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Autore: Phantom_Miria    24/10/2011    5 recensioni
Raccolta di {missing moments} legati a 'SEVEN'.
Cosa è successo, cosa succede e cosa succederà; i perchè, i cosa, e i come che costellano la storia dell’indistruttibile amicizia tra cinque ragazzi con il dono della magia.
#01. How Lavi knew about Allen's scent; [pre-Lavi/Allen]
#02. Why Fou went to see Bak; [Bak/Fou]
#03. What Lavi could get Kanda involved in; [Lavi/Allen] (R: GIALLO)
#04. Why Lenalee had that light in her eyes; [Kanda/Lenalee]
#05. What Lenalee actually knew; [Lavi/Allen]
#06. What - - - ; [Lavi/Allen][Kanda/Lenalee][Bak/Fou]
#07. How - - - ; [Lavi/Allen]
[Lavi/Allen] [Kanda/Lenalee] [Bak/Fou] HarryPotter-AU.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio , Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SEVEN {Arithmancy was never a friend}'
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Bum. Questo capitolo non ha senso. Scusate maaa c’ho messo un po’ a scriverlo. Non tanto perché fosse lungo o perché non avessi idee, ANZI. Ne avevo TROPPE, una più lollosa dell’altra, perciò c’ho messo eoni per trovare una versione in cui tagliare meno episodi possibili. Poi vabbè, c’è stata la parte impossibile dell’esplosione ormonale cheee… due ore? Tre? Quattro? Non so °w° ed è parecchio cacca HAHAHAH. No seriamente, mi dispiace perché non l’avevo segnalata all’inizio (neanche l’avevo prevista ‘-‘), ma c’è un po’ di smuttina qua D: Non succede nulla di particolare eh! È tutto abbastanza implicito, quindi non dovrebbe dare troppo fastidio. SE PERO’!, volete comunque saltarlo, basta che quando incontriate le parole ‘ormai avvezze’ saltate un po’ più in giù fino a ‘è un miracolo’. Ecco.

Non so a che rating metterlo, comunque D: Giallo o arancione? Consigliatemi voi, io per prudenza fo’ arancione per ora D:

 Ah, a un certo punto si accenna al passato/presente di Kanda. È di uno striminzito pauroso, e questo perché non avevo voglia di parlarne, quindi accettate questa realtà .-.

MA POI PERCHE’ DIAVOLO E’ LUNGO 8000 PAROLE, CRISTO. E’ LA LUNGHEZZA DI UNA ONESHOT SINGOLA, 8000 PAROLE. Va beh, godetevelo çwç 

Disclaimer: semplicemente, no.

 

.

What Lavi could get Kanda involved in

( S E V E N )

.

Tenendo la bacchetta puntata davanti a sé, osserva il modo in cui le ruvide pareti di pietra scura si fanno man mano più strette, mentre la fine di quell’interminabile tunnel si avvicina sempre di più. Dopo circa cinquanta metri, raggiunge una solida parete di legno curato che interrompe bruscamente il passaggio, ma con sicurezza il ragazzo vi posa una mano e la spinge in avanti: questa si apre, docile, mostrando una piccola stanza bianca, ben illuminata, e completamente vuota.

Il ragazzo balza giù dall’apertura del tunnel e, sistemandosi alla meglio l’indomabile frangia di ciuffi bianchi come la neve, bisbiglia un debole ‘nox’. La luce che si dirada dalla punta della sua bacchetta si affievolisce in un lampo fino a scomparire.

“Levati, idiota,” grugnisce una sgraziata voce femminile dietro di lui, e l’interpellato prontamente si allontana per far spazio all’amico.

La minuta ragazza dai capelli rosa cicca esce completamente dal tunnel, per poi guardarsi intorno con sguardo truce. “E ora?” chiede in tono scontroso.

L’altro le lancia un’occhiata critica e profondamente contrariata. “Yuu, persino Fou non si acciglia così tanto.”

Kanda incrocia prepotentemente le braccia e gli rivolge uno sguardo che potrebbe rivaleggiare per pericolosità con l’Anatema che Uccide. “Mi hai fatto trasformare in una ragazza, Lavi. Cosa ti fa pensare che me ne possa fregare qualcosa della credibilità?”

Lavi fa spallucce, mentre scosta la borsa che gli pende dalla spalla e adocchia con attenzione il suo corpo, più basso del solito, sorridendo in profondo apprezzamento. Si palpa un po’ le natiche con entrambe le mani, giusto per mettere alla prova i suoi ricordi, e – sì, è proprio il fondoschiena di Allen, conferma con orgoglio. “Io ti avevo offerto Allen, ma tu hai preferito Fou piuttosto che lui. L’hai voluto tu.”

Kanda sfodera la bacchetta più velocemente di quanto Lavi si aspettasse. “Sì, l’ho voluto io quando hai lasciato intuire che c’era il rischio che mi saltassi addosso solo perché avevo il suo asp—Vaffanculo, Lavi, è così gay e malato che non riesco neanche a dirlo.”

Il suo amico lo studia con la bacchetta levata, probabilmente impegnato a scegliere l’incantesimo più consono da scagliargli contro. Lavi è pressoché terrorizzato ora – vedere Fou al posto di Kanda decisamente non fa lo stesso effetto, ma Fou è altrettanto capace di incutere timore quando vuole –, perciò opta acutamente per un sorrisetto nervoso e un vago appello all’unica fonte di salvezza quando si tratta di Kanda – anche se avere l’aspetto di Allen non costituisce un elemento a suo favore.

Kanda,” e all’interpellato probabilmente non sfugge l’accorto uso del suo cognome, “ricordati che… lo stai facendo per Lenalee?”

E Kanda, sorprendentemente, seppur con lentezza esasperante, abbassa la bacchetta e arretra.

Tch.”

Lavi interpreta ottimisticamente quel verso ricorrente come una sorta di momentanea vittoria e, asciugandosi le immaginarie gocce di sudore che era sicuro di trovare sulla sua fronte, ne approfitta per allontanarsi, scivolando verso la porta e aprendola sull’esterno.

Il familiare corridoio del settimo piano è inondato di luce, e l’arazzo che raffigura i grandi troll di montagna è sempre lì, immenso e perenne nella sua bruttezza. Non c’è ancora nessuno, perciò Lavi esce e aspetta che Kanda lo segua fuori prima di chiudere la porta.

“Perché mi hai coinvolto in tutto questo,” grugnisce Kanda, e Lavi è stupito di trovare nella sua voce una sorta di tono lamentoso sul disperato andante.

“Dai, Yuu,” lo incoraggia Lavi con esuberanza, trattenendo le risate, “oltre al fatto che rivedrai Lenalee, che immagino non sia mai un male, hai partecipato con successo all’ennesima trasgressione delle regole della scuola! Ormai è l’ultimo anno di Allen, e dopodiché non avremo più scuse per fare di queste cose. Annusa, annusa! Non ti mancava quest’odore di castello, armature, libri e passaggi segreti?”

Kanda non accenna ad annusare.

“Comunque sospetto che io e te deteniamo un record per la quantità di divieti infranti. Per carità, Allen, Fou e Lenalee ci seguono a ruota, ma siamo stati noi a trascinarli sulla via del crimine scolastico, non è fantastico?”

Fou’ si appoggia contro la parete e alza lo sguardo verso il soffitto. Lavi sospetta sia una tecnica per non vedere il suo attuale corpo.

