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Autore: giglio_lockart    11/07/2006    1 recensioni
Questo è il terzo "capitolo" delle vicende di Giglio ed è immediatamente successivo, cronologicamente parlando, alle vicende di "Eragon".
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Why 4

Si sentiva insolitamente malinconico, ma probabilmente era dovuto al fatto che stava cavalcando tutto solo da quella mattina, quando aveva abbandonato l’accampamento del Principe Veggente. Aveva freddo e il suo stomaco brontolava per la fame.

Ma più di tutto, vorrei sapere se Giglio sta bene.

Non aveva potuto fare a meno di pensare a lui, di preoccuparsi per lui, sapendolo così triste e sapendolo solo, senza nessuno con cui potesse parlare.

Rise piano, badando a che solo il vento potesse udire le sue parole.

- Non è tuo figlio Gaheris. È figlio di Soveh, è stata Sita a partorirlo.

Non ha importanza. È solo un ragazzino triste. Avrei dovuto aiutarlo, non scaricargli sulle spalle il peso intollerabile di ciò che è. Sarà un miracolo se non impazzirà.

Si stiracchio sulla sella, abbandonando le briglie sul collo del cavallo e spingendo e braccia verso il cielo.

Il suo cuore fece una buffa capriola, quando vide il cavallo nero fermo ad un lato della strada e la figuretta incappucciata seduta sotto un albero.

Con un gran sorriso si affrettò a raggiungerlo e si fermò vicino a lui.

Giglio alzò il capo a guardarlo. Aveva l’aria imbronciata di un bambino che stesse per fare i capricci.

Eppure i suoi occhi sono lo specchio fedele del dolore del mondo.

- Parlami di lei.-chiese.

- Oh, no ragazzino, neanche a parlarne. Ho freddo, ho fame e ho voglia di una donna. Cena con me alla locanda che c’è più avanti e poi ne potremo discutere.

Giglio sorrise e Gaheris gli sorrise di rimando, si erano capiti al volo, sciolse le membra e si tirò in piedi, salendo sul proprio cavallo e ritornando sulla strada.

Più tardi, scaldati da un fuoco ruggente, dal cibo e dal vino, Gaheris allungò i piedi sotto il tavolo e fissò i tratti delicati del ragazzino. Giglio fissava le fiamme nel camino con lo stesso sguardo perduto che ben conosceva, era andata esattamente come Gaheris aveva previsto: invece di aiutarlo aveva solo inasprito la sua disperazione. Quegli occhi erano più tormentati e confusi che mai.

Cominciò a raccontare.

- La divina Soveh è nata nella prima Era, come ben sai e quindi è in giro dai tempi della Creazione. Non ho idea di come potesse essere nella sua… giovinezza, ma mi hanno sempre parlato della sua prima reincarnazione, Nihm, come di una donna molto dolce.

- Te ne ha parlato Bel Azar?

- E Khar Su. Si. Sono stati loro. La ricordavano con grande tenerezza.-ammise bevendo dell’altro vino, nascondendo il proprio dolore in essa.

- Ma tu sei stato lei. Come… la vedevi?

- Bhe… quando pensavo a lei pensavo ad una lama di luce.-mormorò debolmente.- Soveh è nata per combattere, per difendere i deboli… rappresenta la Legge, fra le altre cose…

- Ma anche la Speranza.

- Senti Giglio, i Quattro Re… i veri Quattro Re nella loro manifestazione originaria non hanno molto di umano. Ho sempre avuto il sospetto che fossero le loro reincarnazioni… cioè noi… ho sempre creduto che fossero loro a dare ai Re sentimenti umani. Ma questa è solo… la mia percezione delle cose. Magari Iristarte, Nihm, Alia e tutti gli altri hanno opinioni diverse.

Giglio parve riflettere a lungo su quello che Gaheris aveva appena detto, fissò il fuoco per diversi minuti, senza parlare e il suo compagno gli concesse tutto il tempo che voleva.

- E la donna che mi ha partorito?

