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Autore: Linn_CullenBass    26/10/2011    5 recensioni
- "Tu as un beau chien -. Era una vocina squillante, come un leggero scampanellio.
Tenera e piccolissima, una bambina di circa 5 anni, mi fissava con i suoi occhioni verdi scuro.
I capelli erano soffici, scuri, color cioccolato. Le ricadevano dolcemente come un’onda delicata sulla schiena. Con la pelle rosea e le labbra rosse, la bambina si era voltata verso di me, mostrandomi un delizioso baschetto rossiccio, il cappottino firmato, la sciarpa e gli stivaletti di vernice rossa. “Alta società”, pensai.
-merci- le risposi, accennando un debole sorriso. E lei mi rispose altrettanto.
E in un attimo tutto ciò che avevo intorno di fece nitido.
Il cuore, freddo, ghiacciato, di pietra, di “Charles Bass” tornò quello di “Chuck”, preso da un piacevolissimo torpore, non fastidioso. E io mi sentii bene. "
5 anni dopo
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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                                    CAPITOLO 1:

                                                    GREEN EYES

 

«spesso incontriamo le persone di cui abbiamo bisogno, ma le ignoriamo»





Seduto sulla panchina del parco, me ne stavo con lo sguardo perso nel vuoto.
Monkey giocherellava con la neve, attirando occhiate di bambini innocenti, che si avvicinavano spesso per accarezzarlo.
Un cane. Un cane  che ormai aveva più di 5 anni. Un cane che mi aveva lenito ferite che sembravano non volersi rimargirare, che continuavano a sanguinare. E l’avevano fatto per anni, ancora.
Anni in cui provavo di tutto. Anni in cui avevo continuato a scappare, a rifugiarmi, in ogni parte del mondo. Argentina, Italia, Russia…. Evitando la Francia, di volta in volta. Tirai fuori una boccetta di whisky dal cappotto firmato, stirato ad arte. Perfetto.
Ne buttai giù un sorso, poi un altro. Tirai un sospiro. Rimasi a fissare il fumo che usciva dalla mia bocca ad ogni soffio, nel freddo invernale di New York.
Rimasi lì tutto il pomeriggio, osservando i gruppo di ragazzine che mi fissavano passando di lì e scuotevano la testa.
-Non è possibile…- mormorai, guardando in basso. 5 anni. 5 fottutissimi anni in cui ogni adolescente, tra i 14 e i 18 anni, passando, mi rigirava un’occhiata provvista di commenti agli amici. Ed ogni commento, ogni santo commento, mi ricordava quei maledetti giorni. Giorni che preferivo dimenticare.
Ricordo che, in particolare QUEL giorno,  Nate mi aveva chiamato, da Monaco, disperato e annoiato. Con solo Humphrey a fargli compagnia. Ed io, gentilmente, avevo rifiutato l’offerta con la singolare eleganza che mi aveva sempre contraddistinto.
Mi alzai dalla panchina e, sospirando lentamente, iniziai a dirigermi verso la via di casa.
Improvvisamente sentii qualcosa tirarmi un lembo del cappotto viola.
- Tu as un beau chien -. Era una vocina squillante, come un leggero scampanellio.
Tenera e piccolissima, una bambina di circa 5 anni, mi fissava con i suoi occhioni verdi scuro.
I capelli erano soffici, scuri, color cioccolato. Le ricadevano dolcemente come un’onda delicata sulla schiena. Con la pelle rosea e le labbra rosse, la bambina si era voltata verso di me, mostrandomi un delizioso baschetto rossiccio, il cappottino firmato, la sciarpa e gli stivaletti di vernice rossa. “Alta società”, pensai.
-merci- le risposi, accennando un debole sorriso. E lei mi rispose altrettanto.
E in un attimo tutto ciò che avevo intorno di fece nitido.
Il cuore, freddo, ghiacciato, di pietra, di “Charles Bass” tornò quello di “Chuck”, preso da un piacevolissimo torpore, non fastidioso. E io mi sentii bene. Sollevato, trovai la forza per accennare un altro sorriso, questa volta più marcato e sincero.
- Evelyn!- gridò qualcuno. Una voce maschile.
In un momento il sole si spense su di me, facendomi tornare nella mia mezzanotte privata.
Il suo sorriso si spense e disse:
-Je doit aller – mi salutò con la mano.
Ancora un richiamo. Eppure mi sembrava di ricordare quella voce.
Ma non riuscii a collegarla a nessuno dei miei conoscenti o amici. Così mi voltai per guardare, per fissare ancora una volta la bimba. Eppure, vidi soltanto una piccola figura disperdersi tra le strade imbiancate di Manhattan, mano nella mano con un uomo, del quale ignoravo l’identità.
   
 
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