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Autore: annalisaechelon    31/10/2011    4 recensioni
"Mentre correvo via sotto la pioggia, aprendo gli occhi, mi trovai una grossa Jeep davanti. L’unica cosa di cui riuscii ad accorgermi prima di svenire, furono due occhi di ghiaccio, che spaventati, fermarono la macchina."
Per quanto riguarda i capitoli, mi sono ispirata al video di Hurricane, posizionandoli però al contrario. Vedrete, basta solo che aprite!
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DEATH

Mi aveva spezzato il cuore, me lo aveva strappato dal petto, privandolo di ogni battito. Mi aveva lasciato sola, sotto la pioggia scrosciante unita insieme ai tuoni elettrici che, a momenti, avrebbero spezzato le strade e corrotto ogni singola forma di vita. Vagavo tra il nulla, senza forze. La sua macchina aveva messo in moto subito dopo avermi sbattuto accanto ad una panchina, sistemata a poca distanza dalla strada principale. Si era dileguata tra le pozzanghere, lasciando schizzare l’acqua sporca sui muri che tenevano in piedi le case di tutte quelle persone che si proteggevano dall’uragano in arrivo. A me non interessava ripararmi, desideravo tanto che quella tempesta mi trascinasse via con sé, per smettere di vivere. Avevo sprecato tre anni della mia vita con lui, quel lui che non aveva mai capito quanto io potessi amarlo, quanto io potessi donargli, ogni giorno, tutti i giorni. Aveva cominciato a dare per scontato la mia presenza, aveva cominciato solamente a sfruttarmi per sfogare il suo istinto animale, il suo desiderio fisico. Voleva solamente usufruire del mio corpo, fingendo di amarmi. Aveva smesso ormai, da tanto tempo, ed io cosa facevo?  M’illudevo che non fosse così, m’illudevo che lui fosse perfetto, mi costringevo quasi a crederlo. Non avrei mai voluto ammettere il contrario. Non potevo farmi questo perché ormai l’avevo idealizzato. Avevo fatto della sua imperfezione, la sua perfezione, ma nulla di ciò esisteva veramente. Adesso però, nulla contava più, ero sola, lui se n’era andato e spero a fanculo, per sempre. Non l’avrei perdonato, nemmeno nei sogni. Non volevo più soffrire, né volevo rivederlo. Ormai per me era un uomo morto. Continuavo ad aggirarmi per quelle strade vuote, mentre il frastuono della pioggia riempiva le mie candide orecchie. Il mio sguardo spaventato faceva da cornice alle lacrime che cadevano violente sul mio viso. Sentivo gli occhi bruciare, le guance prender fuoco mentre le mie labbra tremavano di paura. In lontananza adocchiai una macchina nera, sfilata, lucida, che al solo vedermi, si fermò. Aguzzai la vista e mi accorsi della presenza di un uomo vestito in giacca e cravatta, mi avvicinai piano, ma riuscii ad accorgermi che nel suo sguardo non vi era nulla di buono. Spaventata e col cuore a mille, mi nascosi vicino alle scale dell’entrata di un appartamento. Temevo le sue intenzioni. Sentì la macchina sgommare accanto al viale in cui mi trovavo io, avvicinandosi con violenza a me. Presa dall’ansia, bussai al campanello di uno sconosciuto e senza sapere chi fosse, appena mi aprirono, entrai.
- Oddio, ma tu.. tu non sei George! – la ragazza avvicinandosi all’ingresso, mi guardò come se fossi un’aliena.
- Cchhi è George? – balbettai terrorizzata con voce tremante.
