Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: bells swan    06/11/2011    19 recensioni
“Edward Anthony Masen Cullen è un guerriero e ha il fisico di un guerriero, lo sguardo fiero e possente di un futuro Re. Un uomo, forse un Consigliere della Corte visto l'età avanzata, si avvicina col cavallo al Principe, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il Principe abbassa la testa per permettere all'uomo di parlare senza sporsi troppo dal suo cavallo. Alla fine, Edward alza la testa, lanciando un'occhiata alla folla riunita e passando in rassegna tutti quanti. Senza sapere il perchè, si sofferma su di me. Non tanto, solo tre secondi, ma bastano per fare un cenno al suo Consigliere nella mia direzione.”
- Edward è un Principe guerriero. Bella, la sua schiava...
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


 

Salgo sulla carrozza dopo aver salutato per l’ennesima volta i miei genitori. Non sono triste, sono abbastanza sicura che li rivedrò. Edward me lo ha fatto capire.
Un sorriso spunta sul mio viso quando penso a lui. So che dovrei odiarlo, logicamente, ma non ci riesco. Alzo il viso verso il Consigliere, Aro, che si è appena seduto vicino a me.
È molto silenzioso, ma ha in volto un’espressione abbastanza tranquilla. “Sei pronta?” domanda, rivolgendomi un caldo sorriso che mi stupisce. Positivamente.
Ricambio il sorriso, presa alla sprovvista, annuendo imbarazzata. Mentre Aro sprona il cavallo a partire, saluto ancora i miei genitori.
Quando sono abbastanza lontani da non riuscire a scorgerne i tratti, mi volto guardando fisso davanti a me, la schiena poggiata contro il sedile della carrozza.
Il viaggio dura poco, in silenzio, eppure non mi dispiace. Arrivati al castello Reale, Aro scende per prima, aiutando me subito dopo.
“Dimitri.”
Mi volto di scatto verso Aro, chiedendomi perché mai abbia pronunciato quel nome. Quando noto che il suo sguardo è posato su qualcosa alle mie spalle, seguo la direzione.
Dimitri sta avanzando verso di noi, un’espressione indecifrabile sul suo viso.
Un improvviso brivido serpeggia sulla mia schiena, improvviso quanto ingiustificato. Senza nemmeno accorgermene, mi avvicino a Aro. Lui non mi allontana, e di questo lo ringrazio. Anche se non si è accorto di nulla.
“Buon pomeriggio” mormora Dimitri, inchinandosi al Consigliere.
È tardi, molto tardi. Il sole sta quasi per tramontare, eppure io fino a qualche minuto prima ero a casa dai miei.
‘Verrò a farti prendere da Aro.’ Edward avrebbe potuto mandare Aro a casa mia già molto tempo fa, eppure l’ha fatto quasi verso sera, sapendo che durante il pomeriggio non avrei fatto nulla e che non vedevo i miei da molto tempo. Mi chiedo se l’abbia fatto per questo motivo, o semplicemente perché si era dimenticato di me e ha mandato Aro quando se n’è ricordato.
“Dimitri, qualche problema?” domanda serio Aro, squadrandolo attentamente.
“No, Signore. Stavo solo rifocillando il cavallo del Principe Edward. Un messaggero ha detto che sta per tornare a palazzo con l’altro cavallo in suo possesso e volevo fargli una sorpresa gradita” spiega.
“Immagino sarà molto stanco. I preparativi per la sua festa di compleanno gli stanno rubando tempo prezioso” continua Aro.
Senza che potessi impedirmelo, mi volto verso di lui. “Festa di compleanno?”
Aro mi rivolge un’occhiata severa. “Non è compito tuo porre certe domande, donna. Sta’ al tuo posto.” La sua voce è talmente fredda, i suoi occhi talmente gelidi, che stento a riconoscerlo.
Perché è cambiato così tanto? È passato un solo minuto da quando mi ha aiutato a scendere dalla carrozza sorridendomi gentile.
Annuisco, trattenendo a stento l’impulso di correre indietro, a casa mia. Nella mia vera casa. Il castello Reale non è il mio posto, che scema a pensare di poter viverci felicemente.
Si rivolge a Dimitri, ignorandomi. E io mi allontano di qualche passo da lui. “Prepara l’occorrente per un bagno caldo per il nostro Principe. Ne avrà bisogno” ordina.
Dimitri fa un inchino, andandosene via subito dopo.
Deglutisco quando rimaniamo soli. Sobbalzo quando sento la mano morbida di Aro posarsi sul mio mento, alzando il mio volto verso il suo.
“Mi dispiace, Isabella. Ma se qualcuno vede che ti tratto in modo diverso le voci correranno in fretta per il castello, e il Principe potrebbe passare un brutto guaio con il Re. Lo capisci, vero?” chiede, guardandomi preoccupato.
Adesso, tutto acquisisce un senso. Il comportamento ambiguo di Aro nei miei confronti altro non è che protezione verso il suo Principe. C’è solo una cosa che non mi è chiara. “Perché il Re dovrebbe punirlo?” chiedo, confusa.
Aro sorride, fissandomi come fossi una bambina. E lo sono, dopotutto. “Pensaci, Isabella: come ti tratta Edward? Come tutti gli altri servi? È freddo, scostante? Ti tratta come se fossi un oggetto? O si comporta in un modo del tutto diverso?”
Non ho bisogno di rispondergli, lui sa già la risposta. Eppure lo faccio. “Mi tratta in modo… diverso” ammetto, sussurrando.
