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Autore: _montblanc_    24/10/2011    7 recensioni
«Mi sono risvegliata in mezzo alla foresta di Konoha e mi sono detta: ”Beh, non è un male, infondo è sempre stato il mio sogno”, ma poi l’Hokage mi aizzato contro un gruppetto di Anbu e tutto è degenerato...» stava sbraitando la ragazza, una certa isteria nel tono di voce.
~
«Vuoi unirti all’Akatsuki?» domandò di rimando lui, senza distogliere lo sguardo dal combattimento; si stava visibilmente spazientendo.
Vuoi unirti all’Akatsuki? VUOI UNIRTI ALL'AKATSUKI?! Certe cose non si chiedevano così! Non ci si poteva mettere un minimo di introduzione tipo “Ehi, ciao! Ma lo sai che anche se non sei una ninja e non sai un emerito cippolo di come ci si comporti in una battaglia, saresti un membro eccellente nell’Akatsuki? Eh? Che ne pensi?”.
Se lo faceva in modo così diretto e, sopratutto, ad una che non desidera altro nella vita - in mia difesa potevo solo dire che ognuno merita di avere le proprie ambizioni-, questa, poverina, rischiava l’infarto. Ed io non ero Kakuzu, a me ne bastava uno per rimanerci secca.
(Ho cominciato a scrivere questa storia veramente tanto tempo fa, quindi sto piano piano riscrivendo i vecchi capitoli nel disperato tentativo di renderli più leggibili)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Altri, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 30:
Il rumore dei miei passi riecheggiava tutt’intorno a me, spezzando il silenzio surreale che mi avvolgeva.
Saltavo di ramo in ramo, cercando – con scarsi risultati- di mantenere intatta la forma che avevo dato qualche ora prima ai miei capelli.
Il vento continuava a frustarmi il viso, impedendomi di riuscire nel mio intento.
Probabilmente mi sarei dovuta dedicare maggiormente all’ascolto di ciò che mi accadeva intorno, anche perché ci sarebbe potuto essere qualche altro ninja in quella foresta. Anzi, i ninja c’erano sicuramente anche se me ne stavo bellamente infischiando.
Forse, però, sarebbe il caso di andare con ordine.
Quella mattina il mio adorato capo, Pain, era venuto a trovarci al covo.
Era spuntato all’improvviso – un po’ come sempre d’altronde- e se n’era uscito con l’enigmatica frase che avevamo concordato qualche settimana prima.
- Lo scoiattolo ha accoppato il serpente- aveva dichiarato con tono solenne – con il suo solito tono diciamo-.
Semplice e lineare per una che, come me, sapeva a cosa si stesse riferendo.
“Sasuke aveva trucidato Orochimaru” più o meno.
Per chi, come Deidara e Sasori, non aveva la più pallida idea di quello che poteva stare a significare poteva solo sospettare che il nostro capo si fosse fatto un bicchierino di cianuro prima di venire da noi.
Però fin qui tutto bene: Orochimaru era schiattato.
Un problema in meno in quel mondo di psicopatici.
Come avevamo deciso tempo prima, quando gli avevo spiegato della morte dei membri dell’Akatsuki, non avevamo dato ulteriori dettagli a nessun’altro componente dell’organizzazione.
Infatti, se avessimo comunicato una notizia del genere agli altri, Deidara si sarebbe impuntato come una primadonna e sarebbe andato a combattere con il giovane Uchiha.
C’era però una cosa che non avevamo previsto: il nostro piano iniziale era far finta di nulla e lasciare che il vendicatore si facesse gli affaracci suoi in giro per il mondo ma, a quanto pareva, aveva portato Fuko con sé.
Questo significava che, volente o nolente, mi sarebbe toccato incontrarlo per potermi riprendere il mio corpicino.
Maledissi mentalmente quella ragazza: non solo aveva deciso di unirsi a quel relitto umano di Orochimaru, ma ora giocava alla vendicatrice insieme a quell’idiota di uno scoiattolo.
Doveva veramente odiarmi molto...
Persa nei miei pensieri mi accorsi dell’enorme ramo che avevo davanti solo quando ci sbattei la faccia contro.
- Che maleeee!- mi lamentai, cadendo a terra.
Mi toccai il viso cercando di capire se, per caso, qualcosa si fosse alterato.
A parte i capelli scompigliati, però, sembrava andare tutto bene.
Mi alzai in piedi sistemandomi la cappa dell’Akatsuki che, per la caduta, si era completamente ricoperta di terra.
Sbuffai, stanca.
Stavo correndo ormai da troppo tempo e iniziavo seriamente a dubitare che sarei riuscita ad incontrare il team Hebi in quel modo.
Non avevo neanche la più pallida idea di dove potessero essere e, a quanto pareva, il mio piano non stava dando dei grandi risultati.
- A proposito del mio piano...- mormorai fra me e me sciogliendomi i capelli – Come cavolo fa Itachi ad averli sempre perfetti?- borbottai, legandoli più stretti.
