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Autore: Luna_R    03/07/2006    3 recensioni
Sono le sette e trenta di mattina, il suono di una sveglia, irrompe nel silenzio di un appartamento assopito.
Una ragazza si sveglia, poggia rumorosamente la sua mano sulla sveglia, e maledicendo il giorno già alle porte, si dirige in bagno.
E intanto non sa, che non sarà, un giorno come tutti gli altri..
*********
-“E tu, chi sei?!”-
-“Nel mio paese, colui che salva una vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-
Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.
“Ricordati di me”, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta.
Ma pur sempre una storia d’amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

 

Un grazie di cuore a tutte le mie recensitici, purtroppo come avete potuto notare, stavolta sono stata un po’ più lenta nel mio aggiornamento.

Ahimè si torna a sgobbare e il lavora mi lascia proprio poco tempo, ma comunque voglio assolutamente finirla questa storia, perché non so spiegarvi come mi è entrata dentro!

Vi giuro che quei due pazzi di Sibilla e Victor mi perseguitano anche nei sogni!!

Sarà normale?

Kiss a todossssss

 

 

aawaa WILLKOMMEN IN OSTERREICH aawaa

Chap n.9

 

 

Sono seduta su una comoda panca in legno, con i bagagli scomposti ai miei piedi, in attesa del nostro taxi.

Victor si è allontanato un attimo, “giusto per dare un occhiata in giro”, queste le sue parole, quando gli ho chiesto il perché.

Ma le sue stranezze appaiono ai miei occhi, come dolci aspetti di un carattere assai particolare. E questo mi piace, mi piace non scandalizzarmi di ciò, perché io lo capisco, sono dentro la sua testa, conosco i suoi movimenti e saperlo mi fa sentire onorata e speciale.

Fra i miei pensieri, quasi dimenticavo di aver messo piede nel paese straniero; siamo approdati in Austria!

Bella, mi piace. Questo paese sembra così caldo, così dolce.

Mi rasserena il pensiero di trascorrere del tempo fra questa gente, così solare e bella in tutti i sensi in cui può essere bella una persona; qui tutti sono cortesi, gioviali, il sorriso poi è la carta d’imbarco di ognuno di loro.

 

-“Signorina, sale?!”-. Un omone rossiccio, dal basso del suo simpatico taxi giallo, mi parla in perfetto tedesco.

Lo guardo un po’ stralunata, indecisa sul da farsi; il mio dizionario pocket , pronto all’uso, comincia a far librare le sue pagine fra le mie mani.

Spilucco qualche parola, imbarazzata e impacciata, quando da dietro le spalle, compare Victor; afferra il mio beauty case, fa aprire il cofano e in perfetto tedesco spiega al tassista dove portarci.

Rimango a fissarlo imbambolate per un po’, poi sorrido; questo uomo è davvero un’ inesauribile fonte di scoperte!

-“Vuoi rimanere lì ferma ancora per molto tempo?!”-.

-“Non ci penso proprio!”-. Rido divertita, per poi tuffarmi in auto insieme a lui.

 

Willkommen in Lienz, recita un cartello all’entrata di un paesino diroccato fra le montagne verdi.

L’aria è fresca, il sole è una magia opaca sopra le nostre teste.

Deve esserci una festa popolare da queste parti, perché il paese è percorso, lungo la sua via principale, da banchi in fiera e le facce della gente, sanno della felicità di persone in festa.

Che bellezza!

La cosa che risalta più agli occhi però, sono le migliaia d fontane zampillanti che adornano ogni piazzetta, e i fiori, grandi bouquet di fiori colorati sui cigli delle strade.

Che ordine, che armonia si respira in questa cittadina. E’ un sogno, un bellissimo sogno.

 

-“Ti piace?!”-. Victor distoglie i pensieri, incanto forse, dal mio sguardo rapito.

-“Molto.”-.

-“Già, è tutto così bello qui…”-. Si rattrista, nei suoi occhi posso leggere note di ricordi infelici, lontani e mai assopiti.

-“Chi lo sa, magari ti chiederà di restare…”-.

-“Oh Sibilla, che vai farneticando!”-.

-“Perché no?!”-.

-“Perché sono vecchio, indesiderabile e chissà cosa altro!”-.

-“Ancora con questa storia! Tu non sei vecchio! E l’unico motivo per il quale potrà respingerti è forse l’essere già sposat…”-.

 

Mi azzittisco, cosa non ho mai osato pronunciare.

Oh Dio si può essere così ingenua?!

Se volevo rassicurarlo un po’, con questa mia linguaccia lunga ho stroncato ogni probabilità di rivederlo sorridere.

 

-“Non dispiacerti Sibilla! Guarda che ci ho pensato su anche io!”-. Ha letto nei miei occhi, nelle mie labbra corrucciate e nelle mie espressioni così dannatamente cristalline.

-“E cosa farai a quel punto?!”-. Gli chiedo, certa ormai che nessun altro colpo sarà mai più mortale.

-“Il destino è ineluttabile, fatale, probabilmente tornerò da dove sono venuto, felice comunque nel cuore, d’averla rivista ancora una volta.”-.

-“Credi ti basterà?! Non avrai comunque cambiato nulla!”-.

-“Sì, ma finalmente questo sortilegio verrà spezzato. Non dovrò mai più vagare per il mondo…”-.

-“Sì ma…”-.

