FF
partecipante al Contest “A Caccia di Spaccio”
organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling”
Titolo:
Angel of Darkness
Rating:
arancione
Numero
Capitoli: 5
Personaggi
principali:
Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley,
Bellatrix Lestrange
Promptz:
Silenzio,
Pace, Amore (Cascata-> citazione "non prevista")
Il
vostro tempo e' limitato, perciò non
sprecatelo vivendo la vita di qualcun'altro.
Ombra.
Buio e ombra.
Le
luci artificiali
di un tunnel. Le auto. Automobili babbane ovunque.
Una
rapida sterzata a
destra, il cono visivo ristretto a causa dell’elevata
velocità. E il suo cuore,
che quasi aveva dimenticato di possedere, pulsante e impazzito nel suo
petto.
Poi
la luce. Il cielo
tinteggiato di nubi.
Harry
pigiò con
veemenza la All Star sull’acceleratore, avvertendo un
familiare strappo dietro
l’ombelico. Il suo corpo venne proiettato indietro, aderendo
violentemente al
sedile.
Un
autobus. Un altro.
Sfrecciarono veloci alla sua destra, macchie sfocate di colore lungo la
scia
infinita d’asfalto.
Doveva
raggiungere il Ministero prima di loro.
Doveva
parlare con Hermione, dirle che Bellatrix era viva.
Il
sonoro strepitio
di un clacson lo fece sobbalzare sul sedile. Saettò fulmineo
a pochi centimetri
dal cassone sferragliante di un camion, e lo specchietto della sua
Aston Martin
DBS grigia come il cielo di Londra saettò
nell’aria in una miriade di schegge.
Harry
controllò
ansioso lo specchietto retrovisore.
Erano
ancora lì, alle
sue calcagna. Tre nere figure, invisibili all’occhio degli
ignari Babbani,
saettarono in volo radente sopra la sua auto, fino a sfiorarne il
tettuccio con
il loro alito di morte.
Dissennatori.
Le
viscere di Harry
si congelarono, la sua mente venne privata di ogni ricordo felice. Si
sentì
vuoto, incapace di riflettere razionalmente. Il freddo
penetrò fin sotto la
pelle.
Maledetti.
Tutti quanti.
Harry
richiamò a sé
tutte le sue forze per mantenere le mani salde sul volante, cercando di
seminare gli inseguitori lungo la strada trafficata. Mettere mano alla
bacchetta significava schiantarsi. E morire, in quel caso, non era una
soluzione particolarmente intelligente.
Uno
dei tre Dissennatori piombò sul cofano, oscurando con il suo
mantello
svolazzante l’intero parabrezza. Ci fu un tonfo sordo e le
sue mani, ossute e
grigiastre, si protesero in avanti per cercare un appiglio. Il
Dissennatore
trasse un lungo, incerto, lugubre sospiro, come se volesse respirare
qualcosa
di più dell’aria. Poi emise un urlo stridente.
E
poi, da molto lontano, si sentì urlare. Delle urla
terribili, di orrore, di
supplica, seguiti da fragorose esplosioni e dal rumore di lamiere
contorte.
<<
Nessuno deve sapere.
Nessuno deve sopravvivere.>>
Una
voce di donna gli penetrò dolorosamente nelle orecchie.
Chiunque fosse, Harry
cercò di scacciarla dalla mente e tentare di riacquistare il
controllo del
veicolo, ma non ci riuscì: una nebbia biancastra gli
oscurò lo sguardo, il
corpo del Dissennatore sul cofano divenne una nera macchia sfocata. Il
motore
dell’Aston Martin emise un ringhio cupo.
<<
Nessuno deve
sapere. Nessuno deve sopravvivere.>>
Il
vortice di nebbia prese a vorticare attorno a lui, dentro di
lui…
Poi
il buio.
*°*°*°*°*°
Harry
era disteso a faccia in giù. Il silenzio lo avvolgeva.
Tutt’intorno
la luce.
Una
luce potente, accecante, che lo costrinse a ripararsi gli occhi con una
mano.
Era solo. Tutt’intorno nessuna presenza umana. Per un attimo
si domandò se
esistesse anche lui. I suoi occhi, il suo tatto e tutti gli altri sensi
funzionavano correttamente. Era in grado di respirare. Era
vivo.
Dopo
un po’ di tempo, e non seppe quanto tempo, arrivò
alla conclusione che il suo
corpo esisteva veramente, era
disteso
su una superficie fredda. Seppe di trovarsi da qualche parte, in un
luogo che
gli risuonò familiare. Forse, era giunto in Paradiso.
Harry
si mise seduto. Scoprì di indossare gli stessi indumenti
dell’inseguimento. Ma
erano sudici, il maglioncino logoro e sporco di sangue incrostato. I
jeans,
anch’essi insanguinati, avevano un grande strappo verticale
lungo il ginocchio.
Ma
il suo corpo era intatto. Non avvertiva alcun dolore.
