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Autore: 48crash    14/11/2011    2 recensioni
Fuori. Sotto la pioggia. Aspettando un autobus che forse non sarebbe arrivato.
Barbi si girò verso l'alto, a guardare la finestra della camera d'hotel da cui era appena uscita. Ovviamente, accadde l'ultima cosa che voleva accadesse: lo sguardo di William, affacciato alla finestra a fissarla, incrociò il suo.
“Oh, cazzo” pensò, distogliendo lo sguardo come se si fosse scottata.
Lui invece non lo distoglieva.
E lei, beh, s'era scottata davvero.

Un dietro le quinte di Rocket Queen (di lei ho preso solo il nome, a cui Axl Rose ha fatto riferimento dicendo che la canzone parla di lei).
Prima cosa: ho utilizzato i nomi originali dei Guns, anche se a quell'epoca si facevano già chiamare con i nomi con cui tutti li conosciamo, per sentirli un po' più miei e riuscire a scriverci sopra; ovviamente, loro non mi appartengono, nè nella versione Guns nè in quella "originale", com Bill, Jeff e soci. Secondo: la storia è altamente imprecisa, sotto ogni punto di vista: nel 1986 loro erano già abbastanza famosi nel circuito di L.A., Hellhouse apparteneva a West Arkeen e loro non vivevano nemmeno assieme, e via discorrendo, perciò per avere i Guns in queste particolari condizioni, avrei dovuto anticipare la storia di qualche anno, ma poi la cosa non si sarebbe conciliata con il periodo della loro formazione, con la stesura di altre canzoni, ecc, così ho deciso di mettere tutto qui. Terzo: in verità, Barbi era una sorta di prostituta per cui Axl si prese una sbandata. Non metto in dubbio l'amore che possa aver provato, ma io ho messo tutto in termini più poetici (anche per via del mio amore per quella canzone) di quello che probabilmente fu la vera storia tra loro. E ho usato solo il minimo sindacale della documentazione, perchè altrimenti non mi sarei sentita libera di scrivere ciò che volevo, e ne sarebbe venuto fuori un obbrobrio.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Luce.

Abbagliante, polverosa, onnipresente. Dietro le quinte, sul piccolo palco, in giro per il pub. I ragazzi ne erano abbagliati. La sensazione più bella provata fino ad allora.

Jeffrey continuava a saltellare nei “camerini”, che non erano il massimo, ma ai ragazzi piacevano tantissimo. Saul provava ossessivamente i pezzi, mischiandoli assieme in una cacofonia incomprensibile. Duff e Steven continuavano a scolarsi bottiglie di rum, per scaricare il nervosismo.

William, invece, se ne stava seduto in disparte, guardandosi in giro. Ce l'aveva sempre fatta da solo, ma ora non era convinto che stavolta ce l'avrebbe fatta. Da un po' di tempo, ormai, si era abituato ad avere nel pubblico, anche se esiguo, una persona in particolare, una persona che quella sera non c'era. E che lui desiderava disperatamente.

<< Allora, Bill, sei pronto? >>domandò Jeff infilando la testa nella porta.

<< Sì, dammi solo due minuti >>rispose lui. << Ce la posso fare >>.

<< Mh. Non è che hai tirato troppa coca prima? >>continuò preoccupato e poco convinto l'altro.

<< Tranquillo, ho fatto solo un tiro. Gli altri come sono messi? >>

<< Tutti sclerati. Ma stanno bene. Dopo staranno meglio >>. E sorrise.

William alzò la testa e lo guardò. Gli faceva tenerezza. Anche lui da qualche parte era euforico, ma  al momento non riusciva a concentrarsi su niente che non fosse Barbi, che non era con lui.

Jeff lo guardò. Anche a lui William faceva tenerezza. Non l'aveva mai visto così.

Andò verso di lui e si inginocchiò per abbracciarlo. << Dai, Billie, fra poco sarà il tuo momento di gloria, non ci pensare >>gli sussurrò.

William gli diede una pacca su una spalla, poi un pugno nello stomaco che lo stese.

<< Ahi! Demente, perché lo hai fatto?! >>esclamò l'altro, comunque divertito.

L'altro sfoderò il suo sorriso più sfacciato e disarmante. << Lo sai che odio essere chiamato Billie, non sono una ragazza. Non te ne approfittare della mia depressione >>.

L'altro sorrise a sua volta. Probabilmente, conoscendo William, stava macchinando qualcosa, ma poco importava. Adesso era felice.


 

***

 

Luce.

