Merlino… Ne
è passato del tempo, ma per la vostra gioia (???) anche Pills ritorna trionfalmente con una nuova istantanea.
Avevo in mente toni molto
più epici per questo capitolo, perché ritrae un momento
fondamentale per i miei personaggi. Ma alla fine, mi sono detta che tutti i
grandi giorni, nel presente, sono spesso uguali agli altri.
So it
began…
CAPITOLO 8:
Epistassi, malori e crema Limorbida.
“NON LO SOPPORTO PIU’!!!”
Remus solleva dal libro uno sguardo sorpreso, rivolto al suo nuovo compagno James, appena entrato in dormitorio sbattendo sonoramente
la porta.
James si getta sul letto di peso, rimbalzando sul materasso, e stritola il
cuscino.
“Chi?” chiede gentilmente.
“Indovina!! –risponde James come
una furia, poi sospira- Ma perché
non l’hanno mandato a Serpeverde? Cosa abbiamo fatto noi di male per
meritarcelo?” si lamenta, sconfortato.
Remus sospira a sua volta, e annuisce.
Sono ad Hogwarts da quasi tre mesi, e la
situazione non è molto cambiata dalla prima sera fino ad oggi: il loro
compagno di dormitorio Black è semplicemente odioso. Non solo lo insulta
perché suo padre è un Babbano o
perché ha pochi soldi, ma è anche orribile con gli altri ragazzi
della classe, cioè James, Peter
e Frank. E con tutti i Grifondoro
in generale.
Uno strazio.
“Voglio dire –James si alza,
agitato- è odioso, insopportabile, borioso –tira un calcio al
baule in mogano del ragazzo- infido, prepotente, cattivo e…”
“Hai finito, Potter?”
La voce gelida che ha pronunciato queste parole viene da dietro le sue
spalle; James lancia un’occhiata di sfuggita a Remus, cogliendo la smorfia preoccupata del suo viso. Si
volta.
Sirius Black.
“Origli anche, adesso, Black?” sibila seccamente.
L’altro si produce in una risatina malevola.
“Certo, mi importa moltissimo di quello che tu e il tuo… - arriccia
le labbra con disgusto, in direzione di Remus- ...
Amico vi raccontate” replica sprezzante.
“DACCI UN TAGLIO, BLACK!!” strepita James
serrando i pugni.
“Sono pietrificato dal terrore, Potter”
ribatte Sirius con scherno, appoggiandosi allo
stipite della porta.
L’altro ragazzino fa per avventarglisi
addosso.
“James! Lascia perdere, vuole solo
provocarti...” lo richiama Remus, guardando
torvo il terzo Grifondoro. Sirius
lo fulmina con lo sguardo.
“Credevo di aver detto che devi farti gli affari tuoi,
Mezzosangue…” sibila, truce.
Remus arrossisce, umiliato.
“Non mi interessa quello che dici” risponde deciso.
Sirius sogghigna.
“Naturale, tu non sai cosa sia la vergogna. Dovresti nasconderti
in un angolino buio a provare schifo di te, e invece te ne stai qui come se lo
meritassi. Sei… Infetto…”
“IO TI ROVINO!!” ulula James
fuori di sé dalla rabbia, lanciandosi addosso all’altro ragazzino.
“James, no!!” esclama Remus, inutilmente, mentre gli altri due si aggrovigliano
in una furiosa lotta. James si è attaccato ai
capelli di Sirius e li strattona, mentre quello lo ha
afferrato per il torace e cerca di ribaltarlo; le loro mani si avvinghiano
furiosamente e parte qualche pugno.
“SMETTETELA SUBITO!! -Remus gira loro
intorno cercando di dividerli- O CHIAMO UN PREFETTO!!!” minaccia, invano,
mentre rotolano in terra a calci e graffi.
“Io… Ti… ammazz…”
boccheggia James tra un colpo e l’atro, con il
sangue che scende dal naso.
“Voglio.. vedere…” ansima Sirius,
che comincia pensare di stare per
diventare calvo da quanto gli fa male il cuoio capelluto.