Harry
si alzò in piedi, immerso in una nebbiolina luccicante, e
scoprì di trovarsi
sotto un’enorme, maestosa cupola di vetro, della quale non
riuscì a intravedere
la fine. Gli parve che lo spazio si generasse ad ogni suo passo.
Il
pavimento si delineò sotto i piedi: migliaia di mattonelle
bianche, intatte e
pulite, si incastrarono le une con le altre fino a formare un lungo
percorso
che conduceva fuori dalla cupola.
<<
Ragazzo, mio caro ragazzo.>>
Si
voltò di scatto. Albus Silente era lì, a pochi
passi da lui. Era comparso dal
nulla e stava avanzando nella sua direzione, incalzante e diritto,
avvolto in
una lunga tunica color pervinca. La sua barba argentea oscillava legata
nella
corda alla sua cintola. E i suoi occhi, schermiti da un paio di
occhiali a mezzaluna,
lo scrutavano divertiti.
<<
Questa volta sono morto davvero.>> ansimò
Harry. Non era una supplica né
un lamento, ma un’amara analisi della situazione.
<<
Harry.>> Silente spalancò le braccia. Un
sorriso radioso si aprì sul suo volto
scarno. << Meraviglioso ragazzo. Uomo di enorme coraggio.
Camminiamo.>>
A
Harry parve di aver già udito quelle parole. Migliaia di
volte. Ma la sua mente
aleggiava nella stessa nebbia che avvolgeva la stazione di
King’s Cross. O il
suo Paradiso.
Sbigottito,
lo seguì.
<<
Professore, la prego, mi dica la verità. Sono morto, non
è vero?>>
<<
Oh, sì.>> proferì Silente, ma il
sorriso non accennò a scomparire dal suo
volto.
<<
Sì?>>
<<
Sì.>> ripeté Silente. Si
sistemò gli occhiali a mezzaluna sul naso
adunco. << La signorina Granger ti ha ricordato
più volte quanto sia
pericoloso scorrazzare a bordo di quegli attrezzi
babbani – altobomili,
mi pare - ma
tu non le hai mai dato ascolto.>> Sembrava gioioso.
Felice che Harry
fosse lì, morto, al suo
fianco, dopo
essersi schiantato a duecento all’ora chissà dove
mentre sfuggiva a tre
Dissennatori. << Non dubito del tuo buon cuore, ragazzo.
Lo stavi facendo
per una nobile causa. Ma coloro che sorpassano il limite troppe volte,
prima o
poi devono pagarne le conseguenze.>>
<<
Rimarrò bloccato qui?>> domandò
Harry, lo stomaco attanagliato in una
morsa.
<<
Ogni cosa a suo tempo.>>
<<
Con tutto il rispetto, Professore, ma credo lei abbia una concezione
del tempo leggermente
distorta.>>
Il
vecchio sorrise affabilmente. Fece girare i pollici, senza mai smettere
di
passeggiare lungo i binari della stazione immersa nella nebbia.
<<
Bellatrix è viva!>> strepitò Harry,
ansioso. << Come farò adesso?
Devo avvisare Hermione. Devo avvisare tutti quanti!>>
<<
Bellatrix Lestrange. Un’anima dannata.>>
sciamò il vecchio preside.
<< E’ stata una mia alunna nel 1962. Era una
Serpeverde molto
promettente, forse una delle migliori studentesse del suo corso. La sua
follia
è pari alla sua proverbiale astuzia. Se Bellatrix
è rinata dalle ceneri della
Seconda Guerra Magica, a capo dei Mangiamorte sopravvissuti, un altro
conflitto
potrebbe essere alle porte.>>
<<
Lei, insomma, da quassù
può vedere
tutto ciò che accade nel nostro mondo?>>
<<
Quassù.>>
Silente levò gli
occhi al cielo, come se ripetesse quel termine nella mente per
assaporarlo a
pieno. << E’ buffo, Harry. Tu lo chiami quassù. Ma potrebbe essere
anche quaggiù, o laggiù. O chissà
dove. In realtà noi non ci
troviamo in nessun luogo.>>
<<
E’ sicuro che noi non possiamo fare niente?>>
<<
Niente.>>
<<
Non esiste nessun modo per ritornare?>>
<<
Tu sei morto, in un certo senso, ma
non sei costretto a rimanere qui.>>
Harry
lo scrutò, confuso. << Mi spieghi,
allora.>>
<<
E’ la seconda volta che accade una cosa del genere. Ma
né Voldemort né i suoi
Horcrux possono aiutarti, al
momento.
Ma c’è una cosa, una scappatoia, alla quale
possiamo appigliarci.>>
Silente sospirò profondamente. << La
conoscenza di Voldemort e di
Bellatrix è terribilmente lacunosa! Ciò che non
ritengono importante, non si
danno pena di comprenderlo. Di amore,
fiabe e Babbani non conoscono niente. Niente.