“Ecco. L’idea di portare una serva nel letto del Principe è stata mia ma il Re mi ha dato la sua benedizione. Se il Re sospettasse anche solo minimamente che tu provi qualcosa per Edward, o peggio: il contrario, solo un miracolo potrebbe salvarti, Isabella” sentenzia, facendomi sussultare. “Il Re porta grande rispetto per Edward, è suo figlio e gli vuole molto bene. Anche se non lo dimostra, gli vuole molto bene. Ma ama allo stesso modo il suo regno, le regole della società che devono essere rispettate… e un Principe non può permettersi di innamorarsi di una serva.”
È un discorso logico, e tuttavia difficile da sentire.
“Ma Edward non prova nulla per me, dovete credermi!” esclamo, gli occhi già lucidi di pianto represso.
“Lo so.” Mormora con enfasi le due parole, cercando di convincermi che è vero: lo sa. Continua. “Ma anche solo il minimo sospetto potrebbe costarti caro, Isabella. Cerca di capirlo… Vedi che Edward non si fa mai vedere in giro da te? Che nelle rare volte in cui lo fa, è presente solo Mike, di cui sa che di lui si può fidare? Che oggi ti ha fatto uscire ma non ti ha potuto accompagnare al villaggio? È per evitare stupide insinuazioni. In questo modo, Isabella, lui ti protegge la vita.” Termina il suo discorso guardandomi intensamente.
Vedo solo appannato, la figura di Aro sfocata a causa delle lacrime che hanno vinto contro il mio volere. Scendono copiose sul mio viso, senza sapere nemmeno perché. È perché adesso so che se solo qualcuno vedrà me e il Principe in atteggiamenti ambigui rischio la vita? O perché la rischia Edward?
Adesso mi spiego perché nelle stalle non c’era nessuno, perché l’ho visto solo due volte da quando sono arrivata al castello, perché mi ha portato fuori e tuttavia non ha percorso con me la breve distanza che c’era fra noi e la casa dei miei genitori.
È tutto così confuso, così impossibile da credere… Ma Aro è maledettamente serio e senza volerlo mi ha dato risposte a delle domande che avevo evitato di pormi, credendole inutili.
E Dimitri… lui, più fra tutti, potrebbe creare problemi? La brutta sensazione che mi fa provare quando è vicino a me non vuole scomparire, anche se cerco con tutte le mie forze di farmelo piacere.
Sento il rumore che producono gli zoccoli dei cavalli e in seguito una frase.
“Che succede?”
Chiudo gli occhi quando sento la voce sconvolta di Edward alle mie spalle, mentre un singhiozzo dispettoso fuoriesce dalle mie labbra, mettendo inizio ad un pianto dirotto. Copro il mio volto con le mani, sentendo immediatamente quelle di Edward sui miei fianchi. Affondo il mio volto contro il suo petto, continuando a piangere, noncurante di bagnargli la divisa.
Edward non mi allontana, fa tutto il contrario. “Aro, che le è preso?” Non attende risposta. “Dobbiamo spostarci da qui” sentenzia piano, trascinandomi nelle stalle con lui.
Si siede su uno sgabello, facendomi sedere sulle sue gambe. Non sono ancora pronta per guardarlo in viso, così affondo il volto nell’incavo del suo collo. Non posso evitare di pensare al suo buon odore: così forte, così mascolino, così suo.
“Mi spieghi cosa ti è preso?”
Sento la sua voce sussurrare dolcemente e incuriosito la frase al mio orecchio, posando le labbra sul lobo senza tuttavia fare nulla di malizioso.
Apro gli occhi, scostandomi a malincuore da lui e guardandomi attorno. Aro non c’è, siamo solo noi due. “N-niente” singhiozzo, piano. Sto per calmarmi.
“Qualcosa mi dice che non è vero che è ‘niente’” ribatte, divertito. “Avanti, su. Cosa ti ha detto quel bugiardo di Aro?” continua, leggero.
Dirglielo o non dirglielo? Dirglielo. “Aro mi ha detto che… che se in giro si spargono delle voci su come vengo trattata, potrei rischiare anche la vita…” Aro non è stato così specifico, ma il senso era ovviamente quello.
Il volto dall’espressione serena di Edward cambia, irrigidendo la mascella. “Aro si sbaglia.”
“No, invece.” Mi permetto di ribattere alle sue parole, convinta che non mi rimprovererà. Mi sorprende ancora una volta.
“Il fatto che ti permetta certe cose non significa che tu abbia il permesso di rispondermi così, Isabella” sentenzia, serio.
Abbasso lo sguardo, un forte calore che si sprigiona all’interno del mio corpo, la brutta sensazione provocata dal tono di voce che Edward ha usato con me. Non mi piace quando mi tratta così, mi fa stare peggio. Il labbro trema, senza che io possa fare niente per calmarmi.
“Su, Isabella, scherzavo” sussurra, attirandomi nuovamente a sé.
Scoppio nuovamente a piangere, incapace di credere a tutto ciò. Mai, in vita mia, avrei pensato di potermi ritrovare a essere consolata da un Principe. E mai avrei voluto che Edward mi vedesse in questo stato pietoso. Ma sapere che per uno stupido dubbio io possa rischiare la vita non è una cosa tanto leggera da affrontare con un’alzata di spalle.
“Ho paura.” Do voce ai miei pensieri, per la prima volta di mia spontanea volontà.
Ho la schiena appoggiata contro il petto di Edward, la sua guancia contro la mia fronte, e le mani intrecciate sul mio ventre per evitare di farmi cadere.
“Ci sono io, Isabella. Ti basta saperlo?” domanda, gentile. Le sue morbide labbra premono sulla mia fronte, leggermente.
Mi basta? Mi basta davvero? Chiudo gli occhi, assaporando il momento. E annuisco.
Mi basta. Mi fido. È tutto ciò che conta.
 