“Rammenti i bei tempi, in cui eravamo solo io e te?” gli ricorda Lavi, sognante, puntando lo sguardo nel nulla, e godendosi lo scorrere di quei ricordi lontani sette o otto anni. “Quando abbiamo messo quei Folletti della Cornovaglia nella stanza della Fay? O quando abbiamo fatto credere alla Lotto di avere il Gramo? Haha, per quella mi sono sempre sentito un po’ in colpa.”

“La maggior parte delle volte eri solo tu che facevi casino,” precisa Kanda, con crescente collera.

“E tu che mi seguivi senza discutere,” sghignazza Lavi. “E poi non è vero, ammettilo che ti sei divertito anche tu. Non ti sarai dimenticato quella volta in cui ti sei vendicato di Tyki facendogli esplodere davanti alla faccia quel bicchiere di whisky? Aah, è stato bellissimo. Tyki senza sopracciglia. Una cosa mostruosa.”

Lavi nota con piacere che un angolo della bocca di Kanda è leggermente piegato all’insù in una metà stentata di sorriso.

“Alla fine ne abbiamo passate tante insieme, e tutto grazie alla fortuna di essere capitato nel tuo stesso compartimento sul treno, al primo anno. Avevi un’aria così minacciosa, allora, che nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a te. Ma io!, stoico e coraggioso, non mi sono tirato indietro.”

“Che peccato,” conclude Kanda, con abbondante sarcasmo.

Il rosso gli sorrido ma non aggiunge altro, conscio del fatto che le cose sono molto cambiate, dopo sette anni.

Effettivamente, seppure quelle peripezie siano valse la pena, a detta di Lavi, i primi tempi della loro amicizia furono più difficili di quanto alla natura accomodante di Lavi piaccia ricordare: Kanda non proviene da una famiglia tutta ‘rose e fiori’. Il fatto che i suoi genitori l’abbiano quasi diseredato quando è stato smistato in Grifondoro è un utile indizio sulla sua reale situazione familiare.

Ma in tutti quegli anni, Kanda è cambiato – a Lavi piace pensare ‘cresciuto’. Anche se per molti si tratterebbe di cambiamenti pressoché impercettibili. La loro amicizia, e quella con Allen, Fou e soprattutto Lenalee, l’ha trasformato come Lavi non si sarebbe mai aspettato.

Rimane indubbio che Kanda abbia ancora la capacità di socializzazione di un Gigante delle montagne, e che per essere considerato da lui con un minimo di rispetto, sia necessario abituarsi alla convivenza con un pericolo di morte costante – forse è per questo, ragiona Lavi tra sé e sé, che, nonostante gli infiniti battibecchi e le innumerevoli risse, Kanda ha sempre segretamente rispettato Allen: messo alle strette, questi ha una malata tendenza a sorridere in faccia alla minaccia e al pericolo mortale, ed è occasionalmente capace di far scappare il pericolo stesso con la coda tra le gambe.

Certo, adoperano tecniche diverse: Kanda usa la sua incontrollata rabbia, Allen usa i suoi finti sorrisi. Ma non è un caso che entrambi mirino a lavorare come Auror per il Ministero.

Lavi si gratta il bordo della bocca per nascondere il ghigno che gli sorge spontaneo all’idea fondata che Allen e Kanda si assomiglino più di quanto farebbe a loro piacere. 

Evita accuratamente di farlo notare a Kanda.

Perciò Lavi si perde in altre considerazioni personali e rivisitazioni mentali di ricordi lontani, mentre assentemente si passa una mano tra i capelli bianchi, sulla cicatrice, sul collo, sulle maniche della camicia che odora ancora di Allen.

“La vuoi smettere?” sbotta Kanda a un certo punto, incomprensibilmente stizzito – se non per il fatto che è Kanda, cosa che giustificherebbe a vita il suo essere stizzito.

Lavi si volta, comunque confuso. “Smettere che?”

Kanda pare oltremodo sconcertato. “Di… palpare la mammoletta, idiota. Sembri un pervertito.”

Lavi prorompe in un verso di teatrale indignazione. “Ehi! Scommetto che faresti la stessa cosa se ti fossi trasformato in Lenalee!”

L’occhiata di Kanda sembra però affermare tutt’altro, quindi Lavi retrocede e tenta un’altra via. “Allen è il mio ragazzo. Posso farci quello che voglio con il suo corpo,” afferma con altezzosità.

L’amico sbuffa e, con sorpresa di Lavi, quel verso assomiglia a un’appena soffocata risata di scherno. “Certo. Lo riferirò alla mammoletta, appena lo vedo.”

Lavi inorridisce all’idea. Lascia automaticamente ricadere le braccia lungo i fianchi, e al contempo la sua mente registra impietosamente la schiacciante vittoria segnata da Kanda.

Questa volta Kanda non si preoccupa di trattenere il suo crudele ghigno canzonatorio.

“Sei ridicolo, comunque, con quei pantaloni,” lo informa per contorno.

Il rosso incrocia le braccia, irritato. “Non è colpa mia se Allen lascia da me solo le sue camicie. Ho dovuto rimediare con dei miei pantaloni e una cintura. E poi non sono ridicolo, Allen non è così tanto più piccolo rispetto a me…

Ed è vero. Allen è mostruosamente cresciuto durante il sesto anno, e anche se rimane ancora più basso di lui, e decisamente più magrolino, i suoi pantaloni non paiono così lunghi e larghi rispetto a come sarebbero parsi due anni prima.

Seppure Allen diventi soltanto più affascinante ogni anno che passa, Lavi sa che rimpiangerà il momento in cui non potrà più appoggiare il mento su quella testolina di morbidi capelli bianchi. Ormai in vena di riesumazioni di ricordi antichi, la sua mente viaggia con gioia all’indietro nel tempo, rivivendo un episodio in cui, schiacciato contro il suo petto all’interno di un finto sgabuzzino e ansimante a causa di una corsa sfrenata, Allen non gli arrivava neanche alla spalla.

E al pensiero, si asciuga con l’indice un’invisibile lacrimuccia di malinconia, e, giustamente, Kanda lo guarda come se fosse pazzo.

Grazie al cielo, una figura slanciata e quasi felina compare all’estremità della rampa di scale più vicina e interrompe la loro semi-conversazione. Atterra sul pavimento solido e statico un attimo prima che, con un rumoroso sfregamento di marmi, l’intera scala cominci a muoversi. La nuova arrivata si avvicina, e i suoi occhi color ametista scintillanti e i capelli corvini lisci e lunghi che sussultano ondeggiando ad ogni suo rapido passo si potrebbero riconoscere a un miglio di distanza.

Il cambiamento che avviene nella piccola figura incurvata e caparbia di ‘Fou’ è subitaneo e palpabile.

Lavi si morde il labbro per non ridere.

“Suppongo che Kanda non sia Allen,” dichiara Lenalee raggiante. Cercando probabilmente di nascondere divertimento suscitato dal vedere Kanda in quello stato, Lenalee zompetta avanti e indietro di fronte alla Stanza delle Necessità per tre volte, prima di aprire la porta e infilarcisi dentro trascinando con sé una Fou un po’ impacciata e a disagio.

