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Autore: AmhranNaFarraige    15/11/2011    2 recensioni
Sul villaggio di Foglianuova incombe una disgrazia difficilmente paragonabile ad altre avvenute. Una serie di morti che culminano con quella di Naruto Uzumaki, un giovane taglialegna che godeva di una vita tranquilla e serena. Il commissario Nara si ritrova ad indagare su questi casi irrisolvibili, poiché dovuti a forze sovrannaturali, a malvagie divinità che desiderano i tributi a loro negati, a cui danno man forte delle streghe per amore.
Una storia macabra, ricca di rituali e streghe, di morte e zombi, di paura e bugie, ed ancora di superstizioni e folkrore. Una storia folle, prodotta da una mente folle. Abbandonate ogni razionalità e sana mente, oh voi che entrate!
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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3. Compagne di viaggio

These were The Best Of Times
I'll miss these days
Your spirit led my life each day
My heart is bleeding bad
But I'll be ok
Your spirit guides my life each day

[The Best Of Times – Dream Theater]

Questi sono stati i migliori dei tempi
Mi mancheranno questi giorni
Il tuo spirito guida la mia vita ogni giorno
Il mio cuore sta sanguinando ammalato
Ma sarò apposto
Il tuo spirito guida la mia vita ogni giorno



La stanza era calda ed accogliente, con un enorme finestrone dietro alla scrivania di legno che dava sulla strada allagata dalla nebbia mattutina, cupa e triste, decisamente in contrapposizione con le fiammelle gialle ed arancioni che danzavano giocosamente nel caminetto sulla parete ovest, di fronte ai due divanetti di stoffa porpora ed ocra sui quali sedevano stanchi e preoccupati l’investigatore e la assistente. Non avevano dormito quella notte, tanto erano sovrastati dal lavoro, e non lo avrebbero fatto nemmeno se avessero potuto, considerando i fatti tenebrosi che si erano consumati la notte precedente era ben difficile anche per loro trovare la forza d’animo di coricarsi. Dunque non si erano concessi nemmeno un attimo al sonno ed avevano proseguito con supposizioni ed intricati ragionamenti, per non arrivare ad alcun fine.
Quando iniziò ad albeggiare – e lo si poteva capire solo dalle nubi che si erano fatte un po’ più luminose – la giovane Ino cedette e sì lasciò cadere dolcemente sulle gambe del commissario. A quello venne uno spavento quando se la sentì cadere addosso, ma ci volle poco perché la tenerezza lo corruppe strappandogli un sorriso. Tuttavia lui doveva ancora stare a lavorare e, se proprio non riusciva a ragionare come avrebbe fatto dopo una nottata rilassante, almeno poteva compilare quelle noiose scartoffie che regnavano sulla sua scrivania. Si alzò così dal divanetto e prese un grosso sorso del suo caffè raffreddato che se ne stava sul tavolino già da qualche ora, prese una coperta dalla poltrona a fianco e la distese sul corpo addormentato della collega: l’avrebbe svegliata dopo qualche ora, ma anche lei meritava un po’ di riposo, in fondo. Infine si diresse alla sua grande scrivania disordinatissima, con la finestra dietro alle spalle che gli creava attorno una cornice di grigia luce filtrata dalle nuvole grosse e scure. Aveva in mano una grossa pila di fogli e li sfogliava uno ad uno, cercando di concentrarsi un minimo su quello che stava facendo, ma era ben difficile cancellare dalla sua mente quelle immagini che si era portato dietro per tutta la notte: il ragazzo crudelmente sgozzato, la stanza chiusa dall’interno, la piuma nera, Hinata che se ne andava in giro da sola di notte… Si ritrovò a sperare che fosse riuscita a tornare a casa in tempo per il coprifuoco, a temere che fosse accaduto qualcosa di spiacevole ed ora si rimproverava di non aver insistito la sera prima per accompagnarla. Si mise una mano in fronte ed appoggiò il gomito dello stesso braccio sul piano di legno, stropicciando qualche pezzo di carta, massaggiandosi le tempie e scongiurando la fatica di starsene alla larga ancora per qualche tempo, almeno finché non fosse giunto a qualcosa di concreto. Si stupì di sentire delle lacrime scorrergli sul viso e più ancora di non riuscire a capire il loro motivo: faceva quel lavoro da abbastanza tempo ormai da aver sconfitto ogni genere di reazione emotiva alle morti, al sangue ed alla paura. Eppure eccole ancora, a sgusciare copiose dagli occhi arrossati: se li coprì col palmo della mano che aveva ancora posata in fronte, per impedire a sguardi indiscreti di coglierlo in quel momento di debolezza. Probabilmente era per la stanchezza, sì, doveva essere così per forza, figurarsi che Shikamaru, noto a tutti per la sua grandiosa razionalità, potesse lasciarsi condurre da sentimenti paurosi e tristi. Certo, aveva visto un amico negli attimi subito successivi alla sua morte, ma d’altra parte non era stato certo il primo. Quel caso faceva particolarmente paura, sì, così assurdo ed inspiegabile, ma lui non temeva nulla e nessuno! O forse davvero provava tutti questi sentimenti, solo non era abbastanza audace da ammetterlo neppure a se stesso. Ed intanto piangeva e lacrimava, senza trovare una spiegazione razionale, cosa che lo rattristava ancora maggiormente.