“James! James!!
–Frank Paciock entra
in dormitorio di corsa, ma si paralizza sulla porta allibito dalla scena, con
la bocca spalancata- …La Donovan!!!”
sussurra con voce strozzata.
Qualsiasi movimento si arresta all’improvviso nella stanza, e i
due contendenti si allontanano di scatto, sentendo la voce della professoressa.
“James Potter?
–sta chiamando, dal fondo delle scale- Potter,
sei lì?” chiede frettolosamente.
“Ehm.. Sì, è qua…” borbotta Frank al suo indirizzo.
Sentono i suoi piedi salire le scale, e James
tenta di pulirsi la faccia dal sangue.
La Donovan si affaccia dal dormitorio, e i
ragazzini sentono il profumo della punizione imminente: James
e Sirius hanno i vestiti stropicciati, sono arruffati
e pieni di graffi.
“Potter, il… – la Donovan, in evidentemente stato di allarme,
s’interrompe guardandolo- ..cos’è successo?” chiede
allibita.
“Io.. Io ho l’epistassi, professoressa” borbotta lui
cercando di suonare innocente, senza speranza di riuscirvi minimamente.
“Potter, il Preside ti ha
convocato” replica lei, con la voce tremante e un viso preoccupato, senza
curarsi assolutamente dell’evidente rissa appena avvenuta.
James si alza deglutendo rumorosamente, e sistemandosi la tunica la segue
angosciato, senza una parola né uno sguardo ai compagni.
Remus e Frank si scambiano uno sguardo
interrogativo, mentre Sirius si aggiusta gli abiti
curati.
“Se non la finisci lo diremo al Preside, Black.” sibila Frank astioso.
Sirius scoppia a ridere sarcastico.
“Cavoli, questa sì è una minaccia, Paciock! –scrolla la testa- Il vostro temibile
preside babbanofilo potrebbe espellermi!!” ride ulteriormente.
Remus ha un fremito di rabbia, ed esce facendo un cenno a Frank, che lo segue con un’ultima occhiata ostile a Sirius.
Questi si lascia cadere sul letto, sospirando.
I suoi genitori devono sapere che lui si è opposto fermamente
all’assegnazione della Casa, e che non ha rapporti se non di
ostilità con i suoi compagni Grifondoro.
Forse così non lo riempiranno troppo di botte.
E’ un vero peccato che la Donovan non
abbia detto nulla sulla rissa: un richiamo o meglio ancora una punizione, per
un litigio con il figlio di un esponente della fazione opposta, forse avrebbe
placato un po’ l’animo ferito della signora Black. Gli ha
già mandato tre Strillettere zeppe di
sanguinose minacce, e Sirius è semplicemente
terrorizzato all’idea delle imminenti vacanze di Natale, quando
tornerà a casa.
Sbuffando, si sdraia sul letto e tira la tenda, sdraiandosi.
Quando riapre gli occhi, un indefinito tempo dopo, Sirius
si rende subito conto che a svegliarlo sono stati dei singhiozzi. Sospirando,
si affaccia dal baldacchino: James Potter è accucciato a terra affianco alla porta, e
piange disperatamente col viso nascosto dalle braccia. Evidentemente era
convinto di essere solo in dormitorio.
Sirius sorride tra sé, deliziato dalla splendida occasione.
“Piangi come una femmina, Potter…
Ti si è spezzata un’unghia?” chiede beffardo.
“LASCIAMI IN PACE, BLACK!!!” sbraita lui sollevando la
testa; ha il viso gonfio e arrossato, e le lacrime che scorrono sulle guance.
Sirius si alza e va in direzione del bagno.
“Come se i tuoi problemi mi interessassero…” borbotta
indifferente, chiudendo la porta.
James, fuori, continua a singhiozzare se possibile ancor più
violentemente, e quando lui poco dopo riesce dal bagno, è ancora nella
stessa, identica posizione.