“E suppongo che Allen ti stia aspettando al vostro punto di ritrovo,” cinguetta Lenalee, “Mi ha fatto piacere rivederti, Lavi, ci vediamo alla partita di Quidditch. Li stracciamo i Corvonero, quest’anno!” E dopo avergli indirizzato un pugnetto trionfante e un ampio sorriso frizzante, sbatte la porta dietro di sé. Lavi non fa in tempo a vedere in cosa si sia trasformata la Stanza.

“Alla faccia dei saluti tra amici!” le urla dietro Lavi, ma dubita che Lenalee lo possa sentire.

Così si avvia per le scale con passo affrettato, il sangue che ribollisce nel pregustare ciò che avverrà di lì a poco, e la testa in un mondo in cui lui è già arrivato alla sua destinazione.

Durante il cammino, mentre la sua vista abbraccia amorevolmente ogni familiare particolare racchiuso nelle mura di quel posto che è destinato a non mutare mai, dall’armatura ammaccata all’angolo della salita verso il quinto piano alla brusca svolta che porta all’aula di Divinazione, Lavi prende a vanagloriarsi con studiata calma del suo piano fantastico. Avvisare Allen tramite il caminetto della Sala Comune è stata la parte più divertente, dopo l’aver visto Kanda trasformarsi in una donna. Il volto piacevolmente scioccato di Allen continua a ripresentarglisi alla memoria, come anche i suoi tentativi davvero poco convincenti di farlo desistere dall’impresa.

Il secondo piano è piuttosto affollato in quel momento della giornata, e Lavi comprende quasi subito il motivo per cui alcuni tra gli studenti che si incamminano sulle scale gli indirizzano occhiate disorientate e perplesse. Lui si limita a rispondere con il suo miglior sorriso – o meglio, il miglior sorriso di Allen. Ma alcune persone, dopo averlo visto, sembrano ancora meno convinte.

Lavi aggrotta le sopracciglia, sentendosi offeso senza un motivo ben preciso. Ricambiando distrattamente l’energico saluto da parte di un cavaliere variopinto in sella a un affaticato pony che ospita uno dei tanti quadri appesi alle pareti, si chiede se davvero il suo modo di sorridere sia così diverso da quello di Allen.

Rapidamente, percorre metà del corridoio, e già esulta mentalmente per il successo del suo piano perfetto, quando, a un passo dalla porta del bagno dei maschi, una voce chiama il nome di Allen.

Si blocca di colpo, un po’ interdetto, con una mano sulla maniglia. Un terzo del suo cervello non riconosce quel nome come un motivo valido per fermarsi, mentre l’altro terzo, quello ancora abituato ad andare sempre in giro per il castello con Allen e a fermarsi in concomitanza con l’altro, gli impone di girarsi subito. L’ultimo terzo, quello cosciente del suo attuale aspetto, si dimentica di intervenire.

Lavi lascia cadere la mano e davanti a lui appare fulmineo Timothy, districatosi abilmente dalla marea di studenti. Ha un’espressione stupita e calcolatrice sul volto, come se stesse mentalmente cercando la soluzione a uno degli insoliti indovinelli dell’entrata della Sala Comune di Corvonero.

“Allen, come hai fatto?” gli chiede Timothy, guardandolo con circospezione, alla ricerca sul suo volto di solo Merlino sa cosa.

Perciò Lavi prova ad immaginare quale sia la risposta più adatta a quella domanda apparentemente senza significato.

“Ehm,” fa poi, arrendendosi in pochi secondi, “come ho fatto cosa?”

Timothy lo squadra con maggior sospetto. “Lo sai cosa,” lo accusa a bassa voce, scrutandolo con occhi socchiusi. “Sei entrato nel bagno appena un minuto o due fa. C’è un’uscita che io non conosco o semplicemente ti ho perso di vista?”

Lavi pensa velocemente, e di nuovo fallisce nel trovare una frase adeguata. “Penso che tu mi abbia perso di vista, Tim, sono uscito poco fa per controllare una cosa, ora—”

Quella risposta sembra convincere Timothy del fatto che stia mentendo. “Fammi entrare,” lo interrompe.

“No.”

Timothy esibisce una smorfia di modulata sofferenza e impazienza. “Dai, Allen! Mi avevi promesso che se ti liberavo il bagno dal fantasma mi avresti detto a cosa ti serviva!”

“E te lo dirò, Tim, ma prima devo finire quello che sto facendo!” decreta Lavi con severità, sperando che sia sufficiente a persuadere il ragazzo a togliersi dai piedi.

Ma tra il riflettere e il rispondere deve aver commesso un passo falso, perché Timothy ora lo fissa con occhi nuovi, e un’espressione di profondo sgomento che in pochi attimi lascia spazio alla pura delizia.

Lavi si accorge troppo tardi che il suo tic di stuzzicarsi l’elastico della benda sull’occhio l’ha colto in un momento inopportuno e le sue dita stanno ora inconsciamente torturando la pelle delle tempie senza trovare nessun tubicino nero.

Ma soprattutto, da quando Timothy è un tale osservatore?

Oooh,” pigola comunque il ragazzino, sfoggiando un ghigno fastidiosamente trionfante. “Ma è fantas—Pozione Polisucco?”

“Sì,” ringhia Lavi, abbassando la voce, “Pozione Polisucco, ora ti leveresti dalle scatole, Tim?”

Ma Timothy non accenna ad andarsene. “Aspetta aspetta, aspetta… io vi ho sgombrato il posto perfetto di ritrovo. Sento di dover ricevere qualcosa in cambio…

Una vena pulsa quasi dolorosamente sulla tempia di Lavi. “Non è l’unico posto a disposizione, eh. Potremmo anche andare da qualche altra parte.”

Timothy ridacchia, strafottente all’inverosimile e convinto di avere il coltello dalla parte del manico, e a Lavi sale nelle vene l’impulso di scorticarlo vivo sul posto. “Lavi, sappiamo che in questo bagno non ci mette mai piede nessuno perché tutti sanno che è il laboratorio mio e di Tsukikami… è senza dubbio il posto perfetto se non vuoi essere scoperto a fare le… cosacce.”

Lavi si rifiuta di ammettere che è vero, e la sua attenzione è stata in ogni caso attirata da un’altra parola che lo lascia senza fiato per un istante. “Cosacce? Tim, è un bagno! Non faremmo niente del genere!”

Tutti i terzi in cui si è involontariamente sezionato il suo cervello poco prima concordano sul fatto che stia mentendo spudoratamente. E Timothy pare aver acquistato da qualche parte il dono dell’onniscienza quel giorno, perché la sua faccia quasi si spacca in due per la vastità del suo ghigno.

“Va bene, qualsiasi cosa facciate, mi spetta comunque qualcosa. E poi non voglio niente di particolare in cambio…” spiega con una voce subdola che non promette nulla di buono. “…Soltanto una o due porzioncine di Polisucco.”

Il sorriso smielato che gli rivolge Timothy fa suonare migliaia di campanelle d’allarme nella sua testa.

“Non ce l’ho,” mente di nuovo Lavi.

Timothy sbuffa sprezzante. “Certo che ce l’hai, come faresti ad andartene via, sennò.”

Lavi fa caso solo vagamente al tic all’occhio sinistro che gli contrae spasmodicamente la palpebra, ma l’impressione di avere ora la situazione quasi in pugno riesce a calmarlo.

