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Autore: Amy_    08/11/2011    1 recensioni
Un ragazzo sensibile e determinato, un albero di amamelide e una radura che compare solamente nelle notti di luna piena.
Siamo nel XVII secolo, in un piccolo paese sperduto nel verde che nasconde nella sua foresta la presenza di una misteriosa fanciulla.
Riuscirà Alessandro a scoprire cosa si nasconde dietro la luce della luna?
Dal 3° capitolo:
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suona il flauto. Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEMBRA UNA NINFA DELLA NATURA.

 
Si trovava sul limitare di una piccola radura perfettamente circolare.
Davanti a lui si stagliava un imponente masso dal quale sgorgava acqua cristallina che si riversava, tra una zampillo e l’altro, per formare un piccolo lago. La luce, proprio quella che lo aveva guidato, proveniva da una miriade di lucciole che volavano su e giù per la radura senza, però, mai lasciarla. Un profumo di erba appena tagliata aleggiava nell’aria. Era un luogo stupendo.
Un attimo…un immenso masso nel mezzo di una radura dal quale sgorgava acqua? Questo non era assolutamente naturale.
Non fece in tempo a tormentarsi la testa alla ricerca di una valida spiegazione che, con la coda dell’occhio, vide una figura seduta sul masso. Incuriosito, si nascose subito tra un albero e un cespuglio per poter osservare senza essere visto e, ciò che apparve davanti ai suoi occhi, lo lasciò senza fiato.

Un’ incantevole ragazza suonava il flauto con gli occhi persi nel cielo scuro. Morbidi capelli castani ricadevano sulle sue spalle mossi leggermente dal vento e la sua pelle era candida come la luce della luna. Un vestito azzurro come l’acqua del mare in primavera le fasciava il seno, lasciando scoperta la parte superiore della schiena, per poi appoggiarsi delicatamente sui suoi fianchi e scendere fino a coprire le caviglie. Il blu della notte si rifletteva là dove il leggiadro vestito formava della pieghe che variavano a ogni piccolo movimento della ragazza, e lì dove la stoffa era più chiara si poteva intravedere il contorno delle gambe. Una ninfa della natura, ecco come il ragazzo definì l’incantevole ragazza.
Dimenticando tutto, il tempo, il luogo in cui si trovava, il suo stesso nome, stette a guardare quella ragazza che appariva delicata e fragile e in quei momenti sentì di poter vivere solo guardandola da lontano. Rimase, così, dietro quell’albero, immobile, ad ammirare ogni suo piccolo movimento ed ogni singolo sorriso fino a quando aiutato dalla dolce musica del flauto il sonno non prese il sopravvento.
Quando si svegliò si guardò attorno assonnato e confuso. Perché era nella foresta?
Poi un’ immagine nitida gli balenò alla mente: l’incantevole fanciulla.
Si alzò di scatto, superò l’albero che lo aveva nascosto tutta la notte e… nulla.
Non c’era più nulla! La radura circolare era vuota.
Il masso? Il lago? Si era sognato tutto? No, non era possibile, quella fanciulla era reale, doveva essere reale.
Nel cielo una nuvola si spostò rivelando il sole alto nel cielo e un raggio di luce colpì in piena faccia il ragazzo.
Ma quanto aveva dormito? Doveva sbrigarsi se voleva trovare un posto in cui sistemarsi al mercato del paese, altrimenti, sarebbe rimasto senza denaro per l’intera settimana. A malincuore uscì dalla radura e si incamminò nella foresta con la speranza di ritrovare la strada del ritorno facilmente.
Lui, però, quella notte voleva tornarci in quella radura e, così, incise una x sulla corteccia di ogni albero che superava: in questo modo avrebbe ritrovato la strada.
Senza molta fatica, per fortuna, ritornò alla fattoria, prese il suo carretto, lo riempì di latte e formaggio e si diresse verso il paese che distava circa cinque-sei chilometri dalla sua fattoria.

Finalmente arrivò la notte e, con ansia, prese una candela, la accese e si incamminò nella foresta. Seguì la strada che aveva tracciato quella mattina, superò un albero e poi  un altro e infine anche l’ultimo e… nulla, ancora nulla.
Quella radura circolare era completamente vuota.
Una grande delusione si impossessò di lui:  ci aveva sperato veramente tutto il giorno di ritrovare l’incantevole fanciulla.
Si diresse al centro della radura, piantò la candela per terra, si stese sull’erba e diresse lo sguardo alla luna che stava cominciando a ritornare piano piano nel cielo. Le parlò di quella fanciulla, di come lei sembrava parte della natura e la natura sembrava riversarsi in lei, di come la sua musica lo incantava e di come le era entrata nelle testa senza più uscirne per tutto il giorno. La candela stava per spegnersi, così, diede un ultimo sguardo alla luna, che quella notte, anche se piccola, sembrava più luminosa del solito, e se ne tornò a casa.

I giorni passavano e il ragazzo ogni notte si recava alla radura, ma purtroppo della fanciulla nessuna traccia e così si ritrovava a parlare alla luna della sua frustrazione.
Arrivò la luna piena e quella notte nel ragazzo la fiammella della speranza, che andava affievolendosi, si rianimò un po’: era la scorsa luna piena che aveva sentito per la prima volta quella magnifica voce.
Prese una candela e si diresse verso la foresta, ma quando andò a cercare la strada di x non la trovò più. Cercò e ricercò, ma nulla era scomparsa.
Fece un bel respiro e si disse:
“Ho fatto questa strada per circa due settimane, ormai posso ripercorrerla ad occhi chiusi”.
Si incamminò nella foresta e con il cuore che batteva forte si mosse tra un albero e l’altro fino ad arrivare in quella parte dove gli alberi si facevano più fitti.
Si rivolse alla luna e disse:
“Per favore, fa che ci sia!”.
Percorse gli ultimi metri, ed eccolo lì, l’ultimo albero. Iniziò a correre, voleva sapere, doveva sapere se tutte quelle notti aveva cercato invano. Si fermò di botto, era arrivato nella radura e… al suo centro c’era un albero di amamelide, proprio come quello che si trovava vicino alla sua fattoria. Un unico raggio di luce lunare si concentrava sull’albero, illuminandolo e ogni foglia e ogni fiore sembrava fatto di pietre scintillanti. Si avvicinò all’albero, allungò una mano per toccarlo, ma una figura ricoperta di luce uscì da dietro l’albero e prima di poterci capire qualcosa fu colpito alla testa con un ramo, ma prima di cadere per terra tramortito sentì una voce che diceva:
“Torna quando la luna non c’è, se vuoi!”.
Poi il buio si impossesso di lui.

 

Note dell'autrice:
Spero che questo capitolo abbia più successo del primo e che qualcuno voglia scoprire chi è veramente la fanciulla e che cosa centra l'albero di amamelide!!!

 

 

  
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