Infine riuscì a fermare quel flusso insensato, dopo essersi sfogato per qualche minuto, ed annegò anche l’ultimo singhiozzo in fondo alla gola, giusto in tempo per rimettersi in sesto prima che qualcuno iniziasse a bussare sulla porta, lievemente, due volte. Nara acconsentì l’accesso con un monotono “avanti” e la porta si aprì nell’angolo della stanza di fronte a lui, leggermente spostata verso sinistra. Fece così il suo ingresso un cugino preoccupato dalla voce alta e vibrante, intervallata da respiri affannosi dovuti alla corsa furiosa più che all’agitazione stessa del ragazzo.
-Shikamaru… Mi devi aiutare assolutamente, solo tu lo puoi fare!
Aveva quasi urlato e la cosa irritò parecchio la fanciulla addormentata sul divanetto accanto, che s’era alzata per vedere negli occhi quel malfattore e fulminarlo con uno sguardo d’odio, senza curarsi, stranamente, del suo aspetto stordito e sgraziato, procedendo poi ad inveire contro il nuovo arrivato con parole poco adatte a ragazze rispettose come lei. In cambio ottenne un’occhiata scortese, ma più che altro venne ignorata. Allora optò per alzarsi e rasettarsi un attimo, per poi tornare con gli occhi sugli scarabocchi della notte precedente lasciando i due in una cappa di vetro.
Nara invitò cortesemente il malcapitato a sedersi di fronte a lui, scusandosi per la mancanza i tatto della collega e dimostrando tutto il suo rammarico con uno sbuffo in direzione della bionda.
-Allora, Neji, cos’è successo di tanto grave?
-Si tratta di Hinata- Il commissariò rabbrividì, si sentiva in qualche modo responsabile, qualunque cosa fosse accaduta a quel nome era senza dubbio colpa sua. –Ieri non è rientrata a casa dopo al coprifuoco e da allora non si è più fatta sentire. Sono preoccupato, con tutte le cose che sono successe temo il peggio!
-Non devi, vedrai che la troveremo.- Nemmeno lui ci credeva.
-Come fai a dirmi di starmene qui tutto tranquillo?! Sai bene quanto me che di questi tempi dobbiamo aspettarci di tutto!
Non aveva tutti i torti e Nara lo sapeva bene, d’altronde non era mai stato il suo forte confortare la gente sul piano emotivo, lui faceva solo calcoli e basta, ragionava e nient’altro, come se a lui fosse stato dato troppo di cervello in cambio però di una mancanza consistente di cuore ed in quel momento gli dispiacque. Appoggiò allora la destra sulla spalla dell’amico e smise di mentire.
-Neji, faremo il possibile per trovarla o per capire che cosa le è successo, non posso prometterti nient’altro.
-Ora va meglio… Grazie per la tua sincerità, detto così sembra tutto molto più vero e reale.
Si alzò dalla sua poltrona e prese a camminare in direzione della porta, l’intera stanza era sprofondata in un lago di religioso silenzio, non un solo sospiro. Tutti sapevano che c’erano poche probabilità di ritrovare Hinata viva e la cosa li spaventava alquanto. La porta si chiuse, passò qualche attimo di lutto precoce. Ino dunque si avvicinò alla scrivania e guardò il commissario con occhi tristi e quando parlò la sua voce apparve un po’ alterata dallo sconforto.
-Tu non l’avevi vista ieri sera allontanarsi da casa? Ho paura che…
-Sì, l’ho vista, vorrei non averlo fatto ma è così. Voleva andare in chiesa, santa ragazza. Cosa le sarà accaduto? Mio Dio, non so nemmeno da che parte andare a cercare!
-Ora non farti prendere dalle emozioni, non è da te! L’hai appena detto, no? Andiamo a chiedere in chiesa. Se preferisci vado io, tu mi sembri troppo sconvolto. E ricorda che, per quanto tu sia intelligente e tutto quello che vuoi, non puoi sempre riuscire a fare la cosa giusta, non è colpa tua se Hinata non è tornata indietro, hai solo fatto ciò che ti ha detto lei, null’altro!
-Ok, Ino, va bene così, apprezzo il tentativo, ma ultimamente, con tutti questi casini, mi sento davvero demotivato. Non arriviamo a nulla, capisci?! Ci stiamo scervellando per cosa? Nulla! No, lo so che non mi devo lasciare andare ad inutili sentimentalismi, ora mi calmo, davvero… Scusami.
-Tranquillo, non è successo nulla, ancora. Aspettiamo un po’ e poi andiamo alla parrocchia ad investigare. Direi che il caso di Naruto può aspettare, questo ha la priorità.
-Hai ragione, grazie.