“Tim, andrò via più tardi, per un’altra strada e con un altro metodo, non avrò bisogno di un’altra dose. Però…” s’interrompe, fingendo di riflettere per qualche secondo, “se non sbaglio, Kanda si sentiva più incerto, e dovrebbe averne portata una con sé. Magari potresti chiedere a lui.”

Il sorriso di Timothy cade repentino. “Credo che ne farò a meno,” afferma atterrito.

Lavi sogghigna compiaciuto, anche se l’atteggiamento che Timothy assume mentre arretra e scompare tra la folla è innegabilmente quello di uno che sta rimuginando un qualche losco piano alternativo. Mentalmente prende nota di riferirlo ad Allen.

L’aria all’interno del bagno è particolarmente umida, ma Lavi non si stupisce di ciò: il fantasma che infesta perennemente i cubicoli di quella stanza, e che inspiegabilmente esegue soltanto gli ordini del Preside o di Timothy, passa il tempo a tuffarsi nei water e allagare il bagno o aiutare Timothy in esperimenti magici di dubbia moralità.

Ma fortunatamente quel giorno i pavimenti non sono allagati, anzi, sembrano persino più lindi del solito, e Lavi si chiede se sia per opera di Allen o dello spirito domestico di Tsukikami.

Dopo aver estratto la bacchetta e usato Muffliato sulla porta, in due falcate arriva al centro del bagno, e ogni pensiero sulla pulizia del pavimento lo abbandona per lasciare spazio a delle sommesse fusa di goduria che gli inebriano il cervello e gli invadono il petto alla vista di Allen.

È seduto per terra, con la schiena appoggiata al muro, la bacchetta che si rigira tra le mani e, poggiato sulle cosce, un libricino dalla copertina blu e i bordi dorati che Lavi conosce molto bene. Con la testa alzata e gli occhi grigi puntati su di lui, Allen lo scruta con un mezzo sorriso beato sulle labbra.

Lavi si avvicina rapido, buttando la borsa per terra, e inginocchiandosi a solo qualche centimetro da Allen.

“‘Il Quidditch attraverso i secoli’? Un classico. Un capitano di una squadra di Quidditch dovrebbe conoscerlo a memoria,” commenta, e si accorge a malapena di stare quasi bisbigliando.

Allen chiude il libro con calma e lo posa al suo fianco. “Ed è così, ma ogni tanto mi viene da rileggerlo. Mi fa sempre venire in mente il tizio che me l’ha regalato. Una persona un po’ scema, a dirla tutta,” precisa con sufficienza. “Pensa di essere un genio, invece. Ha un’inclinazione all’infrangere ogni tipo di regola. Ed è sempre lì a darsi arie! Crede di essere una sorta di… Veela in versione maschile.”

Il rosso annuisce, interessato. “E invece, com’è?”

Il ragazzo sospira, chiudendo gli occhi per qualche secondo, per poi riaprirli. “Beh, devo ammettere che ha ragione. Ma non glielo direi mai e poi mai in faccia.”

Lavi si sfiora il mento con le dita, con fare comprensivo. “Sì sì, posso capire…

Allen non smette di guardarlo, con un’aria un po’ divertita e al contempo meravigliata. Sta fermo, lì, come in attesa di qualcosa da parte sua.

Ciaaao,” dice quindi Lavi, ormai abituato al tono un po’ trasognato che gli viene naturale quando contempla Allen da vicino, lo stesso tono che qualche anno prima l’avrebbe fatto rabbrividire dall’orrore.

“Ciao,” fa Allen di rimando sorridendogli con una tale faccia da beota che Lavi vorrebbe prendere una macchina fotografica, scattargli una foto e prenderlo in giro per il resto della sua vita.

Non avendo una macchina fotografica a portata di mano, Lavi fa altro.

Gli appoggia le mani sulle ginocchia, e allungandosi in avanti chiude la distanza tra loro, e sfiora le labbra di Allen con le sue. È un semplice bacio a stampo ma è sufficiente a far sì che un brivido elettrico dilaghi fulmineo dalla sua bocca verso ogni appendice del suo corpo.

Ma non fa in tempo ad approfondire il bacio, che Allen lo spinge via con forza, facendolo cadere dolorosamente all’indietro sul sedere.

“Lavi!” esclama Allen, che sembra esageratamente indignato, e per la testa di Lavi passa istantaneo l’assurdo e spiacevole pensiero che quello sia in realtà Timothy che è riuscito a rubare la Pozione a Kanda.

“Allen!” risponde sardonico, in mancanza di altro da dire.

Suddetto Allen lo guarda torvo. “Non ho intenzione di baciare me stesso, Lavi.”

Dopo un attimo di attonito silenzio, Lavi ride, stupendosi sempre di più della sua idiozia. E in un lampo, l’immagine di Timothy che beve la Pozione Polisucco viene sostituita da due Allen, sdraiati l’uno sull’altro, che si baciano avvolti da una fervente passione—poi cerca prontamente di distrarsi pensando a cose più orride come… suo nonno, perché quell’immagine in realtà non è per niente spiacevole. Si tira su dal pavimento piastrellato e si riavvicina all’altro.

“Sicuro sicuro? No perché nella mia mente non suona così male,” dice, non tanto per tentare seriamente di convincerlo a pomiciare con stesso, quanto perché la libido di Lavi, ora che Allen è fisicamente davanti a lui, si sta rivelando più irrefrenabile del previsto.

O forse Kanda ha ragione, e lui è diventato un pervertito.

Dire che Allen è scandalizzato è un eufemismo. La sua intera faccia si tinge rapidamente di un rosso vivo.

“Ma che caz—Lavi. Ma sei un pervertito? No. Non pensarci nemmeno, davvero. No.”

Lavi non fa caso a quella conferma della sua natura, e ammicca, strisciando verso il suo ragazzo lentamente. Allen, a quel punto, si preoccupa di nascondere il rossore del suo viso tuffandolo tra le mani.

Mioddio, Lavi, non fare mai più quella cosa con la mia faccia!”

Lavi ride di gusto, ma non insiste, preferendo non rinunciare a un Allen di buon umore.

“Non è che sono un pervertito, Al,” si giustifica – parlando più a se stesso che all’altro –, “è che non ci vediamo da… tre mesi!”

Allen alza un sopracciglio. “Sette giorni,” lo corregge in tono piatto. “Ci siamo visti ad Hogsmeade durante l’ultima gita.”

Lavi gli sventola una mano davanti al naso, con fare contrariato. “Ah, lo sai anche tu che quella non conta. Sono state solo due orette ed eravamo in gruppo con tutti gli altri! Era un raduno, non un appuntamento! Ma sono io l’unico che durante questi tre mesi di sofferto apprendistato in giro per l’Inghilterra ha sentito la tua mancanza?!”

“Beh, di certo io non ho sentito la mia mancanza,” commenta Allen facendo spallucce.

Lavi si vendica attaccando i suoi fianchi con dita impietose. Prevedibilmente, Allen inizia a contorcersi come un furetto in preda a un attacco di epilessia, e tra una risata isterica e l’altra, cerca di riprendere fiato e intimargli di smetterla.

“Lavi, no no no n—hahahaha, NO! Lavi! Smettila! Non ho—hahaha—più aria… muoio…

E solo quando Allen è ridotto a una figura ansimante e senza forze, Lavi si allontana con un ghigno soddisfatto.

Il ragazzo dai capelli bianchi mugola, affaticato, rimanendo steso per terra a pancia all’aria. “Ti odio,” afferma con voce spossata.