Spaventata, iniziai a guardarmi attorno con lo sguardo di quella donna puntato sul viso. L’aria era calda, al contrario del gelo che regnava al di fuori, le luci erano soffuse e qua e là vi erano delle candele accese. Jenni, così si chiamava, indossava una tutina in latex nero che le modellava ogni forma, quasi a definirle quel corpo pronto a donarsi, a questo George probabilmente. Le gambe lunghe erano sfilate e tese dai muscoli. Ogni minima parte del corpo era curata. Quando mi mossi per guardarle il viso, rimasi folgorata da due pietre verdi, incastonate sotto a quelle delicate sopracciglia. I capelli ondulati di un castano forte le cadevano leggeri sul volto, sfiorandole quell’angolo perfetto che erano le sue spalle. Il seno prorompente era stretto in una piccola fascia nera e la pancia piatta s’intravedeva appena.
- George è l’uomo che sto aspettando.. – mi rispose in maniera disinibita, non curandosi di ciò che stava dicendo.
Annuì impaurita, limitandomi a fissarla, spostando il mio sguardo dall’alto verso il basso. Era perfetta però. Tutto d’un tratto, qualcuno bussò con gran foga alla porta, spingendo forte i pugni, senza notare il campanello. Jenni assunse un’espressione di panico mentre mi faceva segno di nascondermi nell’armadio. Ogni mio tentativo di evitare ciò fu vano perché mi ci sbattè dentro, togliendomi il respiro. Velocemente si avviò alla porta, accogliendo questo tanto atteso George. Da quel momento non riuscì più ad intuire nulla. Sentivo solo dei rumori provenienti dalla cucina, qualcosa che sbatteva, qualcuno che ansimava. Di piacere, di paura, di desiderio. Non riuscendo più a respirare, spalancai le ante dell’armadio e mi diressi determinata in cucina. Mi ero cacciata da sola in quella strana situazione e da sola ne sarei dovuta uscire.
- E chi è lei? Mi sembra d’averla già vista.. – era l’uomo della macchina.
- Ma non ne ho idea, si è infilata da sola in casa mia.. – rispose Jenni, guardandomi con aria di disprezzo.
I due si trovavano seminudi sul tavolo. Lui le aveva strappato qualche pezzo di tutina di dosso, mentre lei gli aveva quasi tolto i pantaloni. Il trucco le era completamente colato e i capelli le si erano arruffati in testa. George mi guardava con aria arrapata ed io non sapevo assolutamente cosa fare. Volevo scappare, dovevo scappare. Cosa significava questa situazione? Dove mi ero andata a cacciare? Cosa stava succedendo? Tutte queste domande mi si attanagliarono tra i pensieri, ma in un attimo mi ricordai di tutto quello che era successo. Non avevo più motivo di vivere.
- Cosa c’è? – gli dissi.
- Vuoi unirti a noi? – fece lui, guardando Jenni, che annuendo, acconsentì.
Entrambi mi si avvicinarono piano, sbattendomi al muro. Immobile, senza reagire, mi feci sopraffare dalla ragazza mora, che in un attimo, fiondò le sue labbra sulle mie. Mi stampò un bacio che sapeva di frustrazione, forse perché era quello che provavo dentro. L’unico sentimento che in quel momento ero in grado di provare. Ricambiai, infilandole la lingua in bocca e aggrappandomi ai suoi capelli. George, da un lato, ci osservava eccitato. Era un bell’uomo dopo tutto, alto, magro, occhi verdi contornati da una capigliatura scura.
Cosa diavolo mi prendeva? Avevo appena baciato una donna e stavo facendo apprezzamenti sull’uomo da cui poco prima stavo scappando.
- Dov’è Stephen? – gridai spingendo Jenni lontano da me.
- Qui non c’è nessuno Stephen! – rispose George.
Uscii velocemente da quella casa, incosciente di tutto quello che avevo appena fatto. Ricordavo solo il sapore di quella ragazza e gli occhi desiderosi di quell’uomo.  Mentre correvo via sotto la pioggia, aprendo gli occhi, mi trovai una grossa Jeep davanti. L’unica cosa di cui riuscii ad accorgermi prima di svenire, furono due occhi di ghiaccio, che spaventati, fermarono la macchina. 
 

  
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