Nel salone le luci erano abbaglianti. Tutto, dai calici di cristallo pregiatissimo ai pavimenti tirati a lucido, brillava di luce propria, quasi accecandola. Il tavolo dove all'ultima festa c'era stato William a servire e dal quale l'aveva adescata quell'ultima sera dell'anno 1985 ora era pieno di benestanti benpensanti ricchi e viziati. Barbi era completamente disorientata, non sapeva più dove guardare.

...Anche perché, ovunque si girasse, c'era sempre quello Scott tra i piedi.

Lei non poteva pensare ad altro se non al fatto che aveva abbandonato William quando lui ne aveva più bisogno, la sera del suo primo concerto in un locale di grandezza considerevole, e ora doveva sorbirsi pure questo cretino, oltre che i sensi di colpa. E doveva anche cercare di rispondere sensatamente alle sue domande, oltretutto! Anche se questo, in fin dei conti, non era un problema vero e proprio, considerato il fatto che non capiva niente.

Tutti la chiamavano, tutti la cercavano, tutti si volevano complimentare anche con lei per l'affare del padre recentemente ben concluso.

Mentre lei ringraziava per i complimenti e sorrideva a tutti, dentro si sentiva cadere a pezzi. Scott le chiese con la sua voce flautata se doveva andare a prenderle qualcosa. Lei pensò subito alla voce simile ad un nastro rotto di William mentre cantava, che non poteva fare a meno di trovare irresistibile.

<< Sì, grazie >>pigolò con un sorriso. << Prendimi qualcosa da bere >>. Perlomeno se ne starebbe stato cinque minuti fuori dai piedi.

Quando lui tornò, lei era nel bel mezzo di quella che si definisce “amabile” conversazione con un magnate dell'ambiente. Non lo sopportava, era quasi meglio Scott, che almeno non aveva opinioni con cui scontrarsi ed era abbastanza maneggiabile.

<< Oh, ma adesso ti lascio con il tuo fidanzato! >>esclamò quello, vedendo arrivare il ragazzo. Poi, rivolgendosi a lui a bassa voce e dandogli leggere pacche sulle spalle: << Dacci dentro, che è un bel bocconcino! Portatela fuori, adesso: al buio... >>aggiunse poi ammiccando.

Barbi sentì il commento, e ne rimase disgustata, ma decise di far finta di niente. In fondo, preferiva che Scott seguisse il consiglio, così almeno avrebbe potuto respirare un po', non parlare con la gente che c'era dentro, e vedere le stelle, pensando a quando le vedeva dal lucernario in camera di William.

"Chissà se anche lui, prima di cominciare, starà guardando le stelle..." Temeva invece che senza di lei ad appoggiarlo e soprattutto a distrarlo, William stesse tirando di coca. Sicuramente in un locale con un nome simile, se ne trovava.

Scott, lasciato da parte il viscido signore di poco prima, si era avvicinato a lei, porgendole un calice di champagne. << Ecco da bere >>, le sorrise. << Usciamo un po'? >>

Lei annuì, contenta della prima idea decente della serata. Andarono all'entrata dove presero le giacche, e uscirono nel grande giardino di casa Von Grief.

I cancelli erano spalancati, per via della gente che arrivava in continuazione, e i lampioni illuminavano il sentiero lastricato che si snodava per tutta la proprietà. Mentre sorseggiavano i loro champagne, i due ragazzi si incamminarono sul sentiero.

<< Sono molto interessanti, queste feste >>commentò gentilmente Scott dopo un attimo, con tutta l'aria di chi non sa di preciso cosa dire.

<< Mh >>fu la risposta di Barbi.

<< Si scoprono molte cose nuove >>aggiunse lui.

“Sì, per esempio quanto può essere maniaco un vecchio socio in affari di tuo padre! Che gran scoperta!”commentò sarcastica Barbi fra sé e sé.

<< Già >>si limitò a dire poi.

<< Potrei scoprire molto anche su di te, stasera >>azzardò lui.

“Col cazzo! Sappi che questo vestito ce l'ho ancorato addosso, caro. E tu prova a togliermelo e ti staccherò le mani io, poi credo che passerà William a tagliarti le palle”.

<< E anche io su di te, spero >>affermò con tono zuccheroso e il sorriso più convincente che riusciva a fare.

Intanto il sentiero stava deviando, verso il perimetro del giardino. Il freddo si faceva sempre più pungente, ma Barbi non l'avrebbe mai ammesso, piuttosto si sarebbe ammazzata, temendo che lui le dicesse di avvicinarsi a lui per scaldarsi.

<< A che pensi? Ti vedo assente, Barbi >>.

“Ma se potessi dirti cosa penso, non credi che ti avrei già mandato a quel paese?! Sto pensando che l'ho lasciato lì, l'ho lasciato lì quando ne aveva bisogno, quando voleva me! Sto pensando che sono qui a sprecar tempo con un cretino mentre l'unico uomo di cui mi importa qualcosa sta facendo un concerto importante senza di me”.