“Sì, anche io ti voglio bene, Al.”

Allen volta la testa verso di lui, e lo scruta per qualche secondo in silenzio. “Dove hai preso quella camicia?”

“Dal mio armadio. Ce ne ho un paio tue che tieni di scorta, hai presente?”

L’altro annuisce in silenzio, mentre respira profondamente e finalmente sembra riprendersi da quella dura guerra a base di solletico.

“Quindi, cosa facciamo ora?” domanda Lavi, guardandosi intorno con curiosità, e chiedendosi cosa racconterebbero i lavandini e i cubicoli del bagno riguardo agli esperimenti di Timothy, se potessero parlare. Magari c’è un incantesimo, per scoprirlo.

Allen si rialza e si siede di fronte a lui, incrociando le gambe. “Aspettiamo.”

Perciò aspettano. Parlano a lungo, per dieci, venti, trenta minuti, dei M.A.G.O., di Fou e Lenalee, del lavoro di Kanda, delle novità sui professori, e quella conversazione senza scopo e apparentemente infinita li riporta agli anni passati, in cui capitava che si sedessero nel prato o sulle scricchiolanti sedie della biblioteca o sulle confortevoli poltrone della Sala Comune e parlavano ininterrottamente, di nulla e di tutto.

“Ma quindi Kanda si è trasformato in Fou per nulla?” chiede Allen dopo un po’. La sua voce trasuda una sorta di intenso appagamento alla notizia appena datagli.

“Beh, abbastanza. La Pozione serviva perché potessimo girare con voi per il castello indisturbati, ma non ho capito se Lenalee ha intenzione di uscire dalla Stanza. Immagino che userà il resto più tardi, questo pomeriggio.”

Alle ridacchia divertito. Tira fuori dalla tasca dei suoi pantaloni una manciata di TuttiGusti+1 e ne lancia una color violetta a Lavi, che la prende al volo. “Come va con l’apprendistato al negozio di bacchette?”

“Bene, continuo a imparare tantissime cose interessanti. Per inciso, lo sapevi che le bacchette sono discendenti delle clave dei cavernicoli? E poi questi ultimi tre mesi li abbiamo passati in montagna a studiare le interrelazioni tra gli uomini e le Banshee – di cui poi ti devo assolutamente raccontare questa cosa che è successa tra me e una Banshee, c’è mancato poco che morissi per infarto. Sai com’è fatto il nonno, è un costruttore di bacchette ma la sua curiosità spazia in ogni campo, e lui si sente in dovere di illuminare di conoscenza anche me. …Certo, è un dittatore, non mi lascia mai un attimo di tregua…” si lamenta, buttandosi la caramella in bocca e tirando un sospiro di sollievo quando sente sulla lingua un strano sapore dolce, di fiore. Passabile.

Allen non dev’essere stato così fortunato, perché dopo una smorfia di dolore sputa velocemente la sua facendo centro nella tazza del water più vicino. “Immagino… un crudele trattamento che non meriti, no? Tu, persona altamente responsabile e diligente.”

Lavi sbuffa sonoramente. “Non fare il sarcastico, Allen, è davvero tremendo! L’altro giorno mi ero appisolato sul bancone mentre era fuori, e…

“Appisolato mentre lavoravi al bancone?”

“Sì, ma non è questo il punto! Il punto è che mi ha svegliato usando su di me la Pastoia Total Body! Mi ha lasciato per terra per minimo mezz’ora, Allen! Non puoi capire, sa essere così perfido…

Allen non tenta neanche di nascondere il suo scetticismo misto a divertimento.

“Comunque il mio piano perfetto sta funzionando, no?” commenta con gioia Lavi, tanto per cambiare discorso.

“Sì, Lavi, sta funzionando, ma sai perfettamente che saremmo potuti uscire io e Lenalee a Hogsmeade piuttosto che voi entrare a Hogwarts,” obietta Allen, lisciandosi assentemente le pieghe del pantaloni.

“Ma era una cosa che dovevo provare!” s’impunta Lavi. “Mio nonno si tiene sempre una scorta di Pozione Polisucco, ed era semplicemente… irresistibile, Allen. Ho tentato di trattenermi, ma non ce l’ho fatta.”

Il ragazzo sembra poco convinto, ma non dice nulla, anzi, gli indirizza un sorriso di malcelata soddisfazione – perché Allen è sempre stato un po’ un ipocrita.

“Allen, tanto lo so che lo dici solo perché non vuoi sentirti in colpa se ci scoprissero,” lo punzecchia Lavi con tono artificiosamente vanitoso, “la verità è che morivi dalla voglia che venissi qui per te.”

Sssì, va bene,” ribatte Allen in tono di scherno, alzando gli occhi al cielo – ma il modo in cui sprofonda il mento tra le ginocchia e evita di guardarlo è sufficientemente rivelatorio.

“Speravo di poter terminare la faccenda dell’Animagus entro oggi,” continua Lavi, facendo finta di non notarlo, “ma ho ancora dei problemini, quindi ho optato per una via più facile. Per di più, Kanda non sarebbe in grado di venire, nel primo caso.”

L’altro pare improvvisamente sulle spine. “Non vedo l’ora di vedere come sarai da Animagus,” chioccia Allen estasiato, stringendo le dita attorno agli stinchi.

Lavi annuisce con fierezza. “Ti piacerà tantissimo, vedrai.”

“Continuo a pensare che una lepre o un coniglio fossero più adatti a te,” commenta Allen, ridendo sotto i baffi, “e sono sicuro che anche Kanda è d’accordo.”

Lavi alza lo sguardo per ribattere che lui ha la stoffa per essere molto più di un semplice, soffice coniglio, ma all’improvviso Allen sgrana gli occhi e s’irrigidisce, fissando con curiosità la sua fronte.

Gli effetti della Pozione stanno finalmente svanendo.

Si guarda affascinato le mani, mentre, molto meno dolorosamente rispetto alla prima trasformazione, le sue nocche sputano fuori dita più lunghe, la pigmentazione della sua pelle si scurisce, la camicia comincia a farsi fastidiosamente stretta, e la vista del suo occhio destro peggiora ogni secondo di più.

Allen lo osserva in silenzio, ammirando la magia insolita dei capelli che rientrano nel cranio e si tingono di un rosso infuocato, gli zigomi che si distanziano tra di loro, gli occhi che si assottigliano e un’iride che viene invasa da screziature verdi smeraldo più o meno intense.

Lavi si affretta a togliersi la camicia che da lì a poco lo soffocherebbe, e si sfila la cintura allacciata ora ad un buco troppo stretto dai pantaloni che invece calzano sempre più a pennello. Mentre si spoglia, Lavi si chiede se Allen ha capito che quella scusa per denudarsi fa parte del generale piano di seduzione della giornata – tre mesi passati con suo nonno tra le montagne a studiare Banshee e altre creature magiche, una più pericolosa dell’altra, l’hanno temprato e irrobustito un po’, e spera che Allen noti, ed apprezzi, la differenza.

(Irrobustimento che è destinato a svanire velocemente data la sua nota pigrizia al negozio del vecchio – Lavi giurerebbe che c’è un qualche incantesimo segreto che permea il bancone da lavoro e che ha un effetto soporifero su chi ci lavora. In ogni caso, preferisce non pensarci.)