***



Ad Hinata non fu concesso di assaporare a pieno la nuova gioia che si era fatta largo con un’insolita furia nel suo cuore devastato, non le fu permesso di passare il resto della notte stringendo tra le bianche braccia il corpo dell’uomo che amava, che ora aveva aperto gli occhi ed era tornato nel mondo dei vivi. Konan l’aveva fermata, c’era qualcosa di losco e turpe dietro a quella nuova “vita”, se così la si poteva chiamare. La giovane ragazza innamorata probabilmente non se ne era accorta perché troppo presa dall’euforia, ma la figura che teneva stretta non aveva dato ancora alcun cenno di movimento volontario, non un battito di ciglio né una parola, nemmeno un solo fiato. Se n’era restato immobile, come quando era sgusciato fuori dalla terra, con gli occhi spenti ed opachi puntati nel vuoto dietro le spalle della ragazza, le braccia che si erano strette attorno al suo torace in un abbraccio molle solo in risposta all’impeto dell’attacco ricevuto, ma senza alcuna volontà dietro a quell’azione. Il petto intanto era fermo, non dava segno di respiri: davvero quell’uomo era tornato in vita o lo si doveva considerare solo un pupazzo capace di stare in piedi e muovere gli arti sotto comando del suo burattinaio? Beata ignoranza di chi non vuole capire, possa la loro mente vagare sempre per il paese dei sogni impossibili! Hinata era tanto contenta della magia avvenuta che non fece minimamente caso a questi futili dettagli, l’importante era avere Naruto sul suo petto, come mai era stato nemmeno quando quello era dotato del soffio vitale, come sempre aveva desiderato.
Ma ogni sogno ha una fine, è l’altra faccia della medaglia, ciò che in qualche modo rende più bello il sogno stesso, solo che questo fu incredibilmente breve, perché Konan le fece sapere presto, troppo presto, che c’erano delle condizioni per riportare un uomo al mondo terreno, che avrebbero dovuto lavorarci sopra prima di permettere al ragazzo di tornare a camminare per quei sentieri obliqui. Anzitutto bisognava ripagare la Morte per il furto fattole, donandole in cambio un’altra vita del medesimo valore di quella che era stata strappata dalle sue grinfie ed in secondo luogo la stessa principessa aveva delle una richiesta personale.
-Sussù, non essere triste, non è una cosa così complicata ammazzare qualcuno, se hai bisogno di aiuto io saprei anche a chi raccomandarti, ma devi essere tu stessa a farlo, sennò il patto non vale, è così che funziona, ed ha un suo senso, non trovi? Ecco, sempre parlando di quello che devi fare tu, ci sarebbe anche un’altra cosa. Capirai che non posso tenere in vita un cadavere per ogni donzella che incontro in un qualche cimitero, quindi sarebbe meglio che imparassi tu a farlo. Certo, è una magia di un certo livello, ma capirai che adesso che conosci tutte queste cose non posso lasciarti andare… Sarebbe poco carino se qualcun altro ne venisse a conoscenza.
La strega sorrise in un modo a metà tra il dolce ed il sarcastico in direzione della “nostra”, lanciandole un’occhiata di intesa. Dalla foresta alle sue spalle intanto uscirono due oscure figure incappucciate, più basse di lei ma comunque portatrici di sconforto e paura. Creavano un quadro di simmetria con Konan, che si ergeva nell’esatto centro tra le due, poco più indietro rispetto alla lapide sulla quale la prima sedeva. Ad Hinata venne un tuffo al cuore e quasi si spaventò. Non che non comprendesse e non acconsentisse alle proposte fattele, solo che in quella situazione sentiva la sua permanenza accanto al petto dell’amato alquanto precaria e minacciata da quegli esseri sbucati all’improvviso fuori dalla tenebra. Serrò lo sguardo e rese noto a tutti i presenti il suo disagio con un passo tremolante all’indietro, sempre trascinandosi dietro il corpo esanime di Naruto.
-Forse non mi hai capita, noi non abbiamo alcuna intenzione di farti del male, a meno che tu non voglia stare dalla nostra parte e so bene anche quanto questo ti convenga, quanto tu stessa lo desideri ardentemente. Anzi, non dovresti giudicare prima ancora di sapere: queste due saranno la tua ombra e la tua giuda quando io non ci sarò. Sei troppo inesperta per condurre un rituale da sola e troppo debole per poter rapire un’anima dal regno dei morti, loro saranno essenziali! Ora, se smetti di startene così sulla difensiva, permettimi di presentartele.
Un brivido glaciale le percorse tutta la spina dorsale, dall’alto verso il basso, incurvandole la schiena. Possibile che la prima volta che veramente si sentiva felice in vita sua tutto andava così miseramente a rotoli?! Possibile che lei non fosse in grado di muovere nemmeno un solo dito in difesa del suo spassionato amore?! Possibile che l’unica possibilità per trovare un raggio di luce fosse proprio incamminarsi verso le tenebre?! La mente le si stava ofuscando più di quanto già non fosse ed ormai non vedeva più nulla di chiaro in tutta quella vicenda. Nulla se non Naruto, l’unica cose che contava realmente. Dunque per lui avrebbe affrontato ogni paura e timore, per lui avrebbe preso la mano di crudeli streghe e grazie a loro finalmente sarebbero potuti tornare insieme. Si convinse dunque che quella probabilmente era l’unica soluzione.