<< No, sono solo un po' stanca >>.

<< Vuoi entrare? >>

In quel momento, una macchina mezza smontata entrò sgommando nel vialetto. Barbi e Scott trasalirono: nessuno guidava così nella Los Angeles "bene". Frenò di botto proprio di fronte a loro, e finalmente Barbi riuscì, dopo aver riconosciuto la vettura, a riconoscerne l'autista. Era lui.

<< Will! >>esclamò correndogli incontro mentre lui scendeva dalla macchina.

<< Dolcezza >>rispose lui infilandole una mano tra i capelli, scompigliandoglieli, e reclinandole la testa all'indietro per baciarla. Barbi sentì sulla lingua quel sapore di sigaretta misto ad alcool, e nelle narici quell'odore di marijuana e colonia rubata chissà dove che tanto le piaceva, mentre le dita di William le affondavano nei capelli. Scott li fissò, e pensò che non avrebbe mai avuto il coraggio di infilare la lingua in bocca a una ragazza così, senza preavviso, e con uno spettatore.

Le gambe di Barbi stavano già cedendo per la sorpresa e per il piacere. << Aspettiamo almeno il dopo concerto >>sussurrò William al suo orecchio.

<< Salgo in macchina >>rispose lei con un sorriso, il primo vero della serata.

William invece non salì subito, ma andò verso Scott, che era rimasto lì imbambolato. Era di un bel pezzo più basso di lui, ma non era per nulla intimorito, sapeva cosa stava facendo.

<< E tu >>gli sibilò, << sappi che se provi a dire a qualcuno con chi era, non la passi liscia >>.

L'altro, che non aveva mai ricevuto minacce simili, si ritrovò spiazzato mentre William girava i tacchi per salire in macchina. << E cosa dovrei dire, se me lo chiedono?! >>

<< Quello che vuoi, scemo >>rispose William con un sorriso laconico. << Inventa. In questa società sono tutti molto bravi a fingere. Ma nessuno deve sapere che io sono stato qui, né che lei è venuta con me >>.

 

Pochi minuti dopo, Barbi e William correvano a tutta velocità sulle strade di Los Angeles, con una cassetta del Queen infilata nel lettore. Wiliam sorrideva, mentre guardava la strada.

<< Meno male che sono venuto io >>affermò ironico. << Come hai fatto a sopportare quel bellimbusto tutta la serata? >>

<< Non lo so! >>rise lei. Non le importava se guidava come un pazzo, nemmeno se si fossero schiantati da un momento all'altro, era così felice di essergli accanto.

Lui le lanciava qualche occhiata fugace di tanto in tanto, quasi temesse che fosse un'allucinazione. << Adesso andiamo a divertirci, bellezza. Ma come diavolo sei conciata?! Pensavo di averti vista male al buio, ma forse alla luce preferisco non vederti! >>

<< Ma che gran bastardo! >>esclamò lei tirandogli qualcosa in faccia.

Lui se lo tolse e capì che erano le mutande. << Già mi piace di più, ora >>fece ammiccando.

Lei rise piegando la testa all'indietro. << A parte gli scherzi, non posso venire conciata così >>.

<< Infatti >>approvò lui.

<< Che facciamo? >>

<< Spogliati >>.

Lei lo fissò sorpresa. << Ma sei fuori?! Cosa vuoi fare?! >>

<< Adesso accosto, poi vedrai...>>ammiccò lui mentre accostava.

Lei era sempre più preoccupata, poi vide che lui scendeva dalla macchina e prendeva qualcosa dal baule, per po risalire. << Tranquilla, niente sesso prima delle esibizioni, non adesso almeno: i ragazzi mi staranno già maledicendo. Prendi qui >>fece passandole un sacchetto mentre si sedeva.

Lei lo aprì, e ci trovò una maglietta e una sciarpa, un paio di pantaloni di pelle e una giacca di jeans.

<< Metti quelli >>disse lui. << Vanno bene? Sono quelli che lasci a casa mia quando torni a fare la brava ragazza >>.

Lei si accostò e lo baciò sulle labbra. << Sei incredibile. Stai ritardando al tuo primo concerto serio solo per me >>.

<< Vestiti, non perdiamo tempo. Ti amo anche io, Barbi Lilian Von Grief >>.

 

Pochi minuti dopo, grazie alla guida spericolata di William, erano al pub. I ragazzi li avevano aspettati, sotto consiglio di Jeff, anche perché con Duff insolitamente mezzo ubriaco e Steven che si era chiuso in bagno con una ragazza non avrebbero potuto fare niente comunque.