E a quanto pare Allen la nota, perché i suoi occhi dalle pupille dilatate si spalancano lievemente per la sorpresa e percorrono tutto il suo petto, famelici, mentre la sua lingua dardeggia occasionalmente fuori a bagnare il labbro inferiore. Lavi trattiene il sorrisetto tronfio che gli sale alla bocca. Non gli dispiace vedere, infatti, come Allen lo stia praticamente mangiando con gli occhi e sia in trepidante attesa, inginocchiato per terra di fronte a lui, con l’atteggiamento di un leone che è pronto a balzare addosso alla sua preda.

Non gli dispiace per nulla.

Perciò l’assalto frontale che subisce una volta terminata la trasformazione e riacquistato appieno il suo aitante aspetto originale, non lo stupisce.

Allen attacca le sue labbra voracemente, e gli sale in grembo con una velocità spiazzante che rincuora un po’ Lavi – ricevere la conferma di non essere stato l’unico a soffrire come un cane per un’astinenza di più di tre mesi fa sempre piacere, d’altronde.

Lavi precipita con la schiena per terra, a contatto con il pavimento freddo, e Allen ne approfitta per bloccarlo lì, sedendosi sul suo bacino, con i palmi stesi sul suo petto, e le gambe premute contro i suoi fianchi. I denti del più giovane gli mordono dolcemente il labbro inferiore, mentre le mani cominciano ad esplorare senza sosta la sua pelle nuda sottostante, sfiorando e accarezzando ogni suo centimetro che incontrano. Il cuore di Lavi batte all’impazzata, e pulsa il sangue nel suo corpo così rumorosamente che Lavi si sorprende nel non sentire Allen chiedere ‘il tuo cuore ha comprato un grancassa?’

Ormai avvezze dopo mesi di pratico allenamento, le sue dita sbottonano la camicia di Allen con una maestria automatica che compiace molto Lavi. E una volta aperta la camicia, le sue mani si fiondano dentro, a contatto con la pelle sempre più accaldata di Allen, e passano, esperte, a stuzzicare e stimolare le sue zone più sensibili.

Allen si lascia sfuggire un gemito di piacere di cui le orecchie di Lavi godono infinitamente, ancor di più dopo la convivenza con delle Banshee, tra tutte le creature immaginabili. Ma il ragazzo, imperterrito, continua a scendere con la sua bocca, lasciando una scia di pelle umida e sensibile dalle sue labbra ansimanti al suo collo. A un certo punto, Lavi chiude gli occhi e si gode la sensazione dei denti e della lingua di Allen che torturano di piacere quel lembo di pelle nell’incavo della spalla e poi si allontanano, lasciandosi dietro una chiazzetta arrossata che Lavi di solito ama sfoggiare in pubblico – e Allen lo sa.

Dopo quell’attimo, le mani di Lavi riprendono a muoversi, incapaci di stare immobili su quel corpo così familiare quanto eccitante. Mentre si lascia spogliare completamente della camicia, Allen s’interrompe e rimane a fissarlo con uno sguardo intenso e indecifrabile, con le labbra rosse e umide, le iridi brillanti che occhieggiano da sotto le palpebre socchiuse, e i bianchi capelli disordinati che ricadono scompostamente lungo i lati del viso.

Lavi gli toglie la camicia alla cieca e la butta da qualche parte, troppo intento a ricambiare quello sguardo, con il cuore che scoppia di gioia e, innegabilmente, i pantaloni sempre più scomodi.

È allora, quando vede le pupille di Allen saettare quasi impercettibilmente da un occhio all’altro, che la sua mente riemerge a fatica dal mare di piacere e gli ricorda di aver ripreso le sue sembianze senza aver indossato la sua fedele benda nera.

Perciò, prima che Allen torni a baciarlo, Lavi lo ferma.

In realtà non sa come spiegarsi, sa solo che forse dovrebbe dire qualcosa.

Lavi deglutisce, tentando di nascondere l’improvviso disagio, e allunga una mano a casaccio da una parte, in cerca della sua borsa.

“Aspetta che metto la benda,” spiega titubante a un Allen perplesso, sorridendo imbarazzato.

Lo sa, lo sa che Allen l’ha già vista, e che non ha mai commentato, non ha mai mostrato disgusto… ma è anche vero che Allen è gentile, e sa fingere, e a lui non costa niente metterci una benda sopra per fargli piacere, davvero

Quanto può essere bello, in fondo, darci dentro con uno sfregiato da una cicatrice giallastra e orrenda su una palpebra che nasconde solo in parte la maledizione di un occhio di un bianco latteo e una pupilla vacua e cieca?

Allen ha il respiro corto e il battito accelerato e lo sta guardando con una certa impazienza e irritazione.

“Lascia perdere,” risponde seccamente, come se Lavi l’avesse personalmente offeso, e quindi prende tra le mani il suo viso con inaspettata gentilezza, e procede a ricoprire di baci leggeri la sua fronte, i suoi zigomi, le sue palpebre, quella sua orrenda cicatrice che evita sempre di guardare più del minimo indispensabile.

Lavi s’innamora di Allen daccapo, per l’ennesima volta in quei due anni – e se non gli dispiacesse interrompere il loro bacio, lo informerebbe subito della cosa.

Con un movimento fluido fa rotolare Allen di lato in modo da stendersi sopra di lui, e l’altro subito avvinghia i polpacci attorno ai suoi fianchi, e le braccia attorno al suo collo. Lo trascina più giù con lui, in un bacio impetuoso che gli toglie il fiato.

Non è che stiano facendo molto, ma di certo a Lavi basta perché l’eccitazione salga rapidamente a livelli considerabili. Allen, i suoi baci, i suoi capelli – oddio, quanto gli sono mancati quei capelli, realizza, mentre passa le dita tra le ciocche candide come la neve –, il suo corpo, Allen, le sue labbra, Allen, i suoi occhi, Allen, Allen, Allen. Oh, i suoni che Allen emette. Darebbe qualsiasi cosa per sentirli in ogni momento.

Mentre i suoi sensi esplodono di piacere ad ogni tocco e ad ogni suono, e si perdono in una sorta di… Allen-vortice che sembra essere l’unico componente dell’intero l’universo in quel momento, la sua mente tenta di ricordargli qualcosa, di buttargli davanti agli occhi un pensiero relativamente importante di cui dovrebbe informare Allen, ma ogni volta che gli pare di essere sul punto di raggiungerlo, il suo ragazzo gli accarezza un certo punto, o ne stuzzica un altro con la lingua, sensualmente, e ogni volta l’integrità della sua parte razionale si frantuma come una sfera di cristallo schiantata al suolo.

Lavi gli passa languidamente la lingua nell’incavo del collo, e Allen chiude gli occhi e apre la bocca per lasciar uscire un ansito particolarmente rumoroso, che spedisce un brivido di eccitazione dritto al suo inguine. Allora, Lavi inizia una partita di botta e risposta fisica con Allen – perché le parole sarebbero troppo difficili da articolare in quel momento, e perché non sarebbe la prima volta che lo fanno.

Perché per quanto possa sembrare irreale in quel preciso istante, tra un bacio e l’altro, la cruda realtà è che sono sul pavimento di un bagno pressoché inutilizzato della scuola, e se Allen continua a fare quei suoni e a mordicchiare la pelle del suo collo in quel modo le cose sono destinate a degenerare, ed urge una silenziosa consulenza.

