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Autore: Occhi Cielo    18/11/2011    6 recensioni
Era una giornata piovosa alla Wammy's. Non che la cosa fosse strana.
I ragazzi si annoiavano. Più di tutti un bambino biondo dagl'occhi come il ghiaccio. Mello osservava la pioggia assorto nei suoi pensieri, fino a quando qualcosa di colorato lo distrasse. Una macchia Rossa.
Questa è la storia di come Mello conobbe Matt, di come i due divennero amici, delle loro avventure e del loro amore che a poco a poco sbocciò, portando nella loro vita un tocco di colore. Come il rosso dell'amore e il rosso dei capelli di Matt che Mello tanto amava. "Pioveva.
Un po' come sempre d'altronde.
Le gocce violente si abbattevano sui vetri della mia finestra. Fuori era grigio. Tutto era avvolto da quest'alone di colore. Grigio.
Grigio come gli alberi, come l'asfalto, come l'erba, come i muri.
Grigio. [...]
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Near | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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19. Buio


Dicono che quando muori, davanti a te passi la tua intera vita.
Si dice che questa corra, fotogramma dopo fotogramma, ricordandoti ogni dettaglio, ogni parola, ogni volto, senza darti il tempo di pensarci sopra.  E quella è tanto rapida da farti credere di aver vissuto solo un attimo.
Poi, in teoria, alla fine.. dovrebbe apparire la luce.
Come quando sei in un cinema, appaiono i titoli di coda, la colonna sonora e infine accendono la sala, ad intendere che è ora che tu lasci il posto.
E' così anche qui, una volta finito il film della tua vita, ti mostrano l'uscita.
La indicano con una di quelle luci accecanti, bianche da farti impallidire. Tanto chiare e trasparenti da farti sentire una specie di miraggio. Le luci bianche di milioni di neon, come uno spiraglio in fondo ad un corridoio scuro e intriso nel buio.
Tu la raggiungi senza alcuno sforzo, e lei ti risucchia in alto strappandoti al tuo corpo. Senti la pelle tirare, ti senti strano.. come se qualcuno ti stia strappando via qualcosa. Di scatto ti guardi le mani per vedere se le hai ancora attaccate. Ci sono, come sempre. Poi capisci che ciò che senti, viene da dentro. Come se tutto ciò che il tuo petto e la tua mente racchiude, venisse trascinato fuori da te...
Senti come se tutti i tuoi ricordi escano dai pori della pelle a disperdersi nel vuoto.
Vorresti urlare ma il fiato di manca in gola. Chiudi gli occhi.
Hai paura.

Hai provato a scappare dalla quella ma era sempre più vicina! E ora ti porta via tutto. Tutto portato via da qualcosa che non sai nemmeno cosa sia. Senti scivolarti la vita addosso e ti chiedi
"Dove andrà?"
E sopratutto
"Dove andrò io?"
Cominci ad ansimare. Ogni respiro è un battito nel petto che accelera. Stringi forte gli occhi come se non volessi riaprirli più, come se volessi lasciarti tutto alle spalle e ripartire da zero.
Non provi dolore, non c’è niente...
Il petto pulsa veloce, batte a voler sfondare la pelle, le ossa.
Ancora più veloce, veloce, veloce, veloce..

e poi..
Pace.
Il martellare non si sente più. Il respiro debole va via. E poi, Luce.
E' così che si va in paradiso.
 
 
“ Meno 15”
 

