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Autore: Diletta_86    28/10/2011    1 recensioni
Fanfiction Tratta dalle avventure in un gioco di ruolo di due personaggi.Severus Snape e la sua unica nipote alle prese con qualcosa di indefinito eppure magico.
Genere: Triste, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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Lylyth si alzò lentamente, portandosi con il viso all'altezza del viso di lui per lasciargli un bacio di buongiorno sulle labbra, un bacio leggero, come il tocco di una farfalla, al quale severus non si sottrasse, limitandosi a chiudere gli occhi, abbandonato ed indifeso, sè stesso, dopo un tempo lunghissimo.

<.. Và tutto bene..>

Gli sussurrò lei, scostando una ciocca di capelli neri e raggruppandola dietro all'orecchio sinistro, in une gesto complice ma comunque rispettoso.

<.. Non è un problema.. e se lo fosse.. abbiamo superato di peggio.,>

Parve riscuotersi, afferrandole le mani in un gesto brusco e delicato assieme, mantenendogliele ferme sopra la testa mentre la stringeva a se in un bacio meno poetico eppure maggiormente adatto alla loro condizione appena nata.

<.. Ci vuole una sigaretta..>

Le sussurrò dopo, mentre entrambi ridacchiavano osservando il pacchetto di philip morries che levitava sino a loro. Severus allungò una mano sino al mobile di legno lucido posto alle spalle del divano, afferrando la zippo d'argento donatagli anni prima. In silenzio osservarono le minuscole nuvolette di fumo grigiastro sollevarsi in aria e sparire raggiunta una determinata quota del soffitto. Ogniuno pareva perso adesso nei propri pensieri, inconsapevole di dov'era e di cosa stesse pensando la persona vicina.

Severus fumava ad occhi socchiusi, mentre ogni inalazione di quel veleno autoinflittosi riportava alla mente la razionalità perduta, e con essa i problemi.

Cuore in me
Che sei così spezzato
Cuore in me
Che il corpo ha dilaniato
E separato in due
Due donne sono tue
Tu due metà



Era un fottuto bastardo. Un bugiardo. Ed ora Lylyth, che davvero l'amava e che, solo ora aveva capito d'amare davvero, avrebbe sofferto. Sapeva di non poterle nascondere a lungo ciò che al castello si diceva di lui e dalla donna che lo aveva sostituito alla cattdera che occupava.

Cuore in me
Diviso tra due visi
Cuore in me
Tu che desideri
Prendi e non sai se c'è
In te più colpa o più
Felicità

Con una al sole
Con l'altra di nascosto
Una è amore
E l'altra è sangue al cuore
Una è sempre
Come l'eternità
Con l'altra il tempo è niente
E' vanità



Conoscendo sua nipote sapeva per certo che poteva perdonare lui, con il tempo, ma la giovane professoressa era indubbiamente una donna in pericolo. Lyth non era clemente con chi usurpava il suo territorio. A dire il vero non era stata clemente nemmeno con lui che, ora lo aveva capito, era stato troppo a lungo cieco della verità. Fu il cupo suono della pendola il colpevole dell'infrangersi dell'incanto mattutino. Dodici funerei rintocchi del mezzogiorno. Adesso erano obbligati ad alzarsi. Lylyth aveva i propri impegni come allieva, e severus aveva una riunione in sospeso, alcune reclute davano problemi.

Si rivestirono con calma, in silenzio, come se entrambi faticassero ad interiorizzare il cambiamento avvenuto. Ed era così. Non poteva essere altrimenti.

Sostavano sulla soglia, stranamente impacciati, osservandosi in silenzio come se non si conoscessero, perduti ogniuno nei propri errori e dubi.

<..Io vado..>

<...Buonagiornata..>

Irreale, fottutamente irreale ed assurdo per loro. Eppure non erano più due ragazzini, ed erano cresciuti assieme, per certi versi. Allacciarono i mantelli, incuranti di chi avesse preso quello dell'altro, certe cose non contavano più.

<.. Ti aspetto per cena..>

Grugnì tornando il Severus che Lylyth ricordava fino alla sera prima. Sorrise, e lui no9n potè non pensare che quando sorrideva era bellissima.