- Sita. Io l’adoro, sai? Lei è… la persona più dolce che abbia mai conosciuto. Ha una capacità di simpatia, di empatia straordinarie, ti guarda con quei suoi occhi e tu ti senti in pace come non lo sei mai stato… Daresti la vita per lei, perché ne avverti tutta la purezza, la delicatezza. Però…

- Però cosa?

- Questa è stata essenzialmente un’Era di pace. Ma quando Sita ha dovuto combattere ha dimostrato di possedere una forza d’animo eccezionale. In questo è come Soveh: una lama di luce.

- Ho sentito dire che la chiamano Stella Guerriera.

- L’ho sentito anch’io. Ed in effetti lei è una luce splendente… la luce splendente che ci conduce in battaglia.

- Le vuoi davvero bene. La tua voce vibra d’affetto.

- Ecco… si, immagino di si. Il fatto è che è come se tutti voi siate un po’ miei figli. Sita… ed anche tu, in un certo qual senso.

Giglio sorrise debolmente: Non dovrebbe essere male essere tuo figlio. Ma avremmo litigato in continuazione.

- Perché?

- Perché ho più successo di te con le donne.

- Non è vero. E poi tu sei uno sbarbatello, alle donne piacciono gli uomini maturi con molta esperienza… ed io sono in giro dalla seconda Era!

- Tu non sei maturo. Tu sei un fossile. E poi mi è stato insegnato l’amore dai demoni… potrei insegnarti un paio di cosette.

- Non darti arie, moccioso. Io sono il più grande amatore di tutti i tempi!

Risero insieme e rimasero a bearsi del calore del caminetto.

- Lei non sospetta neanche della mia esistenza, vero?

- No.

- Non credo che le piacerebbe sapere… di me. Di quello che sono.

A Gaheris si strinse il cuore per la pena.

- Lei capirebbe. Leggerebbe nei tuoi occhi, leggerebbe i segreti del tuo cuore e… ti abbraccerebbe. Si, lei farebbe proprio così. Lei è… molto materna. E tu sei suo figlio e lei ti ha pianto per morto. Riaverti sarebbe una gioia.

- Dovrò ucciderla un giorno. Con che coraggio potrei presentarmi a lei?

- Con che coraggio le starai lontano per tutto il tempo che deve ancora passare? Comunque, è una tua scelta. La tua vita, come intendi condurla, è una tua scelta. Qualunque cosa tu decida di fare, sceglilo con la tua testa e con cognizione di causa.

- E se avessi già scelto?

- Significa che avrai meno dubbi di noi sfortunati mortali.

- Tu non sei uno sfortunato mortale.

- Se fossi fortunato stasera non andrei in bianco.-scosse il capo, affranto- E l’unica donna qua dentro è quella cicciona della moglie dell’oste.

Giglio rise alla sua mestizia.

Poi si alzò in piedi.

- Grazie di tutto, Gaheris.

- È stato bello conoscerti. Spero di vederti presto.

- È una cosa pericolosa da dire al Principe Oscuro.-fece notare dolcemente.

- Tu non sei soltanto il Principe Oscuro.

Giglio gli fece un cenno di saluto, poi uscì dalla locanda. Gaheris fissò a lungo il punto in cui lui era sparito, perso nei propri pensieri.

Ti ho incontrato disperato e ti sto lasciando andare ancora più disperato. Che nome darai adesso a te stesso?

Giglio… l’essere che ricomprendeva in sé la luce e le tenebre. Scosse il capo, sospirando. Avrebbe voluto vedere quegli occhi illuminati dal sorriso. Invece se ne andava ancora più tormentato… e se avesse combinato qualche sciocchezza? Se avesse… litigato con l’Imperatrice Nera? Se Lei lo avesse ucciso?

- Come farò a guardare di nuovo Sita negli occhi?

Il Principe Veggente aveva avuto ragione nel dire che tutti loro combattevano ogni giorno, ignorando i propri sentimenti. Anche se era quello che desiderava non poteva fare nulla per Giglio. Salvo che essere gentile con lui, qualora si fossero rivisti. Anche se non era abbastanza. Anche se desiderava vendicare ogni suo dolore. Anche se desiderava portarlo da sua madre e lasciare che lei asciugasse le sue lacrime.

- Mi dispiace.-ammise Gaheris in un sussurro amaro.

  
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