
 
-       Ti… serve una mano? – le chiese esitante, guardandosi intorno
- Dorothy, Dorothy chi è lui? – continuava a chiedere Jasper, rivolto alla nipote.
 
La ragazza arrossì, guardando Harper, che ancora continuava a non capire. 
 
- Aiutami a metterlo giù! – poi tornò a guardare il nonno – Nonno, stai calmo, lui è un amico, stai tranquillo.
- Dorothy, mandalo via, via!
 
Aisley si voltò verso Harper. 
 
- Vai, no?
- Sicura?
- Si, vai, altrimenti lui…
- DOROTHY!
 
L’uomo chiuse gli occhi e assunse un’espressione di dolore, mentre l’ago della flebo usciva dal braccio. Harper, alla vista dell’ago, dovette appoggiarsi alle sbarre di metallo del letto, e Aisley alzò gli occhi al cielo.
 
- Nonno, per l’amor del cielo, stai buono! Fermo, devo cambiare l’ago della flebo… Harper, c’è un numero, sul frigo, chiamalo, è quello dell’infermiera di mio nonno.
- Dove…
- Sul frigo, infermiera, numero. VAI!
 
Il ragazzo si precipitò in cucina, mentre Aisley cambiava sapientemente l’ago, lo disinfettava e lo infilava nuovamente nella vena del braccio di suo nonno. L’uomo sembrava essersi calmato, il dolore doveva averlo scosso, e Aisley gli accarezzò la fronte. 
 
- Va tutto bene, tranquillo…
 
L’uomo si addormentò poco dopo, e Harper tornò nella camera da letto. 
 
- Arriva subito… 
- Ok.
 
Aisley si passò una mano tra i capelli, mordendosi il labbro. Era palesemente infastidita e imbarazzata che Harper avesse visto la scena di poco prima. In breve, tutta l’isola ne sarebbe stata a conoscenza, pensò amareggiata.
 
- Come mai ti chiama Dorothy? – le chiese Harper, sedendosi su una poltroncina vittoriana posizionata al centro esatto del corridoio
- Ha l’alzheimer – gli rispose bruscamente la ragazza – Dorothy è l’aiutante di Connor Reed, fa solo un po’ di confusione.
- Oh…
 
I due ragazzi rimasero in silenzio. A far loro compagnia, solo il ronzio delle macchine elettriche nella camera di Jasper Cane, e una mezza dozzina di orologi che ticchettavano. 
Harper continuava a guardarsi intorno, aspettando il momento in cui Aisley gli avrebbe intimato, senza troppi complimenti, di andarsene. Per il momento, la vista dell’ago continuava a fluttuare nella sua mente, e non sentiva ancora le gambe sufficentemente stabili per alzarsi e andarsene di sua spontanea volontà.
Quando bussarono alla porta, sussultarono entrambi, e Aisley andò ad aprire. 
 
- Isabel, scusa se ti ho chiamata nel tuo giorno libero, ma il terremoto l’ha agitato moltissimo…
- Non c’è problema, Aisley cara.
 
Se non fosse stata necessaria per suo nonno, Aisley l’avrebbe uccisa. A nessuno sano di mente sarebbe venuto in mente di chiamarla “Aisley cara”, come se fosse una bambina paffuta di cinque anni. 
Isabel era stata mandata dall’ospedale sei mesi prima, e per quanto a Aisley non piacesse, doveva ammettere che era brava a calmare le crisi di suo nonno, e a lui sembrava piacere. Quantomeno, pensò la ragazza mentre la seguiva nella stanza da letto, non le aveva lanciato un vassoio addosso come aveva fatto con la povera Maddie, l’infermiera precedente.
 
- Aisley, io vado… - disse finalmente Harper, e la ragazza annuì distrattamente.
 
Quando suo nonno aprì gli occhi, però, non parve rasserenato dalla presenza di Isabel. 
 
- Vattene! Vattene, maledetta! Lascia stare la mia Dorothy!
 
Aisley corse dal nonno, prendendogli la mano. 
 
- Nonno, va tutto bene, è Isabel, è venuta a darti la medicina…
- Dorothy, scappa! – bisbigliò l’uomo, e il tono di voce la fece rabbrividire: puro terrore.
- Cos’ha detto? – chiese Isabel, guardando all’interno della sua valigetta
- Lui…
- 475623, Dorothy…
 
Isabel spostò lo sguardo su Jasper Cane, e Aisley strinse più forte la mano di suo nonno: stava male, stava davvero andando fuori di testa, e la cosa la faceva soffrire enormemente. 
 
- Nonno… 
- Aisley cara, perchè non esci, mentre gli do la medicina?
 
Con le lacrime agli occhi, Aisley scosse la testa.
 
- Ci lasci un momento, Isabel?
 
Lo sguardo dell’infermiera si fece penetrante, e Aisley aggrottò le sopracciglia: non le piaceva il modo in cui Isabel la stava guardando.
 
