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Autore: Madapple    07/07/2006    5 recensioni
[ EDIT: pubblicata nel 2006 con il nickname Arcadia_Lovegood ]
E' la prima fanfiction che ho scritto su Harry Potter ed è una trama tutta mia che mi venne in mente qualche tempo fa e che ho scritto man mano che macinavo idee... la trama è più o meno questa: l'arrivo di una nuova ragazza ad Hogwarts sconvolge la vita del Trio, dando vita ad enigmi, dubbi, perplessità... e portando addirittura ad un presagio di morte.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessun contesto
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Harry aprì gli occhi.

Il mattino gli illuminò il volto e il calore del sole lo tenne tra il suo piacevole tepore, finché non prese completamente conoscenza.

Aveva ancora un leggero dolore alla gamba, ma tutto sommato stava bene.

Ricordò solo dopo alcuni minuti quello che era successo.

Era riuscito a scampare alla morte, ancora una volta.

E il merito di chi era? Di Parker o di sé stesso?

Si guardò intorno e vide che accanto alla finestra, Albus Silente gli stava rivolgendo un largo sorriso.

Harry si infilò gli occhiali – Professore…

- Buongiorno, Harry – lo interruppe il Preside – Stai bene, oggi?

Potter annuì – Cosa è successo? Adesso può dirmelo.

- Sai, Harry – cominciò Silente – nemmeno noi avevamo previsto una cosa del genere. Abbiamo sottovalutato il nemico e adesso stiamo cercando di limitare i danni.

- Non capisco – fece notare Harry – Parker… lei mi ha protetto dall’anatema che uccide… ma sembrava viva… e poi, Voldemort… lui voleva uccidere me e improvvisamente è scomparso… senza liberarsi del bambino sopravvissuto… io… sono confuso.

Albus Silente si avvicinò al ragazzo – E’ normale che tu lo sia. So a cosa stai pensando: credi che la signorina Hamilton sia il Bambino Sopravvissuto, è così?

Harry per un momento non capì chi fosse la signorina Hamilton.

Poi, ricordò che quello era il cognome di Parker e rispose alla domanda del Preside – Beh… in effetti, l’ho pensato.

- Ti sbagli – continuò Silente – Non è così. O almeno, non è a Voldemort che è sopravvissuta.

- Mi spieghi meglio, la prego – chiese Harry, quasi supplicando.

Albus Silente scosse il capo – Sarà lei a dirti tutto. Ha aspettato questo giorno per anni – rise tra sé e sé – Quante cose, Harry… quante cose ha da dirti.

Uscì, lasciandolo ancora più confuso.

Non aveva notato che Parker era nella stessa stanza, stesa in un letto poco lontano dal suo.

Era sveglia. Probabilmente aveva anche ascoltato le loro parole.

"Allora non è morta!" si disse.

Lentamente si alzò dal letto e si avvicinò al suo. Zoppicava lievemente per il dolore alla coscia, ma riusciva a stare in piedi senza l’ausilio di una stampella.

La guardò per un attimo, scrutandola e notando che aveva qualche graffio sparso per il corpo, ma nulla di grave.

- Ciao – disse lei, rompendo il silenzio – Siediti.

Harry lo fece, accomodandosi ai piedi del letto – Allora…

- Non sono il Bambino Sopravvissuto – spiegò immediatamente la ragazza – Voglio metterlo in chiaro subito – sorrise.

Potter ricambiò – Se sono vivo è grazie a te.

- No, è grazie a te stesso.

- Che vuoi dire?

- Il tuo è stato un sacrificio, non il mio. Hai accettato la morte per il bene di tua madre e per il suo amore per te. In questo, io non c’entro.

Harry la guardò enigmatico – E allora perché hai preso l’Avada Kedavra al mio posto?

Parker abbassò lo sguardo – Volevo solo liberarmi di un peso e non ci sono riuscita. Ho fallito.

- Di che peso stai parlando?

La ragazza non rispose. Potter rifece la domanda.

- I miei genitori non sono morti, Harry – spiegò Parker – Loro in realtà… ecco… sono dei Mangiamorte.

Harry spalancò gli occhi, incredulo.

I genitori di Parker erano due Mangiamorte e, così come gli spiegò la ragazza stessa, avevano cercato di trasmettere questa "devozione" anche a lei, che in tutti i modi aveva cercato di evitare.