-Come desideri.
Aveva decisamente perso qualunque altra speranza e qualunque forza per opporsi, ma non se ne rattristava. I suoi occhi chiari non vedevano di fronte a lei una fredda lapide in un cimitero sul limitare di un fitto e buio bosco, ma la prospettiva di una primavera assolata, di fiori gialli e rossi che il suo innamorato coglieva dal campo per posarli tra i suoi lunghi capelli neri.
-Magnifico, vedi, non c’è nulla di cui preoccuparsi! Carissima, mi spiace proprio ma non posso più intrattenermi con te, ho molte questioni da risolvere. Beh, tanto non servo più, giusto? Vi lascio dunque a fare amicizia. Byeee!
Strizzò l’occhio e fece un salto indietro, nell’ombra, nella quale scomparve alla vista.
Un profondo respiro, la presa di coscienza della situazione, gli occhi che iniziavano a schiudersi lentamente sugli incappucciati. Un’anima rassegnata, guidata solo da un’oscura speranza, disperata. Tutto ciò a cui poteva aggrapparsi per sognare di essere ancora felice, un’altra volta, anche se fosse stata l’ultima. Coraggiosa nel cuore e nell’animo Hinata alzò lo sguardo, a testa alta, orgogliosa del profondo sentimento che aveva impregnato le sue vene. Ciò che la pervase in quell’istante non era propriamente paura, ma nemmeno spavento; non era facilmente definibile, se non come stupore: infatti i neri cappucci erano stati abbassati di capi ed avevano permesso di riconoscere in quelle ombre dei volti familiari, due volti che non ci si sarebbe mai aspettati.
A destra, con i capelli rigorosamente raccolti, ergeva la figlia del fabbro del villaggio di Foglianuova, una ragazzina spigliata e socievole, di carattere molto forte, che spesso Hinata si era trovata ad invidiare, a causa della sua fastidiosa timidezza. Infatti il suo nome lo conosceva molto bene, Tenten, come dimenticarlo. Colei che aveva in qualche modo attirato le attenzioni di suo cugino. Un’amica fidata, come la descriveva lui: ne aveva sempre sentito parlare così bene! Possibile che le fosse… Una strega?! A Konan quel termine non piaeva, vero, ma in che altro modo avrebbe dovuto chiamarle?
Dall’altro lato c’era invece una fanciulla che non era originaria del villaggio, ma veniva da un qualche paese ad est e solitamente stazionava da loro per qualche mese, per motivi di ragione politica. A quanto ne sapeva Hinata il suo compito era quello di mantenere i buoni rapporti tra i due villaggi e di fare qualche cosa come il messaggero. La conosceva meno bene dell’altra, ma spesso l’aveva vista aggirarsi per i dintorni del villaggio e fermarsi a sentire il fruscio del vento tra le foglie e sulla sua pelle candida. Sembrava una ragazza piuttosto chiusa nel suo mondo, ma il modo differente dalla “nostra”: lei dimostrava una forza che la mora non possedeva, te lo mostrava con gli occhi che era lei a voler starsene per conto suo.
Le labbra di Tenten si aprirono in un ampio sorriso, eccessivo per la situazione in cui si trovavano coinvolte.
-Hinata, ciao! Non immaginavo fossi proprio tu! Wow, ci sarà da divertirsi allora. Da come ne parlava Konan pareva ci fosse chissà quale complicazione, ma con te andremo forte davvero!
Sarà che notò lo spaesamento negli occhi dell’amica, sarà che era davvero contenta, ma in ogni caso andò avanti a parlare, senza che lei potesse rispondere al suo saluto.
-Oh, lascia che ti presenti: lei è Temari, sta al nostro villaggio da un po’ ormai. Quanto sarà? Quasi un anno, ormai? Tranquilla, è forte, vedrai che ci andrai d’amore e d’accordo.
Altre parole fuori luogo, altri sorrisi poco adatti, ma in qualche modo risollevarono l’animo di Hinata. Solo che ancora non capiva, non capiva dove fosse finita, cosa stesse succedendo realmente, perché proprio loro, perché non se ne era mai accorta. La mente le si affollò di dubbi e di domande che avrebbero dovuto aspettare ancora prima di ottenere una risposta: il viso le si sbiancò ancora più di quanto già non fosse pallido, mentre le gote facevano un impressionante contrasto col candore che faceva loro da cornice, tingendosi di un rosso tanto vivo da sembrare quasi malsano. Tutti i pensieri che si erano accumulati, tutti i timori di quella sola notte si erano ammucchiati in un contrasto esplosivo, una lotta senza pari, che la poverina non poté reggere. Gli occhi le si girarono indietro e le palpebre si chiusero quasi immediatamente. Infine, con un tonfo secco e sgraziato, cadde esanime al suolo, quasi avesse spirato l’anima anche lei come l’uomo che amava tanto.