La sua mano scende alla cintura dei pantaloni di Allen, e gioca con la fibbia di cuoio per qualche secondo. Per Lavi, questo è un chiaro modo di chiedere ‘cosa vuoi fare?’ perché, appunto, la situazione non è delle più favorevoli, e sono sul pavimento di un bagno, su cui chissà quanti esperimenti magici orrendi ha fatto Timothy.

E il fatto che continuare a pensarci così apertamente però non affetti minimamente la sua libido e che, anzi, preoccupazioni di tal genere gli paiano oscenamente irrilevanti, significa che il punto di degenerazione è particolarmente vicino. Si costringe a chiudere gli occhi per non dover guardare la pelle pallida del petto di Allen, i suoi capelli bianchi che fanno risaltare il suo viso arrossato, le sue pupille velate dal desiderio—chiudere gli occhi si rivela poco utile, Lavi deduce quando scopre che ogni particolare è indelebilmente marcato a fuoco sul retro delle sue palpebre.

Allen risponde alla sua domanda strofinando violentemente i loro bacini insieme.

Il gemito strozzato che gli fuoriesce dalla gola gli fa cadere la fronte sulle piastrelle fresche accanto alla testa di Allen, e quest’ultimo procede come se niente fosse nel leccargli e baciargli la pelle sensibile lungo la clavicola. Lavi si sente abbastanza sicuro nell’interpretare le azioni di Allen come un implicito ‘che si fotta, il pavimento del bagno’.

In ogni caso, procede, portando la mano alla base della schiena dell’altro, e infilando la punta delle dita oltre l’orlo dei pantaloni: ‘quanto vuoi andare a fondo?’. Allen geme debolmente e annuisce vigorosamente, inarcando la schiena quando le sue dita seguono sinuosamente la sua spina dorsale.

Di solito non finisce lì, quando si tratta di ‘occasioni particolari’ come quella, perché Allen è una persona infida che inconsciamente si diverte a lanciare segnali forvianti. Se si deve lamentare, lo fa sempre quando ormai è troppo tardi – grazie al cielo, la maggior parte delle volte si lamenta alla fine del tutto.

Ma la libido di Lavi è ormai partita per la tangente; perciò, al primo via libera il rosso slaccia abilmente la cintura dei pantaloni di Allen con un gemito eccitato.

È un miracolo che Tsukikami compaia quando Lavi ha solo metà palmo infilato poco cerimoniosamente nei boxer di Allen. Quel vago ‘pensiero relativamente importante’ ora fluttua davanti a loro, lattiginoso e evanescente, con un sorriso mellifluo che adorna il suo viso inappropriatamente candido e affabile.

“Mi turba interrompervi, ma penso non sia molto igienico, ragazzi.”

La voce divertita del fantasma fa trasalire Allen così violentemente che questi si aggrappa a Lavi con gambe e braccia come farebbe un gatto tramortito dallo spavento. Contemporaneamente, una mano di Lavi schizza via dai pantaloni dell’altro alla velocità di un Lepricano, e rimane lì penzoloni nell’aria, apparentemente sperduta e senza scopo, mentre l’altra scatta a coprire il suo occhio destro.

“Beh, comunque sospettavamo fosse qualcosa del genere,” commenta Tsukikami. “Timothy mi ha detto di avvisarvi che il pavimento sembra così pulito perché vi abbiamo testato una nuova sostanza impermeabile per un progetto futuro. Solo che non conosciamo ancora eventuali effetti collaterali. Timothy era preoccupato che tutta quella pelle a diretto contatto con il suolo potesse causare qualche… eh, irritazione.”

È una fortuna che Tsukikami sia già morto, perché se le occhiate potessero uccidere, quella che Allen gli lancia in quel momento sarebbe di certo letale. Questi spinge via Lavi da sé con lo stesso riguardo che si offrirebbe a un sacco di frattaglie di Schiopodi Sparacoda, e scatta seduto, allacciandosi velocemente i pantaloni e afferrando la sua camicia poco distante.

Dall’altra parte, tra un ansito e l’altro anche Lavi si tira su, con maggior svogliatezza, passandosi una mano sulla faccia e tentando di non dar voce a quel gemito bloccato a metà gola e a quel continuo pensiero che ora invade la sua mente, il cui succo è abbreviabile a un conciso e sofferto ‘che palle’. Al contrario di Allen, il rosso decide che riallacciare i pantaloni e mettersi qualcosa addosso, oltre che a essere spossante, non attenuerebbe di molto l’assurdità della situazione. Perciò alza gli occhi al soffitto poco interessante e opta per un semplice non guardare né Allen, né il cavallo dei suoi pantaloni, per evitare di cadere in una spirale di frustrazione tanto psicologica quanto fisica.

Cerca di concentrarsi sulle Banshee e i Giganti di montagna.

“Perché Timothy non me l’ha detto ieri quando gli ho chiesto di lasciare sgombro il bagno?” chiede Allen con voce inviperita. Lavi nota con la coda dell’occhio il modo in cui le sue mani si tastano preoccupate la pelle della schiena, e scopre con sorpresa che una delle sue sta involontariamente facendo la stessa cosa.

Tsukikami ha il coraggio di mostrarsi costernato. “Perché ovviamente non immaginavamo che poteste adoperare questa stanza per una cosa del genere! Non ci hai detto nulla!”

Allen gli sorride con dolcezza, ma l’aura omicida che lo circonda non fa altro che intensificarsi fino a diventare quasi visibile. “Ottimo. Riferisci a Timothy che lo distruggerò, e che è sull’orlo di un’espulsione dalla squadra.”

Tsukikami svanisce già nelle tubature il più silenziosamente possibile.

Lavi e Allen si scambiano un’occhiata esasperata, ancora vagamente ansimanti per lo spavento, per la rabbia e per altro, e Lavi lascia cadere pesantemente la mano dalla sua faccia.

“Mi sono dimenticato di dirti che… Timothy mi ha beccato fuori dal bagno, sì. E sembrava avere qualcosa in mente,” Lavi informa inutilmente l’altro con voce piatta.

Allen geme per la frustrazione – Lavi non sa se per colpa sua o di Timothy, ma non indaga.

“La prossima volta la prendiamo noi la Stanza delle Necessità,” ringhia Allen, ancora fumante.

E allora Lavi viene colpito dalla divertente realtà dei fatti di quel giorno; cioè che si è infiltrato nella sua ex-scuola dicendo a suo nonno che andava a comprare dell’inchiostro dall’altra parte della strada, ha preso le sembianze di Allen e ha convinto Kanda a prendere inutilmente l’aspetto di Fou per personale soddisfazione, ha pomiciato con Allen sul pavimento probabilmente infetto di un bagno in disuso del castello dove un bimbetto e il suo fantasma di fiducia conducono esperimenti che trasbordano nell’illegalità e che nel momento più serio di quella piacevole attività è stato interrotto da suddetto fantasma, che di certo andrà a riferire tutto al suo padrone nella speranza che sia utile materiale da ricatto – difficilmente.

E da qualche parte nel mezzo di quelle considerazioni, Lavi inizia a ridere.

Allen lo fissa poreoccupato, probabilmente chiedendosi se quello è un effetto collaterale della sostanza del pavimento, eppure dopo qualche secondo lo segue a ruota nella sua risata di crescente intensità. Alla fine si ritrovano praticamente rotolanti sul pavimento in preda a immotivate convulsioni da risa – fino a che non si ricordano della sostanza impermeabile e si ritirano su di scatto.