<.. Il dolce lo porto io..>

Scosse il capo, mentre i neri capelli si spandevano nell'aria. Dannata ragazza, e pensare che ora avrebbe dovuto spezzarle il cuore, per l'ennesima volta. Lylyth si presentò in accademico ritardo di un quarto d'ora. Indossava un elegante abito color oro, con il mantello color panna che Severus le aveva donato per il compleanno. I capelli neri erano trattenuti da una complicata acconciatura, probabilmente avrebbe dovuto usare la magia per potervi infilare le mani. Con un filo di trucco ed il rossetto lucdio era splendente, una regina, e tutto questo per lui.

Un severus appena sorridente l'aveva accolta sulla porta, elegante e misterioso come sempre. Si sorrisero in silenzio mentre poggiavano mantelli e guanti al loro posto e si dirigevano in cucina.

Niente di complicato da mangiare, pasta al sugo, un contorno di patate bollite e delle uova al tegamino cotte nell'olio, chè alla cucina di Severus mancava sempre qualcosa nelle rare occasioni in cui aveva voglia di cucinare.

Perfino la conversazione verteva su argomenti diversi da mangiamorte, piani d'attacco e recriminazioni del passato, era piacevole. Lylyth stava per meravigliarsene ad alta voce quando, incrociando lo sguardo profondo di lui si rese conto con una chiarezza allarmante che qualcosa non andava poi tanto a dovere. Alzandosi con un sospiro Lylyth si disse che doveva essere qualcosa che riguardava il lavoro, o la casa, che loro due non c'entravano niente in quella sua espressione indefinitivamente distrutta.

Fermandoglisi innanzi qualcosa parve illuminarla sul destino che la loro storia avrebbe preso da quella conversazione, quasi a volerla ammonire dal sorvolare sull'argomento, lasciando che la menzogna pacata di una cosa non detta ombreggiasse i contorni di un passato ormai chiuso.

Ma lylyth aveva evaso la verità per troppo tempo in vita sua per permettersi di lasciarsi cullare ancora da una mezza verità.

" Che cosa non và ?!"

Gli domandò semplicemente, osservando la tensione dei muscoli mentre lui sollevava la testa a guardarla, come se meditasse sulle parole meno affilate con le quali esprimere una verità esplosiva come un colpo di cannone.

" Siediti tesoro.. "

Il sopracciglio sinistro scattò verso l'altro. Troppo repentina la discesa da una placida indifferenza ad un caloroso trasporto. Pericolosa è la strada invernale che, trasparente, cela sempre una scivolosa lastra di ghiaccio.

Se si fosse seduta Lyth sapeva già che non avrebbe avuto il coraggio ed i riflessi pronti per qualsiasi tipo di rivelazione. Sedersi equivaleva ad arrendersi all'evidenza. Lei ancora non aveva intenzione di smettere di lottare.

" Parla..starò benissimo anche in piedi."

Stavolta furono le labbra tese dell'uomo a lasciar uscire un sospiro rassegnato. Ancora una volta stava per ferire, e dio solo sapeva se davvero era sua intenzione.

..A volte bisogna prendere in considerazione l'ipotesi che Dio ce l'abbia con noi... 

Riflettè Severus tra se e se, racimolando il coraggio per dire quel che aveva da dire il più in fretta ed il più chiaramente possibile.

" Tu sai che sono stato chiamato a fare supplenza ad Hogwarts tempo fa vero Ly?!"

Un cenno del capo fu la risposta di lei. Bene. Il dado era tratto. Varcare il rubicone sarebbe stata una nuova impresa.

"..Ecco.. allora non sapevo.. si..insomma.."

" Và avanti Severus.."

Lo incoraggiò lei, che conosceva la sua scarsa propensione alle manifestazioni dirette d'affetto. Se non avesse avuto quel problema sarebbe stato l'opposto di quel che era.

" Beh..c'era una ragazza....e.. merlino Lyth.. non ci riesco..sono stato un idiota!"

Vide gli occhi della donna che amava serrarsi, ed il sorriso pacato svanire in una maschera di insicurezza prima e di frustrazione poi. Ingannata. Il pensiero gli giunse chiaro e netto senza che neppure avesse tentato di percepirlo. Un muro di fiamme e fumo nero la stava isolando, un muro invisibile e rancoroso che lui, colpevole, sapeva di meritare.

Attendeva un ceffone, una reazione di qualsiasi tipo, che gli confermasse che c'era ancora una chance al di la della rabbia. Stavolta non arrivò. Incurante del dolce ancora incartato, dei piatti e di tutto il resto, perfino del mantello, lei infilò la porta come se avesse alle spalle una schiera di inferi e se ne andò, lasciandola aperta sull'oscurità di un vicolo nei pressi del porto.
   
 
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