“Potter, mi dai fastidio…”
lo apostrofa seccato. Il ragazzino in terra non ha la minima reazione alle sue
parole, e Sirius aggrotta un sopracciglio,
contrariato. Quindi sospira teatralmente, esasperato.
“Potter –si accuccia poco
lontano- sei un’onta al significato stesso di dignità… Cosa
ti sarà mai capitato di così tremendo…” commenta, sbuffando, in realtà un po’
incuriosito. James lo guarda.
“… Un infarto… -balbetta tra le lacrime, dopo una
comprensibile esitazione-… Mio papà… E’ a San
Mungo… In coma!!” esclama, prima di riprendere a singhiozzare con
tutte le sue forze.
Sirius sgrana gli occhi, sconvolto.
In verità, non è del tutto sicuro che a lui
dispiacerebbe tanto se a suo padre succedesse qualcosa del genere, ma
probabilmente non è affatto lo stesso, il padre di James
deve essere diverso.
Sente un brivido gelato scendere lungo la schiena.
“Oh…” balbetta, ad occhi spalancati.
James reclina leggermente la testa in avanti, e a Sirius
non viene in mente altro che l’irrefrenabile impulso di avvicinarsi e
appoggiarsela al petto.
A quel gesto, James sembra perdere ogni freno
inibitore e prende a balbettare frasi sconnesse, sussultando con violenza per i
singhiozzi.
“Coraggio, Potter –sussurra Sirius stupito di sé stesso- Vedrai che andrà
tutto bene…”
James tira su col naso, rumorosamente.
Ha pianto per quasi tutto il pomeriggio, ma ora è davvero troppo
stanco per continuare.
I suoi compagni sono accampati intorno al suo letto, premurosi.
Black ovviamente è sparito. Scomparso nel nulla borbottando
qualche parola inintelligibile non appena Remus e Frank, insieme a Peter, sono
rientrati in dormitorio e lo hanno trovato immerso nel tentativo di consolare
lui, James.
Questo due ore fa.
“Vedrai che guarirà, Jamie, lui
è una brava persona…” sta dicendo Frank
incoraggiante.
“Certo! –aggiunge Peter- Se la
caverà alla grande!” commenta con la sua vocina.
James accenna un sorriso riconoscente.
“Vuoi un po’ d’acqua? Del the caldo?” chiede
affabilmente Remus.
Lui scuote lentamente la testa.
“Del cioccolato?” aggiunge la voce annoiata di Sirius, entrato in quel momento.
James solleva lo sguardo. Effettivamente, il ragazzino gli sta porgendo una
tavoletta di morbida, dolcissima cioccolata. James
allunga lentamente la mano e la prende.
“Grazie” mormora, prima di dare un morso. Una meravigliosa,
avvolgente sensazione di calore lo invade immediatamente, e lui prende un
secondo, avido boccone.
“Dove l’hai trovata, Black?” chiede Remus sospettoso.
“Oh, beh.. –borbotta Sirius a
disagio- Madama Chips me l’ha rifilata in
corridoio… Mi ha detto di portargliela…” spiega indeciso,
tornando verso la porta, ed esce, lanciando la rituale occhiata schifata al
ragazzino.
Remus assottiglia gli occhi pensieroso.
“E’ vietato portare la cioccolata fuori
dall’infermeria… Madama Chips la
dà solo al diretto interessato, che la deve consumare sul
posto…” commenta meditabondo, con evidente diffidenza.
“Avrà fatto uno strappo…” commenta Frank facendo spallucce.
“Magari è avvelenata!!” trilla Peter
angosciato.
James emette un suono strozzato ingoiando il quarto boccone, e getta
un’occhiata preoccupata alla tavoletta; ma a lui sembra normalissima, e
si sente molto meglio.
“Per me è a posto… E’ buona…”
commenta con voce nasale.
Sotto il benefico effetto del calmante, i suoi nervi si stanno
leggermente distendendo, e lui si rende conto all’improvviso di essere
stanchissimo: la brutta notizia, la visita a San Mungo e il pomeriggio di
pianto l’hanno sfinito. Si accoccola sul letto, appoggiando la testa sul
cuscino.