“Beh, direi che Tsukikami ha un po’ rotto l’atmosfera,” constata con ovvietà Allen, mentre si asciuga una lacrima all’angolo di un occhio.

Lavi annuisce. Si appoggia sui palmi delle mani e fa cadere indietro la testa, contemplando vacuamente il soffitto. “Potremmo sempre riprendere da dove avevamo lasciato,” suggerisce con finta disinvoltura.

Allen ridacchia, anche se c’è dell’evidente esasperazione nella sua voce. “Per essere interrotti un’altra volta da un fantasma ai comandi del Diavolo incarnato? Ho come la sensazione che potrebbe ricomparire da un momento all’altro.”

Lavi concorda, anche se con una certa mestizia, e tira fuori dalla sua borsa un’altra porzione di Pozione Polisucco.

“Non servirà a molto trasformarti di nuovo in me,” commenta Allen con perplessità.

“Infatti questo,” spiega Lavi scuotendo la fialetta che tiene delicatamente tra le dita, “non sei tu, ma Lenalee.”

Ovviamente risulta faticoso fare in modo che Allen ascolti le sue richieste disperate di vendetta verso Kanda, il quale, a sua detta, non gli avrebbe permesso di trasformarsi in Lenalee, come avevano progettato perché potessero andare liberamente in giro per il castello; e questo perché Allen è sempre pronto a giudicarlo negativamente e a pensare che Lavi sia solo un pervertito che mira a sperimentare per un po’ tutto quel ben di Dio che è Lenalee—ma no, Lavi mira sempre e soltanto all’esperimento per amore della scienza magica.

Anche se Allen si rifiuta di crederci, alla fine, di fronte all’evidente difficoltà che porrebbe il girare per tutto il giorno con un Mantello dell’Invisibilità addosso, questi acconsente a fargli bere la Pozione, e Lavi estrae con eccitazione i vestiti consoni alla ragazza cinese dalla sua borsa.

“Se Kanda lo scopre, mi uccide,” dichiara Allen asciuttamente. “E poi uccide te.”

Ma a prescindere da ciò, Lavi passa una giornata fantastica, esplorando daccapo l’amato castello, casa della sua adolescenza, in compagnia di Allen. Parlano, ridono, per di più mangiano – ovviamente; si sta pur sempre parlando di Allen.

Solo all’ora di cena, lui e Lavi convengono a malincuore sul fatto che sia il caso di separarsi, e la comparsa di una figura bassa e dai capelli rosa appostata davanti alla porta della capanna di Crowley conferma che la giornata volge al termine.

Così, dopo un tentato omicidio, ben previsto da Allen, da parte di una Fou adirata – rimasto ‘tentato’ solo grazie alla misericordiosa impossibilità di Kanda di picchiare e distruggere qualcosa che ha l’aspetto di Lenalee – Lavi e Kanda salutano Crowley e aspettano che gli effetti della Pozione si dissolvano su entrambi. Quando il loro ex-professore di Cura delle Creature Magiche accenna loro a una nuova specie di piante da lui stesso allevate e curate nell’orto di zucche dietro casa, i due trovano opportuno cominciare ad allontanarsi: il più moderatamente possibile e gentilmente possibile, nel giro di trenta secondi scappano dalla rustica capanna con addosso il Mantello di Allen, diretti al Platano Picchiatore.

“Come facciamo col Mantello?” chiede Kanda nel silenzio del crepuscolo, ringhiando ogni volta che Lavi incespica accidentalmente nei suoi piedi.

“Non hai ascoltato?” dice Lavi sbuffando. “Lo prenderà Crowley tra un po’ e lo darà lui ad Allen.”

Tch.”

Il Platano Picchiatore rimane sempre uguale a prescindere da quanti anni passino, pensa Lavi mentre fa levitare un sasso e lascia che questo cada su uno degli intricati nodi di radici del grande albero. I rami del grande albero s’immobilizzano, e Lavi e Kanda sfruttano il poco tempo a disposizione per avvicinarsi all’ingresso del passaggio segreto e calarcisi dentro.

Nel momento in cui Lavi ha già una gamba nel buco e lascia cadere per terra il mantello ora inutile, una scimmia compare sul campo erboso ai margini della Foresta.

La mente di Lavi non realizza subito la particolarità del vedere una scimmietta dal pelo dorato nel clima freddo scozzese, perciò continua a infilarsi nel passaggio segreto senza preoccuparsene. Ma quando incrocia ancora una volta lo sguardo innaturalmente sveglio di quell’animaletto, il sangue gli si gela nelle ossa.

Oops,” sussurra, mentre scompare il più in fretta possibile nel buio dello stretto tunnel per sfuggire agli occhi castani della professoressa Nine e al suo sorriso appuntito e minaccioso.

.

E fu così che Lavi e Kanda riuscirono a intrufolarsi ad Hogwarts con successo – o quasi.

A detta di Allen, la professoressa Nine continuò per il resto dell’anno a osservarlo con aria imperscrutabile durante le sue lezioni e a mostrargli qualche occasionale sorrisetto appena accennato con gli angoli delle labbra, che aveva la capacità di impaurire Allen più di molte altre cose – perché, seriamente, la Nine che sorride?

Anche se temeva di conoscere la motivazione dietro quegli inquietanti sorrisi, Allen non ne fu mai certo, poiché Lavi si dimenticò di dirgli che era stato beccato in pieno non soltanto da Timothy.

Data la sensazione poco piacevole causata dall’ingerire la Pozione Polisucco e date le minacce di suo nonno che ovviamente si accorse del furto, Lavi non riutilizzò più quel metodo. Ma quello non rappresentò più di tanto un problema, perché poco tempo Lavi divenne a tutti gli effetti un Animagus.

E in fondo era molto più pratico e rapido entrare a Hogwarts nella forma di un agile ed elegante—

.

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.

.

 

Lo so, la fine fa stracagare, ma non so perché non ne potevo più di sto capitolo LOL, dovevo scriverlo da troppo tempo :I Perdonatemi OTL. Non credo mi piaccia molto come sia venuto. Ci devo pensà :I Ho la sensazione che siano capitoli sempre più… strani LOL no non so perché P_P Mi sa che nell’ultima parte ci sono un botto di errori, li rileggo domani, ok =w= ?

Di nuovo, SCUSSSATEEE per la lentezza dell’aggiornamento, appunto. Io non dovrei neanche essere qua, ma a studiare çWç Aaah, che strazio, voler fare cento cose e DOVERne fare altre mille çWç (melodramma mode off). Tutta quell’esplosione di ormoni non prevista, è che.. sembrava adatta °A° Anche se non adatta alle mie capacità di descrivere scene pseudoyaoi che vadano più in là di un bacetto a stampo HAHAHAHHA se qualcuno ha un manuale su come scrivere yaoi con efficacia me lo passi per favore (eppure ne ho lette così tante… bah *affoga nell’imbarazzo*). Quindi mi dispiace se non ve la siete gustata per quello çOç Comunque questo è l’unico di tal genere, gli altri ritornano ad essere del solito livello soft.

E lo so, la parte su Lavi e il suo occhio sono un po’ insensati magari se si pensa che stanno insieme da due anni, però ci stava, e ciccialculo èçè

   
 
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