 
C'è un punto di non ritorno sulla strada. E' un cartello grande con su scritto: Benvenuto. A noi appare così da lontano, quando ancora sta passando l'ultima immagine della nostra vita, quella in cui gli occhi si chiudono, per poi non riaprirsi più.
Puoi essere morto in qualsiasi modo, quando ormai vaghi inconscio attraverso quel passaggio, vedrai tutto questo anche tu.
E più ti avvicini e più ti accorgi che in realtà te lo sei immaginato, e che al posto del cartello ci sono le persone che più ti hanno amato. Sono solo ologrammi, riproduzioni in scala naturale delle loro anime ancora vive. Ti salutano e ti augurano buona permanenza, sperando di raggiungerti presto.
E poi...
Poi cosa?
Perchè non accade niente?
Mi sono spesso chiesto se tutto ciò fosse stato un sogno ma… non trovai mai una risposta.
Era stata la mia immaginazione a giocarmi brutti scherzi.
Io non vedevo niente. Niente di tutto ciò.
Probabilmente ero finito all’inferno ma anche questo, non era come credevo.
In quei pochi attimi tutte le mie convinzioni crollarono... così come era accaduto nei confronti della morte.
L'inferno non era la massa di fuoco che tutti volevano farci credere. Era solo buio e infinito silenzio.
Non c'era la Luce, ne il suo debole riverbero.. forse ero capitato nel girone dei lussuriosi? 
Ero stato sempre devoto a Dio e mai avevo amato nessuno più di lui.
Si.. ma Lui chi?
La testa faceva male. Era possibile che all'inferno potessi ancora provare dolori fisici?
Mi chiesi se  avrei potuto muovermi.
Provai a spostare una gamba  in avanti ma un dolore lancinante me lo impedì. Trattenni un gemito soffocato e la ritrassi. Ora sapevo che avrei potuto spostarmi, ma farlo era quasi un suicidio. Probabilmente la pena era questa. Restare immobile per il resto dell’eternità in quell’ombra ostile, in cui al minimo spostamento le fiamme dell’inferno mi avrebbero corroso dall’interno.
Che fine triste.
Mi sforzai di aprire gli occhi, ma mi resi conto che anche quelli, bruciavano come ustionati dal fuoco.
Ansimai. Odiavo essere ceco. Vedere mi permetteva di orientarmi, di captare un eventuale nemico, di essere preparato al peggio. Il nero invece mi chiudeva le strade, mi tappava le vie di fuga e mi impediva di reagire. Mi sentivo inerme. Era possibile che questo dovesse essere il destino che mi era stato assegnato?
Non volevo dare retta ai miei ragionamenti, così provai a spostare la testa.
 
 
“Meno 14”


Il mio urlo agonizzante squarciò l’aria. Come una spada affilata tagliò il silenzio che mi circondava. Sembrava infinito, eppure la voce rimbalzò più volte, tornando a me.
Il grido somigliava a quello dei miei compagni colpiti dalla sventura. Mi apparvero i loro volti dagl’occhi rovesciati. Rievocavo le loro voci stroncate dall’ultimo battito del loro cuore…
Era questa la  fine dell’essere umano, il cui nome era stato scritto sul quaderno della morte.
Ma certo! Il quaderno della morte! Che fine aveva fatto? Non riuscivo a ricordare quasi niente, a parte gli attimi precedenti a...cosa?
La mia voce si affievolì in piccoli gemiti. Almeno ora sapevo che potevo parlare, nonostante mi costasse un certo sforzo.
Strinsi i denti indolenziti e provai ad emettere qualche suono. Le labbra screpolate sanguinavano lentamente. Sentivo il sapore rugginoso del sangue colarmi sulla lingua.
Dalla bocca non ne usciva più niente…la cosa mi fece infuriare.
Chiusi il pugno destro senza molti sacrifici e esitando, tentai di alzare il braccio.
La mossa fu semplice, avvertivo giusto un leggero pizzicore sull’avambraccio, ma non fu quello ad incuriosirmi.
Mi accorsi che intorno a me c’era come una pellicola. Nel buio non la notavo, ma ero certo di esserne avvolto.
Toccai con le dita la sua superficie liscia. In alcuni punti era calda, quando si avvicinava al mio corpo.. era fredda invece, quando era distante. Era flessibile e morbida, e non era tesa come credevo. Si appoggiava al mio corpo delicatamente prendendone le forme e modellandosi in torno ad esso. Mi ricopriva ovunque ma a differenza del resto, sul viso non ne avvertivo la presenza.
Mi domandai come fosse possibile.
Provai di nuovo ad alzare il braccio. Era come essere infilati in una gelatina, cercando di muoverti le tue braccia sprofondavano della sostanza, facendone fuoriuscire la forma. Credevo che dall’esterno, si potesse vedere solo la protuberanza del mio arto sbucare fuori come uno spillo.
Sospirai senza arrendermi. Se non c’era un modo per fuggire, per lo meno avevo intenzione di capire.


