Capitolo
III
21/2/1999
Domenica
era il giorno peggiore
della settimana: niente lezioni, nessuna attività scolastica
in più, e nessuno
con cui passare la giornata. Da quando anche Ginny aveva lasciato
Hogwarts,
Hermione si era ritrovata a parlare di più con i professori
che con i suoi
coetanei; probabilmente anche i fantasmi avevano una vita sociale
più attiva
della sua. Sicuramente erano notati di più.
Non
si aspettava di trovarlo lì;
lui le rivolse un cenno della testa, tornando subito a guardare fuori
dalla
finestra, come se stesse osservando qualcosa di molto importante. Dal
campo di
Quidditch, in lontananza, venivano le urla e i cori dei loro compagni;
ma fuori
dalla finestra, nella Foresta Proibita, non si muoveva una foglia. Il
campo era
esattamente dall’altra parte della scuola.
“Non
mi è mai piaciuto volare, non
mi fido nemmeno degli aerei. – disse Hermione
all’improvviso – Perciò non sono
mai stata una grande tifosa di Quidditch. Ma tu cosa ci fai
qui?”
Draco
rimase in silenzio a lungo.
“Cosa
sono gli aerei?” chiese a sua
volte alla fine.
“Sono
dei grossi oggetti che permettono
ai Babbani di volare.” spiegò la ragazza. Lui
annuì un paio di volte, anche se
probabilmente non l’aveva veramente ascoltata, né
gli interessava molto sapere
cosa fossero gli aerei.
La
folla trattenne il respiro con
un “oooh” collettivo, poi esplose un boato; Draco
sorrise alla foresta.
“Non
avevo voglia di vedere la
partita.” disse alzando le spalle.
“Non
intendevo a vedere la partita.
Volevo sapere perché non la stai giocando.”
Il
ragazzo strinse i pugni con
rabbia; Hermione vide le sue nocche sbiancare. Poi, lentamente,
riaprì le mani.
Le unghie avevano lasciato piccoli segni rossi sui palmi.
“Non
mi hanno voluto.”
“Ma
sei sempre stato nella squadra,
com’è-“
“Non
hanno voluto un Mangiamorte
nella squadra.” precisò voltandosi verso di lei. -
Credo pensino che io abbia
invitato Voldemort a stare a casa mia per un po’,
l’anno scorso.” aggiunse con
una risata che non aveva nulla di divertito.
“Io
non… non lo sapevo. - Hermione
abbassò lo sguardo, a disagio. Le mani di Draco si
richiusero di nuovo;
tremavano nella morsa della sua rabbiosa frustrazione. Lei
d’istinto gliene
prese una, e infilò dolcemente l’indice nel pugno
chiuso; Draco la guardò
sorpreso, ma lasciò che lei gli aprisse la mano. –
Non ne vale la pena.” disse
passando un dito sui segni delle unghie. Gli lasciò la mano
e se ne andò in
silenzio, così com’era arrivata.
Draco
si guardò la mano, incredulo
per quel contatto così intimo e imprevisto; i segni delle
unghie stavano già
sparendo. E allora perché la mano gli bruciava
così tanto?
***
23/2/1999
“Ho
sentito che Serpeverde ha
perso.” disse Hermione mentre arrotolava una pergamena.
Draco
sorrise. “Già.”
“E’
comunque la tua Casa, non penso
che sarebbero felici del fatto che tu gioisca per la vostra
sconfitta.”
“No; credo che sarebbero felici se me ne andassi,
però.” disse il ragazzo.
“Quanti…
quanti siete rimasti, del
settimo anno?” gli chiese Hermione piano.
“Quattro.
Compreso me. E dire che
l’anno scorso eravamo tutti Serpeverde, eh. –
rispose scuotendo la testa.