Effettivamente l’idea di trasformarmi nella marmotta – sia santificato quest’ultimo per avermi insegnato un tale Genjutsu, anche se probabilmente non pensava che l’avrei utilizzata per rintracciare il suo adorato fratellino - era stata veramente un’idea fantastica.
Peccato che, a quanto pareva, nonostante fossi uguale a lui facevo molta difficoltà a muovermi nel suo stesso modo.
Insomma, diciamo che, più che altro, parevo la sua versione effeminata.
Ripresi a camminare tranquillamente: era inutile affaticarsi inutilmente correndo qua e là dato che, molto probabilmente, il team si trovava dall’altra parte del mondo.
Dunque tanto valeva prendersela comoda e pensare ad un modo per approcciarsi delicatamente a Sasuke: sicuramente, una volta che incontrati, avrebbe tentato di uccidermi – e ci sarebbe anche riuscito-.
Perciò, se volevamo sperare in un finale un tantino meno sanguinolento, dovevo inventarmi qualcosa.
- Fermati Itachi!- disse qualcuno, facendomi bloccare.
No cavolo! Non era possibile!
Mi voltai lentamente, sperando con tutto il cuore che il mio presentimento si rivelasse sbagliato.
Deidara, sopra ad una delle sue opere d’arte, mi osservava con uno sguardo carico di odio. Metteva i brividi.
Deglutii, cercando di darmi un contegno.
Possibile che tra tutti gli idioti che c’erano a quel mondo proprio lui dovevo incontrare in quel momento?
- Cosa vuoi, Deidara?- domandai, ostentando indifferenza.
Cosa che mi riusciva alquanto difficile.
- Ti mostrerò quanto la mia arte sia superiore alle tue abilità, uhm.- sorrise lui, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Spalancai la bocca, con tutta la grazia che solo un Uchiha può metterci nel compiere un tale gesto.
Già, peccato che io non ero un Uchiha, quindi, più che un bellissimo ragazzo senza macchia e senza paura, sembrava un ippopotamo obeso che sbadigliava.
Ma questi erano dettagli...
Infatti, nonostante l’occhio di Deidara fosse allenato per distinguere un Genjutsu dalla realtà, non era riuscito a vedere che non ero veramente Itachi.
E questa, già di per se, era una tremenda soddisfazione: significava che le mie abilità di creare illusioni erano nettamente migliorate da un mese a quella parte.
Infondo era stato Itachi, a parer mio il più bravo “genjutsiano” al mondo a insegnarmi una tecnica del genere.
- Non mi sembra il caso di combattere.- tentai, ma sapevo che era inutile cercare di dissuaderlo: se quello si metteva qualcosa in testa era impossibile fargli cambiare idea.
- Cos’è, hai paura?- ghignò lui.
Cazzo si! Non puoi immaginarti quanto!
Avrei preferito cospargermi di philadelphia e andare a farmi mangiare dai topi – giusto per fare un esempio- piuttosto che affrontarlo.
- Perché dovrei?- feci semplicemente, scrollando le spalle.
Ok, forse questo gesto non era molto da Itachi. Stavo andando decisamente OCC.
Il biondo digrignò i denti: sapevo benissimo quanto fastidio gli dava l’atteggiarsi da esseri superiori degli Uchiha. Li odiavo anch’io per lo stesso motivo.
Mi diedi un pugno nella gamba, che, appena guarita, continuava comunque a farmi male, per darmi una svegliata- : quello non era il momento adatto per distrarsi.
O mi facevo venire in mente qualcosa – tipo un piano geniale alla Shikamaru- o rischiavo di saltare per aria, con tutto il mio piano e i miei buoni propositi.
- Ma dove cazzo ‘sta ‘Ri-senpai quando serve?- pensai guardandomi intorno –Ehm... dove si trova Sasori?- chiesi titubante.
Per quale caspita di motivo non lo aveva fermato? Bé, probabilmente perché non poteva importargliene di meno di dove andasse il suo collega artista.
- Non è una cosa che ti riguarda, uhm.-.
Eh si che mi riguarda! Sono o non sono una vostra compagna di squadra?!
Ok, in quel momento non lo ero...
Deidara infilò le mani nei marsupi che portava ai fianchi e già questo, di per se, era un pessimo presagio.
Voleva cominciare a combattere ed io ero nella cacca fino al collo. Anzi, vi ero già immersa fino alla punta dei capelli.
Nonostante mi fossi trasformata in Itachi non ero dotata di sharingan e, molto probabilmente, questo lo avrebbe fatto insospettire.
Sempre che fossi riuscita a vivere abbastanza a lungo perché se ne accorgesse.
- Perché sempre a me?!- sospirai sconsolata, passandomi una mano sulla faccia in un modo tremendamente OCC.
Probabilmente, se Itachi mi avesse visto in quel momento, avrebbe pensato lui stesso a uccidermi per aver infangato il suo buon nome. Lui non aveva espressione e io lo stavo facendo decisamente troppo emotivo.
Per quale accidenti di motivo mi distraevo sempre quando finivo in situazione di questo tipo?!
Forse Pain si era veramente sbagliato con me: il potere della suggestione, come mi aveva spiegato e come io credevo di aver capito, faceva avverare i desideri.
