SEMBRA
UNA NINFA DELLA NATURA.
Si trovava sul limitare di una piccola radura perfettamente circolare.
Davanti a lui si stagliava un imponente masso dal quale sgorgava acqua
cristallina che si riversava, tra una zampillo e l’altro, per
formare un
piccolo lago. La luce, proprio quella che lo aveva guidato, proveniva
da una
miriade di lucciole che volavano su e giù per la radura
senza, però, mai
lasciarla. Un profumo di erba appena tagliata aleggiava
nell’aria. Era un luogo
stupendo.
Un attimo…un immenso masso nel mezzo di una radura dal quale
sgorgava
acqua? Questo non era assolutamente naturale.
Non fece in tempo a tormentarsi la testa alla ricerca di una valida
spiegazione che, con la coda dell’occhio, vide una figura
seduta sul masso.
Incuriosito, si nascose subito tra un albero e un cespuglio per poter
osservare
senza essere visto e, ciò che apparve davanti ai suoi occhi,
lo lasciò senza
fiato.
Dimenticando tutto, il tempo, il luogo in cui si trovava, il suo stesso
nome, stette a guardare quella ragazza che appariva delicata e fragile
e in
quei momenti sentì di poter vivere solo guardandola da
lontano. Rimase, così,
dietro quell’albero, immobile, ad ammirare ogni suo piccolo
movimento ed ogni
singolo sorriso fino a quando aiutato dalla dolce musica del flauto il
sonno
non prese il sopravvento.
Quando si svegliò si guardò attorno assonnato e
confuso. Perché era
nella foresta?
Poi un’ immagine nitida gli balenò alla mente:
l’incantevole fanciulla.
Si alzò di scatto, superò l’albero che
lo aveva nascosto tutta la notte
e… nulla.
Non c’era più nulla! La radura circolare era vuota.
Il masso? Il lago? Si era sognato tutto? No, non era possibile, quella
fanciulla era reale, doveva essere reale.
Nel cielo una nuvola si spostò rivelando il sole alto nel
cielo e un
raggio di luce colpì in piena faccia il ragazzo.
Ma quanto aveva dormito? Doveva sbrigarsi se voleva trovare un posto in
cui sistemarsi al mercato del paese, altrimenti, sarebbe rimasto senza
denaro
per l’intera settimana. A malincuore uscì dalla
radura e si incamminò nella
foresta con la speranza di ritrovare la strada del ritorno facilmente.
Lui, però, quella notte voleva tornarci in quella radura e,
così,
incise una x sulla corteccia di ogni albero che superava: in questo
modo
avrebbe ritrovato la strada.
Senza molta fatica, per fortuna, ritornò alla fattoria,
prese il suo carretto,
lo riempì di latte e formaggio e si diresse verso il paese
che distava circa
cinque-sei chilometri dalla sua fattoria.
Quella radura circolare era completamente vuota.
Una grande delusione si impossessò di lui:
ci aveva sperato veramente tutto il giorno di
ritrovare l’incantevole fanciulla.
Si diresse al centro della radura, piantò la candela per
terra, si
stese sull’erba e diresse lo sguardo alla luna che stava
cominciando a
ritornare piano piano nel cielo. Le parlò di quella
fanciulla, di come lei
sembrava parte della natura e la natura sembrava riversarsi in lei, di
come la
sua musica lo incantava e di come le era entrata nelle testa senza
più uscirne
per tutto il giorno. La candela stava per spegnersi, così,
diede un ultimo
sguardo alla luna, che quella notte, anche se piccola, sembrava
più luminosa
del solito, e se ne tornò a casa.
Arrivò
la luna piena e quella notte nel ragazzo la fiammella della
speranza, che andava affievolendosi, si rianimò un
po’: era la scorsa luna
piena che aveva sentito per la prima volta quella magnifica voce.
Prese
una candela e si diresse verso la foresta, ma quando andò a
cercare la strada di x non la trovò più.
Cercò e ricercò, ma nulla era
scomparsa.
Fece
un bel respiro e si disse:
“Ho
fatto questa strada per
circa due settimane, ormai posso ripercorrerla ad occhi
chiusi”.
Si
incamminò nella foresta e con il cuore che batteva forte si
mosse
tra un albero e l’altro fino ad arrivare in quella parte dove
gli alberi si
facevano più fitti.
Si
rivolse alla luna e disse:
“Per
favore, fa che ci sia!”.
Percorse
gli ultimi metri, ed eccolo lì, l’ultimo albero.
Iniziò a
correre, voleva sapere, doveva sapere se tutte quelle notti aveva
cercato
invano. Si fermò di botto, era arrivato nella radura
e… al suo centro c’era un
albero di amamelide, proprio come quello che si trovava vicino alla sua
fattoria. Un unico raggio di luce lunare si concentrava
sull’albero,
illuminandolo e ogni foglia e ogni fiore sembrava fatto di pietre
scintillanti.
Si avvicinò all’albero, allungò una
mano per toccarlo, ma una figura ricoperta
di luce uscì da dietro l’albero e prima di poterci
capire qualcosa fu colpito
alla testa con un ramo, ma prima di cadere per terra tramortito
sentì una voce
che diceva:
“Torna
quando la luna non c’è, se vuoi!”.
Poi
il buio si impossesso di lui.
Note
dell'autrice:
Spero che questo capitolo abbia più successo del primo e che
qualcuno voglia scoprire
chi è veramente la fanciulla e che cosa centra l'albero di
amamelide!!!