Quando William e Barbi entrarono dal retro, Jeff li accolse allargando le braccia e stringendoli entrambi. << Era ora, ragazzi! Considerati un ospite di riguardo, senza di te non partiva niente qui >>disse sorridendo. << E tu, Bill, ti consiglio di svegliarti, che devi cantare >>aggiunse prendendo una bottiglia di rum da un tavolino e passandola all'amico.

Quello se la scolò in un fiato e andò a provare qualche pezzo con Saul, mentre Jeffrey, prima di raggiungerli, faceva accomodare Barbi a un tavolo in prima fila al centro del locale.

Barbi si sedette, vicino a altre ragazze con le quali aveva già parlato ad altre esibizioni dei ragazzi, ma senza far caso a loro. Non aspettava nient'altro che l'arrivo di William sul palco. Voleva dargli tutti il suo sostegno, e fargli capire che lei ci sarebbe stata, qualsiasi cosa fosse successa. Lui aveva bisogno di lei, e lei lo sapeva.

Dopo una ventina di minuti uscì Jeff, il quale si diresse subito a passo spedito verso il microfono, destando la sorpresa di tutti i presenti che avessero già sentito i Guns in qualche altro locale sgangherato. Prese il microfono in mano e cominciò a presentare le proprie scuse al pubblico, dicendo che c'era stato un contrattempo e che ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo perchè il resto del gruppo fosse pronto.

Barbi sorrise, pensando che non era mai stata definita "contrattempo", ma che quella era di gran lunga la definizione migliore che avesse ricevuto.

 

Il concerto fu fantastico. I ragazzi, sempre più sudati, invasati e sul punto di esplodere, davano tutto ciò che potevano. William, chissà come mai, era più carico del solito, e continuava a saltare. Quando cantò “Welcome to the Jungle”, a Barbi sembrò che si muovesse come quando erano a letto, e le lanciava occhiate che le avrebbero strappato i vestiti di dosso. Lei cantò ogni canzone assieme a lui, urlando con lui, sperando che lui la sentisse e capisse che gli era vicina.

 

A concerto finito, William si infilò nello sgabuzzino tirato a lucido in modo da sembrare un camerino rispettabile per cambiarsi. Barbi lo raggiunse subito dopo, e i ragazzi non la seguirono, anche se il camerino era anche il loro, per lasciare ai due un po' di tempo per parlare.

Quando la ragazza aprì la porta, William crollò in ginocchio davanti a lei, e le appoggiò la testa in grembo, abbracciandola. << Se dico a tutti che non ho bisogno di nessuno, questo non posso certo dirlo a te >>sussurrò.

Lei gli accarezzava i capelli fiammanti guardando altrove. << Se dico a tutti che va sempre tutto bene, non posso dire la stessa cosa a te >>.

Sapevano entrambi che non c'era bisogno di guardarsi, non c'era nemmeno bisogno di altre parole. Erano così felici di essere insieme, erano così fieri di come era andata la serata, eppure così sconoslati. Sapevano che non c'era posto per loro e il loro amore clandestino, sapevano che non c'era nessuno nei loro rispettivi mondi che potesse capirli bene come si capivano l'un l'altra.












Buona sera!
Questa volta, come promesso, non ho aspettato così tanto. ;) Sono così fiera di me!!
Bando alle ciance, questo capitolo l'avevo scritto mesi fa, quando ho cominciato a scrivere la storia, da brava narratrice onniscente. Così oggi ho dovuto solo rivederlo (al posto di studiare, così prenderò 2, mi odio!) e aggiungere qui e là alcuni pezzi. Per fortuna, perchè mi ero un po' distaccata da Barbi, William e compagnia bella, e non vedevo l'ora di pubblicare di nuovo!
E poi, sono felice perchè il capitolo mi fa meno schifo del precedente. :)
Ringrazio subito chi continua a seguirmi nonostante i miei sbalzi d'umore e le mie pubblicazioni tutt'altro che regolari, e avviso tutti che la storia, come avrete capito, sta arrivando al capolinea. Sono veramente grata a tutte voi che mi avete letto e recensito, ma soprattutto alle canzoni che mi hanno accompagnato e ai personaggi, perchè anche grazie a loro sono cresciuta come "scrittrice". E ora che sto provando a scrivere un libro serio (per questo sono impegnatissima e non posto mai, perdonatemi :P), la pratica che ho fatto con loro mi sta tornando veramente utile.
"Cosa ce ne frega?!" vi starete chiedendo se siete arrivati a leggere fino a qui.
E vi direi anche che avete ragione! Che sono una sclerata e che sarà meglio che mi ritiri, o che passi a miglior vita prima di domani. xD
A presto!
Un bacio, Lucy. :***

 

  
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