- Sono scappata di casa e sono venuta qui, chiedendo al Professor Silente di aiutarmi. Non c’è nessuna raccomandazione da Madame Maxime, non sono mai stata una studentessa di Beauxbatons. Tutto quello che conosco, l’ho imparato da sola. I miei genitori non volevano che frequentassi una scuola, al contatto con ragazzi come… come te, o come Hermione o come Ron.

Harry rimase in silenzio. Non sapeva cosa rispondere.

La sua storia, la sua vita e le sue emozioni erano tutte finte. Stava recitando un ruolo per cercare di scappare dalla Magia Nera.

- Come facevi a chiedere ad Edvige di eseguire i tuoi ordini?

- Non è così difficile, Harry… in casa mia ne ho imparati tanti di incantesimi per far fare agli animali quello che si vuole.

- E la cicatrice, allora? – chiese Potter – Quando ti toccavi la spalla…

- Era solo finzione, Harry – spiegò Parker – Stavo solo cercando di attirare la tua attenzione. Ho bevuto una pozione speciale che ho preparato da sola, leggendola da un libro di incantesimi di mia madre e sono diventata la tua copia: improvvisamente ho imparato a parlare il Serpentese, ho acquisito il talento nel volo… un occhio mi è diventato verde! – rise, nascondendosi le labbra con una mano – Credevi davvero che al mondo ci fosse qualcuno uguale a te, Harry? Sapevo che Voldemort sarebbe tornato e volevo darti una mano.

Harry cominciò a vederci chiaro.

- Tu hai le premonizioni, vero? – chiese.

Parker sospirò – Di tanto in tanto, sì… ma – si fermò, diede un pugno sulle coperte – non riuscivo ad avere premonizioni su l’altra notte! Se avessi saputo che avrei fallito, mi sarei sforzata a fare di meglio!

- Di cosa stai parlando?

- Credevo che l’unico modo per allontanarmi definitivamente dalla Magia Nera fosse quello di impedire a Voldemort di uccidere il suo nemico numero uno. Il suo nemico di sempre. Ho avuto una

premonizione nella quale vedevo me stessa prendere l’Avada Kedavra al tuo posto, ma non riuscivo a vedere il dopo. Sarei morta o sarei… sopravvissuta?

- Quindi, anche tu sei sopravvissuta a Voldemort? – puntualizzò Harry.

Se fosse stato così, non sarebbe stato più il solo a sopravvivere a Voldemort. Non sapeva ben definire se la cosa lo rendesse felice o triste.

- Non è così – spiegò Parker – Io non sono sopravvissuta proprio a niente, ma adesso non c’è tempo di spiegare – disse poi, tagliando corto il discorso.

Harry non ne capì il motivo.

- Perché non vai a salutare i tuoi amici? – suggerì la ragazza.

Era come se avesse fretta d liberarsi di lui.

Potter fece per alzarsi, ma buttando l’occhio verso le coperte, vide qualcosa sul braccio della ragazza.

Come se fosse stato un…

Parker si accorse che Harry la stava fissando e si coprì entrambe le braccia, infilandole sotto il lenzuolo.

- Salutami gli altri, va bene? – chiese lei.

- Certo – rispose Harry, distrattamente.

Aveva visto giusto?

Era davvero quello che credeva di aver visto?

C’era solo un modo per scoprirlo.

Si voltò di scatto e afferrò il braccio di Parker, costringendola a scoprirsi.

Gli sollevò la manica della camicia da notte e lo vide.

Il Marchio Nero dei Mangiamorte.

- Cosa significa questo!? – chiese Harry, piuttosto furioso.

- Posso spiegarti – disse lei, tremando per lo shock.

- Lo spero.

Parker abbassò lo sguardo – I miei genitori volevano che fossi un Mangiamorte, proprio come loro, ma io mi sono opposta. Ho provato a cancellare questo Marchio, ma non c’è verso… tu mi credi, vero Harry?

Qual era il reale motivo di quella domanda?

Voleva essere certa che le sue ragioni fossero comprese o che le sue bugie l’avessero imbrogliato?

Harry lasciò la presa e guardò la ragazza negli occhi. Decise di crederle, per il momento. Adesso voleva solo rivedere i suoi amici.