“Credo… Che dormirò un po’ adesso.” dice
con uno sbadiglio.
“Va bene –risponde Remus
gentilmente, tirando la sua tenda- A domani, James”.
Quando il giovane Potter riapre gli occhi,
è già mattina. Un tiepido lunedì novembrino lo attende
fuori dalle coperte; dalla tenda semichiusa, intravede i movimenti frettolosi
dei compagni di stanza che si preparano per andare a colazione.
Il pensiero di suo padre gli provoca un’improvvisa fitta al
cuore, e gli occhi gli si riempiono di lacrime, mentre si chiede se abbia
passato la notte.
“Buongiorno!” saluta Frank
vedendolo sveglio.
“James – inizia Remus infilandosi i pantaloni- il Preside ti manda a dire
che la situazione è stazionaria…” s’interrompe,
vedendolo ricominciare a piangere.
Lui e Peter si avvicinano al suo letto,
apprensivi.
“Andrà tutto bene” dice dandogli una pacca sulla
spalla.
Gli dispiace molto per il compagno di stanza; James
è simpatico, anche se un po’ spaccone, e deve essere tremendo
quello che sta passando.
“Vuoi venire a lezione? Forse ti farebbe bene…”
propone Frank indeciso.
“Ti distrarresti” aggiunge Peter
guardandolo titubante.
“Oh certo –singhiozza James- a
piangere davanti a tutti…”
Sirius compare in camera in quel momento, già vestito di tutto punto.
Getta un’occhiata di sdegno agli abiti logori di Remus
e sbuffa annoiato vedendo James piangere.
“Siete in ritardo per colazione” annuncia soddisfatto.
“Andate a mangiare… io ora decido se venire” mormora James asciugandosi il viso, un gesto inutile visto che
continua a piangere copiosamente.
Gli altri tre lo guardano indecisi, ma lui fa un cenno sicuro con il
capo.
“Ripassiamo tra un attimo…” borbotta Frank uscendo di malincuore. Remus
gli fa un ultimo sorriso prima di sparire fuori.
Sirius lo fissa per un attimo, accigliato.
“Toh! –esclama brusco lanciandogli un’altra tavoletta
di cioccolata- Così puoi uscire di qui senza avere crisi isteriche ogni
due metri” commenta sarcastico.
James la afferra e mangia ingordamente, imponendosi di non chiedergli se
Madama Chips lo pedini in corridoio per affidargli
della cioccolata da portare a lui. Litigare con Black di prima mattina non
sarebbe il modo migliore per iniziare una settimana che già si annuncia
cupa.
Le lezioni di quel giorno sono per lui una tortura interminabile, preso
com’è dal pensiero di suo padre. I minuti scorrono con una
lentezza esasperante, e lui non fa il minimo caso alle spiegazioni dei
professori, che ovviamente si guardano bene dal rimproverarlo. Ogni tanto
dà un morso al cioccolato che ha conservato al mattino.
A pranzo Remus, Peter
e Frank tentano di distrarlo con le loro chiacchiere,
ma dopo poco sembrano desistere, senza trovare argomenti: non c’è
molto da dire in una situazione del genere, e la sua giornata si trascina
nell’angoscia. Di sera Sirius gli porta
dell’altra cioccolata –badando bene di non farsi vedere da Remus- e lui si riaddormenta.
E nello stesso modo inizia il giorno seguente, e quello dopo, sempre
più demoralizzato e triste.
“James è sparito…”
osserva Remus entrando in sala Comune.
“Lo vedremo a cena, no?” chiede Peter
in allarme.
“Non so… Facciamo un giro e poi andiamo in Sala
Grande?” propone Frank, ben contento di
abbandonare il libro di Trasfigurazioni.
