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Autore: Patta97    02/11/2011    4 recensioni
Amo descrivere famiglie e scene fluff, e così ho deciso di dedicare questa fan fiction proprio alla famiglia e, più in particolare, ai fratelli.
I primi capitoli, di cui ho già un'idea, saranno dal punto di vista di questi personaggi:
1. Ginny-Ron;
2. Hermione-Harry;
3. Andromeda-Narcissa-Bellatrix;
4. George-Fred;
5. Molly-Gideon-Fabian;
L'ordine può variare e si aggiungeranno altre coppie man mano! Potete dirmi se avete richieste, naturalmente! :)
Spero vi piaccia e che mi lasciate un parere :D
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Hermione, io e papà dobbiamo dirti una cosa, tesoro! – annuncia la mamma, raggiante.
Lei e papà stanno sulla soglia di camera mia. Papà le cinge i fianchi con un braccio e le sorride, premuroso.
Ho sei anni e, prima che i miei m’interrompessero, stavo leggendo un libro di fiabe scritto a caratteri enormi.
- Presto arriverà un fratellino! – dice papà, senza riuscire più a trattenersi. - …O una sorellina – aggiunge, come se quella fosse un’idea assurda, ma non volesse mettere un freno al destino.
Non so cosa dire. Chiudo il libro, confusa, dopo aver gettato un’occhiata al numero della pagina.
Non so se questa è una cosa buona, ma, vedendo i volti incoraggianti di mamma e papà, mi convinco che lo deve essere per forza e sorrido anch’io.
- Quando arriva il fratellino? – chiedo, balzando giù dal letto e guardandoli interrogativa.
Sorridono divertiti e mamma mi fa una carezza.
- Tra poco più di sette mesi, tesoro -. Mentre lo dice, papà non sa trattenersi dal sorridere ancora.
- Ma tra sette mesi mi levo l’apparecchio! – protesto, spalancando la bocca e mostrando loro il mio palato, dove troneggiava il ferro dell’apparecchio, come se fosse impossibile che le due cose si accavallassero.
- Possiamo benissimo fare entrambe le cose – mi assicura mamma, e io mi tranquillizzo.
Torno a sedermi sul letto e riapro il libro al numero che avevo memorizzato poco prima.
Noto che mamma e papà mi continuano a guardare, come se aspettassero che dicessi qualcosa.
- Spero che il fratellino arrivi prima, così può farmi compagnia mentre mi levo l’apparecchio – dico, pensierosa.
Mamma e papà ridono ed escono dalla mia camera, chiudendo piano la porta.
Sembrava quasi che quello che avevo detto fosse la cosa perfetta da dire…
 
…- Hermione! Hermione! – chiama una voce e io mi riscuoto dal mio torpore, trovandomi davanti un ragazzo sui sedici anni che mi guarda, come aspettando qualcosa.
Ricordo che, prima di perdermi nei miei ricordi, io e quel ragazzo stavamo parlando.
- Harry, sai che non posso perdonarlo così facilmente… - dico per l’ennesima volta, voltando la pagina del libro che sto leggendo e aggrottando le sopracciglia.
- Questo lo so, Hermione – ammette Harry, chiudendo il suo libro, esasperato. – Ma potresti provarci - azzarda.
Nell’attimo in cui lo dice, capisce che sta commettendo un passo falso.
- Io?! – inizio a sbraitare, incurante di trovarmi in piena biblioteca. - Provarci io, Harry?! Sai cos’ha fatto lui a me?! Lui ha… - mi interrompo. Non so se perché è arrivata Madama Pince, arcigna, minacciandomi con lo sguardo, o perché non so nemmeno io che cos’ha fatto di preciso Ron a me.
Dallo sguardo di Harry, capisco che non lo sa nemmeno lui.
- Harry… - imploro, chiudendo anche io il libro dopo aver lanciato un’occhiata al numero della pagina. Lo fisso nei suoi magnifici occhi verdi, brillanti dietro le lenti dei suoi occhiali tondi.
- Harry - ripeto, a bassa voce. – Tu… tu non sai… - faccio un respiro profondo.
Lui mi incoraggia con lo sguardo, leggermente imbarazzato: capisco che è felice che finalmente mi stia aprendo con lui, ma non sa come comportarsi.
- A me piace Ron – mi costringo a dire, la voce ridotta a un sussurro. – Mi piace e credo tu l’abbia capito – Harry sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Lo zittisco con un’occhiataccia e lui si ricompone per ascoltare.
- Credevo… credevo che anche lui ormai l’avesse capito… che addirittura ricambiasse… invece… invece ha distrutto i miei sogni, ha distrutto il mio cuore. E io non posso… io non posso perdonarlo, Harry. Ogni volta che lo vedo avviluppato a quella… quella… - un’immagine di loro due che si baciano mi percorre la mente, dolorosa, e ricaccio indietro le lacrime che sento premere nei miei occhi lucidi. - Quella lì. Tutti i miei propositi di fare pace, di ricominciare un flebile amicizia… spariscono. Per perdonarlo dovrebbe… dovrebbe essere in punto di morte – dico con rabbia, frustrata. Poi mi lascio sfuggire un risolino isterico. – E questo non succederà mai, no? – aggiungo, scettica. “Spero…” continuo nella mia mente, maledicendomi poi.
Harry, a parte la poca serietà iniziale, è rimasto ad ascoltarmi, sempre con quel leggero imbarazzo che ho letto prima nel lieve rossore delle sue guance.
Poi fa una cosa inaspettata sia a me sia a lui.
Si alza dal suo posto di fronte a me e fa il giro del lungo tavolo della biblioteca, illuminato da tenui candele sparse ordinatamente per fare arrivare luce ovunque anche in quel tardo pomeriggio nuvoloso e buio. Si siede accanto a me e mi abbraccia, stringendomi a lui, incerto.
Arrossisco, e so che lo è anche lui dalle sue guance, calde sulla mia fronte.
Mi lascia andare dopo un minuto, impacciato, ancora rosso in volto.
Abbozzo un sorriso timido, di ringraziamento. Lui ricambia, ritornando piano al suo colore naturale.
Allunga il braccio e recupera il suo libro rimasto al di là del tavolo, mettendosi a studiare accanto a me. Apprezzo molto quel gesto e, sentendo di non avere più nulla da dire, sfoglio pure io il libro, arrivando alla pagina di cui avevo memorizzato il numero.
Mentre riprovo a fare mente locale leggendo la descrizione della guerra tra Orchi e Goblin dell’ottocento, i pensieri mi ricadono nuovamente, dolorosi, sul mio ricordo di poco prima.
Il mio fratellino, Hermes, era morto un mese dopo la sua nascita a causa di una grave malattia, lo stesso giorno in cui io mi ero tolta l’apparecchio, lo stesso giorno in cui diedi il mio primo segno di magia. Mi ero intestardita che la colpa della sua morte fosse mia e mi ero ritrovata sul tetto, a piangere. Poi sia io che i miei devastati genitori ci eravamo fatti una ragione dell’accaduto. La mamma non aveva più potuto avere bambini.
Ricordo quanto il pensiero di non avere un fratello accanto mi abbia fatto stare male, negli anni.
Ma, mentre sento gli sbuffi di Harry che studia svogliatamente accanto a me, so che, insieme a lui, avrei saputo superare ogni ostacolo, tenendoci per mano. Proprio come un vero fratello.

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Scusate il ritardo! Spero che stavolta qualcuno recensisca! ^-^''
Patta
  
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