Stava per andarsene, quando Parker lo trattenne per un braccio.

- Io non sono come i miei genitori, Harry – disse Parker, quasi in lacrime.

Lui non rispose.

- Avevo bisogno di venire qui. Silente mi avrebbe sicuramente aiutata a scegliere il Bene e non il Male e ci sono riuscita! Non sono più la seguace di Voldemort, se mai lo sia stata.

- Lo spero per te, davvero – rispose Harry, abbozzando un sorriso.

Parker ricambiò – Il Signore Oscuro non ha più potere su di me…

- Come hai detto? – Harry si voltò di scatto.

La ragazza lo guardò. Aveva detto qualcosa di sbagliato? – Non capisco.

- Come lo hai chiamato!? – chiese ancora Harry.

Parker strinse le labbra, qualche lacrima scivolò fuori e le bagnò le guance. Si era tradita da sola.

- Harry, ti prego non farne parola con nessuno! – supplicò.

- Non posso – spiegò il ragazzo – Se davvero vuoi liberartene, allora è meglio per te che lo faccia sapere al Professor Silente.

- Io non sono un Mangiamorte!! – urlò la ragazza.

Harry tenne lo sguardo su di lei – Nessuno smette di essere un Mangiamorte.

Furono le ultime parole che scambiarono. Subito dopo essere stato dimesso dall’infermeria, Harry si diresse nell’Ufficio di Albus Silente, raccontandogli la sua conversazione con Parker e il Preside prontamente decise di prendere provvedimenti al riguardo.

Cose la sarebbe successo?

Questo Harry non poteva saperlo, ma in quegli istanti gli importava solo di rivedere i suoi migliori amici.

Persone delle quali si sarebbe sempre potuto fidare.

Ron ed Hermione lo attendevano nell’atrio e non appena Harry si fece vedere, i due gli corsero incontro, chiedendogli spiegazioni dell’accaduto. Dopo aver raccontato ogni cosa ai suoi amici, Harry si chiese che ne sarebbe stato di Parker.

- Credi che la manderanno ad Azkaban? – chiese Ron, incredulo.

- Non lo so – rispose Harry. In effetti, non ne aveva la minima idea.

- E’ così giovane – intervenne Hermione – a questa età…

- A questa età, è già una seguace di Voldemort – puntualizzò Potter.

La Granger annuì.

Le lezioni ripresero regolarmente con qualche giorno di ritardo e tutti gli studenti dimenticarono quella storia in poco tempo. O comunque, finsero di dimenticarla.

Harry riprese le sue normali attività di tutti i giorni: studiava, giocava a Quidditch, prendeva in giro Neville insieme al suo amico Ron, si confidava con Hermione…

Con lei, non fece mai riferimento a quello che si erano detti la sera dell’incontro con Voldemort, finché non fu lei stessa a farne parola.

- Hai mantenuto la promessa – disse la Granger un pomeriggio in Sala Comune.

- Sì – rispose lui. I due si sorrisero e ad Harry venne un leggero senso di imbarazzo.

Stava arrossendo per caso? Sentiva le guance scottare sempre di più.

- Ehm… io vado – disse, cercando di evitare che lei lo vedesse.

Ma Hermione lo chiamò immediatamente – Harry! – disse – Perché qualche volta non andiamo ad Hogsmeade… io e te…?

Harry spalancò gli occhi e poi sorrise – Certo – rispose, con voce tremante – Io… ecco… mi piacerebbe moltissimo, Hermione.

La mia storia è finalmente finita ^^ mamma mia, ragazzi... quanto speravo di concluderla e ci sono riuscita! Spero che vi sia piaciuta, nonostante il finale [spudoratamente Auror, ihihih XD!!!](se volete lasciare un commento, sarei felicissima di ricevere una recensione di qualsiasi genere ^^ l'importante è che sia costruttiva)... Ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia FF e in particolare ringrazio chi l'ha recensita. Sono già all'opera per una nuova FF, ma adesso è su questa che mi voglio concentrare ancora un pò... perchè è la prima che ho scritto su Harry Potter e sono soddisfatta del risultato. Grazie ancora a tutti... a presto! Un Bacio! ^^ by Arcadia_Lovegood

  
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