Ci sono poteri che vanno oltre le Arti Oscure. Oltre la magia
stessa.>>
<<
Quali poteri?>>
<<
Mio caro ragazzo, ti sei mai chiesto che cosa c’è
dopo la morte?>>
Harry
tacque. Avrebbe voluto rispondere “King’s
Cross Station” immersa nella nebbia. O “Il
Silenzio”. Ma entrambe le risposte gli parvero
troppo stupide per essere
menzionate in presenza di uno Stregone saggio e potente come Silente,
che di
sicuro la sapeva lunga al riguardo.
Gli
occhi di Silente lo scrutarono con gioia attraverso gli occhiali a
Mezzaluna.
Aveva le lacrime agli occhi. << Il potere dell’Anima. Della coscienza.
Sei cresciuto Harry. Sei un uomo. E, come molti altri Uomini prima di
te, sei
stato posto di fronte a un bivio. Una scelta molto importante, alla
quale tu e solo tu potrai
rispondere.>>
<<
Cosa sta dicendo?>> chiese Harry, stupito dal tono del
Preside, dalle
lacrime improvvise dei suoi occhi.
<<
Sto dicendo, caro ragazzo, la vita è semplicemente un mero passaggio, l’infanzia della
nostra immortalità. Per certe persone,
però, non è ancora giunto il momento di morire.
Ad esse è concesso di scrivere
pagine importanti della loro vita, tasselli mancanti che la morte
impedirebbe
loro di incastrare correttamente
nel
puzzle della loro esistenza. Persone che hanno una missione da
compiere. Per
altre, invece, giunta la loro fine non c’è alcun
motivo per essere rispedite
indietro. Prendi me, per
esempio. Sono morto alla veneranda età di centosedici anni.
Senza rimpianti, né
alcun genere di pentimento. Che motivo avrei avuto per tornare
laggiù, fra i
vivi?>>
Harry
lo scrutò torvo, confuso, e non riuscì ad aprire
bocca. Silente era
esasperante, a volte. Quel discorso, quel luogo, tutto ciò
che aveva ascoltato
nella nebbia non aveva alcun senso. Era morto? Era vivo? Che cosa
diavolo era?
<<
Il tuo momento non è ancora giunto.>>
proferì Silente. << Perciò
sei tenuto a fare la tua scelta.>>
<<
Quale scelta?>>
<<
Rimanere qui, insieme a me. Insieme a tutti gli altri.>>
E Silente
spalancò le braccia in un gesto ampio e maestoso, indicando
la vastità di
spazio attorno a loro. Non c’era nessun altro. Harry
immaginò le decine di
migliaia di persone che ogni giorno morivano e si ritrovavano alla
Stazione di
King’s Cross, in compagnia di un saggio traghettatore che li
accompagnava
nell’aldilà. Forse la sua immaginazione stava
galoppando troppo. <<
Oppure ritornare indietro. Affrontare il dolore. Il sacrificio. La
guarigione.
E il male.>>
<<
Io devo avvisare il Ministero.>> disse Harry a denti
stretti. <<
Bellatrix si è finta morta per anni e nel frattempo si
è rafforzata, ha
radunato un esercito di Mangiamorte scampati ad Azkaban per vendicare
Voldemort. La Terza Guerra Magica potrebbe scoppiare da un momento
all’altro,
se non avviso in tempo mia moglie!>>
<<
Lo prendo come un sì.>> mormorò
affabilmente Silente. E schioccò le dita
ossute.
In
un lampo, l’immensa cupola che lo circondava
iniziò a sgretolarsi come un
castello di carte spazzato dal vento. E Silente, alto e flessuoso nella
sua
tunica, divenne sfocato, intangibile, incorporeo come un fantasma.
<<
Che cosa sta succedendo?>> farfugliò Harry,
terrorizzato. Si guardò le
mani. Anch’esse erano diventate poco visibili. Trasparenti.
Non poté fare a meno di urlare.
<<
Buon viaggio.>> gli augurò Silente, con una
strizzatina d’occhi.
La
luce divenne sempre più intensa, fino ad accecarlo. Harry
indietreggiò. Chiuse
gli occhi e avvertì una brutale sensazione di vuoto allo
stomaco.
Poi
il buio.
*°*°*°*°*°
Ecco qui il primo capitolo di una FF composta complessivamente da cinque capitoli. Forse sei. Ne ho scritti quattro, e devo terminarla con le ultime battute.
Sto aspettando l'esito degli esami per l'abilitazione alla professione di geometra, sono molto tesa. Ma scrivere, ho scoperto, è un ottimo modo per distrarmi.
Essendo il primo capitolo non ho ringraziamenti da fare. Anche perchè, in un certo senso, questa FF è interamente farina del mio sacco. Non ho voluto né preteso aiuti.
E, purtroppo, non ho potuto contare sui miei soliti Beta a me molti cari, essendo questo un concorso.
Spero vi piaccia. Attendo commenti e/o critiche (costruttive). Un enorme abbraccio dalla vostra Anima Nera.
AUROR POWER!