- Parlerete dopo, ora sarà meglio che io faccia il mio lavoro, Aisley cara. Esci, per cortesia, gli darò la medicina.
- Io voglio stare con lui. Sei in casa mia.
- Ti conviene uscire, ragazzina, alla svelta.
*
Harper era sempre stato un ragazzo curioso, e aveva passato un sacco di guai per questo motivo. Con gli anni aveva imparato a tenersi alla larga solo dallo studio di suo padre, che aveva su di lui, durante l’infanzia, lo stesso fascino delle giostre: era l’unica stanza della casa che veniva sempre chiusa a chiave, all’interno della quale suo padre si rifugiava non appena metteva piede in casa e gli aveva fatto le domande di rito (“hai studiato?”, “come va la scuola?” “devo aspettarmi scherzetti dalla pagella?”), perciò era inevitabile che fosse la meta preferita nelle calde giornate estive, quando suo padre era in ufficio, dal giorno in cui aveva trovato il nascondiglio della chiave. 
Tuttavia, quando suo padre l’aveva sorpreso nello studio, l’aveva preso a schiaffi fino a quando non gli aveva promesso di non metterci mai più piede.
 
- Un giorno, Harper, tutti i segreti di questo studio li passerò a te. Fino ad allora, però, fuori dai piedi!
 
Così gli aveva detto, prima di lasciarlo andare a piangere in camera sua, le guance violacee per i colpi. Quella fu l’unica volta che suo padre alzò le mani su di lui, e questo gli fece comprendere l’importanza di quei segreti. 
In ogni caso, studio paterno a parte, era rimasto curioso, e casa Cane era un vero pozzo delle meraviglie. Perciò, prima di uscire, tornò a dare un’occhiata all’armatura in cucina. Era davvero bellissima, chissà da dove veniva. Mentre la stava studiando, girandoci intorno, una folata di vento spalancò la finestra, e Harper si precipitò a chiuderla. 
Si sporse per chiudere anche le persiane, e aggrottò le sopracciglia. Intorno al faro, c’era un nugolo di uomini vestiti di nero. Non dovevano essere dell’isola, perché l’accento con cui parlavano non era quello del Connecticut, e non era neanche sicuro fosse americano. Inglese, probabilmente. 
Ma la cosa che lo fece sobbalzare, quando i suoi occhi si furono abituati all’oscurità, fu che la maggior parte di loro teneva in mano una pistola. 
 
- Oh cazzo… - esclamò, quando uno degli uomini lo vide. 
 
Chiuse in fretta la finestra, per poi correre nella stanza di Jasper Cane. Quando entrò, sgranò gli occhi: Aisley era seduta sul letto di suo nonno, gli occhi spalancati dalla paura, mentre l’infermiera le puntava una pistola contro. Quando lo vide, lo spinse verso Aisley.
 
- Dov’è il libro? – tuonò l’infermiera, rivolta al vecchio scrittore
- che diavolo succede? – chiese Harper
- Zitto! – sibilò la donna, per poi avvicinarsi al letto, la pistola sempre in mano. 
 
Intanto, gli uomini fuori avevano sfondato la porta, e si stavano facendo largo in casa. In breve, i tre si trovarono contro altre quattro pistole. 
 
- DOV’E’ IL LIBRO? – strepitò di nuovo l’infermiera, assumendo un’aria ancora più minacciosa. Gli occhi sembravano spiritati, le vene dell’esile collo bianco pulsavano, e le guance erano paonazze
- Lasciaci stare! – singhiozzò Aisley, stringendosi di più al nonno, come a volerlo proteggere. 
 
In realtà, si rese conto Harper, stava avvicinando l’orecchio alla bocca del vecchio Cane, che sembrava le stesse dicendo sommessamente qualcosa. Isabel non doveva essersene accorta, perché continuava a urlare, agitando la pistola. 
Se tutti i film d’azione che aveva visto gli avevano insegnato qualcosa, era che nessun cattivo uccide qualcuno che sa dove si trova quello che vuole. E siccome non voleva morire, e non voleva che nemmeno Aisley e suo nonno venissero uccisi, si frappose tra i due e il numero esorbitante di pistole che gli stavano puntando contro.
 
- Io so dov’è il libro.
 
Aisley lo guardò, e lui cercò di sorriderle rassicurante, cosa assai ardua, in quelle circostanze.
 
- Ragazzino, non stiamo giocando – gli disse l’infermiera, avvicinandosi a lui
- Nemmeno io. 
 
Isabel inarcò un sopracciglio, sorridendo appena. 
 
- Bene, consegnamelo.
 
Harper deglutì: giusto. Doveva pensare a qualcosa, e doveva pensarci in fretta.
 
IAIA'S CORNER
 
Terzo capitolo :)
Non ho molto da aggiungere, a parte che credo sia molto più lungo dei precedenti... ma non è una grande notizia. 
Vabbè, non ho inventiva neppure nei saluti oggi, quindi...
baci a tutti, Iaia :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Ron_The_Best