Sirius li guarda uscire con un sospiro di sollievo, e se ne torna in
dormitorio, trincerandosi come al solito nel suo baldacchino con la compagnia
di una rivista sul Quidditch. La sua squadra sta
andando piuttosto male ultimamente, ed è curioso di leggere
l’intervista al capitano. E’ tutto il giorno che non aspetta altro.
Dopo il disastroso risultato della partita della scorsa domenica contro
i Cannoni, tra i ragazzi della squadra serpeggia un pesante sconforto. Ne
abbiamo parlato con il Capitano e Portiere Claudius Borsch, promettente lume del Quidditch
inglese…
“RAGAZZI!!!” lo raggiunge lo strillo di James.
Sirius sospira seccato e scosta la tenda con ira.
“Potter, devi per forza dare
noia?” lo apostrofa bruscamente, per poi osservare sorpreso la sua
espressione gioiosa.
“SI E’ SVEGLIATO!! –sbraita James
con un mastodontico sorriso- Sono stato al san Mungo. Guarirà, non
è fantastico??” esclama euforico, posando il mantello sul letto.
Sirius lo guarda ostentando la massima indifferenza.
“Bene. –commenta- Mi stavo stufando di rischiare una
punizione per andare a rubarti la cioccolata” osserva con uno sbuffo.
James lo guarda con tanto d’occhi.
“Hai rubato la cioccolata in infermeria?” chiede
incredulo.
“No, Potter –risponde Sirius- in cucina, dove stanno le cose da mangiare..”
scandisce, parlando molto lentamente come se avesse davanti un bambino piccolo.
James sgrana ancor più gli occhi e spalanca la bocca, tacendo per
qualche istante.
“Tu sai arrivare in cucina?” boccheggia con l’aria di
chi ha scoperto che il Natale arriva mesi prima del previsto.
Sirius lo guarda perplesso.
“…Sì. Me l’ha spiegato Androm…”
“TU vivi nella mia stanza da quattro mesi e non mi hai mai detto che sai arrivare nelle cucine di Hogwarts???”
prosegue James assolutamente deliziato.
“… E’ vietato, lo sai vero?” ribatte Sirius con condiscendenza.
“E allora?” replica James
con assoluto candore.
Adesso Sirius lo sta fissando decisamente
sorpreso.
“Non credevo fossi un tipo a cui piace snobbare il proibito, Potter...” osserva meditabondo.
“Stai scherzando, Black? Io ADORO infrangere le
regole!!” ribatte James con totale euforia.
Questa sì è una sorpresa. Quel mocciosetto
che le spara una più grossa dell’altra sembra rivelare una tempra
da autentico furfante. Sirius lo osserva con
sospetto.
“Senti Black –procede James- tu
mi devi as-so-lu-ta-men-te spiegare la
strada!!!”
Sirius lo guarda allibito e scoppia a ridere sprezzante.
“Stai scherzando, Potter? –chiede
sarcastico- E perché dovrei?”
“Black –gli occhi di James si
riducono a due fessure- Non ti lascerò tregua se non lo
fai…”
Tassativo. Una persona con la sua golosità non può fare a
meno di saper arrivare in cucina. Se Sirius rifiuta,
renderà la sua vita infernale, nonostante si senta leggermente
più bendisposto nei suoi confronti dopo la faccenda della cioccolata.
“Beh –Sirius si alza, riflessivo-
immagino che non ci sia nulla di male a diffondere
l’illegalità… -James sorride
ampiamente- E poi suppongo sia doveroso festeggiare la guarigione di tuo
padre…” prosegue per nulla convinto.
“Esatto!!” James gli dà una
sonora pacca sulla spalla e si ritrae immediatamente nel cogliere il suo
sguardo omicida.
“Seguimi in silenzio, se ci riesci, se
ti fai beccare non ti aiuto e cerca di non toccarmi, per
favore” ordina Sirius con il suo tono
più marziale.
“Sissignore!” risponde allegramente James,
scribacchiando un bigliettino per informare gli amici della guarigione del
padre. Quindi, segue Sirius fuori dal dormitorio e
dalla Sala Grande.
