Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
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Autore: talita    26/10/2011    2 recensioni
«Ciao Brian», gli sorrido. Mi guarda negli occhi per un interminabile minuto finché Matt non si schiarisce la voce interrompendo il silenzio. È successo qualcosa di strano in quel minuto, come se un mega magnete mi stesse attirando verso di lui, i suoi profondi occhi scuri, il suo sguardo fisso sul mio faceva quasi paura e allo stesso tempo mi incuriosiva. Darei tutto per sapere cosa ha pensato in quel momento.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi.. scusate, ma non avendo internet a casa è scomodo.. ma ho rimediato.. dalla prossima settimana mi attivano la linea.. ok, non vi interessa..
Grazie ancora a tutte.. e buona lettura.



Going Crazy
Quando arriviamo allo studio comincio ad agitarmi.
   «Meg», Zita mi ferma. «Risolviamo la “questione Syn”, non voglio vederti così e... indipendentemente da come vada», mi mette una mano sulla spalla e sorride, «io ci sono sempre per te, ok?».
   Non riesco a trattenermi e l'abbraccio. Ci ricomponiamo ed entriamo.
   I ragazzi ci salutano rumorosamente, tranne Brian, che se ne sta zitto chino sulla sua chitarra.  Smetto di guardarlo e sorrido a Zacky.
   «Capo, posso staccare per mezz'oretta?», chiede Johnny avvicinandosi a Zita. Si vede che gli interessa. «Ho promesso a Zita che le davo qualche lezione di basso».
   «Sì, sì, facciamo tutti una pausa dai...», Matt gli da una pacca sulla spalla che lo fa quasi cadere addosso a Zita. Io me la rido, mi siedo sul divanetto mentre Matt apre il frigo. «Ehm.. Ragazzi abbiamo esaurito la birra».
   «Vado io!», si offre subito Zacky alzando la mano.
   «Zack ti ricordo che ti hanno ritirato la patente per guida in stato di ebrezza», dice Matt, ridendo.
   «Ehi, non ero sbronzo», ribatte. «Ero un po' allegro. Fanculo, allora guidi tu Matt», conclude.
   Matthew scuote la testa e si gira verso di me. «Torniamo subito, andiamo al Wal-Mart che c'è qua», dice poi guarda Syn.
   Johnny e Zita sono spariti non so dove e io e Brian siamo rimasti soli. Pessima situazione.
   «Come mai non ci sono le ragazze?», gli chiedo dopo vari minuti di silenzio.
   «Sono in giro a fare shopping», mi risponde sorridendo. Io non so più che dire e lui sta zitto. Tiro fuori il cellulare e guardo... nemmeno io so cosa.
   Il silenzio che c'è è imbarazzante.
   «Com'è l'Italia?», mi chiede dopo poco.
   Alzo lo sguardo su di lui. «Bellissima. È un paese straordinario, ma lo saprai anche tu, ci sei stato».
   «Sì, ma non l'ho mai visitata, non come hai fatto tu, insomma».
   Ancora silenzio. Ed ecco che il mio stomaco comincia a contorcersi, i suoi occhi fissi nei miei. No, non riesco a sostenere il suo sguardo, sposto la mia attenzione sui miei piedi.
   Si alza e si siede al mio fianco. «Di te ricordavo quella piccola ragazzina dagli enormi occhi blu che ogni volta che mi vedeva, si nascondeva», dice sorridendo.
   Sorrido. «Sì, ero una bambina un po' timida».
   Lui continua a fissarmi. «C'è qualcosa in te...», comincia, ma non finisce.
   Mando giù la saliva, il mio cuore sta battendo a mille e sono quasi sicura che lui riesce a sentirlo.
   «Che effetto ti fa questo?», dice sfiorandomi il braccio con le dita.
   «Brian... No», chiudo gli occhi e spero che smetta.
   «Senti anche tu l'elettricità che c'è nell'aria tra noi?». Oh Dio, ditemi che sto sognando, questo è solo un bellissimo sogno, un bellissimo sogno che deve finire. Lo vedo inumidirsi le labbra e avvicinarsi pericolosamente.
   «Sei sposato, Brian», dico girando il viso di lato. Questo va contro tutto quello che sono, è sbagliato, lo so, ma perché non riesce a fermarmi del tutto?
   Mi sfiora la guancia, delicato e mi riporta a fissarlo negli occhi. So cosa sta per succedere, so che sta per baciarmi e io lo voglio.
   Quando la sua mano si infila tra i miei capelli e le sue labbra sfiorano le mie, una scarica elettrica mi attraversa il corpo smuovendo ogni mia cellula, è come se potessi volare. Apro leggermente le labbra per lasciarlo entrare con la lingua.
   Perché mi sento così maledettamente bene quando so che sto facendo una cosa tanto sbagliata?
   «Fermami», sussurra passando le sue labbra sulle mie. «Fermami o rischio di impazzire».
   Non riesco a respirare, il mio cuore non pompa più sangue, il cervello non riceve ossigeno, non riesco a pensare.
   Piano piano ci allontaniamo.
   Riprendo a respirare e finalmente torno lucida. «Matt e Zack stanno per tornare», gli dico. Lui si alza dal divanetto e si passa una mano tra i capelli. «Brian», lo richiamo. «Facciamo finta che questo non sia mai successo, ok?».
   «Non posso fare finta, perché è successo!», dice guardando il soffitto. «Io ti desidero, è così sbagliato?».
   «Sì è sbagliato, tanto anche!».
   «Ecco le birre!!», la voce di Zachy arriva prima di lui. Subito apre una bottiglia e me la passa. Nessuno si accorge di nulla.
   «Grazie», sorrido.
   Anche Zita e Johnny ci raggiungono e si prendono una birra.
   Guardo Zita spalancando gli occhi e poi facendo un segno con la testa verso Syn. Mi alzo e raccolgo la mia roba.
   «Ragazzi, è stato bello, ma adesso dobbiamo andare. Domani mattina presto dobbiamo andare a Palm Springs», annuncio. «E dobbiamo ancora fare le valigie. Grazie per le birre, Matt».
   «Ma come, di già? Ok, appena tornate da Palm Springs passate di qua, anche Amy viene a trovarci, vuole incontrarti».
   «Sì, lo so. Le ho mandato una mail», dico controllando il mio BlackBerry. «Ci sentiamo, ok? Ciao ragazzi».
   Zita saluta Johnny con un bacio a stampo e tutti cominciano ad urlare.
   «Sì sì, come se non aveste mai visto un bacio», si difende lui mentre Zacky e Syn lo picchiano.
   Rido per la scena e poi io e Zita usciamo.

«Che è successo? La tua faccia mi ha allarmato», dice Zita quando saliamo in macchina.
   «Ci siamo baciati», dico stringendo forte il volante e appoggiandoci la testa.
   «Oh, mio Dio».
   «È stato... Non avevo mai baciato un uomo così... lui... Ha detto che tra noi c'è elettricità, mi ha chiesto di fermarlo o impazziva, ma io ero già impazzita prima di lui. Ha detto che mi desidera», mi rimetto dritta e appoggio la testa all'indietro sul sedile. «È dannatamente sbagliato». Perché? Sono la sfigata di turno, sono arrivata tardi. «Cosa devo fare?».
   «Non lo so. Davvero non lo so, Meg», mi poggia una mano sulla coscia.
   «Io lo voglio», dico fissando l'asfalto davanti a me. «Oh Signore, aiutami». Non so veramente cosa fare. «Ok, ora basta. Pensiamo a divertirci», dico accendendo il motore della macchina.
  
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