Bene, sembrava uno spasso eh? Ecco appunto: perché accidenti non andava nulla come volevo io? Il mio capo aveva veramente confuso la mia abitazione con quella di una vicina?
Dovevo andarmene di lì e subito.
Feci retro front, pronta a correre all’interno della foresta. Se fossi uscita dal suo campo visivo avrei potuta creare un vuoto spazio-dimensionale e sarei potuta scappare.
- Katsu!- urlò Deidara e, qualcosa si schiantò proprio davanti a me, esplodendo – Non mi sembri molto informa Itachi, la tua malattia sta peggiorando, uhm?- sorrise lui.
Spalancai la bocca, sconvolta e sdegnata: era venuto a combattere con lui pur sapendo della malattia che aveva?
- Hai intenzione di approfittarne?-.
L’espressione che mi rivolse valeva più di mille parole: era venuto a cercare l’Uchiha proprio perché, sapendolo indebolito, sperava di riuscire a vendicarsi una volta per tutte. O almeno questa fu la mia interpretazione: per quanto fossi brava a leggere le persone poteva aver tranquillamente detto: “Ora vado a farmi un bel piatto di pasta con il po-po-po-po-po-po-pomodoro”.
Ad ogni modo...povero Itachi! Ma perché tutti volevano ucciderlo?
Arretrai di qualche passo, continuando ad osservare il biondino che, dall’alto dei cieli -?- mi sovrastava.
- Questa non è affatto una buona idea, DeiDei!- pensai affranta.
Cosa sarebbe successo se al posto mio avesse trovato veramente l’Uchiha? Sarebbe stato ucciso ovviamente. Nonostante ammirassi molto le abilità dell’artista non poteva fare nulla contro un avversario del genere.
Forse, prima di partire, avrei dovuto veramente chiedere a Pain di procurarmi delle lenti allo sharingan...
Ok, questo non c’entrava nulla.
Deidara partì all’attacco: questa volta erano bombe guidate.
Ne schivai una goffamente, saltando di lato.
Quelle cose erano veramente veloci e le mie gambe, mezze intorpidite, erano ancora troppo indebolite per muoversi correttamente.
Perché accidenti avevo deciso di andare da Sasuke così impulsivamente? Eppure Pain me l’aveva detto che non mi conveniva partire subito! Perché non ascoltavo mai quello che la gente mi diceva?
Iniziai a correre inseguita da delle bombe guidate di Deidara.
Se continuava così era la volta buona che mi ammazzava.

Deidara:
Ghignai.
A quanto pareva la malattia di Itachi era più grave di quello che pensassi: lo indeboliva a tal punto che non sembrava essere nemmeno più lui.
L’unica cosa che non capivo era il motivo per il quale non stesse utilizzando lo sharingan invece di affaticarsi così.
Pensava che potesse sconfiggermi senza utilizzarlo? Si sbagliava di grosso: gli avrei dimostrato quanto valeva la mia arte e cosa succedeva a chi osava sottovalutarla.
- Katsu!- dissi e le bombe esplosero, centrandolo in pieno.
Trattenni il fiato fino a quando la nube di fumo non si disperse.
Al suolo, al posto del corpo di Itachi, c’era solo un tronco.
Aveva usato la tecnica della sostituzione?
L’Uchiha si trovava poco più in là e continuava a fissarmi con quello sguardo strano di poco prima.
Non riuscivo ad interpretare quell’espressione.
Solitamente si mostrava sempre freddo e indifferente, eppure adesso c’era qualcosa di diverso.
Sembrava in un certo senso preoccupato per qualcosa.
Aveva finalmente capito quanto fossi superiore?
Era arrivato il momento di utilizzare il mio asso nella manica.

Fuko:
Non sapevo come, ma ce l’avevo fatta.
C’ero andata troppo vicina per i miei gusti: ancora qualche secondo e ci sarei rimasta secca.
Non ne potevo più di quella situazione: non volevo farmi uccidere ma neanche mettermi a combattere contro di lui.
Inoltre non mi avrebbe certamente permesso di scappare.
Stavo letteralmente affogando nella merda – scusate la volgarità-.
Bé, infondo, fino a quando erano bombe guidate andava bene: l’importante era che non utilizzasse il...oh cavolo!
Il biondino aveva cominciato a mangiare l’argilla.
Mi leggeva nel pensiero o cosa? Non era possibile che avesse deciso di utilizzare il c3 Karura così presto! Ed io che speravo che finisse il chakra alla svelta utilizzando le bombe guidate!
Non aspettai che iniziasse a sputare argilla – anche perché mi avrebbe fatto decisamente schifo- che cominciai a scappare.
Vidi che mi stava seguendo, da sopra la sua civetta.
Quando oltre a lui, ci si mise anche il suo clone gigante, io ero già allo stremo delle forze.
A breve i miei polpacci – e il mio cuore- sarebbero esplosi.
Però non potevo neanche creare un varco dato che lui mi stava seguendo.
- C-cosa devo fare adesso?-.
  
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