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Autore: cenerella    24/11/2011    5 recensioni
13 agosto,la data del matrimonio di Bella ed Edward. La notte dei desideri per Jacob Black che, qualche anno dopo Breaking Dawn, in un futuro senza imprinting e senza lupi e vampiri che fanno inopportunamente comunella, si lascia travolgere dai ricordi...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Giorni'
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Perchè pubblicare una OS in due versioni che si differenziano pochissimo, in realtà, una dall'altra? Adesso ve lo spiego.
La versione che ha partecipato al contest è l'altra ma, per un mio stupido errore nell'inviare la mail,  avrebbe dovuto essere questa.
Ho scritto per prima la versione "al cioccolato" e l'ho fatta leggere ad un'amica (chiamarla "beta reader" è riduttivo, credetemi!) che ha sentenziato senza tanti giri di parole "guarda che la cioccolata è roba da femmine, non è da Jake!". Così è nata la modifica, per così dire, "corretta bourbon".
Le due versioni si differenziano per poche frasi ma mi fa piacere pubblicarle entrambe.
A voi il giudizio! =)

 

 

 

Ancora questa pioggia interminabile.

Un profumo di temporale estivo e di boschi sotto la pioggia.

13 Agosto.

Se il cielo fosse sgombro di nubi potrei guardare le stelle.

Dicono che ogni anno, a metà Agosto, il pianeta attraversi uno sciame di meteoriti che corrono nel cielo graffiandolo di scie infuocate.

Le chiamano stelle cadenti. E le leggende raccontano che abbiano il potere di esaudire i desideri.

Fico.

Peccato che in questo periodo dell'anno il mio unico desiderio sia cercare di non pensare, di non ricordare.

E' quasi notte e i ragazzi se ne sono andati, alla fine se ne vanno sempre.

Hanno le loro case e le loro famiglie, siamo ancora un branco, certo, ma alla fine io sono l'unico a rimanere da solo.

Da solo con i miei pensieri.

Che sono gli stessi da troppo tempo.

Sono un uomo con pochi vizi, niente fumo, poco alcool, giusto un paio di birre con gli amici guardando la partita.

E le donne...bè, ho detto pochi vizi. Mica nessuno.

Ma ci sono giorni in cui detesto restare solo a fine serata.

E allora mi siedo insieme a Jack.

...Jack Daniel's, avete presente? Costa pochissimo e non fa commenti, non da' consigli, non ti sfotte e non ti giudica.

Predo una bottiglia in cucina e mi siedo sulla soglia, al riparo dalla pioggia che, nel frattempo, è diventata meno insistente.

Svito il tappo con un movimento lento, pregustando il sapore intenso e avvolgente.

Nel profondo silenzio della notte vengo investito dall'aroma intenso di malto e torba.

A volte penso che avere i sensi amplificati sia una fregatura.

Tutto è moltiplicato, esagerato, prepotente.

Penetrante, persistente.

Una scia di fuoco liquido mi rotola sulla lingua.

Morbida come un abbraccio, calda come una carezza.

Come un ricordo.

Come il ricordo del colore dei suoi occhi.

Il pensiero mi trafigge.

La mente vaga alla ricerca di ricordi da associare agli odori, ai sapori.

E, anche se qualcosa in fondo ai miei pensieri mi urla di smetterla, non riesco a farlo.

La cosa buffa è che sto cercando di ricordare come doveva essere quando l'amavo, ma non c'è nulla. Il nulla assoluto.

La prima volta che l'ho baciata, oh, quella me la ricordo. Odorava di shampoo alla fragola. Quella volta non è andata a finire bene, ci siamo fatti male tutti e due anche se, a dire il vero, solo lei ha dovuto ricorrere alle cure del dottore.

E ricordo anche quell'ultimo ballo, la sera del 13 Agosto.

Io e lei allacciati al limite della notte, dove le luci faticavano ad arrivare, sentire il suo cuore contro il mio petto, il mio cuore sotto la sua mano...

 

Nei miei pensieri ti vedrò come sei ora. Le guance rosa, il cuore che batte. Cose così...

 

Dopo è stato tutto inutile.

Nessuno di noi è più potuto tornare indietro.

E, dopo un po', bisogna semplicemente smettere di pensarci, non ha senso.

Mi sforzo di di dare un significato a tutto questo, cerco disperatamente qualcosa, qualcosa che giustifichi tutto questo tempo sprecato.

La pioggia è cessata del tutto, mando giù l'ultimo sorso di bourbon.

I miei sensi e i miei riflessi sono esattamente quelli di mezz'ora fa, probabilmente ce ne vorrebbe un'autobotte.

Lasciamo perdere, come se fosse facile per me ubriacarmi e lasciarmi andare.

Alzo gli occhi come per mandare indietro le lacrime, come se ne avessi ancora dopo tutto questo tempo.

Odio me stesso per questi pensieri, per questo attaccamento, per questo inutile struggimento.

Sopra la mia testa la notte è diventata nera, il vento ha spinto le nuvole sopra il mare.

Rimango a lungo seduto sul gradino di casa, sento l'odore della terra bagnata alzarsi da sotto i cespugli ai miei piedi mentre osservo il moto insopportabilmente lento del cielo.

Una scia di fuoco all'improvviso lo attraversa ma io non ho più nulla da desiderare.

Proprio niente.

Stringo la bottiglia mentre socchiudo gli occhi, mentre sento che sto per essere soprafatto dalla stanchezza.

Merda. Mi sto addormentando.

Allento la presa sulla bottiglia e la sento cadere a terra e finire in frantumi.

Il mio ultimo pensiero è che anch'io sono proprio così, sto andando in mille pezzi.

Ho sentito un ramo cadere, come se qualcuno fosse stato a spiare. Ma potrebbe anche essere stato il il vento.

Eppure voglio credere a quella sensazione fin troppo conosciuta che sento vibrare in tutto il corpo.

Socchiudo gli occhi mentre la paura mi sale lungo la schiena, facendomi accapponare la pelle.

Mi alzo e mi avvicino agli alberi in silenzio.

Guardo dritto verso l'ombra più scura.

Di colpo una pugnalata di amore e di dolcezza per lei che, come sempre, mi porta ad abbassare la guardia.

- Bella?

Risponde una voce familiare, dal nero della notte.

- Ehi, Jake...

Per il momento solo stupore, per me stesso, per la donna dagli occhi gialli ferma davanti a me, per l'immensità che ci sovrasta e per quella che c'è dentro di noi.

Ma subito le mie mani iniziano a tremare.

 

Sono quello che sono, Bells, e non ho chiesto io di diventarlo.

 

E' un istante interminabile, un brivido che nasce, poco a poco diventa come un fiume in piena e mi travolge senza possibilità di scampo.

Senza darmi il tempo di riflettere, l'altro me stesso esplode e annusa l'odore del nemico nell'aria umida della notte.

E attacca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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