Hermione lo guardò con disapprovazione. – Pansy ha
resistito solo per due
settimane. I suoi genitori non erano nemmeno veri Mangiamorte, ma lei
non aveva
mai… fatto mistero delle sue idee. Zabini non è
tornato dopo Natale. Lui era
arrivato a tanto così dal Marchio.”
avvicinò indice e pollice finché non rimase
un minuscolo vuoto tra le dita. Uno spiraglio di salvezza, quello che
lui non
aveva mai avuto.
“E
tu? Tu perché sei rimasto?”
azzardò Hermione.
“Mia
madre vuole che completi la
mia istruzione. E poi non avrei molto da fare, a casa. Ah, inoltre non
ho più
una casa.”
“Cosa
vuoi dire?”
“Ci
hanno portato via Malfoy Manor.
Ci hanno detto di dover fare dei controlli. Probabilmente si aspettano
di
trovare un altro Horcrux, o qualcosa del genere.”
“Non
è divertente.” disse Hermione
freddamente. Chiusa la propria borsa con uno scatto.
“Non
è divertente nemmeno dormire
nella stanza di fianco a Voldemort. O sapere che i tuoi genitori lo
stanno
facendo mentre tu sei lontano. – rispose Draco. –
Nessuno ci aveva detto che
sarebbe stato così. Non… doveva essere
così.”
“Almeno
tu avevi un tetto sopra la
testa, Malfoy, e la tua foto non era tra quelle dei ricercati in ogni
singolo
numero della Gazzetta del Profeta.”
“Già,
non eri venuta molto bene in
quella foto. Dev’essere stato terribile per te,
vederla.”
“Mi
dispiace che tu sia rimasto
deluso da Voldemort, Malfoy. Tu, invece, sei esattamente come mi
aspettavo. Non
capisco nemmeno perché stia ancora perdendo tempo con
te.” ribatté Hermione alzandosi.
“Perché
sei rimasta sola. – disse
Draco. Proprio come me,
pensò, ma
evitò di dirlo ad alta voce. – E in minima parte
per la lettera.”
“Talmente
sola che ora andrò dai
miei amici; tornerò domani a prendere la mia
lettera.” la ragazza si avviò
verso la porta a passo di marcia.
“Stai
parlando di amici immaginari
o di quella scema della Brown?”
Hermione
si fermò un attimo,
indecisa se rispondergli o no; poi scosse la testa.
“Non
ne vale la pena.” disse
varcando la porta. Non si attardò nemmeno a sbatterla.
***
24/2/1999
Hermione
aspettava appoggiata al
muro, vicino alla finestra, le braccia incrociate sul petto.
“Hai
la lettera?” gli chiese quando
arrivò, con tutta calma, a pomeriggio inoltrato.
“No.”
“Sei
venuto a scusarti?”
“No.
E tu?”
“Io
non ho niente di cui scusarmi!”
“Ok.
Ti sei divertita ieri, con i
tuoi amici?” le chiese sedendosi e iniziando a sfogliare
distrattamente un
libro.
“Non
sono affari tuoi.”
“Mi
sembravi piuttosto sola, a
cena.”
“Oh,
parla quello che è circondato
da amici, vero? Chissà perché ci sono sempre
almeno due posti liberi vicino a
te, eh?” ribatté Hermione con una risatina.
“Chissà
perché hai perso tempo a
guardare me, se eri tanto impegnata con i tuoi amici, eh?”
Hermione
arrossì e non rispose. Si
girò e appoggiò le mani sul davanzale della
finestra; l’aria era immobile e
fredda. Lasciò passare qualche minuto.
“E’
troppo presto per scherzare
sugli Horcrux. E su Voldemort. – disse senza voltarsi.
– Tu non sai cosa vuol
dire tenere un Horcrux al collo. E’ una cosa terribile. Una
cosa che ti
cambia.”
“Anche
ospitare Voldemort in casa
tua lo fa. – Hermione si voltò verso di lui per
dire qualcosa, ma lui la
precedette. – Non sto scherzando.”
“Era
tutto quello che volevi fino a
meno di un anno fa; perdonami se non sono molto colpita dal tuo
improvviso
pentimento.”
