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Autore: fri rapace    10/11/2011    6 recensioni
“Si è preso una cotta per me,” ammise Alice con una dolcezza che a Frank non piacque affatto.
“Remus ha quasi vent’anni!” esplose. “L’età per le cotte l’ha passata da un bel pezzo. Per Merlino, è un uomo!”

Il primo capitolo della storia si è classificato al secondo posto del "Five days", Contest indetto da Erica Weasley. Entrambi i capitoli della minilong partecipano allo "Storytelling" indetto da Fabi_
Gli "altri personaggi" sono Alice e Frank Paciock.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La scelta giusta per Alice cap2 Ed io…


“Remus!” chiamò forte Alice. “Non un passo! Sono stufa di inseguirti!”
Lui si fermò, sussultando imbarazzato. Cercò velocemente tra i visi dei membri dell’Ordine che affollavano il quartier generale, e quando trovò Frank fu chiaro senza che aprisse bocca che gli stava chiedendo il permesso di rivolgerle la parola.
Alice lo prese per un braccio, indirizzando un sorriso rassicurante al marito mentre lo trascinava in un angolo.
“Non serve a niente evitarmi, Remus,” iniziò, sforzandosi di mostrarsi più sicura di sé di quanto non fosse. “Dobbiamo parlare.”
Remus fece per scostarsi da lei, in maniera gentile ma con tutto l’aria di chi non ha alcuna intenzione di lasciarsi convincere.
“Frank è d’accordo,” aggiunse per convincerlo a rimanere. Sapeva che Remus non aveva paura di lui, ma di perdere definitivamente la possibilità di riconquistare la fiducia di una delle poche persone al mondo che, anche se non gli era amica, per lo meno gli rivolgeva la parola: una cosa non scontata per un lupo mannaro.
“Ho già parlato con Frank,” le rispose evasivo, con quel tono brusco che assumeva quando era nervoso o spaventato.
Era ancora così giovane, eppure già tanto incline a nascondere le proprie emozioni. Alice avrebbe voluto insegnargli quanto quel reprimersi gli facesse male – lei lo sapeva bene – ma era certa che non glielo avrebbe permesso.
“Non abbiamo fatto niente,” le sibilò, supplicandola con lo sguardo. “Tu non volevi, gli hai detto che tu non volevi? Crederti è quello che più desidera.”
“Remus…”
“Io neanche ti piaccio,” allargò le mani, sfidandola a contraddirlo.
“Remus, tu sai essere molto convincente, ma non puoi mentire a me! Io c’ero, so cosa c’è stato tra di noi!”
“Non c’è stato niente!” ribadì lui con foga, abbassando poi di colpo la voce. “Lo so, se ci tenevo così tanto a te e a Frank avrei dovuto pensarci prima, avrei dovuto allontanarti. Sapevo di sbagliare anche se cercavo di convincermi del contrario…” sospirò, stringendo aria nei pugni. “Ho sbagliato, e ora voglio solo che vi dimentichiate di quello che è successo, che tutto torni come prima.”
C’era un che di infantile nel suo tentativo di cancellare con tale facilità i suoi errori, come nel dare tanta importanza all’opinione che gli altri avevano di lui.
Alice sapeva bene come si sentiva.
“Remus, non è un obbligo cercare di piacere a tutti quelli che ti accettano malgrado il tuo problema, sai? Tu non devi loro niente,” si sentì un’ipocrita nel dirlo, visto che anche lei era fatta così, anche se stava cercando di cambiare. “Vedi?” chiese, attirando la sua attenzione sulla maglietta che indossava: era di un rosa acceso e della peggiore fattura Babbana. Acquistarla per pochi spiccioli in uno dei tanti mercatini londinesi era stata un’avventura, per una Purosangue come lei. “La portavo anche l’ultima volta che sono stata a trovare mia suocera,” le scappò un sorriso intenerito nel ricordare l’impaccio del marito. “Frank era terrorizzato, mi aveva detto che ero matta e che sua madre mi avrebbe criticata selvaggiamente fino a farmi piangere. Invece Augusta, dopo una rapida occhiata che non prometteva nulla di buono, si è rivolta a me con rispetto. Sapeva che ero certa che a lei non sarebbe piaciuto quello che indossavo ma, visto che piaceva a me, avevo fatto di testa mia, sfidandola come quasi nessuno dei suoi familiari osa fare. D’altronde, ho imparato proprio da lei a fregarmene di quello che pensano gli altri del mio aspetto: con quell’avvoltoio impagliato che porta sempre appollaiato sul cappello, lei sì che è una tipa veramente trasgressiva!”