Aro è venuto per avvertirci che era ora di andar via dalle stalle per l’arrivo dei lavoratori nei campi, che avrebbero dovuto entrare lì dentro.
Edward è andato via per primo, in programma quel bagno caldo di cui aveva bisogno; io sono stata un po’ con Aro.
Aro è diverso da Mike, eppure ho imparato che forse mi vuole bene come lui. Io non lo so, però mi piace. Ha sessant’anni e ha due figlie: una di trent’anni e un’altra che ha la mia stessa età. Mi è tanto simpatico, come Mike e Esme.
Un’altra persona da aggiungere alla breve lista dei miei affetti.
Non posso fare a meno di chiedermi se anche Edward è presente, ma non devo pensare molto alla risposta: è un sì netto.
 
Edward sta per arrivare.
A differenza delle altre sere, le cameriere non sono venute. Non serve, ho il ciclo. E Edward sta per arrivare, senza nemmeno saperlo.
Non credo si arrabbierà, non è colpa mia…
Eccolo: entra sospirando stanco, chiudendo il battente e sedendosi velocemente sulla poltrona, togliendosi gli stivali.
È bello, anche quando si toglie gli indumenti senza la minima traccia di malizia a increspare i suoi bei lineamenti.
Devo dirglielo adesso, subito, oppure aspetto che si faccia avanti? Non mi da il tempo di rispondermi che si siede sul letto, togliendosi nel frattempo la camicia bianca.
“Edward” mormoro il suo nome, ansiosa.
“Che c’è?” chiede confuso, fissandomi a petto nudo.
“Noi non… Stasera non possiamo… farlo…” Faccio fatica ad esprimere un concetto così intimo, ma devo.
Edward mi interrompe. “Non ti va?” chiede, ancora più confuso di prima.
“Sono indisposta” annuncio, arrossendo d’imbarazzo.
Sembra essere preso alla sprovvista, annuendo anche lui un po’ imbarazzato. “D’accordo…” sussurra, togliendosi il resto dei vestiti.
“Devo tornare nelle mie stanze?” domando, fissandolo incuriosita.
Stavolta, sono io ad essere presa alla sprovvista quando, con uno strattone, mi ritrovo sotto di lui, la testa posata sui morbidi cuscini.
Passa lievemente le sue labbra sul mio collo, mentre lo sento respirare a fondo. “Che tu abbia le tue cose non significa che non possiamo divertirci” annuncia, roco.
Affondo la mano fra i suoi capelli, assaporandone la consistente morbida. “E come?” chiedo. Sento già quel formicolio al basso ventre ora non più sconosciuto.
“Adesso vedrai” sussurra ancora, prima di baciarmi voracemente.
Ricambio subito il bacio, decidendo di lasciarmi andare, di mettere da parte imbarazzo e pudore e di rispondere alle sue carezze come meglio vuole il mio corpo.
Tra i due, quello che dovrebbe sentirsi in imbarazzo è Edward per tutte le cose che mi fa, e invece non lo è. Quindi perché dovrei esserlo io? E poi, Edward apprezza quando mi lascio andare, anche solo per quell’attimo finale che mi lascia stanca ma appagata.
Stavolta, voglio provare a lasciarmi andare durante tutto l’amplesso.
Deve lasciare la mia biancheria intima, ma ciò non sembra irritarlo. Abbassa la mia camiciola, facendola scivolare fin sotto il mio seno. La sua bocca segue il suo stesso percorso, leggera come il contatto con una piuma, posandosi infine con decisione sul mio capezzolo destro.
Inizia a succhiare forte, insinuandosi con estrema decisione fra le mie gambe, muovendosi piano.
Sento il suo membro duro contro la mia femminilità e la cosa mi piace, più del dovuto, aggiungerei. Perché sono io a provocargli una sensazione del genere, io a farlo reagire in quel modo. E la cosa mi da grande soddisfazione, mi fa sentire bella, desiderata.
La mia mano è ancora fra i suoi capelli. Chiudo gli occhi, cercando di lasciarmi andare completamente; la luce delle candele che illumina la stanza non mi aiuta ma cerco di concentrarmi solo sulle carezze di Edward.
Pian piano, ci riesco.
Edward è nudo, una piacevolissima visione. Se fossi capace di gustare appieno la fortuna che mi capita, però.
Edward risale sul mio corpo, i movimenti del suo bacino contro il mio più veloci, la sua bocca improvvisamente sulla mia.
È ancora più bello, molto più bello. Non c’è dolore, solo piacere. Un piacere squisito, che fa inaridire la mia bocca.
“Edward…” trovo la forza di sussurrare, quando la sua bocca inizia a baciare appassionatamente la pelle del mio collo.
