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Autore: _FairyGirl_    28/10/2011    2 recensioni
L'ultimo capitolo della saga abbiamo conosciuto questo dolce presonaggio Renesmee..ma non sappiamo come la sua vita è andata avanti, la Meyer non ha scritto nulla in proposito. E allora perchè non continuarla noi? (: Ecco come mi sono immaginata il continuo...una breve parentesi su un momento della sua vita, su quello che pensa, che vuole essere, diventare...Renesmee come avrei voluto che fosse in un presunto sequel della saga!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Naturalmente non riuscii a convincere nemmeno mio padre che la storia della scuola era una stupidata. Anche lui era risoluto a farmi andare. Disse che lui e la mamma si erano conosciuti lì e che stare in mezzo agli umani mi avrebbe fatto capire tante cose. Io non vedevo come poteva succedere, ma che altro avrei potuto fare? La scelta era loro, purtroppo.
La domenica pomeriggio ero seduta sulle scale di casa, davanti all’entrata, cercando di non pensare a nulla - soprattutto al giorno seguente che mi aspettava - quando sentii dei passi pesanti venire verso di me. Chi poteva essere se non Jake? Spalancai gli occhi e me lo ritrovai davanti che mi faceva ombra con la sua stazza.
“ Jake!”esclamai abbracciandolo.
“ Ehi ciao,Nessie”
“ Renesmeee” precisai indispettita sciogliendo l’abbraccio.
“ Ancora con questa storia? Rassegnati, ormai tu sarai Nessie a vita”.
Non gli diedi retta e mi andai a sedere di nuovo.
“ Come mai questo faccino triste?” mi chiese sedendosi al mio fianco.
“ Domani inizio scuola” dissi in un sussurro.
“ Wow” commento ridendo.
“ Non è che puoi convincere mamma e papà che è una gran stupidata? Lo sai anche tu che non mi serve a nulla andare a scuola”
“ E cosa vorresti fare nella vita, sentiamo”
“ Non lo so” risposi facendo spallucce.
“ Secondo me non è una cattiva idea. Tutti noi siamo andati a scuola. È un passaggio che bisogna vivere prima o poi, e tu sei già in ritardo”
“ L’ha detto anche mamma”
“ Perchè è la verità”
“ Pensavo che almeno tu fossi dalla mia parte” dissi acida.
Jake mi guardò con quel suo sorriso scintillante e mi accarezzò i capelli.
“ Io sarò sempre dalla tua parte, ma forse questa volta dovresti dar retta ai tuoi. La scuola non è poi così male, credimi”.