Tutto era buio, tutto ofuscato. Non era in grado di vedere più nulla. Si accorse che non era nemmeno in grado di sentire più nulla, né di percepire alcuna sensazione. Era stanca, la testa le doleva e sentiva male allo stomaco. Desiderava solo dormire senza pensare più a nulla, rimanere sdraiata sulla terra fredda, a contatto con la natura e null’altro.
Forse qualcuno l’aveva presa in braccio, forse riusciva a percepire un flebile calore sulla sua pelle, un flebile contatto umano. Non capiva e non aveva voglia nemmeno di capire. Desiderava solo starsene un po’ sola con se stessa, al resto avrebbe pensato in un’altra occasione e tutto si sarebbe felicemente risolto. Che fosse riuscita a combattere lei stessa la paura? Che fosse in grado ora di seguire le indicazioni della principessa e riportare in vita la sua vera vita? In cuor suo lo sentiva, ma la sua mente era ancora restia ad ammetterlo. Era restia ad ammettere molte cose, come la forza – e anche solo la presenza – di una presenza di potenza disumana che aleggiava tra le vie del villaggio e conduceva con se le vite di giovani fiorenti. Naruto non sarebbe stato l’ultimo, persone come Nara e Yamanaka lo avevano già capito, ma lei sentiva come se fosse solo lui ad importare e come se il resto del mondo non avesse alcuna importanza. Andato lui, gli altri potevano anche crepare uno dopo l’altro che lei non avrebbe nemmeno sprecato una lacrima sulla loro tomba se invece poteva versarle sui fiori di quella dell’amato.
Ma forse presto se ne sarebbe ricreduta. Forse avrebbe capito che non serve a nulla lottare contro il destino. O forse no.