Edward si scosta, fissandomi. “Ti piace?” chiede.
Per un attimo, un solo, minuscolo attimo, i nostri sguardi si sono incrociati quando ha pronunciato quella domanda. E in quel brevissimo attimo, sono riuscita a scorgere lui che si muove sopra di me, la sua fronte imperlata di sudore, la sua espressione di puro piacere misto al dolore nel trattenersi.
Vedo tutto ciò, e tutto questo mi fa arrossire. Di colpo, abbasso lo sguardo, decidendo di non essere abbastanza rilassata dal fissarlo negli occhi ma di esserlo solo nel fargli sentire i miei ansimi. Per quello, non posso fare nulla.
Ma Edward non è d’accordo. “Guardami, Isabella” sussurra, ravvivandomi i capelli dal volto. La sua frase è sinonimo di preghiera, per me. Sembra pregarmi, sì. E io non posso non accontentarlo. Lo faccio, lo guardo. Ed è come se mi sentissi a casa.
“Dimmi che ti piace” sibila, muovendosi ancora di più.
Sento caldo, molto caldo. E non posso impedirmi di ricambiare con il mio bacino i movimenti del suo. Apro di più le gambe.
Edward chiude per un secondi gli occhi, gemendo più forte. Gli piace.
“Sì” pronuncio in un ansito, rispondendo così alla sua domanda.
Con un movimento repentino, Edward inverte le posizioni.
È sotto di me, nudo, completamente alla mia mercé. E io non so resistergli. Incapace di pensare lucidamente, poso le mie labbra contro la sua bocca, baciandolo. Edward non esita nel ricambiare il bacio, muovendosi sotto di me.
Lo assecondo, così mi viene più facile assecondare i miei voleri. Sono la prima a raggiungere quella sensazione che mi fa emettere un gemito più forte degli altri, che fa rabbrividire il mio corpo, che mi lascia spossata e stanca, ma appagata.
Edward ha sul volto un’espressione che mi fa un po’ preoccupare: è piacere mista a dolore.
“Edward…” sussurro, cercando di capire cosa abbia.
“Spostati, Isabella” ribatte subito, spostandomi lui da solo.
Ricordo ancora quando l’altra volta dal suo membro è uscito un liquido bianco. La stessa cosa avviene adesso. Forse è questo a cui si riferiva Esme quando mi ha chiesto se il Principe fosse venuto dentro di me.
Edward respira affannosamente e tuttavia non sembra irritato o altro, solo stanco. E come l’altra volta, prende la sua camicia e si pulisce. “Non ti ho sconvolto, vero?” domanda, inarcando un sopracciglio.
Scuoto la testa, sincera. Mi ha solo incuriosito.
La mia espressione deve mostrargli ben bene i miei sentimenti a riguardo perché sembra imbarazzato. “Tu sai cos’è, no?” chiede, quasi sperando gli risponda sì.
Opto per la sincerità. “Ehm… no.”
“Ah” mormora semplicemente.
Mi rendo conto solo in quel momento di essere seduta sul letto e di avere il seno esposto ai suoi occhi così decido di sistemarmi la camiciola.
“Tua madre non te l’ha spiegato?” chiede improvvisamente, curioso.
Sorrido imbarazzata. “Non ne abbiamo avuto il tempo, sai…”
Annuisce ancora. “Vuoi che… che te lo spieghi io?” chiede. È imbarazzato, forse più di me.
Per evitare di metterlo ancora più in imbarazzo, scuoto la testa. “Non c’è bisogno, veramente.”
“No, dai, te lo spiego” decide. Si mette seduto, passandosi una mano fra i capelli, schiarendosi la gola. “Dunque… Quando due persone stanno insieme in quel senso, raggiungono l’orgasmo. È quella sensazione di appagamento che ti invade e ti rilassa; l’hai provata, no?”
Okay, adesso inizio ad essere imbarazzata pure io. Annuisco.
“Sì, ecco. Gli uomini la raggiungono in maniera diversa, dalle donne. Voi quando siete eccitate vi bagnate, quando lo siamo noi il nostro membro diventa duro.”
Credo che il colore del mio viso sia rosso porpora.
“E quando raggiungiamo l’orgasmo, emettiamo quel liquido che hai visto poco fa. E questo è in grado di ingravidarti. Capisci?”
Annuisco. Esiste un rosso ancora più rosso del color porpora?
“Vuoi dormire?” chiede. Mi sembra di sentire nel tono di voce quella nota speranzosa che ho sentito poco fa.
“Sì” rispondo immediatamente.
“Bene, dormiamo” mormora di rimando, alzandosi per spegnere le luci e coricandosi subito dopo.
Lo imito, coprendomi con il lenzuolo fin sotto il mento.
La stanza è al buio più totale, nel silenzio più assoluto.
Eppure, sono tranquilla.
 