Che cosa aveva detto Jake? La scuola non è poi così male?
Appena arrivai nel parcheggio mi sembrò l’incubo peggiore della mia vita. C’erano un mucchio di macchine e un sacco di ragazzi e ragazze che parlavano tranquillamente tra di loro. Mi feci strada sotto il cielo nuvoloso di Forks e cercai di tenere gli occhi bassi, anche se tutti mi guardavano incuriositi.
Appena entrai mi diressi in segreteria dove una donna molto gentile mi diede i miei orari. La prima lezione era matematica. Mi diressi verso la classe giusta, cercando di non imbattermi in nessuno di specifico e poi entrai in aula. I ragazzi che erano già seduti ai banchi mi squadrarono e facendo finta di nulla, presi posto in fondo all’aula. Una ragazza dai capelli corti neri con grandi occhi blu si girò a guardarmi e mi sorrise. Io ricambiai imbarazzata mentre tiravo fuori un foglio di carta e cominciavo a pasticciarlo. Per tutta l’ora non feci altro. Avevano appena iniziato il programma e gli esercizi che il professore aveva dato li finii in meno di dieci minuti. Le altre lezioni furono inglese e geografia. Un’altra noia mortale. Rimasi per tutta l’ora a guardare fuori dalla finestra e a sognare di non essere in quel buco, definito scuola.
In mensa presi un vassoio giallo, me lo riempii di cose da mangiare e mi sedetti ad un tavolo da sola. Cominciai a osservare gli umani. Che strane creature che erano. Ridevano sempre e dicevano un mucchio di stupidate. Ogni tanto qualcuno mi lanciava qualche strana occhiata ma poi ritornava alle proprie attività.
“ Ciao” sentii una voce squillante rivolgermi la parola.
Lentamente alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti la ragazzina che all’ora di matematica mi aveva sorriso.
“ Ciao” risposi stranita.
“ Posso sedermi?” mi chiese con il vassoio in mano.
“ Certo” balbettai. Prese posto davanti a me e cominciò ad aprire la lattina di tè che aveva davanti.
“ Come ti chiami?” mi chiese guardandomi con espressione curiosa.
“ Renes..” non riuscii a finire la frase. Era troppo strano che un umano mi stesse parlando. Com'era possibile che non mi guardasse dall’alto in basso come tutti?
“ Renes?” mi chiese confusa dal quel nome.
“ Renesmee” dissi infine.
“ Renesmee” ripetè sottovoce. “ È un nome davvero strano” commentò cominciando a mangiare.
“ Sì, lo è” dissi bevendo un grosso sorso di coca.
“ E tu?” chiesi con coraggio.
“ Mi chiamo Nathalie” disse sorridente.
“ Nathalie” ripetei sottovoce. “ È un nome davvero dolce” dissi imitandola.
“ Grazie” rispose sorridendo.
“ Posso farti una domanda?” le chiesi poco dopo.
“ Dimmi”
“ Perchè...mi stai parlando?”.
La ragazza mi guardò confusa.
“ Non posso?” chiese triste.
“ No, non è questo...è solo che...sono nuova e nessuno mi ha rivolto la parola, non fanno altro che fissarmi...” cercai di spiegare sperando che le mie parole potessero avere un qualche senso.
“ Io non sono come gli altri” disse. “ Non discrimino nessuno. In questa scuola si ha il vizio di scartare gli ultimi che arrivano, ma io non sono d’accordo. Comunque se preferisci che me ne vada...”
“ No!” esclamai preoccupandomi del senso di panico che mi prese allo stomaco. Non volevo rimanere da sola.
“ Resta, ti prego” dissi sorridendo. “ Su, raccontami qualcosa di te” le proposi subito dopo.
Nathalie mi sfoderò un grosso sorriso e non riuscii più a fermarla. Mi raccontò della sua famiglia: aveva un fratello più piccolo, pestifero come non mai. Un cane minuscolo e due genitori meravigliosi. Una casetta non molto grande ma accogliente, amava leggere e il suo sogno era diventare una biologa.
“ E tu invece? Che cosa mi racconti di te?”.
La campanella suonò, oggi la fortuna era dalla mia parte.
“ Scusa è suonata la campanella e non posso arrivare in ritardo alla prossima lezione” dissi a mo' di scusa.
“ Allora ci vediamo dopo la scuola”
“ Non ti prometto nulla, scusa. Ciao” urlai correndo fuori dalla mensa.
Meno male, ero riuscita a scampare alla domanda che più mi terrorizzava. Raccontare di me mi faceva impazzire. Che cosa avrei mai potuto dire?
“Sai Nathalie, sono una mezzo sangue, nel senso che quando i miei mi hanno avuto, mia madre era un'umana mentre mio padre un vampiro. Ho dei poteri speciali e il mio migliore amico è un licantropo”. Sì, certo, fattibilissimo. Che problema c'era?
Scossi la testa ed entrai nell'aula di biologia, magari mi sarei distratta.
Il pomeriggio passò molto in fretta. Come avevo fatto la mattina, seguii poco e niente. Anzi, più niente che poco.
Appena uscii dalla scuola vidi Nathalie venirmi incontro.
“Sei venuta in auto questa mattina?”
Sono venuta correndo, pensai tra me e me.
“ Emm...no” risposi semplicemente con un sorriso.
“ Vuoi un passaggio?”
“ No, non ti disturbare”
“ Nessun disturbo, lo faccio con piacere”
“ No, grazie”
“ Eh dai! Non ti mangio mica!”.
Risi forzatamente.“ No, Nathalie, abito qua vicino, vado a piedi”
“ Ma..”
“ Nathalie!” esclamai irritata. Mi guardò stranita da quello scatto. “ Scusa...è che non ho bisogno di nessun passaggio. Ci vediamo domani” dissi cercando di non farla rimanere male, ma probabilmente era troppo tardi.

“ Io l'ho detto che non sono capace di stare con gli umani, non ci so fare. Non li capisco..” continuavo a borbottare tra me mentre tornavo a casa.
“ Povera Nathalie, sono stata davvero un'idiota! Era poi solo un passaggio, uno stupido passaggio..”
“ Ehi, che hai da lamentarti?”
Alzai lo sguardo e vidi seduto sui gradini di casa Jacob.
“ Nulla” risposi distrattamente. Cominciai a salire le scale quando mi afferrò per la vita. Alzai gli occhi e lo vidi a pochissimi centimetri da me.
“ Sicura?” mi sussurrò.
“ Certo” dissi imbarazzata. Di solito non si comportava così. Era molto discreto.
“ Sicura, sicura?” continuò ridendo.
“ Jake, finiscila!” esclamai cercando di divincolarmi, ma lui mi teneva stretta. Sentivo la sua pelle bruciare a contatto con la mia.
“ Ti vedo triste” continuò.
“ Sai, ho appena finito il mio primissimo giorno di scuola e peggio di così non poteva andarmi”
“ Che cosa è successo di così grave?” mi chiese mollando un po' la presa. Ne approfittai per allontanarmi. Non mi piaceva averlo così vicino. Mi imbarazzava troppo.
“ Lascia perdere” dissi ricominciando a salire i gradini. Non mi andava di parlarne.
“ Perché sei sempre così sulla difensiva? Volevo solo fare un po' di conversazione, certo che sei davvero difficile!” lo sentii dire.
Ma non gli diedi retta e di filato andai in camera mia. Non sapevo nemmeno io il perché, ma mi sentivo strana.
Che parola aveva usato Jake? Triste? Ecco, sì, ero dannatamente triste e non potevo farci nulla
.

 
  
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