“Tu
sai che non ho potuto scegliere
se diventare un Mangiamorte o meno.”
“Ma
so anche che mi hai odiata e
insultata apertamente negli ultimi sette anni.”
“E
non ho mai detto di aver
smesso.” precisò Draco. Hermione sbuffò
sonoramente.
“Non
puoi proprio resistere alla
tentazione di fare una battuta idiota, eh? Si può sapere
dove vuoi andare a
parare?”.
Draco
respirò profondamente. “Lui
non aveva veramente bisogno di me. Aveva bisogno di servi che gli
obbedissero
ciecamente, di burattini. Quando mi sono accorto che non era quello che
volevo,
mi sono ritrovato con un padre ad Azkaban e il compito di uccidere il
Preside
della mia scuola.”
“Tu
odiavi Silente.”
“E
tu odi me, ma non mi hai ancora
ucciso. Io volevo semplicemente… essere lasciato in pace.
Essere lasciato fuori
da tutta questa storia.”
“Come
puoi volere una cosa del
genere? Questa guerra ha avuto conseguenze anche sulla tua
vita!”
“Me
ne sono accorto, grazie. –
disse Draco con una risatina. – Ma, vedi, non tutti possono
essere Potter o
Voldemort; alcuni sono piccoli spettatori, persone… normali.
La cicatrice che
mi ha lasciato quello stupido ippogrifo non vale decisamente come
quella di
Potter.”
“Si
chiamava Fierobecco, e quella
cicatrice te la sei meritata.”
“Non
puoi proprio resistere alla
tentazione di puntualizzare sempre, eh? – disse Draco
imitando la voce della
ragazza. – Hai capito quello che volevo dirti?”
Hermione
fece ondeggiare la testa a
destra e sinistra.
“Più
o meno.”
“Se
non rido di queste cose,
diventerò pazzo. Se mi fermo a pensare che la mia famiglia
ha perso tutto, e
l’unica persona che mi parla ancora è una nata
Babbana che ho sempre odiato,
rimarrò paralizzato per il resto dei miei giorni, troppo
spaventato o depresso
per fare qualsiasi cosa.”
“Domenica
non sembravi così
determinato.”
Draco
si morse un labbro e annuì.
“Certi giorni nemmeno io credo alle mie bugie.”
“Io
non… non riesce a ridere di
questo. Non posso. – disse Hermione sedendosi. –
Non finché sognerò ogni notte
la battaglia. Come faccio a non pensarci, quando mangio tre volte al
giorno nel
luogo in cui Voldemort è morto? Ho quasi paura di vedere
ancora il sangue sulle
pareti dei corridoi. – chiuse gli occhi e cercò di
scacciare quell’immagine
dalla memoria. – E la cosa peggiore è che sono qui
completamente sola. Ron,
Harry, Ginny… persino Neville se n’è
andato. Sono tutti andati avanti. Sembra
che abbiano semplicemente dimenticato.”
“Magari
l’hanno fatto davvero.”
“Dubito
che Ron possa dimenticare
di aver appena perso un fratello, anche se ne ha parecchi. Magari
è più
semplice così. – disse Hermione con un respiro
profondo. – Ma a me non sono mai
piaciute le cose semplici.”
“Allora
il problema è solo tuo.” ribatté
Draco alzando le spalle.
“Non
posso ridere di una cosa che…
che mi spaventa.”
“Voi
Grifondoro non dovreste essere
quelli coraggiosi?”
“Non
sei molto d’aiuto, sai?”
“Se
preferisci puoi andare a
parlare con la Brown. – rispose Draco. Hermione
roteò gli occhi. – Non hai
nessun altro anche tu, vero? – la ragazza annuì.
– A me piace questo posto;
penso che ci verrò ancora piuttosto spesso. – si
alzò, si pulì i pantaloni e
mise nella borsa il libro che aveva tirato fuori. – E, sai,
non mi dispiace
così tanto un sottofondo umano, mentre sono qui.”
aggiunse roteando l’indice
vicino al proprio orecchio.