 

Spazio autrice

 
Ed eccomi qui con questo nuovissimi capitolo sfornato oggi pomeriggio : ) O meglio, l’ho iniziato oggi pomeriggio e terminato adesso ^-^”
Spero vi piaccia come a me è piaciuto scriverlo.
Bene ragazze, possiamo dire che da adesso in poi ogni parola, ogni sorriso, ogni sguardo e ogni gesto di Edward e Bella, ha un valore. Non posso continuare a farli essere ‘conoscenti’ per tutta la durata della storia -.-“ Devono pur iniziare a provare qualcosa, no?
Adesso, un po’ di avvisi:
1)il mio account facebook NON è più disponibile, così come la pagina. Potete trovarmi solo su Twitter, magari se mi dite chi siete mi faresti pure un favore ;) http://twitter.com/#!/Miss_StewGreene
2)per chi seguiva “Il mio inizio sei tu”; sappiate che l’ho cancellata MA verrà ripubblicata in seguito. Al momento, voglio occuparmi in esclusiva di questa storia perché se tutto va bene avrete il primo capitolo di “Un fidanzato in prestito”, il seguito, a dicembre ^-^
3)non ho tempo di rileggere il capitolo, perdonate OGNI possibile errore grammaticale ç_ç
4)per favore, non pensate che la reazione di Bella sia esagerata ^-^" Vi ricordo che a quei tempi si era ancora bambine alla sua età, Bella in questa storia è piccola nel vero senso della parola, e Aro le ha fatto capire, sincero, che semmai qualcosa dovesse arrivare nelle orecchie del Re, qualcosa che lui non approverebbe, la sua vita è in pericolo. Voi come avreste reagito?
Un bacio, Vane.
 
 
 
 
   
 
Leggi le 19 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: bells swan