-“Sibilla, a volte l’essenziale è non avere tutto ciò che desideriamo, e questo per non uccidere il desiderio stesso, dentro noi! Il mio per lei, non passerà mai, anche se dovessi ritornare nel mio paese con soltanto uno dei suoi sorrisi.”-.

 

Non riesco a concepire come si possa vivere soltanto del sorriso, della persona amata.

Tornare a mani vuote, dopo questo lungo viaggio della speranza e dei sogni è un suicidio bello e buono!

Sono davvero preoccupata, adesso; leggo l’ansia nei suoi occhi, il timore, e volente o no riesco percepirlo ora anche nei miei.

E se di Simone mi restasse soltanto un sorriso?!

Provo ad immaginare come potrei sentirmi.

Volto pagina, questo pensiero mi uccide.

Ci penso e ci ripenso, rimugino su senza neanche rendermi conto di aver sigillato questo pensiero coi fatti. Spessi e cartacei.

Ma allora, se non posso vivere al pensiero di perderlo, come posso pensare di vivere soltanto con il ricordo di un suo sorriso?!

Comincio a pensare di aver fatto l’errore più madornale di tutta la mia vita.

 

-“Siamo arrivati, il vostro albergo è quello là!”-.

Il tassista arresta la sua corsa, indicandoci una deliziosa villetta verde acqua, al di là della staccionata dinnanzi ai nostri occhi.

Io e Victor emettiamo un gridolino eccitato, quasi all’unisono.

 

-“Che posto magnifico!”-.

Scendo dall’auto apprestandomi a godere di questa meraviglia.

L’aria è fresca, i fiori sono sempre al loro posto, solo stavolta al posto di fontane scintillanti, sorge un piccolo ruscello al fianco del nostro hotel.

Qui sembra il tempo si sia fermato; sembra di trovarsi in un luogo paradisiaco, l’eden biblico ai nostri occhi si prostra.

E vive la quiete, la quiete velata dal cinguettio di passerotti che si raccontano l’amore da un ramo all’atro di un albero, cuore pulsante fra migliaia di alberi nel parco.

 

-“Già, ancora meglio della descrizione sulla guida. Sei stanca, Sibilla?!”-.

-“No, non direi. Ma mi piacerebbe sdraiarmi un po’ sotto quegli alberi.”-.

-“Vai pure, poso i bagagli in stanza e ti raggiungo.”-.

-“Perfetto.”-.

 

Cammino lenta, cercando di capire  cosa sia questa sensazione di benessere che mi attraversa il corpo, liberandomi dalle repressioni terrene, facendomi sentire come un elemento della natura che ho intorno.

Si passa troppo tempo a pensare, ha ragione Victor; ha ragione quando mi dice di staccare la testa dal resto del corpo e falla volare, come ali di gabbiano su mare aperto.

Lo vorrei tanto, vorrei tantissimo sentirmi abbandonata così, ancora per molto tempo,  in questa dolce quiete corporea.

Ma non c’è pace per i miei pensieri, non c’è pace per nessun centimetro del mio corpo.

E il mio cuore, quello l’ho rimasto a casa, attaccato ad una cornetta telefonica penzolante, in strada.

 

-“Stai bene?!”-.

 

Apro gli occhi, per un attimo la sua voce mi è sembrata ultraterrena, piombandomi negli orecchi, facendomi vibrare.

Provvidenziale, come sempre.

 

-“Pensavo…”-.

-“A cosa?!”-. Si sistema al mio fianco, distendendosi sull’erba fresca.

-“Che se potessi, rimarrei così per l’eternità…”-.

-“Eternità?! Hai la fortuna di vivere e morire, nascere per compiere un cammino, portarlo a termine passando per la vita, per cessarlo con la morte, e vai cercando l’eternità?!”-. Ride, accarezzandomi una guancia –“Non sai che fortuna che hai…”-.

-“Parli come se fossi immortale, sai?!”-.

 

Mi giro cercando i suoi occhi ma sfuggono inesorabili, ai miei.

Tremo, penso alla parola sortilegio.

Parlando di Betty, lui ha usato questa parola; parola dispettosa che ha deciso di balenare nella mia mente così, adesso, senza ragione.

E se fosse… ma no, cosa vado a pensare, la magia non centra, non può essere credibile!

Io non c’ho mai creduto!

Sibilla riprenditi, torna in te.

Però il pensiero costante resta…

 

-“A volte si vive così intensamente che sembra non debba finire mai…”-.

-“Victor! Cos’hai?! Non ti ho mai sentito parlare così!”-. Mi alzo per stragli di fronte bene- bene, le sue parole mi hanno toccato nel profondo, immergendomi in un senso di paura.

-“Niente piccola Sibilla, niente.”-.

 

Sorride suo malgrado, sforzandosi di farsi vedere sereno.

Una morsa atroce si impossessa del mio cuore, non so dire cosa sto provando in questo momento.

Per un attimo ho pensato all’ipotesi di non vederlo più, di non averlo più al mio fianco.

Terribile sensazione, timore di aver vissuto così tanto al suo fianco di non poterne più fare a meno.

Non voglio perderlo, non importa cosa succederà, come andrà a finire quaggiù.

Io non voglio perdere Victor per nessun motivo al mondo.

Lui mi ha stregata.

Rido. Ho paura.

Nessuno mi ha mai reso indipendente, nessuna droga, persona o vizio.

Rido, ho paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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