“Meno 13”
 
 
Non so quanto tempo passò. Impiegai molto però prima di capire che ciò che mi avvolgeva non era una pellicola, ma un telo. Ne avvertivo le fibre sui polpastrelli e il frusciare sibilante ad ogni spostamento. Mi ricopriva fino alla gola e non andava più in alto. In più avevo compreso che non ero solo. O almeno, che c’era qualcosa a fare rumore. Qualcosa di distante, ma allo stesso tempo abbastanza vicino da capirne la provenienza. Veniva da sotto di me.
La cosa non quadrava. Era probabile che fossi sospeso nel vuoto, poichè i miei piedi non avvertivano il suolo sotto di loro.
Venni preso da un conato di vomito.
Mi trattenni, pregando che passasse in fretta e mi concentrai sul rumore. Erano note musicali.
Note elettroniche, come se uscissero fuori da un televisore rotto o sintonizzato male. Le sentivo gracidare e cambiare tonalità ogni attimo. Udivo piccoli suoni insistenti, come tanti “bip” e altri invece, soffocati e muti.
“Che cazzo?...” Domandai a me stesso.
Ero così confuso che non avevo nemmeno la forza di terminare il concetto. Volevo andarmene di lì, l’inferno non mi piaceva! Non volevo rimanere lì per l’eternità! Avrei preferito qualcosa di più tormentoso, come sguazzare nel sangue bollente delle mie vittime nel girone degli assassini o avrei preferito non esistere più, nemmeno come anima.
Provai a dimenarmi ancora ma l’unico effetto che ebbi, furono dolori smisurati in ogni parte del corpo. La pelle si stappava, faceva fuoriuscire un liquido denso… e più mi dibattevo più si lacerava.
Le grida fecero cessare quella musica fastidiosa interrompendo ogni sorta di rumore. Il fruscio del telo che mi avvolgeva divenne debole a confronto con la mia voce. Per un secondo credetti di poter far crollare il buio, rendendomi possibile la fuga. Ma poi…capii che era inutile, che quella era la morte, che non potevo tornare indietro, che ormai era finito tutto.


“Meno 12”


Avevo rinunciato, cosa che solitamente non mi sarei mai concesso di fare. Eppure quella volta lo feci. Me ne restai immobile respirando lentamente, lasciando che il sangue colasse dalle labbra, che i dolori mi bruciassero come carne sul fuoco. Lasciai che l’eternità facesse il suo corso e mi abbandonai completamente ad essa.
I suoni ricominciarono, stavolta più deboli. Mi muovevo poco e a stento, riducendo la sofferenza.
Con l’andare del tempo, di cui non avevo ancora inteso lo scorrere, mi accorsi di essere disteso sulla schiena, su una superficie morbida e allo stesso tempo resistente.
Non mi misi a fare dei test come per il telo, lasciai che quella mi reggesse e non mi chiesi il motivo per cui si trovasse lì. Mi accorsi poi che il bruciore lentamente si affievoliva, che i dolori si riducevano a deboli pizzicori in ogni parte del corpo. La schiena riprese sensibilità, così come le gambe.. e muoverle divenne sempre meno fastidioso. Nonostante non avessi più la voglia di fuggire e mi fossi arreso, provai comunque sollievo nel rendermi conto di potermi muovere con maggiore libertà. Le dite dei piedi, le braccia, le mani, le spalle.. divenne quasi naturale. Stavo mutando, mi rendevo conto che le catene invisibili che mi tenevano fermo si stavano sciogliendo. L’unica cosa che rimaneva identica dal mio arrivo, era il buio incessante che continuava a coprire il mio orizzonte.
Sbuffai frustrato da quella situazione.
D’un tratto poi, la musica cessò di colpo. Avevo imparato a farci l’abitudine ma sentirla finalmente terminare, mi fece andare nel panico. Non capivo cosa stesse accadendo. Forse tutto quello che mi era successo era solo un intermedio prima dell’inferno?! Forse ancora non ero sceso negl’inferi e il demonio stava per venire a prendermi?
Inizia a respirare velocemente, il battito del cuore accelerò ancora prima di fiondarsi in una corsa sfrenata. Sentivo il sudore imperlarmi la fronte, il corpo irrigidirsi, i tendini tirare. Sentivo che si stava avvicinando qualcosa, non da sotto di me ma davanti a me!
Iniziai a gemere nel tentativo di sforzarmi a scappare, ma rimasi immobile colpito nuovamente dai dolori. Il respiro si fece sempre più pesante, rischiavo l’iperventilazione, e intanto sentivo dei passi farsi sempre più vicini, sempre più nitidi.
Se prima non era l’inferno, ora era giunto il momento di entrarci.
Strinsi gli occhi.



“Meno 11”




  
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