Remus osservò in silenzio la maglietta per un po’, lo sguardo perso, e lei non resistette all’impulso di abbracciarlo. Sperò con tutta se stessa che se Frank li avesse scorti, non si sarebbe sentito troppo ferito dal suo gesto, interpretandolo per quello che era: un addio.
Lui la lasciò fare senza protestare e senza rispondere alla tenerezza, immobile e silenzioso.
Sapeva che si sarebbe accontentato di poco, che in realtà non voleva affatto essere lasciato, ma che per nulla al mondo le avrebbe espresso a parole i suoi bisogni.
Bisogni che comunque lei non poteva soddisfare, per quanto bene gli volesse.
C'era una sola cosa peggiore di un matrimonio senza amore: un matrimonio in cui c'era amore, ma da una parte sola e non era quello, che lei voleva.
Aveva scelto Frank ben prima di conoscere Remus, e non l’aveva certo fatto per un capriccio, o per il desiderio di sistemarsi.
“Frank non è cambiato affatto, sai,” gli confidò all’orecchio. “Le persone non cambiano, ma possono crescere. Ho scoperto che anche i miei sentimenti nei suoi confronti non sono cambiati, per questo lo aspetterò: questa storia ha fatto crescere anche me.”
Si erano perdonati a vicenda e erano sposati da abbastanza tempo da capire che il matrimonio, in fondo, non era che quello: un continuo scendere a compromessi.
“Lui ti ama,” ruppe il silenzio Remus. “Ti devi prendere cura di lui, non di me.”
“Lo so,” abbandonò il suo corpo, allontanandosi per poterlo vedere in viso. “E lui di me. Sta imparando a farlo nella maniera giusta e, beh, è stato costretto ad ammettere che in questo anche lui è un gran pasticcione!”
Scoppiò a ridere, arruffandogli i capelli e Remus si finse offeso per il suo gesto, che lo fece sentire quel ragazzino che temeva di sembrare a causa del corpo troppo magro, da adolescente. Quel corpo che si era rifiutato per molto tempo di farle toccare, accanto a cui poi era giaciuta. Che aveva accarezzato, baciato, spogliato e rivestito.
Avevano fatto l’amore in poche occasioni, di fretta, schiacciati dai sensi di colpa; godendo maggiormente, il più delle volte, nel farlo solo a parole, o con quei piccoli gesti.
“Non ti dimenticherò mai,” confessò. Aveva detto a Frank che Remus si era preso una cotta passeggera per lei, la verità era che anche lei si era presa una bella cotta per lui.
Remus scosse il capo.
“Bugiarda,” disse troppo bruscamente, pentendosene subito dopo alla vista della sua espressione ferita. Le fece un piccolo sorriso di scuse. “Non è necessario,” cercò di rimediare, tentando allo stesso tempo di svincolarla dal dover per forza rimanere ancorata a quella che avrebbe finito per ricordare solo come una colpa, un tradimento, la macchia nera che sporcava il suo matrimonio. “Basta che tu stia bene.”
A un’affermazione così genuina da essere disarmante, Alice non poté che rispondere con un sorriso dolce, commosso.
“Sei un tesoro,” mormorò, promettendogli che non avrebbe mai smesso di ripeterglielo.
“Questo mi sarà utile, credo,” ribatté lui, rilassandosi visibilmente.
“Il mio reiterato ‘tesoro’?”
Remus strinse le labbra, lo sguardo vivace.
“Tua suocera gira davvero con un pennuto morto in testa?”
“Sì,” stette al gioco lei. “E un’enorme borsetta rossa.”
“Utile. Me ne ricorderò.”
Glielo fece promettere, sapendo che in realtà le stava dicendo che non si sarebbe mai scordato di lei.

***

“Mi chiedevo solo se puoi dirci che genere di abiti porta di solito tua nonna.”
Neville era stupito, aveva appena detto al professor Lupin  che Piton era la cosa che gli faceva più paura al mondo e lui, invece di deriderlo o sgridarlo, se ne era uscito con quella domanda… e con tutta l’aria di sapere già la risposta!
Decise di non esporgli i propri dubbi, limitandosi ad accontentarlo.
Ancora non sapeva che grazie ai vestiti della nonna avrebbe ottenuto la sua prima, grande vittoria, una di quelle che fanno crescere.
Sarebbe diventato un eroe, un giorno, e non avrebbe mai smesso di chiedersi perché una delle persone che aveva permesso che quello accadesse, il primo al mondo che aveva riposto in lui la sua piena fiducia, avesse deciso di offrirgli il suo aiuto.






“Mi chiedevo solo se puoi dirci che genere di abiti porta di solito tua nonna.”
Citazione da “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”

"C'è una sola cosa peggiore di un matrimonio senza amore: un matrimonio in cui c'è amore, ma da una parte sola."
Oscar Wilde, Un marito ideale, 1895
   
 
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