Lo pedina incuriosito lungo i corridoi del castello, badando a non fare
rumore.
Sirius trova piuttosto buffa tutta la scena: lui, davanti, impettito e
guardingo, e Potter dietro che balzella qua e
là con l’aria da agente segreto.
“C’è qualche passaggio segreto da superare?”
sussurra James eccitato, mentre controllano che non
ci sia nessuno oltre l’angolo.
“Ora vedrai tutto, non essere seccante” replica Sirius quasi inaudibile.
La marcia prosegue fino ad un grande dipinto pieno di frutta di ogni
genere. Sirius, sotto lo sguardo incuriosito di James, colpisce una pera dipinta, che immediatamente
diventa una maniglia, ed apre la porta.
“Wow…” bisbiglia James,
seguendolo all’interno.
E rimane a bocca aperta.
Non ha mai visto tanto cibo, tante pentole e tanti Elfi Domestici tutti
insieme.
“…E questa Crema Limorbida? Wow!
E mi hanno dato anche della torta al cioccolato e questo
delizioso…”
“Potter! Vuoi stare zitto, per favore?” chiede pianissimo Sirius
interrompendo il suo esagitato brontolio.
“Scu-usa –sussurra James seguendolo lungo il corridoio deserto- ma non
c’è nessuno e…”
Le parole gli muoiono in gola, sentendo un rumore di passi su per le
scale, e poi una voce burbera borbottare.
“Il custode!!” bisbiglia.
“Potter… Ora lo so che porti
iella… -sussurra Sirius fulminandolo con lo
sguardo- Via!!!” esclama prendendolo per un braccio e scattando di corsa
lungo il corridoio. James rimbalza appresso a lui,
mentre l’uomo, sentendo i loro passi, lancia un urlo di trionfo dandosi
alla loro ricerca.
James segue Sirius mentre svicola e scappa
attraverso il dedalo dei corridoi. Non conosce affatto quella parte del
castello, il sotterraneo.
“Di qua! Di qua!” esclama Sirius
girando a destra.
“Di qua dove?? –boccheggia James-
Dov’è che siamo???”
“STUPIDI RAGAZZINI!! FERMATEVI!!” li raggiunge la voce del
custode.
Sirius svolta a sinistra con uno scivolone e James,
dietro di lui, nel tentativo di fare altrettanto va a schiantarsi contro un
espositore di armi antiche, rovinando a terra in un cozzare di ferraglia.
Sirius si ferma qualche metro più avanti, e si copre il viso con le
mani, scrollando la testa, quindi scoppia a ridere di gusto.
“Potter! Muovi quelle tue gambette… –lo afferra per un braccio e lo tira
su- E cerchiamo di…”
“VENITE SUBITO QUI, RAGAZZINI!!!”
James e Sirius continuano a correre a perdifiato,
sentendo la voce sempre più vicina.
“Via! Via!” esclama Sirius
rimettendosi a correre.
“Un vicolo cieco, Black!!” esclama James
quando, dopo una curva si trovano davanti un muro. Indietreggiano di qualche
metro e prendono un altro corridoio.
“Qua!” esclama Sirius spalancando
una porta e entrando di volata nella stanza. James lo
segue e se la chiude alle spalle, cercando di riprendere fiato.
Per parecchi minuti rimangono immersi nel buio, in un profondo silenzio
turbato solo dai loro respiri affannati. James si
è lasciato scivolare a terra e si preme un fianco con le mani, ansimando
per la fatica. E’ stato sfiancante e si è preso una bella strizza,
ma sorride tra sé rendendosi conto che non si era ancora divertito
così tanto da quando è arrivato a Hogwarts.
“Credi sia ancora qui?” Chiede in un sussurro.
“Non lo so –lo raggiunge la voce appena udibile di Sirius da qualche parte alla sua sinistra- Dobbiamo
aspettare almeno un’oretta per uscire”
Tacciono di nuovo, senza sapere quanto a lungo.
“Lumos” sussurra Sirius all’improvviso, incuriosito.