“Intendi
una voce?”
“Intendo
la tua voce.”
Hermione
rimase seduta sul
pavimento della stanza finché non tramontò il
sole; si alzò solo quando si
accorse di avere freddo. Avrebbe dovuto rispondere a Ron, quella sera,
pensò
mentre tornava nella Sala Comune, ma alla fine non lo fece. Dopotutto,
la sua
lettera era arrivata solo da tre giorni, e lui una volta
l’aveva fatta aspettare
per due settimane e quattro giorni.
Si
accorse di avere un leggero mal
di gola, e si chiese se fosse dovuto al fatto che da mesi non parlava
così a
lungo.
***
28/2/1999
Lo
vide non appena finì la lunga
rampa di scale: era messo in modo da tenere d’occhio la
porta, ma essere
lontano dallo spiffero della finestra; quel giorno l’aria era
gelida. Hermione
si chiese se la stesse aspettando. Cercò di avvicinarsi il
più silenziosamente
possibile, ma quando era ancora a qualche passo dalla porta Draco si
voltò
verso di lei. Stava attendendo di sentire i rumori che anticipavano il
suo
arrivo o era un caso?
Hermione
entrò salutandolo con un
cenno della mano.
“Non
sei venuta, nei giorni
scorsi.” disse Draco cercando di sembrare il più
disinteressato possibile.
“Ho
avuto molto da fare. – rispose
la ragazza sedendosi accanto a lui; non ancora veramente vicino, ma
meno
lontano di prima. – I M.A.G.O. si avvicinano.”
“Mancano
ancora più di tre mesi.”
“Appunto.”
ribatté Hermione
prendendo il libro di Erbologia dalla propria borsa.
“Immagino
che l’anno scorso
continuassi a chiederti cosa stessimo facendo qui, eh?” disse
Draco con una
risatina.
Hermione
ripensò al freddo, al
terrore, alla solitudine dei campi gelati che avevano girato per tutto
l’inverno. Annuì.
“Mi
sarebbe piaciuto molto essere
qui.” rispose piano aprendo il libro.
Non
aveva letto nemmeno un
paragrafo quando Draco glielo chiuse; si voltò a guardarlo,
e lui glielo tolse
dalle mani con gentile fermezza.
“L’altro
giorno, mi hai detto che
io non so cosa vuol dire tenere un Horcrux al collo. E’ vero,
non lo so. Ma so
cosa vuol dire essere spaventati a morte, esattamente come te.
– disse.
Sembrava tranquillo, ma Hermione vide le sue nocche sbiancare mentre
stringeva
il libro troppo forte. – Dimmi com’è.
Raccontami dell’anno scorso.”
Hermione
lo guardò un po’, come se
non fosse certa di quello che aveva appena sentito. Scosse leggermente
la
testa.
Stava
già per rifiutarsi, per
alzarsi e andarsene, perché quello era troppo, troppo
difficile per lei, quando
lui allungò la mano destra e prese una delle sue. Hermione
si aggrappò a quella
mano come se fosse l’unica cosa che poteva salvarla dal buco
nero dei suoi
ricordi.
Inspirò
profondamente e iniziò a
parlare.
Ed
eccoci al terzo capitolo, che
per me è davvero un traguardone! :D
Ringrazio
Bambolinazzurra ed Alvigi
per le belle recensioni che mi hanno lasciato! J
La lettera, che
all’inizio è solo un espediente, sarà
un po’ il fil rouge di tutta la storia…
per quanto riguarda Harry, Ron, Ginny, Blaise e chi più ne
ha più ne metta, in
realtà è canon il fatto che i primi due non siano
tornati a Hogwarts per
completare il settimo anno. Gli altri due li ho tolti io, come ho
scritto in
questo capitolo.
Spero
che la mia storia continui a
piacervi!
A
presto,
Contessa