Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Ricorda la storia  |      
Autore: Fragile    01/07/2006    3 recensioni
Credevo che quella volta qualcosa sarebbe cambiato.
Ma è sempre notte per me.
Qualsiasi luce tenti di illuminarla.
Sono la bambina del castello maledetto. Sola e dimenticata.
E sarà così per sempre.
Genere: Triste, Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando sono arrivata qui, credevo che sarebbe stato tutto più facile. Che mi avrebbero accolta, che sarebbe stato diverso, almeno per una volta.
Ingenuamente, credevo che forse Veronica avrebbe potuto aiutarmi. Le avevo teso la mano mentre era nel fango, e ora questo. L’avevo incontrata al castello, una notte. Il pavimento di assi scrostato scricchiolava ad ogni suo passo. Era una prova di coraggio, indetta dalla sua banda.
-Arriva fino al fantasma, Veronica, spaventalo in modo che possiamo sentire il suo urlo, allora sarai dei nostri-
I passi, sempre più veloci, concitati, il respiro strozzato in gola. Il suo cuore batteva così forte che le orecchie tese non riuscivano a percepire altro. Potevo sentirlo.
Si era avvicinata, a carponi, alla stanza in cui mi trovavo. Mi tenni nascosta, magicamente illuminata dalla penombra. La vidi alzarsi in piedi, cautamente e stringersi forte le mani socchiudendo gli occhi. E’ allora che decisi di uscire allo scoperto.
-Non temere, ragazzina. Non sono un fantasma. Qui non ce ne sono, stai tranquilla-
Veronica era impietrita. Non si muoveva ne avanti, ne indietro, con gli occhi sbarrati. Aprì la bocca ripetutamente, senza emettere alcun suono. Una cassa di legno polverosa, sorresse la sua caduta. Era svenuta, poverina. L’avevo presa in braccio e l’avevo coccolata, ricordo. Avevo cercato di sentire il calore del suo corpo. Proprio io, la bambina del castello maledetto.
Quando era rinvenuta e mi aveva vista lì, a vegliare su di lei, non aveva più così paura. -Che ci fai qui? Non è posto per una bambina piccola questo- disse dall'alto dei suoi tredici anni.
-Questa è la mia casa- risposi tranquilla. E per la prima volta da quando mi trovavo nel castello, ed era passato tanto, tanto tempo, parlai. Parlai delle ore. E Veronica sorrideva, divertita, sembrava fidarsi di me. Mi sembrava di essere rinata. Qualcuno che si curava di me, non potevo crederci. Ma non esistono storie a lieto fine, per la mia famiglia. Incautamente, mi spostai verso una fessura illuminata dalla flebile luce della luna, alta e splendente nel cielo. Veronica inorridì. Indietreggiò rapidamente con movimenti scattosi. Rompeva tutto ciò in cui si imbatteva, per la foga. Lì per lì non capii: cosa poteva averla spaventata? Mi voltai. Niente. La vidi allontanarsi e sentii i suoi passi, non più cauti, rimbombare per le anticamere del castello. Ero rimasta sola, con la mia notte incantata. E avevo capito. Mi toccai il collo, brutalmente segnato da un livido bruno. Avvicinai le mani all’unico occhio che, dopo la mia morte, era rimasto. Avvicinai al viso le mani. Potevo vedere la luna in esse. La bambina fantasma del castello maledetto, ecco chi ero. La bambina sola del castello maledetto. Mille volte avevo desiderato che la mia mamma fosse diventata un fantasma, come me. Così avrei potuto abbracciarla, e avremmo potuto essere felici, in quel posto tenebroso. Ma no, lo sapevo che era giusto così. I miei genitori, morti con me, impiccati il 17 Marzo 1783, ora sono angeli, nel cielo. E li immagino giocare con le nuvolette e scherzare con gli altri angeli. Che belle ali che avrà la mia mamma.
Mi riesce difficile però pensare che veglino su di me. I fantasmi devono essere in un altra dimensione. I fantasmi devono essere dimenticati da tutti. In fondo solo solo una bambina. Ho avuto otto anni per oltre due secoli. E ancora non è bastato. Se sono la bambina del castello maledetto, è così per sempre.
E allora, stanotte mi rifugio in un sogno.
Cerco di nascondermi da questa gente, alzo le mani per coprire questo viso, diverso. Invano.
E allora cammino, nella città morta.
Chiedendomi perchè sono così sola, così fragile, così diversa.
Passi veloci, furtivi, mi piego un poco per non essere in balia del vento nero. E intanto cammino, nella città grigia, guardando intorno senza vedere niente.
Perchè sono sola, la mia mano è gelida.
E non so dove andare, così diversa, sola nella città morta.
Lì le strade si assomigliano tutte, cemento e magnolie senza profumo.
E non importa quale strada io scelga da percorrere, ritorno sempre lì. A farmi le solite domande. A scappare, correndo sempre in cerchio.
Cercando una nuova via, sapendo che non esiste.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Fragile