La stanza è tremendamente spoglia. Qualche sedia, un mobile e un
tappetino sdrucito sono tutto ciò che si possa vedere. I muri di pietra
ammuffita sono spogli e nudi e il caminetto sembra essere spento da decenni.
“Wow –sussurra James- bell’ambientino…” commenta sarcastico.
“Ti ricordo, Potter, che è colpa
tua se siamo qui…” brontola Sirius
con superiorità.
“Mia? Non è affatto vero!” protesta James.
“E vuoi tenere bassa quella tua vocetta
stridula, per tutti i troll!!” sbotta Sirius con un tono ancor più alto di quello
dell’altro ragazzino.
“Se nessuno te l’ha mai detto, Black, sappi che sei un
po’ irascibile” commenta canzonatorio James
in tutta risposta.
Sirius spalanca la bocca per rispondere, ma non gli viene in mente nulla di
appropriato. Serra le labbra con una smorfia risentita e punta ostinatamente lo
sguardo nel vuoto.
James sospira rassegnato.
“Sono secoli che siamo qua, possiamo provare ad uscire?”
chiede lamentoso. Al cenno affermativo di Sirius, si
lancia verso la porta.
“Fermo! –lo ammonisce lui- Fa pianissimo, d’accordo?
Io guardo attraverso la fessura” dice alzandosi.
Lo accosta dalla porta, e James afferra la
maniglia.
“Ok –inizia Sirius
appiattendosi contro il muro- Apri” esclama assottigliando gli occhi per
osservare il corridoio. Ma la porta non si muove.
“Potter, sei sordo? Ti ho detto di
aprire!” esclama seccato.
“Ci… Sto… provando, Black” replica lui con la
voce contratta per lo sforzo.
“Merlino santissimo –sbotta Sirius
spintonandolo via- Che disastro, non sei neanche in grado di…- si
interrompe, constatando che effettivamente per quanto giri e spinga e tiri, non
accade nulla- Ma che hai fatto a questa porta, Potter?”
“Oh, insomma! –esclama James
seccato- Già che ci sei, perché non mi attribuisci anche
l’attentato dell’altra settimana e la crisi del governo?”
Sirius sbuffa; sorriderebbe, non fosse così preoccupato per la porta
che non si apre. Continua a cercare di muoverla, ma non c’è verso.
James estrae la bacchetta e prova a sbloccarla con
alcuni incantesimi, ma inutilmente.
“Stupida! Porta! Del! Cavolo! Ti! Faccio! Vedere!….”
esclama istericamente Sirius scandendo ogni parola
con una robusta spallata.
“Slogati pure la clavicola in tutta calma, Black, io intanto mi
siedo qui, d’accordo?” chiede James
cercando di dare un’intonazione calma alla propria voce, prima di
sistemarsi su una delle sedie.
Sirius si volta e lo guarda con astio.
“Tu che cosa proponi, genio?” chiede petulante.
“Non lo so –James scrolla le
spalle, avvilito- Ma domattina si accorgeranno che non ci siamo, ci verranno a
cercare e…”
“Domani? Mi stai dicendo che devo rimanere fino a
domani chiuso qui con te??” lo interrompe Sirius
apparentemente terrorizzato. Questa non ci voleva proprio, ore ed ore bloccato
in una stanza con un Grifondoro che sembra anche meno
antipatico del previsto…
“… Non sei costretto a parlarmi, sai?” replica James scocciato.
Sirius sospira rassegnato.
“… Che dicevi di quella Crema Limorbida,
Potter?” chiede con esibita noia.
James si scioglie in un largo sorriso passandogli la terrina.
“Così sei un fan di Borsch,
eh?” chiede addentando un pezzo di torta.
X LaDamaLuthien:
…Grazie. E’ stato un incoraggiamento utile.
X Shu1988: Wow wow wow… quali paroloni…
Capolavoro, migliore in assoluto… potrei quasi montarmi la testa! ^__^ A
parte tutto, grazie per l’apprezzamento!