N.d.A.: Sono tornata, con profondissimo rammarico per il ritardo. Temo che andremo avanti più o meno di questo ritmo e mi dispiace infinitamente, davvero, ce la sto mettendo tutta in tutto ciò che faccio e penso sia già tanto se non ci lascio le penne, quindi prego voi di non coltivare il desiderio di ammazzarmi, ci pensano già altri fattori. Ma non disperate! Non vi abbandono. A questa storia ci tengo parecchio, e specialmente tengo a voi che leggete. Non sono fortissima nelle long (sì, scrivo praticamente solo one-shot D: ), lo so bene anche io, ma ci provo e penso sia questo ciò che conta. Ma ora basta con le scuse, non è questo quello che vi volevo dire!
Siamo solo al terzo capitolo e già è un capitolo di passaggio, lentuccio, in cui non succede praticamente nulla. E’ troppo che non muore qualcuno, è troppo che Sasuke non fa la sua comparsa ed è troppo che questa storia non è cattiva come dovrebbe! Ma presto mi riscatterò, ve lo prometto! Inizialmente volevo inserire qualche preannuncio qui sopra, ma alla fine stonava e no, tutto per bene la prossima volta! Dio, più che altro mi sa che davvero sono troooppo lenta io nella narrazione. Problema mio che tenterò di risolvere.
Altra piccola riflessione: non vorrei che sembrasse una InoShika… Non lo è proprio o se lo sembra non sono riuscita io nel mio intento. Praticamente loro sono solo grandi amici e sì, si vogliono un bene dell’anima, ma null’altro, altrimenti mi andrebbe a quel paese tutto il resto della storia! Per Neji e Tenten già si può fare. Non era mia intenzione, ma in ogni caso non guasta e quasi quasi lo sprono anche, questo rapporto XD
Dai, la prossima volta tornerò con avvenimenti avvincenti e terribili! Sperando che nessuno giunga ad odiarmi per chi morirà (sì, qualcuno dovrebbe proprio morire! Sempre che io riesca a scrivere in un capitolo solo tutto quello che ho da dire). Allora alla prossima, carissimi!

Notizia che non centra niente, come sempre: mi è arrivata la mia parrucca rosa e la amo <3 Davvero un casino! E presto anche il mantello di Alba, yeeeh! (Le due cose non sono correlate, lo so, ma poco importa U.U )

Un gran bacio a tutti voi lettori, vi voglio un gran bene!
AmhranNaFarraige che pensa di cambiare nik perché quello che ha adesso è incomprensibile (ha addirittura intenzione di rinominarsi SpinaDiPesce D: )
  
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